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La Sorgente di Nos
di Renato Turini

 

L’acqua verde che sgorga dalla Fonte di Nos è la prelibatezza locale di Im, nonchè sua maledizione.
Per gli abitanti di questo sperduto villaggio del fantastico mondo di Ongos, bere questo liquido verde è diventata una vera e propria necessità organica.
Benché la fonte esali tali vapori da ricoprire Im con un’incessante coltre di nebbia verde, costringendo il popolo ad una vita miope e tenebrosa, nessuno osa, né vuole, rinunciare ai poteri magici che l’acqua del dio Nos permette di sviluppare.
Nessuno tranne Elixam, un sagace ed impavido fanciullo.
Spetterà a lui, incoraggiato da un fugace “miracolo”, assieme ad Otaner ( il suo tutore “apparso dal nulla”), intraprendere un lungo e pericoloso viaggio per offrire per sempre alla sua terra una vita autentica.

Eludendo i confini tra l’esterno e l’interno, e tra il personale e l’universale, l’autore ci offre un viaggio alla riscoperta di quella purezza ed innocenza che precede l’esistenziale senso di separazione, sostenendo che cambiare sé stessi equivale a cambiare l’universo intero.

Renato Turini è nato a Roma nel 1970 e lavora nel mondo della musica come compositore ed insegnante di chitarra jazz.
Questo romanzo segna il suo debutto letterario.

 

Sara De Gennaro intervista Renato Turini, autore del romanzo fantasy
"La Sorgente di Nos”

 

D:   Renato, questo è il tuo primo lavoro letterario. Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

R:  Per gioco…un’estate di qualche anno fa, al mare, mi annoiavo, così mi prese la voglia di scrivere un gioco di ruolo, ma in seguito abbandonai l’idea di avere a che fare con numeri e parametri, così conservai la storia, che mi piaceva, e volevo farne una sceneggiatura. Alla fine è diventato un romanzo.

D:  …ispirato al videogame Final Fantasy…

R:  Mmmm, sì e no. Final Fantasy è stata una passione per anni ed è stato l’unico fantasy che ho “vissuto”…non sono un appassionato di fantasy, in verità, e il libro si ispira a Final Fantasy perché l’idea di scrivere un gioco di ruolo nacque da lì, ma c’è un solo personaggio, nel romanzo, chiaramente ispirato al videogioco…a parte questo particolare nella trama non vi è alcun riferimento alla saga.

D:   Però, così come Final Fantasy, “La Sorgente di Nos” non è popolato dalla mitologia classica del fantasy, ovvero da troll, elfi, gnomi, streghe o nani, bensì è un mondo a sé stante…del mondo fantasy tradizionale, se ricordo bene ciò che ho letto, hai conservato solo qualche drago e qualche centauro.

R:  Sì, è così.

D:  Ci racconti di cosa parla la trama?

R:  Del potere dell’amore, quando è puro ed innocente.

D:  Puoi dirci di più?

R:  Ci provo…non è facile. A grandi linee, narra di un viaggio, intrapreso dopo una presa di coscienza, di un bambino e del suo tutore, un ragazzo “venuto dal nulla” che non ricorda il suo passato prima del suo arrivo nel villaggio di Im, un luogo ottenebrato da una nebbia che nasce dalle esalazioni di un’acqua verde che sgorga da una cascata, la Fonte di Nos. Nos è il dio della natura che, attraverso quell’acqua, dona potere magico a chi ne beve, e nel villaggio ne bevono tutti, fin da piccini, procurandosi, in questo modo, ogni sorta di guai. Elixam, il bambino protagonista che è nato nel villaggio, ed Otaner, il suo tutore, dopo un incontro miracoloso ma fugace che ha cambiato lo “stato delle cose”, invertono la rotta della loro vita e, aiutati da una setta pacifica, una sorta di “antica resistenza”, intraprendono un lungo viaggio per suggellare definitivamente l’incontro e l’unione che aveva per pochi istanti, diciamo, restituito al mondo la sua vera natura. Il tutto ovviamente condito da tanti altri elementi, soprattutto riflessivi. 

D:  Quindi è un libro introspettivo, a quanto pare.

R:  Certamente… e palesemente anche… non è un fantasy d’azione, e non rientra affatto nello stile del fantasy tradizionale. L’azione c’è, ma si alterna con… diciamo con un azione interiore. C’è un’evoluzione non solo della trama, ma nel carattere stesso dei personaggi, in particolar modo di quello di Otaner.

D:   Renato, risulta lampante il fatto che Otaner è “Renato” scritto al contrario. Quanto c’è di te nel personaggio e nella storia?

R:  Tutto! Credo succeda a molti autori che i propri scritti siano autobiografici, anche senza che si noti, o che addirittura loro stessi se ne accorgano. Nel mio caso, la storia è un “viaggio” che vivono in molti, nella vita… non è poi così personale, anzi…però è ovvio che si attinge dalla propria.

D:  I nomi del libro sono tutti anagrammi?

R:  La maggiorparte. Mi hanno criticato, per questo, ma l’ho fatto perchè così il lettore, se vuole, può divertirsi a risalire a ciò che ho voluto rappresentare con quel determinato luogo o personaggio.

D:  Quali difficoltà hai trovato nello scrivere “La Sorgente di Nos”?

R:  Ne ho trovate troppe per poterle elencare. (ride)

D:  Che impressione hai avuto del mondo dell’editoria?

R:  C’è una domanda di riserva?

D:  Deduco che hai avuto delle difficoltà per la pubblicazione del (mi interrompe)

R:  No, affatto, ma preferirei un’altra domanda.

D:  Ok, l’ultima: hai in mente altri romanzi per il futuro?

R:  Voglio finire la saga de “La Sorgente di Nos”…è in tre volumi, “Il miracolo” è solo il primo. Con “La sorgente di Nos”” quel che volevo dire l’avrò detto…non credo scriverò altro, a meno che questo diventi un successo e io diventi uno scrittore ( ride ironicamente). 

D:  Allora in bocca al lupo!

R:  Crepi il lupo, e grazie Sara.

D:  Grazie a te.