Medioevo Storico

Berserker e altri guerrieri totemici

 

A proposito degli sciamani…

I popoli primitivi e antichi possedevano una forma di spiritualità diversa dalla nostra.
Per loro il sovrannaturale ed il divino convivevano e si fondevano con la realtà quotidiana e fisica.
Lo “specialista” di questa forma di religione (termine improprio però) era lo sciamano.
Lo sciamano e lo sciamanesimo non rappresentano una religione ma un insieme di pratiche, culti e dogmi atti a portare il divino ed il sovrannaturale nella vita degli uomini e logicamente a saper interagire con entrambi  i mondi.
Gli sciamani, uomini sacri, consacrati dopo una “chiamata” dal mondo sovrannaturale che può avvenire in vari modi, sono così guaritori, viaggiatori di universi metafisici e piani spirituali, medium, sacerdoti… ed in tal caso guerrieri.
Gli sciamani guerrieri sono una realtà rara, di cui troviamo un esempio concreto nei popoli germanici,  nati dalla fusione tra popolazione autoctone nord europee di agricoltori relativamente pacifici dediti a culti femminili e naturali con gli invasori e bellicosi indoeuropei che possedevano un pantheon affollato da virili guerrieri.

Lo sciamano così, l’uomo sacro oltre che essere utile alla comunità come “medicine man” e come intermediario presso gli Spiriti era anche un guerriero, e il più temibile.
Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, nella sua opera (la migliore sull’argomento) “Le sciamanisme” lo sciamanesimo è innanzitutto la padronanza delle tecniche dell’estasi. Lo sciamano non è un posseduto ma uno che domina gli spiriti per l’utilità della tribù usando l’estasi per spostarsi tra i mondi.
Proprio l’estasi è la tecnica sciamanico chiave (forse l’unica) di cui si servivano i guerrieri totemici germanici.

Gli sciamani guerrieri appartenevano ad una casta a parte e si dividevano in gruppi che prendevano il nome dal loro animale totemico: Berserker (uomini orso), Ulfedhnar (lupo), Svinfylking (cinghiale).
Dei Berserker e Ulfedhnar si parla nella Saga di Egil, nella Saga di Hrolf e nella Saga di Yngling, nella saga di Grettir, nella Saga di Egil, nell’Edda… anche lo storico latino Tacito ne fa menzione.
Fino alla conversione al cristianesimo i berserker furono truppe d’elitè dei re scandinavi.
Vennero banditi nel 1015 e i gruppi organizzati scomparvero nel 1100.
Furono proprio le storie sugli ulfedhnar a contribuire alle leggende sui lupi mannari, il vescovo Olaus Magnus, ci parla di “Licantropi del Baltico”

 

Il Contratto con il dio

Questi guerrieri erano votati al dio Wotan/Odino, il re degli dei di Asgard, il dio che al tempo stesso rappresentava il potere regale, la saggezza, la conoscenza e la forza e naturalmente era il dio sciamano.
Il dio si accompagna con i suoi  animali totemici: i due corvi parlanti Huggin e Munnin (Pensiero e Memoria) i lupi Geri e Freki (Affamato e Divoratore) ed a Sleipnir, il cavallo ad otto zampe (l’otto è il numero più vicino alla perfezione che è il nove, come sono nove i mondi che si diramano da Yggdrasil, il frassino che regge l’universo) che porta incise sui denti le Rune.
Proprio dal dio ricevevano protezione e forza, era Odino stesso ad inviare il furor e una volta morti sarebbero giunti nel paradiso degli eroi, il Walhalla , dove si addestravano accanto agli dei in attesa dell’ultima battaglia alla fine del mondo, il Ragnarok.
Wotan deriva dalla radice indoeuropea WAT, cioè furore guerresco ispirato, che oltre all’interpretazione di spietatezza e ferocia che usarono i cristiani per condannare queste pratiche, rappresenta una vera e propria rappresentazione dello spirito che si manifesta in tutta la sua potenza nel limitato corpo, veicolo temporale e che può quindi venirne trasformato.

 

 

I Guerrieri
 

Proprio di questo furore guerresco (che i romani chiamavano furor, soprattutto riferendosi ai guerrieri celti che vedremo più avanti nell’articolo) questi guerrieri si avvalevano per combattere.
Un addestramento nelle tecniche sciamaniche infatti permetteva di padroneggiare le tecniche per raggiungere stati di coscienza alterati.
Nello stato di furor i guerrieri divenivano simili alle bestie che li rappresentavano.
Ringhiavano, ululavano, andavano in battaglia incuranti del freddo, della fame, della fatica, delle ferite, sprezzanti della morte che anzi sfidavano e cercavano in battaglia come lasciapassare sicuro verso il Walahalla, il paradiso degli eroi. 
In preda alla furia uccidevano chiunque si trovassero davanti.
Si dice che potessero combattere mentre il corpo era addormentato nella tenda (viaggi con il corpo astrale o energetico, peculiarità dello sciamano) e che potessero morire a causa della furia ribollente che innalzava oltre misura la loro temperatura corporea e li consumava dall’interno se non veniva placata.

Lo stato di furia dei berserker era chiamato “berserkergang” e si manifestava prima con una sensazione di freddo e tremori in seguito la temperatura si innalzava tantissimo e il guerriero uccideva e distruggeva indiscriminatamente (si dice me mordessero gli scudi) in seguito alla furia per alcuni giorni il guerriero cadeva in uno stato di torpore e depressione, tanto da avvalorare l’ipotesi che per aiutare la furia si usassero alcolici e piante psicotrope per riuscire a padroneggiare l’Ond, ovvero una potente energia cosmica.
Secondo il mito era proprio Odino a guidare il guerriero nello stato di furia.
Il rituale che portava alla furia era chiamato hamrammar (mutamento di forma) le cui modalità sembrano essere bevute rituali (bragafull) di una birra molto forte, l’uso di un preparato a base di amanita muscaria (fungo che a forti dosi può essere letale ma che opportunamente preparato funziona come allucinogeno e antidolorifico) ed erbe come la Digitale (che aumenta il battito cardiaco e l’adrenalina) e dei rituali di gruppo in cui si ricorreva a danze e canti fino allo sfinimento per raggiungere l’estasi. Il resto era affidato al dio, che come ho già detto, proteggeva il guerriero sciamano.

Alcune teorie moderne sui guerrieri totemici valgono la pena di essere esposte.
Secondo alcuni studiosi i berserker (ed affini) erano persone che già presentavano turbe psicologiche dalla nascita, forse malattie mentali congenite, dato che le cariche dei Guerrieri Sciamanici erano ereditarie.
La magia Empatica , ovvero una forte autosuggestione collettiva dovuto al fanatismo religioso potrebbe essere una causa delle peculiarità di questi guerrieri assieme ad un duro addestramento sin dall’infanzia che  trasformava uomini in folli macchine per uccidere segnandone profondamente il corpo e la mente.
Le malattie che secondo alcuni potevano essere la causa, sono l’isteria e l’epilessia o la malattia di Paget che a causa di uno sviluppo abnorme delle ossa del teschio crea una pressione sul cervello che potrebbe essere la causa della rabbia del guerriero, infatti nella saga di Egil si parla di teste grosse e sgradevoli.

Le caste si distinguevano tra di loro oltre che per l’animale per il modo di combattere.
I berserker combattevano da soli mentre Uomini-Lupi e Uomini-Cinghiali usavano la forza del branco.
Su piastra in bronzo rinvenuta a Torslunda in Svezia, si riconosce un Guerriero Ulfedhnar con le proprie armi di appartenenza lancia e spada corta, il loro giaco di pelle era detto Vargstakkar.
Gli svinfylking  combattevano in una particolar e formazione a cuneo dove i migliori due combattenti d’ascia “Rani” (musi) stavano alla punta.
Tracce delle confraternite guerriere (Mannerbunde, in Sassone) restano nei nomi che hanno come radice Bjorn (orso), oppure hanno nel nome Ulf.
Alcuni guerrieri avevano entrambi gli animali nel nome come Bjornulf e anche l’eroe del maggiore poema anglosassone Beowulf (orso-lupo).

Anche un personaggio Tolkieniano è ispirato dai berserker, Beorn, che ha la capacità di diventare orso a suo piacimento per combattere, come si vede anche dal nome.

 

La furia indoeuropea
 

“Cantami o diva del Pelide Achille l’ira funesta”, così inizia il forse più famoso canto epico del mondo.
Naturalmente stiamo parlando dell’Iliade che ci rispecchia una società aristocratica e guerriera, quella degli Achei, popolo indoeuropeo che aveva occupato la Grecia.
L’Iliade e l’Odissea sono l’enciclopedia tribale dei greci, infatti tutti gli aspetti di epoche remote come il concetto di ira o ad esempio i combattimenti sui carri.
Wolfgang Schadewaldt scrisse che l’ira  “appartiene all’essenza dell’uomo omerico”, la collera era la reazione normale ad ogni torto.
Niente di più vero: una guerra di dieci anni è giustificata dal rapimento di una donna e quindi da un onore infangato.
E il motore egli eventi successivi è l’ira di un altro guerriero offeso a cui la tracotanza del capo ha portato via la donna.
A porre fine a tutto, evidentemente, serviva un uomo nuovo, Ulisse, che vince con l’intelletto e non con la forza.
Se poi pensiamo che secondo moderne teorie i poemi omerici hanno origine nordeuropea il paragone è molto azzeccato, ma meglio non divagare troppo…

Come già detto anche tra i Celti il furor era molto comune, ma il “furor teutonicus” era diverso da quello “gallicus”.
Mentre per il germanico la forza deriva dal contratto con il dio, per i celti il furor era il risultato di un desiderio esasperato di apparire un superuomo agli occhi altrui.
Il celta si propiziava certo le divinità ma desiderava solo gloria e ammirazione, che nella società celtica avevano come conseguenza l’ elevazione sociale.

Gli esempi noi mancano: Cuchulain si abbandonava a spericolate contorsioni sul carro, mentre l’occhio sinistro si chiudeva, il destro si allargava a dismisura, proprio come Odino che aveva dato un occhio per bere alla fonte della conoscenza.
La parziale cecità è una condizione privilegiata, possiamo citare le figura classica dell’Aedo greco, a cui si diceva che le Muse in cambio del talento togliessero la vista. In realtà una persona “cieca” significa solo una che non si ferma alle apparenze e filtra il mondo attraverso la sua interiorità.
Inoltre non sembra un caso che l’occhio mancante di Wotan fosse il destro: infatti gli occhio sono connessi all’emisfero opposto.
Accecare l’occhio destro significa diminuire la percezione dell’emisfero sinistro, logico, razionale e “materiale” e amplificare il raggio del destro, più intuitivo ed empatico.
Tornando ai celti, molto spesso nelle saghe si rintraccia un legame con il mondo animale (Cuchulain, “segugio di Cuch”) ma esso era ideologico e non totemico come quello germanico, un legame ideologico con mondoi classico: Ercole il più forte degli uomini portava la pelle di Nemeo, il più forte dei leoni.
Gli austeri romani invece videro il furor sempre negativamente, perché la furia era antitetica ai loro valori di autocontrollo, calma ed impeccabilità (la gravitas).
Però mentre il guerrieri celtici continuarono ad evolversi nel tempo, fino a sfociare, tramite la mediazione del cristianesimo, nel cavalieri medievale assieme alla virus guerriera dei classici, che miravano a superare limiti umani il guerriero totemico era chiuso in vicolo cieco.
Era disumano e legato al raggiungimento della bestialità,  venne spazzato via con la conversione al cristianesimo di quei “barbari” ovvero germani stessi, che ormai dominavano l’Europa e si impegnavano loro stessi per convertire alla nuova religione tutti i seguaci della vecchia. Come fece Carlo Magno e come fecero ancora i Cavalieri Teutonici (che molto conservavano del vecchio guerriero germanico, infatti combattevano anche loro quasi in preda alla furia sfidando la morte per raggiungere il paradiso) che lottarono sia contro i musulmani e sia per fare abbandonare il paganesimo alle ultime tribù del Baltico che lo avevano mantenuto fino al basso medioevo.

Ironia della sorte…

 

WEBGRAFIA:
it.wikipedia.org/wiki/Berserker_(vichingo)

www.laviadelnord.net

BIBLIOGRAFIA:
Cristophe Levalois – Il simbolismo del Lupo
Christian  Sighinolfi – I Guerrieri lupo nell’Europa Arcaica 

Inoltre:
(per la parte sui cavalieri teutonici)
Franco Cuomo – Gli Ordini Cavallereschi
(per la parte sul concetto d’ira greco)
F. Codino – Introduzione ad Omero

Sir Attila