La Tavola Rotonda

Upon two songs
(of Steel and Heart)

 

Lasciandosi colpire dalla musica, permettendo alle parole di cantare al cuore…

 

“The Rainmaker” by Iron Maiden

 When I was wandering in the desert
And was searching for the truth
I heard a choir of angels calling out my name
I had the feeling that my life would never been the same again
I turned my face towards the barren sun

 And I know of the pain that you feel the same as me
And I dream of the rain as it falls upon the leaves
And the cracks in our lives like the cracks upon the ground
They are sealed and are now washed away

 You tell me we can start the rain
You tell me that we all can change
You tell me we can find something to wash the tears away
You tell me we can start the rain
You tell me that we all can change
You tell me we can find something to wash the tears…

 And I know of the pain that you feel the same as me
And I dream of the rain as it falls upon the leaves
And the cracks in the ground like the cracks are in our lives
They are sealed and are now far away

 You tell me we can start the rain…

 And I know of the pain that you feel the same as me
And I dream of the rain as it falls upon the leaves
And the cracks in the ground like the cracks are in our lives
They are sealed and are now far away

 You tell me we can start the rain…

 

   Il testo è veramente breve: dopo il primo ritornello lo schema è ripetuto con l’esclusione dei primi cinque versi. Già questa scelta è interessante: non c’è molto da dire, il messaggio non è complesso e non richiede una lunga esposizione – però non è neppure trascurabile, se è opportuno ripeterlo per tutta una canzone. Ovviamente è anche un invito, alla seconda riga: “cerca la verità”.

 Wander è un verbo che letteralmente significa: vagabondare, errare. Il primo verso suonerebbe allora così: “Mentre stavo vagabondando per il deserto”. Già questa scelta linguistica può mettere in allerta: il deserto non mi sembra il luogo adatto per un’azione come quella del “viaggiare senza meta”.

Il verso seguente, a ragion veduta, non ha apparentemente nulla a che fare con il primo: proviamo a metterli insieme ed otteniamo qualcosa di veramente significativo: “Mentre stavo vagabondando per il deserto e cercavo la verità”.

I due termini che non “concordano” sono il vagabondare già discusso ed il verbo cercare. Secondo quello che ho trovato sul dizionario (per evitare di dire delle stupidaggini), “cercare” implica la presenza di un obiettivo, e mi sembra incompatibile con un vagare senza meta. L’unica spiegazione per me plausibile è che il soggetto era nel deserto per cercare la verità, ma non sapeva dove cercarla.

Dopo la scena presentata dalla prima strofa, la parola “truth”, “verità”, scompare dalla canzone. Cosa è successo? La verità non è più così importante? In realtà, la Ricerca della Verità è lo sfondo di tutta la canzone, nonostante l’azione narrata subisca uno spostamento.

 “Io conosco il dolore che tu provi nello stesso modo che provo io […] e le crepe del terreno sono come quelle delle nostre vite, cancellate (dalla pioggia) e ora lontane”

Il terreno non è nella sua condizione ottimale quando è spaccato per la siccità, così come l’uomo non può essere pienamente vivo se la sua vita è divisa, in pezzi.

Qualcosa ha richiuso le crepe nel terreno (e quindi questo ha riacquistato unità), allo stesso modo qualcosa ha rimesso insieme la vita dell’uomo, e le spaccature sono ora lontane. L’uomo può quindi riprendere a cercare la verità.

 Ci stiamo muovendo su un doppio livello e, anche se nel ritornello la canzone ritorna su di un unico piano, non ci si può limitare a quello che si legge, ma bisogna trovare quel “qualcosa” che ha lavato via le lacrime. La pioggia? D’accordo, la pioggia.

La pioggia cade dall’alto

 


“The Fight for Freedom” by Manowar

 There's A Sound Heard Across The Land
It's Heard Across The Sea
You'll Only Hear It If You Listen With Your Heart
And One Day Hope To Be Free
To Hear The Sound Of Freedom Many Gave Their Lives
They Fought For You And Me
Those Memories Will Always Live Inside Us
Now It's Our Time To Be Free

 Where The Eagles Fly I Will Soon Be There
If You Want To Come Along With Me My Friend
Say The Words And You'll Be Free
From The Mountains To The Sea
We'll Fight For Freedom Again

 So Ring Out Loud For All The World To Hear
From Sea To Shining Sea
Let Freedom Ring And Every Man Be King
To Live As One Through The Years

 Where The Eagles Fly…

 Now's The Time We All Must Stand Together
So Raise Your Hands Show Them We Are Strong
Side By Side The Fight Goes On Forever
Marching To The Battle With This Song

 Where The Eagles Fly…

 

Già dai primi accordi di pianoforte e dall’intonazione di Eric Adams, cantante della band americana, la canzone si preannuncia particolare: l'intonazione è estremamente pulita e chiara, quasi didattica, come se il messaggio espresso debba essere compreso da tutti, a causa della sua indubbia importanza. In corrispondenza del ritornello, la batteria di Scott ci offre un accompagnamento che ci richiama alla mente una marcia, mentre Karl si aggiunge con la sua impeccabile chitarra, per fornirci, dopo l’ultima strofa, un assolo degno della più pura tradizione musicale dei Manowar.  

Tutta la chiarezza di Eric è in apparente contrasto con la prima strofa: solamente chi ascolta con il cuore riesce a cogliere questa canzone, nonostante essa sia percepibile in ogni luogo della terra. Questo è un invito esplicito ad uno studio, ad un commento sui versi che ci vengono proposti, per poter davvero ascoltare la canzone, non semplicemente sentirla. Così appare lampante la congruenza: si sta parlando di un argomento così importante (many gave their lives…) che nessuna persona dotata di “cuore” si lascerà scorrere addosso questa canzone senza esserne scalfita.

 Durante la seconda strofa la voce ritorna quasi da sola, con la batteria in un crescendo, culminante su uno dei messaggi più belli che i Manowar ci abbiano mai offerto:

“Let freedom ring and every man be king to live as one through the years”

Mi sembra doveroso commentare una frase simile: questo messaggio è così importante e non deve assolutamente passare in secondo piano.

Che ogni uomo sia Re, che ogni uomo sia il centro, il riferimento primo e ultimo verso il quale tutta la struttura del mondo deve tendere: la politica, la società non devono essere impostate in nome di ideologie effimere o mere utopie, bensì incentrate su ogni singolo uomo, in funzione dell’uomo. Perché questo avvenga, è necessaria la libertà, non intesa però come “uno spazio libero” dove fare quello che si vuole, bensì, come un grande Giorgio Gaber insegna, “libertà è partecipazione”. Tutto il resto accade di conseguenza.


L’ultima strofa, che può sembrare un’esplicita istigazione alla guerra, vista con l’ottica degli avvenimenti che ci circondano assume dunque un significato più profondo: il resistere insieme e il mostrare la nostra forza non si realizza con l’annientamento violento dell’altro, del diverso, ma, pur nel dialogo, impedendo all’altro di sottrarci la nostra cultura, il nostro modo di vivere, il nostro passato, in nome di chi sa che principio. Il rischio che stiamo correndo è grosso, assediati da ogni lato in maniera subdola e apparentemente pacifica, noi dobbiamo combattere questa battaglia che non richiede né armi né spargimenti di sangue, e tuttavia è una battaglia per la nostra sopravvivenza, e noi non dobbiamo perdere. Non solamente contro chi pretende di spogliarci del fondamento del nostro essere, ma anche contro chi cerca di sottrarcelo silenziosamente, facendoci credere di assecondare i nostri desideri. Per evitare tutto questo, resistiamo insieme, uniti come un sol uomo.

 Una canzone come questa non esprime un concetto superficiale, non è una successione di parole attaccate senza senso l’una all’altra, bensì una poesia che noi dobbiamo penetrare e leggere secondo quello che essa ci offre in funzione della realtà che viviamo. La mia non pretende di essere un’interpretazione giusta, bensì è una delle modalità di lettura possibili per un messaggio che chiama in causa tutti noi. Messaggio che ricordiamo esserci donato da una delle band più bistrattate nella storia del metal, tristemente segnata dai cliché e preconcetti che il mondo si è fatto di questo genere musicale.

 

Raileen Whisperwind

 

Testi delle canzoni tratti da:
www.ironmaiden.com

www.manowar.com