Racconti Fantasy

Amazzone e Guerriero

 

La Amazzone et lo Guerriero
La historia fantastika et veritiera
de le lotte et de li amori
de la Amazzone Clary et de lo Guerriero Helk
narrata da essi stessi

Udite!Udite! Gente!

Kesta è la narrathione de le lotte et de li amori de la Amazzone Clary et de lo Guerriero Helk!

 

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PROLOGO

 

Tutto incominciò quando, dopo la morte della mia Regina Kyra, e doppo le guerre combattute e vinte contro i barbari invasori, stanco del potere e nauseato dal troppo sangue versato, ho lasciato Tyrsis, consegnando il Regno delle Dodici Città nelle mani di mio figlio Ulk.

 

All’inizio della Quarta Era di Betunia, sotto il regno dell’Imperatrice Arthea, giunsi alla città di Kerkos, nell’Impero di Betunia, uno strano luogo dove vige un ferreo matriarcato. 

Tutto il potere, civile e militare, è concentrato nelle mani delle donne. Gli uomini, nonostante siano stati affrancati dalla schiavitù, dove sono stati tenuti a lungo, sono comunque considerati esseri di seconda categoria, soggetti alle donne.

 

Una sera, quando tornai a casa, trovai una missiva, inviatami da una giovane amazzone di nome Clary, la quale, probabilmente desiderosa di misurare la propria forza ed il proprio coraggio, mi sfidava a duello.

 

Non sapevo chi fosse quella ragazza, visto che ero arrivato da poco e l’unica persona della quale avessi fatto la conoscenza era Madonna Krisal la scriba, una bellissima donna, dagli occhi di velluto, capace con una sola occhiata di tramortire e d’incatenare il cuore di un uomo. 

Madonna Krisal mi aveva aiutato ad ottenere un alloggio e mi aveva presentato al Custode delle Chiavi dell’Impero, però la nostra nascente amicizia aveva scatenato la fantasia di tutte le malelingue della città, mi aveva attirato addosso una montagna di rimproveri ed aveva scatenato la gelosia del mago Doran, il quale, come avevo saputo solo allora, aveva una relazione sentimentale con la bella scriba. 

Pure senza rinunciare ad essere amico devoto di Madonna Krisal, avevo deciso di agire in modo a non dare esca ai pettegolezzi e mi comportavo con molta discrezione e riservatezza. Questo atteggiamento mi aveva procurato la nomea di burbero e misogino.

 

Non sapendo chi fosse Clary, dopo alcuni giorni mi dimenticai dell’intera faccenda, tanto più che con il grado di comandante, ero stato incaricato di ricostituire il gruppo dei Guerrieri di Tahar, un reparto che era stato quasi annientato durante la battaglia sostenuta dei guerrieri per la conquista di Nistros. 

Tale incarico, tra scegliere gli ufficiali, reclutare gli uomini, armarli ed equipaggiarli, procurare i cavalli, addestrare i futuri guerrieri all’uso delle armi ed insegnare loro la tattica di combattimento della cavalleria leggera, non mi lasciava molto tempo per occuparmi d’altro, neanche di una sfida a duello. 

Ma la dea protettrice delle giovani amazzoni, maestra nell’arte della manipolazione delle passioni umane, aveva posato lo sguardo su di noi, ed aveva deciso di modellare i nostri destini a suo piacimento, ed una sera diede inizio a quel suo gioco un pò crudele. 

 

 

 

Capitolo 1

 

CLARY

 

Il portone non era come quello di casa mia, era più scuro, con venature nere, che sembravano tante figure, vedevo una donna…un bimbo… un lupo…poi le figure si fecero più lontane ed indefinite, ed ad un tratto, al loro posto, m’apparve la faccia di Helk. 

Non l’avevo mai visto cosi da vicino…era un comandante ed io una semplice amazzone, mi limitavo a scorgerlo campo di manovra, quando addestrava i suoi guerrieri. Egli dava un senso di fierezza ed esperienza, quel coraggio che si acquisisce con la saggezza di mille battaglie…ma quella notte di tempesta, mi presentai alla sua porta, bagnata fradicia, con la mia veste leggera inzuppata e la spada legata alla schiena, i capelli che piangevano grandissime gocce sulle mie guance…e questo, senza avergli mai rivolto nemmeno un salve o un come va? per la strada. 

Non mi chiuse fuori come, forse, avrebbe fatto chiunque, ma mi rivolse un largo sorriso, e si scostò per lasciarmi passare in casa, ma non era quello che desideravo, feci un passo indietro.

 

Il comandante, senza adirarsi né meravigliarsi, chiese “Allora?”  Non sapevo cosa dire…la sua era una voce così calda…non si sorprese della mia mancata risposta, anzi, prese la sua spada e mi precedette nella boscaglia che sembrava la tana di mille occhi scuri…non avevo paura, ma una certa angoscia…poi rivolsi gli occhi alle spalle del guerriero e mi tranquillizzai… poteva essere mio fratello maggiore…sentì il peso della spada sulla spalla e la ringraziai, non era il momento di dire o di pensare a cose simili, dovevo soltanto combattere…le mie membra si erano preparate tutte le notti, nel buio del mio letto, per questo istante…dovevo imparare. 

I miei occhi s’adattarono all’oscurità perfettamente e vidi che arrivammo in una radura, mi fermai e lo guardai…ma lui andò oltre, voltandosi solo un secondo, per vedere la mia faccia stupita; lui scoppiò in una risata allegra; mi condusse tra pini e larici enormi e fitti…   

 

 

 

 

 

Capitolo 2

 

HELK

 

La notte era buia, un vento gelido, proveniente dalla valle dell’Ondagrigia, spingeva le basse nuvole nere che scaricavano una pioggia sferzante, un tempo da lupi. 

Stringendo strettamente il mantello di pelle di lupi, ricordo dei miei viaggi fra le tribù barbare che vivono sulle montagne del Karaskan, camminavo veloce e, non vedevo l’ora di rintanarmi in casa, perché l’umidità fa male alle vecchie ferite. 

Seduto comodamente vicino al caminetto, mi godevo beatamente il tepore che iniziava ad invadermi, quando il rumore di un battito imperioso sull’uscio mi fece sobbalzare. 

Fra me e me, mi chiesi “Chi sarà a quest’ora di notte? E poi con questo tempo! Speriamo che sia successo niente di grave.”  Aperta la porta, mi trovai di fronte ad una giovane amazzone, era bagnata come un pulcino e tremava dal freddo. Improvvisamente mi ricordai e pensai “Clary! Ecco chi è! È venuta a sfidarmi come aveva scritto! Però, avrebbe potuto scegliere un’altre sera!”  Senza sapere chi fosse, conoscevo la ragazza di vista, la vedevo ogni giorno attraversare la piazza, era inevitabile, perché abitiamo entrambi nella parte orientale della città di Kerkos, ed il suo alloggio si trova quasi dirimpetto al mio. Avevo già notato il suo modo di camminare, con le spalle erette, senza ancheggiamenti e quell’andatura sciolta con quella grazia un pò felina dei bravi cacciatori. 

Le sorrisi cordialmente e l’invitai ad entrare per riscaldarsi, era in uno stato pietoso, sembrava appena uscita da un pozzo, non so se fosse tentata dall’invito o meno, ma rifiutò energicamente e si allontanò di un paio di passi, ed io non poté fare a meno di ammirare il suo coraggio e la sua determinazione. 

Non avevo scelta, dovevo sottopormi alla prova, presi la mia spada, quella che avevo forgiata con le mie mani, nel fuoco magico della torre incantata di Om’Tzala, sotto la guida del mago Abuknazir ed, in silenzio, mi avviai verso il bosco. 

Strada facendo ero immerso nelle mie riflessioni, e mi chiedevo se, un giorno o l’altro, questa storia avrebbe avuto una fine. Ovunque vada, se incontro delle donne in grado di maneggiare le armi, vengo sfidato, e sono sempre imbarazzato, preso fra il desiderio di farla finita in fretta, o di comportarmi da cavaliere, concedendo qualche soddisfazione a quelle signore. 

In questo caso, però, la cosa mi pareva diversa, questa giovane amazzone aveva scritto di voler allenarsi con me, non di affrontare un duello all’ultimo sangue, com era già successo in passato. 

Lasciai perdere queste malinconie per concentrare la mia mente sul prossimo scontro, lei aveva scritto di voler imparare, bene! le avrei insegnato qualche trucco, senza ferirla e neanche umiliarla.

 

Attraversando la boscaglia, sentivo il suono attutito dei passi della ragazza dietro di me, e mi domandavo quali pensieri le passavano per la mente. Probabilmente, Clary crederà che giunti alla radura, avrei dato inizio alla tenzone, invece no! avevo già deciso di andare nel folto della foresta.

Non sentendo più i suoi passi, mi voltai…era lì! ferma, con la spada sguainata…mi venne da ridere vedendo la sua faccia perplessa…le feci segno di seguirmi sotto gli alberi…   

 

 

   

 

 

 

Capitolo 3

 

CLARY

 

Estrassi la spada “Eccoci! Avanti! Colpisci!”, ma egli era già sparito, mi girai in tutte le direzioni, ma non c’era, ad un tratto apparve alle mie spalle e mi gettò a terra, assaporai il terriccio dall’odore di fungo e, quando mi rialzai era di nuovo scomparso nell’oscura nebbia…m’innervosivo…sapevo che era questo che egli voleva…condurmi a questo, con quella sua infallibile tecnica…feci un risolino e mi sedetti, lasciando la spada vicino a me, posata come su un normale tavolo a casa mia, magari mentre scrivevo o mangiavo…sentii i suoi occhi, sorpresi da questo gesto apparentemente folle, posati su di me…chiusi gli occhi ed immaginai il bosco dove mi trovavo. 

Era tutto uguale…la spada vicina, gli alberi attorno, la nebbia che penetrava nelle ossa, ma questa volta c’era qualcosa tra le fronde più fitte…una figura scura, che non focalizzavo bene, s’avvicinava con passo leggerissimo, quasi volando, poteva essere uno spirito dei boschi, poi s’inchinò…cosa voleva da me? allungò il braccio verso la mia spada…aprii gli occhi e come un lampo allungai la mano nella direzione in cui mi sembrava di aver scorto lo spirito…ma afferrai qualcosa di duro, lo attirai con tutte le mie forze e mi trovai a meno di una mano dalla faccia del guerriero che mi sorrideva con occhi sorpresi. 

“Brava!” mi sussurrò ad un orecchio, come per non disturbare il silenzio della foresta “ma ricorda…mai abbassare la guardia!”  Estrasse la spada e mi fece un taglio piccolo, lungo quanto un mignolo, nella veste. Mi arrabbiai della sua audacia, mi avrebbe potuto strangolare ad ogni secondo!

 

Mi rialzai, ma sta volta lo vedevo chiaramente, per quanto veloce poteva essere! Mi lanciai al suo inseguimento, arrampicandomi sugli alberi con le unghie, appiattendomi sotto i rovi, scavalcando massi, finché non riuscii a raggiungerlo, lo afferrai per una spalla e gli diedi un pugno che lo fece retrocedere di qualche passo, aveva il sangue che colava dal naso.

 

Mi prese le braccia e lottammo senza esclusione di colpi, vidi nei suoi occhi tutta la mia vita trascorrere come una visione, la mia infanzia e giovinezza, la mia prima spada…tutta la vita l’avevo dedicata per diventare un’amazzone, ora…ora dovevo dimostrarlo! Mi liberai e lo presi, con, non so neppure io quale forza, per il collo da dietro…la mia forza e la mia determinazione mi spingevano avanti, come un drago, ma Helk, comandante dei guerrieri di Tahar, era più forte e più astuto di me, con una mossa d’infallibile precisione mi gettò sotto di lui, in una stretta mortale che, al primo movimento poteva stritolarmi la testa…  “Allora ragazzina, che né dici? Torniamo a casa che siamo stanchi. Mi hai dato prova di grande coraggio! Forza alzati!”  A malapena respiravo, i miei occhi divenivano sempre più pesanti, eppure riuscii a sussurrare “Non mi arrenderò mai!”  Mi alzai con questo fuoco che urlava in me come un demone ossesso. Misi tutta la mia forza nel braccio…non m’importava di romperlo nella sua stretta, ad ogni movimento più forte… non m’importava più nulla, tranne che uscire a testa alta. Contai mentalmente fino a tre e tirai, con tutto quello che avevo, tirai con tutto l’odio e l’amore ed il fiato. Sentimmo le ossa scricchiolare ma tirai ancora, finché non sgusciai fuori, neppure io so come, senza essermi rotta nulla, a quel punto ebbi un presentimento.“No! non mi hai lasciata andare? dimmi che non è vero!!!”  Ma Helk, in tutta risposta, disse “Sono un guerriero che ha visto mille e mille guerre, nemici sterminati ed amici uccisi miseramente…ho una tecnica ed una tenacia che come hai notato, è quasi impossibile contrastare.”  Mi sentii morire dalla vergogna, le lacrime stavano uscendo, ma le ricacciai in dentro a piangere in una parte del mio cuore, non potevo dimostrarmi così debole!

 

Helk riprese “Eppure ho notato tanta fierezza e coraggio in te, giovane amazzone di Amaranti, un fuoco ed un orgoglio davvero radicato in te, da formare la maggior parte del tuo essere!”  Lo guardai con stupore, volevo dirgli soltanto “Grazie fratello mio!!!” ma non potevo. 

Lo salutai con un mezzo inchino e sparii nella foresta, con le lacrime agli occhi per questo grande guerriero, che mi aveva insegnato la lezione più bella della mia vita, amare me stessa…. 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 4

 

HELK

 

Appena giunti sotto gli alberi, approfittando di un piccolo avvallamento, mi nascosi nella vegetazione, potevo osservare Clary che, sguainata la spada, mi chiamava, incitandomi a sferrare la prima stoccata. Ma non era questo il mio intento, sarebbe stato sleale da parte mia, e pericoloso per Clary, se avessi utilizzato la spada incantata, così senza fare rumore, mi spostai di modo a prenderla alle spalle.

 

Questione di un attimo e la mia coraggiosa guerriera era a pancia in giù, con la faccia nel terriccio, si agitava, si contorceva come una biscia per liberarsi dalla mia morsa, ma non ci riusciva…la lasciai andare e tornai a nascondermi. 

Si era seduta nell’erba umida, con la mano vicina all’elsa della spada che aveva deposto al suolo, aspettava la mia prossima mossa, le girai attorno, di modo a presentarmi di fronte ed andai ad inchinarmi, poi allungai la mano per impossessarmi della sua spada, intendevo disarmarla, ma mi sorprese, perché all’ultimo momento, mostrò di essersi accorta di me e tese il braccio fino a quasi toccarmi, comunque in combattimento, chiunque al posto di Clary, sarebbe già stato bello che morto. 

Avvicinando la bocca ala suo viso, le dissi piano “Brava! Ricordati di non abbassare mai la guardia.” E per farle notare il pericolo che aveva corso, sfoderai la spada e feci un piccolo taglio nella sua veste. 

Non l’avessi mai fatto! Si arrabbiò! Sembrava una furia! Incurante dei rovi, m’insegui nella boscaglia, ed avendomi raggiunto mi diede un pugno, con tale violenza da farmi sanguinare il naso, questo era più di quanto fossi disposto ad accettare! Voleva lottare! Bene! Le avrei insegnato cosa significa lottare! 

Avvinghiati ci rotolavamo nell’erba bagnata, mi tempestava di pugni, mi tirava calci e dovetti faticare parecchio per allontanare i suoi piccoli denti dalla mia faccia. Riuscii ad immobilizzarla, schiacciandola sotto il mio peso; va bene che non sono più un ragazzino, anzi sono un uomo maturo e Clary, quasi…quasi, potrebbe essere mia figlia, ma il fatto di stringere il suo giovane corpo al mio, mi procurò una serie di sensazioni imbarazzanti, che sarebbe stato meglio evitare, così mi scostai quel tanto che bastò per permetterle di sgusciare via e le proposi di tornare a casa, senza dimenticare di complimentarmi per il suo coraggio. 

Ancora una volta, era la mossa sbagliata, si mise ad urlare che non si sarebbe mai arresa e tornò ad aggredirmi con maggior violenza, dovetti prima liberarmi della sua presa, poi stringerla forte per farla stare ferma, lei tremava e piangeva dalla rabbia, ed io sentii una grande tenerezza per quella piccola donna coraggiosa ed orgogliosa, così allentai la mia stretta.

 

Essendosi liberata, mi chiese, con una nota d’ansietà nella voce “Non è che mi hai lasciata andare? Ti prego dimmi di no!”  Sarebbe riuscita a liberarsi da sola con chiunque, ma non con me, meritava di essere onorata, perciò giudicai più saggio darle una risposta un po’ evasiva, e le dissi che, ero un vecchio guerriero sopravvissuto a molte battaglie, e che conoscevo l’arte del combattimento senza armi, imparato quando viaggiavo nella steppa, assieme ai nomadi dalla pelle gialla, così potevo, a mio piacimento rendere inoffensivo od uccidere il mio avversario.La vidi che riusciva a malapena a reprimer le lacrime, allungai la mano per toccarle la guancia e prima che si allontanasse, resi onore al suo coraggio, alla sua fierezza ed al suo orgoglio.

 

Non so cosa Clary pensa di fare, perché non me lo disse; quando la vedo attraversare la piazza, lei finge di non accorgersi della mia presenza.

 

Probabilmente, non ha ancora deciso quando tornerà a sfidarmi, ma di certo lo farà, perché quando crede di non essere vista, mi osserva, tanto che uno dei miei ufficiali, più sfacciato degli altri, mi ha chiesto cosa c’era stato, oppure cosa c’è fra me e quella bella e graziosa ragazza. 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 5

 

CLARY

 

Lasciai scorrere il tempo, istanti ed ancora istanti…distesa immobile nel mio letto, avevo il sudore che scendeva a gocce dalla fronte, ed andava a posarsi vicino sul cuscino…volevo urlare ma non avevo voce. 

Un enorme Angelo dalle ali nere e dai capelli dorati mi s’avvicinava, senza volto e senza fretta… in una lentezza terribile…ero pietrificata…era il mio passato che riaffiorava, senza un motivo particolare, ballava intorno ai miei occhi spalancati. 

L’Angelo Oscuro alzò il capo, ma io non volevo vederlo, chiusi gli occhi e m’accorsi che nulla cambiava, si era impossessato anche dei miei sogni!! Non potei più trattenermi, con uno sforzo terribile m’alzai ed uscii di corsa, senza spada né armatura, con una veste leggerissima, correvo tra le case addormentate, che non capivano il mio dolore…non piangevo perché non avevo più lacrime da versare per il mio passato, erano esaurite…ma l’Angelo non frenava, volava sopra la mia testa…voleva riavermi a tutti i costi! 

Non urlai, perché non avevo voce…ma dovevo trovare un modo per seminarlo!! Andai allora alle rocce di un precipizio sulla costa a sud est, balzai tra i masi e ma’accorsi solo allora che ero scalza ed i miei piccoli piedi, non allenati, s’erano feriti…mentre un Angelo dannato rideva senza pietà. 

Allora accadde che inciampai in una pietra aguzza e per il dolore crollai mezza svenuta e disperata, ma invece di rimanere trafitta caddi addosso alle ginocchia di un uomo, che non riuscii bene a riconoscere, ma evidentemente era lui…sì. mi prese e mi fece sedere…solo allora capì che era Helk! Non sapevo se era un incubo o la realtà, non capivo più niente, a parte il fiato del mio persecutore sul collo…allora presi la mano di Helk e gli indicai il cielo…  “Guarda! Guarda lassù! È venuto per portarmi via!!!”  Non mi resi ben conto se l’aveva visto, ma prese la mia mano e corremmo sulla costa di sassolini bianchi, ma le ali erano sempre più vicine, finché non ci fermammo. Noi due ci voltammo, ero più lucida e rilassata, guardai il comandante, aveva un espressione turbata, ma non di paura o di sorpresa. Sguainai il piccolo pugnale che portavo sempre con me e guardai con odio l’Angelo Oscuro, che tranquillamente s’avvicinò al mio amico e lo squadrò con sufficienza, poi disse con la sua voce dolce, ma che lasciava trasparire il suo lato nero…  “Chi sei tu amico? Non vorrai ritrovarti sulla mia strada? Ho un compito da svolgere, quindi fatti da parte!”  Lo afferrò e con la forza che lo distingueva ormai da secoli, lo scaraventò addosso ad un albero lì vicino, urlai senza neppure rendermene conto. Non sarei andata da nessuna parte con quel mostro e non lo avrei lasciato uccidere Helk! Gli piantai il pugnale al collo, pur sapendo che era cosa vana, poiché era immortale. Ma il mio cuore fece un balzo, quando vidi il comandante dei Tahar alzarsi e con rabbia avvicinarsi all’Angelo. 

Non sapeva quello che faceva! Era una pazzia! Gli andai incontro…  “Helk! Ti prego ascoltami, lo sai che sono la persona più orgogliosa sulla faccia del nostro mondo, ma è vano battersi contro questo mostro…non hai speranza!”Ma dovetti fermarmi, mi fissò con uno sguardo penetrante, mi resi conto che probabilmente avrei fatto la stessa cosa al suo posto, e decisi di unirmi a lui, ma egli mi prese per una spalla “No!!!”  Mi scostai “Non pensare che resterò lì ad aspettarti!!! Se proprio vuoi morire, lo faremo in due, e comunque sono un amazzone e non sarai tu, un uomo! a dirmi cosa devo fare, è chiaro?” ma mentre parlavo sorridevo e lui non disse nulla. 

A quel punto, il demonio che, aveva ascoltato i nostri discorsi con aria beffarda, attaccò Helk, con le sue unghie artiglio che spezzavano un tavolo di quercia con un tocco.

 

Lottammo senza esclusione di colpi, lottammo con tutta l’anima ed il cuore…più di una volta rischiai di venire travolta dalle ali o dagli artigli, ma in un modo o nell’altro mi ritrovai viva ancora, con sangue nelle vene ed un amico al mio fianco. 

Dopo non so quanto tempo, cadde la neve.

 

Era strano, era ancora presto per vedere la neve, ma scesa lenta e dolce, come ogni nevicata. Ci alzammo tutti, quasi imbambolati, in quell’istante, sentiì un sentimento di tale tenerezza che dimenticai la lotta. Provai freddo e m’avvicinai istintivamente al mio amico Helk, fermo anche lui a guardare il cielo…l’Angelo disse “Com…com’è bella!”  Ma s’accorse subito di quanto aveva detto!! Un demone che lodava la purezza!! 

Si gettò sul guerriero, come se fosse stato lui la causa e lottarono ancora, senza che io abbia avuto il tempo di fare nulla.

 

Mi buttai alla spalle del demone e lui s’alzò in volo.Vidi Helk divenire u puntino laggiù. 

La mia ora era giunta…addio a tutto!!! Tornavo nell’oscurità! Era troppo tardi per lanciarsi! 

Troppo tardi?? Sarei morta comunque, anzi…avrei vissuto una vita orribile, priva di onore e di coraggio…preferivo farla finita. 

Mi buttai!

 

Ma le dee di Betunia mi vollero risparmiare.

 

Caddi dolcemente, come una piuma sulla spiaggia e la mia vista s’oscurò. 

Vidi ancora per un attimo l’ombra del mio amico Helk avvicinarsi al mio corpo, poi il buio. 

Quando mi risvegliai ero sola…Helk mi aveva coperta con il suo mantello…vidi le sue orme sulla spiaggia…era andato chissà dove e perché? 

Ma la prossima volta che lo vedrò in piazza forse glielo chiederò, con la spada in fianco, pronta per una nuova sfida.

 

 

 

 

 

Capitolo 6

 

HELK

 

Erano passati diversi giorni da quando Clary mi aveva sfidato, e non riuscivo a dimenticarla, il suo ricordo mi ossessionava, dovevo andare in un posto appartato e confidarmi con Kyra.

 

Lo so che mi crederete matto, Kyra riposa nel mausoleo di Tyrsis da molto tempo, ma io ci parlo di

continuo e, quando ho un problema da risolvere cerco il suo consiglio, lei mi ascolta, né sono certo, e mi indica sempre la strada da seguire, così, malgrado l’ora tarda, sellai il mio cavallo, presi la spada ed uscii dalla città, lasciando che fosse la mia montatura a scegliere la strada. Non so per quanto tempo cavalcai così a caso, il fatto sta che a notte fonda mi ritrovai in riva al mare, molto lontano da ogni luogo abitato. 

Il cavallo, forse stanco per la lunga corsa, o forse perché non guidato da una mano ferma, non galoppava più, si era messo al trotto, poi visto che non l’incitavo a proseguire, si fermò sulla spiaggia. 

Quel posto, per me, né valeva un altro, smontai e mi sedetti sopra di un masso ed iniziai a parlare con Kyra.

 

“Kyra, amore, ascoltami perché ho molte cose da dirti, ho conosciuto una ragazza, si chiama Clary, è una amazzone…scusa dimenticavo che non conosci questa parola, è una guerriera, sono certo che ti piacerebbe, perché lei ti somiglia molto, non fisicamente, ma nello spirito, è combattiva, fiera, orgogliosa, coraggiosa e testarda come eri tu. Lo sai amore, che mi ha sfidato in duello, ma non abbiamo incrociato le spade, abbiamo lottato a mani nude ed è stata una bella battaglia, lei si è comportata molto bene, malgrado non avesse alcuna speranza di battermi, ma è una grande guerriera, ed io…mi ci sto affezionando, capisci amore?”  Mi pareva di sentire la voce cristallina di Kyra, sussurrare nel vento “Vecchio birbante! Stai correndo dietro alle ragazzine ora?”  

“Ma no,…cosa vai a pensare?”  

“Oh, niente! Io ascolto e basta, non penso né giudico! Caro siì saggio e prudente, potresti andare incontro ad una grossa delusione e soprattutto, non giocare con i sentimenti di quella ragazza. Non lo dico per gelosia, lo sai che non sono mai stata gelosa, mi hai riempito la casa di concubine e di piccoli bastardi e, come se non bastasse, hai ingravidato tutte le donne che si dimostrano ansiose di compiacerti, tanto che più della metà dei bambini nati a Tyrsis durante il tuo regno erano figli tuoi, ma questa volta mi sembra una cosa diversa, quindi ricordati del mio consiglio.”  

“Certo, quando mai non ho seguito i tuoi consigli? Sin dal pripo giorno, ho sempre fatto tutto quello che hai voluto, anche se spesso credevo di essere io a decidere, tanto che mi sono convinto di non essere stato io a rapire te, ma invece sei stata tu a rapire me, ma ora ti devo dire un’altra cosa.”  “ahahahahah! Ci sei arrivato alla fine, ti dispiace? Ma che cosa devi dirmi?”  

“Non mi dispiace, mi sarei fatto rapire cento volte da te, ma cambiamo discorso. Kyra, amore, la guerra  è vicina, a giorni condurrò i miei guerrieri in battaglia, sto aspettando gli ordini di Arthea per partire.” “Oh caro! Un’altra volta! Ma perché non sei rimasto con Abuknazir? Saresti diventato il più grande mago vivente…ma no! il Molto Alto e Molto Nobile Helk, Re di TYrsis, Re Supremo delle DODICI CITTA’, POTENTE Signore degli HelkY, anche se cela la sua vera identità, non è cambiato! orgoglioso guerriero, sempre pronto ad andare dove c’è da menar le mani…scusami caro…non volevo litigare…ma mi fai sempre stare in ansia…adesso vado…sento una presenza malvagia avvicinarsi…chiudi la tua mente, come ti hanno insegnato gli stregoni barbari e tieni pronta la tua spada incantata…né avrai bisogno…non è un comune mortale…addio caro…a presto.”  

Così Kyra mi lasciò nel dubbio, con questa storia di essere malvagio non mortale.

 

Ero ancora assorto nei miei pensieri, quando un grido selvaggio mi fece sobbalzare e, subito dopo un essere umano mi si buttò sulle gambe.

 

Rimasi sorpreso, chi era costui o meglio costei? Perché era una giovane donna, ma non capivo, era scalza, con i piedi tagliuzzati dai sassi ed insanguinati, era appena coperta da una veste leggera, era scarmigliata e visibilmente in preda al terrore.

 

La guardai meglio e quasi feci un colpo, quell’essere impaurito era Clary! 

Lei mi guardò ed urlò “Helk! Guarda! Lassù in cielo! Vuole portarmi via!”  Guardai e vidi, un essere uscito da un incubo, sembrava umano ma era dotato di enormi ali nere…un Angelo dannato, uscito da chissà quale inferno, stava inseguendo la mia piccola amica. 

Sentivo un ondata di malvagità avvolgere l’Angelo del male e, sentivo anche la pressione che egli esercitava su di me, tentava d’impossessarsi della mia mente, resosi conto di non riuscire a farlo, mi rivolse la parola, dicendomi, in tono che voleva sembrare amichevole “Chi sei? Cosa vuoi? Non vorrei mica metterti fra me e la mia preda, devo catturarla…quindi fatti da parte!”  Visto che non mi muovevo, mi diede una spinta, con tale forza da scaraventarmi addosso ad un albero; non sono mai stato un attaccabrighe, ma non sopporto che mi si pestino i piedi…mi rialzai e sguainai la spada che, appena la lama fu messa a nudo, si mise a lanciare bagliori accecanti. 

Il demone mi guardava perplesso, egli incominciava a capire di non aver da che fare con un avversario normale, prima non era riuscito ad impossessarsi della mia mente, riducendomi in suo potere, ed ora vedeva quella spada che, visibilmente, era magica, ma non per questo rinunciò al suo intento di catturare Clary…mi si lanciò contro. 

Sentivo Clary urlare, cercava di dissuadermi dal affrontare quel mostro, ma ero arrabbiato e non volevo sentire ragioni, era l’istinto del guerriero a farmi muovere, ed era la spada a guidare il mio braccio. 

Il demone non si dava per vinto, attaccava, ancora ed ancora, ma non riusciva ad entrare nella mia guardia, forse non sarei riuscito a farlo a pezzi, ma egli non mi avrebbe sconfitto.

 

Poi intervenne Clary, voleva aiutarmi e si lanciò contro il mostro brandendo un piccolo pugnale, cercai di fermarla, ma fu inutile…mi urlò un torrente di parole a proposito delle amazzoni….del suo orgoglio e della sua voglia di combattere…ebbene…così sia!! 

Il combattimento riprese con maggior vigore, il guai è che, oltre a combattere, dovevo anche

pensare a proteggere Clary dagli attacchi di quel diavolo incarnato, visto che lei era senza armatura, con la veste a brandelli, tanto da scoprire molto delle sue grazie, ed era armata con un semplice pungolo, non poteva fare altro che combattere per l’onore, e veramente lo faceva benissimo. 

La notte volgeva al termine, le stelle ad oriente impallidivano ed il cielo sopra di noi si copriva di nuvole scure, improvvisamente ci fermammo, cadeva la neve. Clary rabbrividendo dal freddo si strinse a me in cerca di un po’ di calore. 

Il demone, stupefatto, alzò il viso e si lasciò sfuggire “Com’è bello!”  Ma non era finito, la lotta riprese, senza esclusione di colpi, ero riuscito a colpire l’Angelo dannato a più riprese, non potevo ucciderlo, era immortale, ma i miei volpi lo indebolivano ed egli iniziava a cedere terreno. 

Fu allora che Clary commise un errore, presa dalla furia della battaglia, si lanciò sul demone, afferrandolo per le spalle, e questo non perse l’occasione, la sua preda gli stava attaccata alla schiena, non aveva più interesse a combattere, si alzò in volo. 

Rimasi inebetito a guardare il demone sghignazzante sparire in cielo, portandosi via la mia cara amica, ma l’essere era uscito indebolito dalla lotta e non riuscii a trattenere Clary, che scivolò e cadde. 

Era distesa sulla spiaggia, come addormentata, dopo essermi assicurato che non fosse ferita, d’impulso le diedi un bacio in fronte, poi andai a prendere il mio mantello per coprirla, mi allontanai, dovevo riprendere i miei discorsi con Kyra…sarei tornato più tardi per svegliare Clary e l’avrei riportato con me alla Città. 

Chissà le malelingue, quanto si divertiranno a sparlare?

 

mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm

 

Le ombre della notte coprivano già Betunia, quando giungemmo alla città, l’ufficiale stava già dando alle amazzoni di guardia, l’ordine di chiudere la grande porta; avendomi visto arrivare, queste aspettarono il tempo necessario per farmi entrare. 

Dagli sguardi maliziosi, accompagnati da commenti appena sussurrati, mi resi immediatamente conto di non aver sbagliato le mie previsioni.

 

D’altra parte, dopo una notte ed un giorno intero di assenza, non potevo aspettarmi niente di diverso, e poi c’era il nostro aspetto. 

Clary, mezza addormentata e con la veste ridotta a poco più di niente, perché durante la cavalcata, il mio mantello era scivolato dalle sue spalle, si stringeva contro la mia schiena, appoggiando la testa sulla mia spalla.

 

Sarebbe stato inutile sperare che le malelingue fossero rimaste inattive, non eravamo ancora giunti in piazza che, già uomini e donne erano usciti dalle case per guardarci passare.

 

Se da una parte, tutta questa curiosità m’infastidiva, dall’altra mi veniva da ridere…. ecco come è la gente! Con una guerra imminente, non trova niente di meglio da fare che cercare di mettere il naso

nei fatti del prossimo.

L’unico problema era che, questi fatti rischiavano di compromettere seriamente la reputazione di Clary e, non tardai a vedere confermata quella mia opinione, quando una voce anonima si levò dal fondo della piazza. 

“Comandante!!! da come hai ridotto questa poverina, dovete aver fatto una di quelle battaglie!!! Avrai ancora la forza di andare in guerra?”  Potevo fare due cose, o andare a cercare quell’imbecille, o più semplicemente ignorarlo. Scelsi la seconda possibilità, fermai il cavallo di fronte alla casa di Clary, smontai ed aiutai la ragazza a scendere, la ricoprii col mantello e l’accompagnai in casa, la misi a letto e dopo una fugace carezza sulla guancia, uscii. 

La folla era ancora lì, chissà cosa si aspettavano? Di nuovo la voce beffarda si fece sentire.

 

“Comandante!!! Ti sei già stancato della tua amichetta? Guarda che prenderà freddo se la lasci sola per questa notte!”  Per principio, io non rompo le scatole a nessuno, ma neanche sopporto che me le si venga a rompere, e quel tizio mi aveva stancato, così, a gran passi, mi diressi verso il punto della piazza, da dove proveniva la voce.

 

A mente fredda, riconosco che fu una mossa sbagliata, perché così non facevo altro che rinforzare i sospetti, ma non potevo più tirarmi indietro.

 

La gente, improvvisamente seria, si scostava per farmi strada, ma giunto in fondo alla piazza, non trovai nessuno, probabilmente la mia faccia non prometteva niente di buono, e nello spazio di pochi minuti la piazza si era vuotata come per incanto.

 

Dopo aver accudito il cavallo, entrai in casa, avvertii una strana atmosfera, come se una presenza invisibile mi stesse aspettando.

 

Sentii la voce ironica di Kyra “Allora grande uomo! Sei fiero di te? Con la tua reazione hai dato corpo alle voci, ora tutti diranno che, Clary e te siete spariti per divertirvi in santa pace, lontano dei curiosi, e la reputazione della ragazza né soffrirà.’  

“Macché divertirsi in santa pace!!! Lo sai anche tu cos’abbiamo fatto, ossia niente! Almeno ci fossimo divertiti, come dici tu…saremmo messi alla berlina per qualche cosa.”  

“Beh! Ora il male è fatto, ti rimane solo da sperare che Clary non se la prenda con te, accusandoti di aver lasciato credere che siete amanti.” “Kyra, amore mio, Clary è una ragazza intelligente, non credo che darà retta alle pettegole che, ad onore del vero, non mancano.”  “Lo spero per te, caro, aspetta domani e lo saprai, adesso non pensarci più, vai a dormire, hai bisogno di riposo, il combattimento con quel demone, ti ha stancato parecchio, vero?”  

“Si è vero, ma no al punto di sfinirmi.”  “Meglio così, perché un giorno potrebbe tornare per vendicarsi dello smacco subito, ora ti conosce e sarà più prudente, ma anche tu lo conosci e saprai come affrontarlo.” “Se vorrà tornare, non ho mezzi per impedirglielo, quindi lo affronterò di nuovo.”  

“Bene, caro, ora vado, sii prudente…buona notte…ah! Dimenticavo, un ultima cosa, Clary mi piace, abbi cura di lei…come hai avuto cura di me…capisci cosa intendo?”  

Rimasi a lungo a pensare alle parole di Kyra prima di scivolare inconsapevolmente nel sonno.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 7

 

CLARY

 

Quando aprì gli occhi e vidi l’Angelo Oscuro sopra la mia testa, che mi guardava sorridendo, pensai due cose…  O che ero morta nel combattimento la sera prima…  Oppure che stavo ancora sognando…e pregai con tutto il cuore che fosse l’ultima possibilità la più veritiera…eppure sapevo ch’ero desta. 

Alzai la testa e mi coprii con il lenzuolo, la veste era poco più di nulla e non m’andava di farmi vedere in quello stato pietoso. Presi la spada, ma l’essere, che ancora non distinguevo bene in volto disse “Lo sai che è impossibile prendermi!! Lascia stare piccola Clary!”  Il mio cuore si fermò e scattai in piedi, dimenticando il lenzuolo ed ogni pudore.

 

“Deniv!!” lui fece una picchiata e ci abbracciamo. 

L’Angelo era un giovane ragazzo dai dolci lineamenti, capelli dorati che brillavano ad ogni luce, ma occhi neri e penetranti che facevano vedere la pagliuzza del male che cresceva in lui come una cancrena…  Lui si staccò dal mio abbraccio e mi guardò negli occhi “Quanto mi sei mancata, piccola Clary.” E mi strinse più forte. 

Sgusciai dalle sue braccia e presi l’armatura, entrando nell’altra stanza per vestirmi, ma ancora parlando. 

“Perché sei qui, amico mio? Se ti scoprono…lo sai anche tu, si…insomma…”  “Potrei fare la tua fine! Nascere fra i mortali e prepararmi ad atroci sofferenze, anche se vedo che qui non te la passi poi tanto male!”  Ridacchiai un po’, mentre Deniv si guardava attorno, poi lui mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi…lunghissimi istanti…in cui rividi tutto il mio passato. 

Ricordai le mie ali oscure, ed il freddo bacio della Signora Morte sulla fronte, ricordai quando uccisi il primo guerriero con i miei lunghi artigli azzurri…e poi…  Poi t’innamorasti della vita di Betunia, piccola Clary…t’innamorasti del ruolo delle amazzoni…di quei Betunini…”   “Si è così, e questo non lo accettarono da me…mi punirono nel peggiore dei modi in cui si possa punire un Angelo Oscuro…dandogli la vita…”  Lui sospirò “Ma ora ti rivogliono indietro…sei diventata una brava guerriera e conosci bene i mortali, tutti elementi utili per portare le forze oscure al potere…lo sai vero?”  Ebbi un fremito terribile ed una scossa, violente come un terremoto, assalì il mio cuore…guardai il mio giovane amico…l’unico fra quegli esseri maledetti non ancora divorato dal buio. 

Deniv intuì i miei pensieri e pianse tutte le sue lacrime sulla mia spalla.

 

“Sto morendo amica mia…tra non molto ormai non ricorderò più nulla di te…tranne che servirai la mia Signora…sto morendo Clary e non mi puoi salvare…sono io che devo salvare te…ed è per questo che sono qui…non ti troveranno mai, se saprò nasconderti nel posto giusto!!!”  “Ma che dici??? Ti prego spiegati!!! Io no scaperò mai!”  Ma non ci fu nulla da spiegare, né tempo per pensare. La pagliuzza del male era ormai visibile al primo sguardi…mi accarezzò il viso, prendendolo fra le sue mani gelide…poi mi baciò. 

Ma ora che succedeva?? Tutto quello che successe dopo fu visto come in un sogno…Deniv estrasse un pugnale dall’ala e me lo conficcò all’altezza del cuore…il buio m’inghiottì. 

Mi risvegliai in una zona completamente bianca…e vidi un’unica cosa…una donna che s’avvicinò e disse allegra “Bene arrivata Clary!! Ti stavo aspettando!! Fatti un po’ vedere!!!”  Ero troppo stordita per comprendere le sue parole “Chi sei e che vuoi da me?? Come sono arrivata qui??”  “Hei, quante domande amazzone!! Deniv, mi aveva avvisato che saresti giunta…ti ha dato un bacio avvelenato per non farti sentire il dolore…quel ragazzo t’amava molto, vero?? Comunque, io sono Kyra, ed in vita ero la sposa di Helk, quello che conosci come il comandante…”  “Helk! Dov’è???”  Kyra sorrise, divertita “Non c’è qui…accidenti sei proprio dura Clary…tu sei morta!!! È questo il posto al quale Deniv pensava per proteggerti!!”  Sgranai gli occhi…non era possibile tutto questo!! Era un incubo!! Ero così giovane!! Non volevo farla finita!! Ero scappata alla Nera Signora una volta…potevo farlo ancora! 

“Lasciami tornare in vita!! Kyra!! Ti prego!!”  Lei rimase dubbiosa…non capivo cosa poteva pensare, ma la squadrai un po’…era a mio parere una bella donna…capii perché Helk se né era innamorato…aveva negli occhi forza ed allegria. 

“Ci sarebbe un modo…ma non so se…”  “Niente ma, Kyra! Io devo tornare in vita! Voglio farlo!”  Lei sorrise tristemente, ma non capii il perché…se non fino a due secondi dopo. 

“Dobbiamo andare da Helk…sarà lui a decidere!”  La mia mente si squarciò come se un fulmine m’avesse trapassato, ma lei continuò: 

“Sceglierà se riportare in vita te…o salvarmi dal gelo dell’inverno e farmi rivivere!”Non volevo ascoltarla! Non poteva essere vero! Urlai, o almeno credo, e quando aprii gli occhi eravamo entrambe davanti a Helk. La donna si avvicinò a lui e disse “Dobbiamo discutere di una cosa importante!”  Non potevo ascoltare un discorso così pietoso e scappai fuori.

 

Visitai la mia casa, per l’ultima volta e mi distesi sul letto che tante volte m’aveva ospitata ed offerto ristoro. Non avevo possibilità di tornare in vita e lo capivo bene. La sua sposa doveva tornare, pregai per loro, mentre sentivo la rabbia crescere…tirai un pugno violentissimo al muro, mi feci un male cane e la mia pelle cedette, si aprirono cento e mille taglietti…  Fu la gioia più grande che avessi mai provato!

 

Ero viva! Non sapevo né perché né come, ma ero viva!!! E questa era l’unica cosa che m’importava!! Corsi alla casa del comandante, senza neanche rendermene conto…tutta la gente mi seguiva con lo sguardo pieno di curiosità…ma all’uscio mi fermai…non ero sicura di voler sapere se Helk aveva rinunciato a Kyra per me…non poteva averlo fatto! Forse era stato un veleno che dava una falsa morte…sì…doveva essere stato sicuramente così!!! A quest’ora Helk era nella sua terra con la donna che amava!!! Era così! 

O non? Per la prima volta vacillavo…e dissi piano “Helk…non so cosa hai fatto, ma se mi hai riportata in vita tu! Hai fatto una cosa stupida!!! Eppure…grazie; grazie mille!”  Immaginai di saltargli al collo e di non lasciarlo più andare finché il sole non fosse tramontato…ma d’altro canto, desiderai che la sua Kyra gli fosse accanto…aprii la porta e varcai la soglia. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 8

 

HELK

 

Quella mattina, quando la luce del giorno, che filtrava tra le fessure delle imposte, mi ebbe svegliato, ero rigido ed anchilosato, avevo passato la notte a dormire seduto, con la testa posata sulle braccia incrociate sul tavolo.

 

Mi fu difficile emergere da quel sonno profondo e riordinare le idee.

 

Cosa mi era capitato? Perché mi ero addormentato così? Poi i ricordi iniziarono ad affiorare, la lunga cavalcata nella notte, alla ricerca di una risposta ai miei problemi! Il combattimento con l’Angelo Oscuro in difesa di Clary! Il ritorno alla città! Ma non ricordavo quello che era successo dopo aver messo la ragazza a letto ed essere rientrato in casa. 

Ora nella mia mente, si affacciava prepotentemente il viso di Clary, provocandomi un turbamento che non avevo più conosciuto da diversi anni…  Durante il combattimento, la mia preoccupazione, oltre evidentemente difendermi dagli attacchi del demone, era quella di proteggere Clary, non avevo tempo per pensare ad altro.

 

A pensarci bene, il mio avversario si accontentava di tener Clary a bada, i suoi colpi erano misurati, era palese che egli non voleva né ucciderla e neanche ferirla, voleva catturarla indenne, si limitava a divertirsi, riducendo i suoi vestiti a brandelli, fino a quasi spogliarla completamente, ma comunque lei mi era di aiuto, riusciva in qualche modo a distrarre quel mostro.

 

Più tardi, quando Clary era caduta, come addormentata, l’avevo coperta con il mio mantello, distogliendo, per rispetto, gli occhi dal suo corpo. 

Il mio turbamento era iniziato durante il viaggio di ritorno verso la città; Clary, in uno stato di dormiveglia, si appoggiava sulla mia schiena e la sue braccia mi cingevano i fianchi, udivo il suono lieve del suo respiro sulla mia spalla.
Quando, giunti alla città, misi Clary a letto, il mio sguardo si fermò, riconosco più a lungo del dovuto, su quei elaborati disegni tribali che ricoprivano la sua schiena, e provai una strana emozione, dovetti farmi forza per non accarezzarla ed allontanarmi in fretta.

Ma il corpo ha le sue necessità ed il mio stomaco si faceva sentire, andai ad aprire la madia, c’era solo un pezzo di pane, cosi vecchio e cosi duro da sembrare un sasso, nella credenza c’era un pezzo di formaggio, ma durante la mia assenza, questo aveva fatto la felicità di una famiglia di topi, le mele erano raggrinzite ed ospitavano grassi vermi e per finire, il vino, nella brocca, era diventato aceto, tutta roba da buttare! Però il mio problema sussisteva, decisi di andare da Krisal. 

Mentre percorrevo le vie della città, diretto alla taverna, notai che c’era qualcosa di strano, gli uomini mi salutavano con una cordialità inusitata e le donne accompagnavano i loro saluti con un bel sorriso, ero meravigliato, solitamente la gente mi tratta con cortesia, che a volta mi sembra più formale che reale, invece ora era diverso, perché? 

La taverna era quasi vuota, solo un gruppo di amazzoni Blu stava bevendo chissà quale infuso, mi salutarono allegramente, ed alcune mi sorrisero in modo un po’ sfacciato, ed io ero sempre più perplesso.Poi arrivò Krisal a portarmi vino, pane e formaggio, mi salutò con gentilezza, come era solita fare.

 

“Buongiorno Helk! Come stai questa mattina? Bene spero…oh! Dimenticavo! Auguri!…siete splendidi!” si allontanò, lanciandomi uno di quei suoi sguardi assassini. 

Ad un tratto, la verità mi apparve! Come potevo essere così stupido, da non capire? Semplicemente, agli occhi dei Betunini, la mia supposta relazione con Clary, mi rendeva più umano, ero uscito dalla mia corazza di riservatezza per scendere al livello dei comuni mortali! Così mi giudicavano i Betunini.

 

E va bene! che pensino quello che vogliono! Però questa situazione andava chiarita, in un modo o nell’altro, al più presto, nell’interesse di Clary stessa, così terminai il mio pasto e mi affrettai verso casa per prendere una decisione. 

Trovai una sorpresa…la porta era stata aperta, c’era qualche d’uno in casa…   

 

 

 

 

 

Capitolo 9

 

CLARY

 

Entrai in casa senza fare rumore, mi pareva di vivere un sogno e di varcare una soglia che, in qualche modo, non dovevo toccare…Helk non c’era. Aveva perciò fatto la sua scelta, e non ero io. 

Era giusto così, ed ero felice per lui e per Kyra, se lo meritavano. Dopotutto l’amore doveva per forza trionfare, non era così??? 

Ed allora, perché ero infelice?? Mi sedetti su una sedia, abbandonando il corpo stremato dalle mille fatiche! Da quando conoscevo il comandante, non mi erano successe altro che terribili avventure, avevo combattuto talmente tanto che…un momento! Rividi mentalmente il combattimento che avevo fatto nella foresta, il primo, e poi quello contro un Angelo Oscuro, mi ero illusa di aver combattuto con le mie forze, eppure solo ora vedevo quel braccio forte che mi proteggeva, le mani che mi coprivano le spalle, la schiena che offriva riparo mentre avanzavamo nelle tenebre, vedevo la spada che, al sole brillava lucente e chi l’impugnava guardarmi con occhio vigile. 

Quei pensieri mi provocarono una ferita tale da togliermi il respiro per alcuni secondi, allora mi voltai e chiusi ogni luce che proveniva dall’esterno, avevo bisogno di chiudermi in me stessa per qualche istante. 

Ed apparve il comandante davanti a me, in fondo alla stanza.

 

M’avvicinai piano, piano, tremando nel cuore e mi rivolsi a quell’immagine che la mente si era creata, cosi nitida da parer vera “Helk, amico mio!” cominciai tremante “mi son ora accorta di quanto tu vali per me, quanto mi hai protetta e di questo non potrò mai perdonarti, hai ferito il mio orgoglio e mi hai fatto sentire davvero al sicuro, anche senza magari saperlo, non avrò mai il coraggio di fissarti davvero nei tuoi occhi grigi e dirti che ti ho voluto bene, che mi hai dato tanta voglia di vivere quando potevo magari farla finita a salvarmi l’anima, nel paradiso degli eroi…un posto in cui non tornerò mai più, perché solo Deniv con il suo amore ha saputo portarmi là, il suo sacrificio è stato grande, ma io volevo tornare, dovevo vivere ancora e rivedere te.”  Sospirai mentre guardavo il viso impassibile dell’immagine mentale e continuai a parlare “Ed ora non avrò neppure la possibilità di dirti addio Helk! È giusto, la tua felicità, anzi la vostra, ve la siete meritata. Io ti saluto col pensiero e chiudo la mente ai sentimenti che riaffiorano guardandoti ora, nella mia testa. Ti saluto come due avversari si salutano, come una sorella saluta un fratello, ma non avrò il coraggio di farlo come una donna saluta il suo uomo, perché la tua felicità non dovrà mai essere toccata, e di questo, amico mio, mi occuperò personalmente, poiché nessuno deve neppure sfiorarvi se non vorrà andare contro la mia lama. Te lo prometto, caro Helk, sii felice per sempre!”  Misi un piede davanti all’altro, ancora una volta, senza che potessi fermarli. Ero ad appena una spanna dal viso del comandante, vedevo con tale precisione i suoi lineamenti, i suoi occhi. Allargai le braccia e le serrai al collo dell’uomo. M’avvicinai con tutta me stessa ed assaporai lunghi istanti, chiudendo gli occhi sulla sua spalla. 

Poi rialzai il viso e, abbassandogli la testa con le mani lo baciai sulla fronte, accarezzando i capelli, poi capii cosa stavo facendo. Ero un amazzone e lo spirito guerriero tornò ad incatenare i miei sensi.

 

Mi girai di scatto, pensando all’allenamento che dovevo fare domani, per una giornata persa. Il sole era ormai da un pezzo tramontato e fuori pioveva a dirotto, strano che non me n’ero accorta prima, come la prima sera dell’incontro con il comandante dei guerrieri di Tahar, m’avviai alla porta, ma qualcosa mi strinse il polso, voltai la testa. 

Helk mi aveva afferrato il polso, non so per quale sortilegio, come lui abbia potuto arrivare, ma l’immagine che avevo creata era lui davvero, ed ora mi fissava serio. 

La giovane amazzone rimase gelata da questo prodigio, si girò ed aspettò, qualsiasi cosa dovesse succedere, forse un’ultima battaglia con quell’uomo, prima di dirgli addio, poi forse avrebbe trovato la forza per guardarlo una volta per tutta nei suoi occhi profondi, anche solo per un ultima volta. 

 

 

 

 

 

Capitolo 10

 

HELK

 

Con prudenza, non sapendo cosa aspettarmi, il ricordo dell’Angelo maledetto e l’avvertimento di Kyra, erano impressi nella mia mente, spinsi l’uscio ed entrai in casa, la mano sull’elsa della spada, pronto ad affrontare un eventuale nemico. 

Mi fermai sorpreso, nella penombra distinguevo chiaramente Clary, era lì, seduta, ad occhi chiusi, sembrava in trance, le lacrime scorrevano lentamente sul suo bel viso, nel suo sogno stava parlando, prestai ascolto alle sue parole e sussultai, si rivolgeva a me!

 

Rimasi in silenzio ad ascoltare, mi si struggeva il cuore nel sentire quanto mi diceva, mi veniva da stringerla fra le mie braccia per confortarla, per rassicurarla, per farle sentire il mio bene.

 

Ad un tratto, Clary si alzò dalla sedia, mi guardava, ma il suo sguardo era vuoto, come se fosse in uno stato d’ipnosi, ebbi l’impressione che non mi vedesse, per lei non ero presente, lei vedeva un immagine, non una persona reale, mi venne vicino e mi buttò le braccia al collo, appoggiando il capo sulla mia spalla. 

Clary mi si stringeva forte, sentivo il suo corpo aderire completamente al mio, non osavo muovermi, nel timore di spaventarla e di vederla fuggire, stavo fermo, con le braccia penzoloni e pregavo la Dea-Madre e tutte le dee di Betunia, perché fermassero il tempo.

 

I minuti scorrevano veloci e l’incanto si rupe, Clary si scostò, trattenni il fiato, cosa sarebbe successo? Sarebbe andata via? Ma no! mi prese il viso fra le mani e mi fece abbassare la testa…mi baciò in fronte, passando la mano nei miei capelli…poi improvvisamente si allontanò e voltandosi di scatto si diresse verso l’uscio. 

Non era più tempo di tergiversare…ora o mai più…se la lasciavo andare l’avrei persa per sempre…allungai la mano e le afferrò il polso. 

Clary sgranava gli occhi, incapace di muoversi, come pietrificata, sembrava che guardasse un apparizione e non un uomo i carne ed ossa, l’attirai a me, eravamo così vicini che i nostri visi quasi si toccavano, mi chinai e deponi un leggero bacio sulle sue labbra, la sentii fremere, come se fosse divisa fra il desiderio di arrendersi e la fierezza della guerriera che vuole sempre e solo combattere. 

Il rumore della pioggia, che cadeva a scrosci sul tetto, copriva il suono lieve dei nostri respiri

 

 

 

 

 

Capitolo 11

 

CLARY

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Helk mi guardava serio…cosa cercava nei miei occhi? 

Il mio polso era ancora nella sua mano. Abbassai lo sguardo e lo rivolsi a quella scena per lunghi istanti…poi riportai i miei occhi sul suo viso e girai la mano, prendendo la sua. Sfiorai le dita con leggerezza e tranquillità e disegnai cerchi sempre più piccoli sul palmo…fino a fare un piccolo puntino con il mignolo, sempre fissandolo ma non vedendo quanto era davanti a me…ero da qualche altra parte, con lui, non so dove. 

Poi, egli abbassò il viso e mi baciò, piano, piano. Non seppi dire che bacio era…forse simile a quello che si da sui petali di un fiore per non rovinarlo. Chiusi gli occhi e, sentii un fulmine, non so se dentro di me o fuori, nella città. 

In me la giovane amazzone urlava! Ma la piccola donna slegava piano le mani ed i piedi…voleva, voleva essere libera!! 

Staccai la testa. Volevo chiedergli un sacco di cose, ma avevo la mente così confusa che le parole mi parevano davvero fuori luogo…il mio viso s’avvicinò a lui…le mani sfioravano le spalle e la schiena muscolosa. Le sue mani si posarono sui miei fianchi e mi strinsero di più…accostai il mio corpo al suo, come sfinita da un terribile combattimento. Lui s’appoggiò al muro ed io m’abbandonai tra le sue braccia ancora un po’. 

Venne però il momento di svegliarsi…non potevo stare cosi ancora un secondo di più. Avevo paura, una paura strana, paura di provare sentimenti troppo umani. 

“Ed ora??”  Lui non rispose, poi m’indicò la porta “Ancora tutti là fuori immagino!”  Sorrisi maliziosamente, guardandolo con uno sguardo tra il divertito ed il dispettoso “E facciamoli aspettare!!”  M’avvicinai alla finestra in cima al muro, era abbastanza grande perché una persona adulta ci potesse passare. M’arrampicai e sgusciai facilmente, poi passò Helk. Non pioveva più, ma il cielo si era fatto scuro. 

Helk si girò un attimo per controllare l’altra facciata della casa ed io gli guardai le spalle, poi lo spinsi e poco ci mancò che battesse il viso sulla pietra, si girò di scatto. 

“Ma che fai??”  M’avvicinai, e posando il viso al suo orecchio “Ti ricordi?? Mai abbassare la guardia, comandante Helk!!”  Risi divertita, e lui sorrise ma mi prese per le spalle, in una presa terribile, dandomi un bacio sfuggevole sulla guancia.

 

“E tu non sfidarmi Clary, amazzone di Amaranti!”Sgusciai da lui e mi misi a correre ma egli fu presto accanto a me. Correva come un diavolo! Ogni tanto dimenticavo di non aver più la ali e provavo a spiccare il volo, ma sorridevo quando ricordava la mia mortalità, ed ero felice di esserlo!!! 

Ogni tanto mi gettavo su di lui e rotolavamo al suolo…tenendoci stretti per immobilizzarci a vicenda, ma la sua micidiale tecnica era fronteggiata dalla mia velocità e mi rialzavo per correre ancora più veloce. 

Finché mi fermai…avevo trovato qualcosa di meraviglioso! Era orami notte, ma la luna, nel suo massimo splendore, illuminava tutto a giorno ed un lupo (il mio animale guida) risplendeva alla luna, ululando…poi vidi che erano due, un maschio nero ed una femmina bianca come la neve, ed ulularono assieme…il mio cuore parve vedere la luna candida che sorrideva poi si girò verso di me e disse “Piccolina!”  M’inchnai “Madre!”  “Alzati, mia dolce goccia di rugiada! E siì felice, hai sopportato molto, e sopporterai ancora tantissimo…sono fiera di te! Non ho mai saputo proteggerti come avrei dovuto…”  “Ma che dici madre mia??”  “Lasciami finire ti prego! Quello che dico è vero! Ma ora sei grande, ti proteggerai bene da sola e vedo che c’è chi sa anche vegliarti dove tu non riesci!”  Era arrivato anche Helk che guardava Madre Luna con sorpresa, lei sorrise “Salve, Helk, quante volte t’ho visto combattere sotto la mia luce? Ora ascolta bene quanto devo dirti…”  Non sentii più, perché Madre Luna mi infuse il sonno nelle narici e m’accasciai al suolo. 

“Parla Luna, ti ascolto.”  “Stai attento con mia figlia, uomo, non farle del male e pensa bene cosa fare quando si sveglierà…sei ancora in tempo per lasciar che quello che è stato rimanga un ricordo annebbiato nella sua mente…non farle del male! Non ti darò pace se lo farai! Pensa bene a quello che le dirai quando la mia piccola guerriera si sveglierà! Bada bene tu…”  Poi tornò nel firmamento di pece ed io mi risvegliai appena lei girò il capo, fissai Helk…aveva un espressione cupa in viso 

Mi rialzai e rimasi ad aspettare…mentre i due lupi ululavano ancora alla Madre Luna. 

 

 

 

 

 

Capitolo 12

 

HELK

 

Oramai avevo compiuto il passo, Clary non poteva più dubitare, aveva capito le mie intenzioni…la fissavo serio, cercando di capire i suoi sentimenti…aspettavo con ansia…sapevo che il mio, o meglio il nostro futuro, si sarebbe deciso ora…tutto era nella mani della ragazza…avrebbe vinto la donna oppure l’amazzone??? La lotta era incerta, perché lei aveva abbassato il capo e pareva assorta nei suoi pensieri…il tempo passava e mi sembrava interminabile…di nuovo invocai la Dea-Madre e tutte le dee di Betunia…improvvisamente Clary alzò il viso e mi fissò, diritto negli occhi, poi senza abbassare lo sguardo, liberò il polso dalla mia stretta, mi prese la mano destra e la girò col palmo in su…con la punta dell’indice, iniziò a tracciare dei ghirigori sul palmo aperto…era una carezza gentile, addirittura lieve ed allo stesso tempo bruciante…quando sentii l’unghia del mignolo premere al centro, mi parve di essere stato marchiato a fuoco…era il contatto, allo stesso tempo, più infantile e più erotico che avessi mai provato. 

Non volevo aspettare oltre, presi il suo viso fra le mani e la baciai piano, molto piano…un bacio lungo, assieme tenero e sensuale, la sentii irrigidirsi per un istante, poi si abbandonò e ricambiò il mio bacio…era una cosa sconvolgente, come se fossimo stati colpiti da un fulmine, le nostre labbra erano letteralmente incollate…non esisteva più niente…eravamo soli, fuori dal mondo. 

Alfine ci staccammo; ci mancava il fiato…ci guardammo senza parlare…probabilmente nessuno dei due sapeva cosa dire…c’erano tante cose da chiedere o da confidare…ma non trovavamo le parole appropriate…in certe circostanze nessuna parola è adatta ed il silenzio dice molto di più. 

Mi appoggiai al muro, posai le mani su i suoi fianchi e l’attirai a me, stringendo forte…sentivo il suo corpo aderire completamente al mio, le sue mani sulle mie spalle, sulla mia schiena e la sua testa appoggiata sul mio petto, la sua pelle sapeva d’erba e di fiori, ed io m’inebriavo respirando il suo profumo. 

Dopo un lungo momento, Clary si staccò e mi guardò, come impaurita, mi chiese “Ed ora! Che ne sarà di noi?”  Era la domanda che non mi ponevo neanche, nessuno mi avrebbe tolto Clary, avessi dovuto sfidare l’intero esercito Imperiale, ma lei aspettava la mia risposta. 

“Sono ancora lì fuori ad aspettare, immagino!”  Clary si rasserenò a quel pensiero, sorrise maliziosamente “Lasciamo che aspettino!”  Uscimmo dalla finestra posta sul retro della casa, non pioveva più e si era fatto notte. Mi girai per controllare che non ci fossero occhi indiscreti, ed Clary, birichina, né approfittò per darmi una bella spinta che, quasi mi mandava a gambe all’aria. 

“Ma che fai?” chiesi, e lei avvicinando la bocca al mio orecchio, mormorò, in tono scherzoso “Non ti ricordi? Caro comandante, mai abbassare la guardia, l’hai detto tu!”  Non potai fare a meno di ridere, l’afferrai per le spalle e dopo averla baciata, le risposi “Non sfidarmi! Signora amazzone di Amaranti!”  Scappammo di corsa, diretto verso un punto della cinta muraria della città, facile da scavalcare; lo conoscevano tutti, ma neanche sotto tortura, uno avrebbe ammesso di averne usufruito, perché da lì, amazzoni e guerrieri, si allontanavano di nascosto per andare in quel luogo di perdizione, chiamato Lupanaria.

 

Scavalcammo le mura e ci dirigemmo verso l’aperta campaAmaranti, correvamo; lei mi si buttava addosso, oppure scappava, ci inseguivamo e, quando ci raggiungevamo, ci rotolavamo nell’erba ancora bagnata dalla pioggia…io tentavo di baciarla e lei tentava d’evitare la mia bocca, finché mi prendeva il viso fra le mani e le nostre labbra s’incontravano…lasciandoci senza respiro e poi il gioco ricominciava. 

Poi successe un fatto straordinario, due lupi, uno bianco ed uno nero, urlavano alla luna, Clary si fermò, come se avesse raggiunto una meta ed alzò il viso verso la Signora della notte.

 

Sentii distintamente la voce che chiamava la mia compagna “Piccolina!”  Clary s’inchinò e rispose “Madre!”  Dopo l’incontro con l’Angelo dannato, le strane cose che succedevano frequentando Clary, non mi stupivano più, quindi rimasi a guardare in silenzio il colloquio che si svolgeva sotto i miei occhi, poi, sempre in silenzio, mi avvicinai. 

Quello che successe allora era ancora più sconvolgente, la Signora della notte mi si rivolse, mi salutò e mi raccomandò di prendere cura di sua figlia e di non farla soffrire; perché in tale caso, sarei andato incontro alla sua vendetta.

 

Non so per quale prodigio, ma Clary, benché presente, non sentii i nostri discorsi.

 

Clary uscì dal suo torpore e mi guardò, mi vide serio ed allarmata, chiese “Cosa succede?”  “Niente di particolare, ho ascoltato le raccomandazioni di quella, che pare diventerà mia suocera.”  Le passò il braccio attorno alla vita per attirarla contro di me e dissi “Vieni tesoro! Dobbiamo cercare un riparo per la notte, perché con quella massa di curiosi che assedia la mia casa, non possiamo pensare di tornare indietro, domani mattina andremo insieme a fare colazione alla taverna, da Krisal, ed al primo che apre bocca, gli caccio la mia spada in gola, poi parleremo con Rakel ed andremo al tempio per sposarci!”  Clary alzò il viso, era trasfigurata, era resa ancora più bella dalla felicità, ma subito si fece seria.

 

“Ma come faremo? La comandante….. 

Non le lasciai terminare la frase e dissi “Ad Ambra, ci penserò io! Sono un suo pari grado, probabilmente, ben sapendo che non rifiuterò, vorrà qualcosa in cambio, ma non si opporrà.”  Riprendemmo il nostro gioco, fatto di fughe, d’inseguimento, di baci e di carezze, finché giungemmo ad una fattoria isolata. 

I contadini, ai quali chiedemmo ospitalità per la notte, rassicurati dalle nostre divise, ci accolsero con cordialità, invitandoci a dividere il loro pasto serale, zuppa di faro e verdure, pane, formaggio e

vino.

Dopo quella cena rustica, la moglie del fattore, una donna di mezza età, dal viso allegro, sorridendo maliziosamente, trascinò Clary in una stanzetta adiacente per prepararci un letto.

 

Quella notte, spossati, più dalle emozioni che dalle fatiche, per la prima volta, dormimmo abbracciati nello stesso letto.

 

Alla mattina, salutammo quella brava gente, alla quale lasciai, benché rifiutassero, un paio di monete d’argento, e ci avviammo verso la città. 

Le amazzoni di guardia alla grande porta, ci guardarono stupite, ci salutarono con circospezione e ci lasciarono passare…però, a mano a mano che proseguivamo verso la taverna, il numero dei curiosi aumentava. 

Clary era tesa come la corda di un arco, finché sulla piazza, incontrammo un gruppo di amazzoni che, vedendoci tenerci per mano, si misero ad applaudire ridendo e gridando ‘Brava Clary! Così si fa!” immediatamente sentii che lei si rilassava. 

La notizia del nostro arrivo ci aveva preceduta, e trovammo la taverna di Krisal, insolitamente affollata per quell’ora del giorno, c’era di tutto, amazzoni e guerrieri, maghi e streghe, artisti e perfino Rakel la Somma Sacerdotessa e Kassy la mercante. Tutti ci salutarono cordialmente e non si sentì alcun commento malevole. 

Krisal venne personalmente a servirci e Doran, il mago burlone, quello che le sta perennemente appiccicato alle sottane, si degnò di venirci a salutare con parole di congratulazione e d’amicizia. 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 13

 

CLARY

 

Sentivo il respiro della terra nel vento che mi attraversava, nelle foglie che cadevano e le acque del fiume che cantavano…cosa mi stava succedendo? 

Helk mi prese per la vita e mi perdetti ancora nei suoi occhi grigi.

 

“Ora cerchiamo un rifugio per la notte tesoro, che domani andremo assieme alla taverna, e poi da Rakel a sposarci…”  Un fulmine cadde nel mio cuore, spezzandolo in mille scintille e facendomi fremere tutto il corpo.

 

Lo guardai e cercai di capire perché voleva sposare una semplice amazzone come Clary.

 

Riprendemmo i nostri giochi da fanciulli, mentre la Luna segnava la nostra via.

 

Ci fermammo davanti ad una casetta quasi nascosta nella piccola radura.

 

Bussammo e ci aprì un contadino dall’occhio inquieto, che, diffidente, ci bloccò e chiese chi fossimo, poi vide le nostre divise e si mise a ridere, facendoci spazio per entrare. 

“Manha, guarda chi viene alla nostra porta!! Un guerriero ed un’amazzone!! Volete qualcosa da mangiare? Un posto da dormire? La nostra casa è la vostra!!”  La donna si mese a ridere “Lasciali parlare, scusate mio marito figlioli, prego, prego!”  Mi guardai attorno: era una casetta molto graziosa, benché povera. Tutto era disposto con minuziosa cura e gusto; la donna però, Manha, attirò in particolare mode la mia attenzione.

 

Era una donnona grande come suo marito ed io mi sentivo piccina a suo confronto. Teneva i capelli neri in una crocchia ed indossava delle vesti modeste ma pulite. Ispirava allegria ed orgoglio, e per questo mi piacque subito. Consumammo con loro un pasto umile ma delizioso, poi Helk ed il fattore rimasero attorna al tavolo, discorrendo della guerra ormai cosi vicina, mentre io e Manha andammo in un’altra stanza. 

La donna si diresse ad un baule ed estrasse una veste bianca e soffice, sembrava seta, mi meravigliai che una famiglia povera possedesse un tessuto tanto prezioso, me la porse assieme ad un biglietto.

 

“E’ venuto un uomo, due mesi fa e m’ha detto di consegnare questo alla prima amazzone che si fosse presentata alla mia dimora, ha detto anche che non potevo sbagliare, l’amazzone avrebbe avuto una piccola cicatrice sul braccio sinistro.”  Ero io, annuii e lessi il foglietto, su cui era scritto in calligrafia minuta e precisa.

 

Ciao piccola Clary,

 

Questo è tuo, era di tua madre, ora appartiene a te. Ne era orgogliosa quindi trattalo con estrema cura. Un giorno, forse non lontano, potrai vedermi di persona ed allora capirai molte cose del tuo passato.

A presto piccola amazzone, continua la tua strada.

 

Tutto qui!! Sentiì la rabbia crescere in me e gettai il foglietto nel camino. Volevo buttare nelle fiamme anche il bellisimo abito, ma Manha mi prese il braccio e m’obbligò a guardarla negli occhi. 

“Ora signorina, non osare fare questo ai miei occhi! È un affronto e non so cosa ci sia scritto nel foglio, ma adesso indosserai quell’abito ed andrai a dormire, ci siamo intese?”  Non osai ribattere,; il suo sguardo era di fuoco e le sue parole forti, ma dolci allo stesso tempo, come potevo non ascoltarle?

 

Mi spogliai dell’armatura e misi la veste candida, che m’accarezzava i fianchi ad ogni movimento. Poi me fece sedere e, prese due ciocche le intrecciò, legandole tra loro con un nastro bianco. 

Il contadino ed Helk bussarono alla porta ed entrarono. Rimasero di sasso ed io mi sentii arrossire…presi la spada ed il fodero e me lo allacciai alla schiena. 

“Ora va meglio!’ dissi tranquillizzandomi. 

Manha, divertita, sospirò “Ahhhh queste amazzoni!!! Tenti di trasformarle in fanciulle e sporcano la seta pura con le spade come se nulla fosse?”  Helk sorrise ed il fattore scoppiò in una franca risata. Andammo al giaciglio, che Manha, dandoci un’occhiatina maliziosa, ci aveva preparato. 

Passai la notte senza incubi né sogni particolari, sentivo il braccio di Helk passarmi la vita, ed il suo respiro sul mio capo, in quell’istante non avevo più timore di nulla. 

Non era ancora chiaro che mi svegliai. Mi girai a guardare il viso dell’uomo che dormiva tranquillo accanto a me, era così sereno. Gli diedi un bacio sulle labbra calde e sgusciai fuori dal suo abbraccio. 

Mi rivestii e feci un fagotto della veste. Poi m’accorsi che Helk s’era svegliato e, sorridendo, mi guardava la schiena, mi girai di scatto e saltai sopra di lui. 

“Buon giorno!!”  Lui si riprese un attimo e disse “Ciao! Andiamo ad allenarci?”  Era la prima volta che m’allenavo all’aurora con un’altra persona, in quell’ora non eravamo più l’uomo e la donna che s’erano abbracciati e baciati il giorno precedente, eravamo due guerrieri e solo questo importava. 

Salutammo i contadini e tornammo sui nostri passi. Arrivammo alla città ed ero tesa a dir non poco. Non sapevo che voleva dire tornare a casa mano nella mano con un uomo, tanto più comandante!! Appena entrata alcune amiche s’avvicinarono Jary, Isal ed altre amazzoni mi batterono le mani sulla spalle e mi calmai. Le mie amiche non avevano deluso! 

Andammo da Krisal, nelle taverna, ed avemmo l’amicizia di tutti. A me questo trambusto imbarazzava parecchio. Non era abituata, a volte mi sentivo solo un ombra nella città, e la cosa 

che m’importava era combattere, andare a ricercare guerre ed avventure, ora era diverso, avevo paura che arrivasse la guerra. Strinsi la mano di Helk e non chiesi nient’altro che averlo al mio fianco, quando lotterò per il bene di Betunia, pur sapendo che non era possibile tanto, ed il mio cuore si riempii di tristezza, forse era meglio parlare con lui prima che la pacifica vita venisse capovolta dagli eventi. 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 14

 

HELK

 

Nella taverna c’era un gran viavai di gente, credo che tutti gli abitanti dalla città ci passarono quella mattina, e quelli che non vennero, non lo fecero, soltanto perché impediti da affari urgenti da sbrigare, o perché assenti, oppure perché la loro dignità non consentiva di mostrarsi così interessati ad un legame sentimentale tra un guerriero ed un’amazzone. 

Clary mi stringeva forte la mano e credo che, lei avrebbe voluto trovarsi in un altro luogo, ma sembrava impossibile liberarci dall’assedio degli amici, perché ora eravamo venuti allo scoperto, tutti volevano appagare la loro curiosità, come e quando era incominciato? Come intendevamo regolarci per il futuro, ecc., nessuno si azzardava a fare domande dirette, ma qualche ammiccamento o domandina dall’apparenza innocua c’era pure sempre. 

Dopo un po’, sempre guardata a vista da Doran, Krisal venne a sedersi al nostro tavolo, ci guardò con un sorriso amichevole e disse “Helk, amico mio, sono contenta di vedere che hai trovato chi ti vuole bene, e tu Clary, tieni te lo stretto, perché non mancheranno le concorrenti, pronte a sostituirti.”  In effetti, ad osservare la folla dei presenti, mi rendevo conto di essere l’oggetto dell’invidia di molto giovani guerrieri, così come Clary era invidiata da diverse giovani amazzoni. 

Dopo un attimo di pausa, Krisal riprese “Ed ora cosa farete? Vivrete assieme o continuerete a frequentarvi restando ognuno a casa propria? Sarà meglio che lo diciate subito, perché nessuno se ne andrà via senza sapere queste cose.”  Guardai Clary cercando di capire i suoi pensieri, senza però spingermi a leggere la sua mente; notavo una certa ansietà nel suo sguardo, come se avesse temuto di sentire la mia risposta, le rivolsi un sorriso d’incoraggiamento e tornai a guardare Krisal. 

A voce alta, perché tutti mi potessero sentire, dissi “Madonna Krisal, lo sai benissimo che non sono nato qui, quindi sono cresciuti fra gente che, in fatto di rapporti fra uomini e donne, ha costumi ed opinioni diverse di quelle degli Betunini. Il mio popolo non attribuisce a nessun dei due sessi un primato sull’altro, godono di pari dignità, diritti e doveri; i costumi sono piuttosto rigidi in materia di rapporti sentimentali, e si considera estremamente disdicevole il fatto che un uomo ed una donna stiano assieme senza prima essere andati al tempio per consacrare la loro unione. Io sono tuttora legato a questa visione del rapporto fra un uomo ed una donna, quindi intendo sposare Clary al più presto!”  La folla era ammutolita, i Betunini non trovavano niente di scandaloso nel fatto che Clary ed io fossimo amanti, lo sanno tutti che il corpo ha le sue esigenze e, visto che Lupanaria era stata distrutta, venendo così a mancare quella possibilità, tanto valeva fare le cose alla luce del giorno…ma il matrimonio fra un comandante ed una semplice amazzone!!! Questo andava oltre alla comprensione di molto dei presenti. 

Guardai Clary, ogni traccia di ansietà era sparita dal suo sguardo, sorrideva e, come sempre, quando il mio amore sorride, il suo viso sembra trasformarsi e lei diventa incredibilmente bella.

 

Dopo aver preso pubblicamente quest’impegno, pensavo di poter allontanarmi con Clary, ma non 

fu possibile, dovetti offrire da bere a tutti e credo che avrebbero vuotato la cantina della taverna, beninteso a spese mie, se Krisal non ci avesse fatto uscire dal retrobottega, prima di lasciarci andare, baciò Clary augurandole tanta felicità, poi mi baciò sulle guance, sotto lo sguardo perplesso di Doran.

 

Dovevamo fare diverse cose, Clary doveva presentarsi al suo reparto ed io dovevo occuparmi del mio, poi sarei dovuto andare a parlare con Ambra, la comandante delle amazzoni di Amaranti, ci serviva il suo consenso, avrei dovuto informare la Contessa Alyssia e soltanto dopo, avremmo potuto andare a parlare con la Somma Sacerdotessa Rakel, la quale sapeva già tutto, visto che era presente nella taverna, ma la richiesta della cerimonia del matrimonio doveva essere fatta seguendo le norme del buon comportamento.

 

Accompagnai Clary, fino a casa sua, poi uscii dalla città per recarmi al campo di manovra, dove i miei guerrieri erano impegnati nell’addestramento. Gli uomini mi fecero un accoglienza a dir poco, festosa, applausi, complimenti ecc., così mezza giornata era passata senza che avessi combinato niente; l’ufficiale più anziano, ad un certo punto, mi disse “Comandante, mangia un boccone con noi e poi vai ad occuparti dei tuoi affari privati, ci penseremo noi alle manovre, tanto fino a quando starai qui, gli uomini col pretesto di festeggiarti, non combineranno niente, sarà meglio che tu vada via.”  Accettai il consiglio e; dopo aver mangiato assieme ai miei guerrieri, me ne andai in cerca di Ambra, questa evidentemente sapeva già tutto, tutte le pettegole della città si erano scatenate, c’era già chi sosteneva di sapere cos’avremmo fatto in futuro, dicendo di averlo saputo da fonte certa. 

Ambra mi aspettava, come il predatore osserva la preda che si avvicina e, senza neanche lasciarmi il tempo di salutarla, mi apostrofò con aria beffarda “Ecco il conquistatore di ragazzine!! Ma Helk, cosa ti è passato per la testa? Con tutte le donne, belle e libere, di un rango sicuramente superiore a quello di Clary, ti vai ad impegolare al punto d’impegnarti pubblicamente a sposarla, ti sei forse bevuto il cervello? Io capisco che certe cose si possono dire sotto le coperte…chi non l’ha fatto? Ma dirle in pubblico!!! Ma vuoi proprio sposare quella ragazzina??”  “Anzitutto, buongiorno Ambra! Poi, non sono abituato a parlare per niente, se posso vantare una qualità, è quella di dire sempre la verità, anche se è scomoda! Quindi, ho detto di aver l’intenzione di sposare Clary e lo farò! Ed è per questo che sono venuto a trovarti, non vorrei crearti dei problemi e non vorrei neanche che tu me ne creassi!”  “Messo così, sembra che tu chieda il mio parere per pura cortesia, ed anche se dicessi di no, faresti lo stesso quello che hai in mente di fare, è così?”  “Più o meno!”  “Bene! almeno tu vai direttamente al cuore del problema, senza perdere tempo, ma io cosa ci guiadagno?? Niente! Anzi, perdo una giovane amazzone che promette bene, cosa mi offri?”  “E tu cosa mi chiedi?”  Ambra scoppiò dal ridere “Sempre di una franchezza brutale, manchi di diplomazia, mio caro! Ora ti dirò quello che voglio. Voglio una spada incantata, come la tua! Questo è il prezzo che pretendo per non portare il caso davanti alla Contessa!”  “Tu mi chiedi una cosa impossibile, che non sono in grado di fare…Ambra non mi lasciò finire la frase “Niente spada…niente sposa! È chiaro?”  “Ambra, tu parli senza sapere cosa dici, in primo luogo dovrei disporre di una fucina situata in un luogo a me solo conosciuto, l’incudine, il martello e gli altri attrezzi non sono un problema, ma oltre al ferro, dovrei procurarmi altri minerali, poi certe piante ed il legno di un albero che non ho visto crescere qui, ed infine non ho il potere di fare spade magiche per gli altri, anche se ti regalassi la mia, non ti servirebbe, perché è legata a me soltanto.”  “Fa mi una spada comunque, senza fare tutte quelle storie, non sarà magica, ma lo sapremo solo noi due, e prenditi questa ragazza, ma ricordati di non sparire assieme a lei, come avete fatto negli ultimi giorni, se mi serve, voglio sapere dove trovarla, e trattala bene, perché mi è utile solo se in buono stato!”  Così, almeno una faccenda era sbrigata, ora dovevo andare al Maschio ad informare la Contessa, quando al tramonto, arrivai di fronte a quella massiccia costruzione che è il cuore della città, mi accorsi subito, dagli sguardi un po’ ironici delle guardie che, anche lì, la mia visita non era imprevista. 

Alyssia, non mi fece aspettare a lungo e mi ricevette molto cortesemente, sapeva cosa volevo, ma finse di essere all’oscuro di tutto e mi chiese “Comandante; cosa posso fare per te? Solitamente non ricevo personalmente gli uomini, essi parlano con l’ufficiale che comanda la guardia del Maschio, la quale mi riferisce, ma per te ho voluto fare un eccezione, so che vieni da lontano, e qualcosa mi dice che eri una persona importante nella tua città, quindi ti ascolterò.”  Quando ebbi finito di parlare, Alyssia mi osservò con uno sguardo penetrante, come se volesse leggere nel mio cuore, poi sospirò e disse “Così ti sei impegnato pubblicamente a sposare questa ragazza, devi capire che per me questa è una situazione nuova, secondo i nostri costumi, sono le donne a scegliere il loro compagno e, veramente se nessuna ti ha mai scelto è dovuto al tuo carattere, ammettiamolo, burbero. Te lo dico francamente, più di un ufficiale, ed anche un paio di comandanti, avevano messi gli occhi su di te, ma i tuoi modi da misogino, scoraggiava ogni approccio, ed ora scopro che una piccola amazzone, senza né titolo, né prestigio particolare ti ha intrappolato. Sei sicuro di voler andare fino in fondo e legarti a lei per la vita?”  “Certo! Senno, non sarei venuto a disturbarti.”  Alyssia sorrise “Sempre molto diplomatico, eh, comandante! Comunque per me, se siete contenti tutti e due, sposatevi pure, ma spero che mi inviterai al pranzo di nozze. Dicono che sei un mezzo stregone, o che almeno possiedi certi poteri fuori dal comune, quindi non credo che avrai dei problemi ad affrontare le spese del matrimonio. Vai pure comandante e porta i miei auguri alla sposina.”  Così, la Contessa mi congedò, quando la notte era già scesa da tempo.

 

Era troppo tardi per andare al Tempio e, vista l’ora, non osai neanche andare in cerca di Clary, malgrado lo desiderassi vivamente, ma ero trattenuto dal timore di trovarla addormentata e di disturbare il suo riposo. 

 

 

 

 

Capitolo 15

 

CLARY

 

La notte sopraggiunse beffarda sul mio corpo, che era disteso già da molto sul letto. La mattina, tornati a Kerkos, avevamo fatto colazione da Krisal, poi Helk era dovuto andare dai suoi guerrieri ed io tornai a casa, pensando a cosa fare.

 

Ma quando tutto fu oscuro, capii che lì non era il mio posto, quel letto non era più il mio guanciale, le coperte non proteggevano più dal freddo. Presi la spada e corsi fuori. Avevo i piedi nudi e correvo veloce attraverso la piazza, fino ad arrivare a quella casa che cercavo, mi fiondai dentro andando diritto in camera da letto. Il comandante era di schiena, seduto sul letto, non m’aveva sentito entrare. Lo guardai con paura ed un sentimento nuovo, che mi squarciava il petto, vidi con orrore che affilava la sua spada. 

“Ed allora giunto il momento di separaci Helk?”  Si girò di scatto e sorrise “Clary…  Non lo lasciai finire “Sei il mio Angelo e ti sto per perdere vero? La guerra ci porterà lontani ed io ti perderò…senza riuscire a dirti…”  Si alzò in piedi ed io m’avvicinai a lui, quasi correndo, mentre il cuore mi batteva all’impazzata…presi la sua testa e lo baciai furiosamente. Poteva essere l’ultima volta che l’avrei fatto. Con la mia lingua sfiorai la sua e venni catapultata in un universo differente, oltre i confini del mondo…avevo tanta carica nel cuore e lo abbracciai con tutto il corpo. Le mie mani correvano veloci, accarezzando la sua schiena, tutta la spina dorsale, il capo, si fermavano a pugno sul suo petto. Staccai a malincuore la mia bocca dalla sua e ricacciai in me le lacrime.. 

Lui mi prese le spalle e mi strinse a sé, m’accarezzò dolcemente su tutto il corpo ed io gli baciai il collo, restando lì, assaporando ogni sensazione come l’ultimo dono. Non avevo mai pianto per un altro essere umano. Sentivo tutto il dolore mentre immaginavo scene di battaglie ed Helk che sfrecciava tra ribelli, mentre io tentavo di raggiungerlo e non potevo. 

Mi gettai sul cuscino del giaciglio stringendolo con le mani…finché mi voltai e visi il viso di Helk che mi fissava…i suoi occhi erano nei miei, le sue mani inchiodavano le mie al letto. 

“Clary…come puoi pensare quello che hai appena detto???”  Sembrava quasi arrabbiato con me.

 

“L’ho detto perché ci tengo a te e non voglio che nulla ti porti via!”  Le lacrime continuavano a sgorgare come un fiume in piena…ma non provavo vergogna, perché avrei dovuto? Implorai tutte le dee di prestarmi soccorso e darmi la forza, ero una guerriera dopotutto!! 

Ad un tratto ci fu un rumore di vetri rotti ed entrò nella stanza…Deniv, il mio amico! 

Ma notammo entrambi qualcosa che non andava…il suo sguardo era maligno…non mi riconosceva più.

“Clary…che hai fatto? Devi venire con me! Sono il tuo amico Deniv, fidati lo sai che puoi!”  Aveva rabbia nella voce.

 

“Addio, addio mio caro compagno, sei stato come un fratello per me, addio!!”  Mi s’avventò contro, ma Helk aveva già la spada pronta e lottarono con una forza spaventosa, erano così veloci che avevo paura di colpire il guerriero al posto del demone e rimasi a guardare, finché non sentii un urlo lacerante. Erano le loro voci unite in un unico grido di dolore. Si gettarono sul letto entrambi, toccandosi il torace. Deniv urlava continuamente. Presi la spada e lo colpii, una…due…tre volte, non la smettevo più. Ero una belve infuriata, che sfogava tutti i suoi tormenti del passato su quel corpo. Alla fine lo presi e lo gettai fuori, nella notte più oscura, senza una parola. 

Poi mi scaraventai sul corpo di Helk, si toccava un fianco e vidi tra le sue ditta scorrere del sangue, lui sorrideva “Certo che con te è impossibile annoiarsi!”  “E dai, dici che sono io che porto sfortuna?”  Strappai una striscia di tessuto e lo allacciai alla sua ferita, che per fortuna non era grave. Appena ebbi finito la medicazione m’accasciai sul suo corpo senza più forza. Non piangevo, anzi, sorridevo beata. Vidi che respirava appena, forse per non disturbarmi, posò un dito sul mio viso, accarezzandomi ed io giocai con i suoi capelli. Poi alzai la faccia. 

“Sei sicuro di volermi come sposa? Helk, pensaci davvero bene prima di dire una cosa così importante!”  Mi prese con forza e sentiì tutta la sua linfa in quella stretta, sentivo il suo corpo virile, sentivo il guerriero e la sua anima.

 

“Helk….”  “Clary…..”  Ci baciammo stringendoci ancora più forte.

 

Chissà quello che sarebbe stato di noi se la guerra ci avrebbe diviso, o se nel nostro destino le dee avevano scritto due storie intrecciate l’una all’altra. 

 

 

 

 

 

Capitolo 16

 

HELK

 

Rientrando a casa ero in preda alla più completa confusione, da una parte il cuore mi portava alla porta di Clary, dall’altra la ragione mi consigliava di comportarmi con rispetto verso la mia piccola “fidanzata”, seduto sul letto, incapace di decidermi in un senso o nell’altro, mentre affilavo la spada, ripensavo agli avvenimenti degli ultimi due giorni. 

I primi baci…la fuga nella notte…la cameretta dove avevano trascorso la notte abbracciati…quel ricordo mi fece tremare le membra…il ritorno alla Città e la taverna…l’amicizia di Krisal…il mio impegno di sposare Clary, assunto pubblicamente…e poi l’incontro con Ambra, quando avevo dovuto sopportare la sua ironia e sottostare al suo ricatto…la perplessità di Alyssia. 

Pensavo all’indomani, sarai andato a prendere Clary e poi saremmo andati all’ultimo incontro, quello decisivo, con la Somma Sacerdotessa Rakel, ma non prevedevo difficoltà. 

Il rumore della porta che si apriva mi fece voltare di scatto, e sorrisi, era giunto il mio amore, lei era stata più coraggiosa di me, non aveva temuto di affrontare il giudizio della gente e, visto che non mi facevo vivo, era venuta a cercarmi.

 

Era spaventata, fissava la spada con orrore e, quasi gridando, mi disse “Helk! È arrivato il momento di separarci?”  Cercai di calmarla e di rassicurarla ma lei non mi fece parlare, e riprese “Sto per perderti vero? La guerra ci separerà ed io ti perderò…senza averti detto…”  Lasciò il discorso sospeso e mi si buttò addosso, ci stringevamo, ci baciavamo, come se questo bacio fosse l’ultimo della nostra vita. Il mondo non esisteva più, eravamo soli con il nostro amore ed il nostro dolore, le sue mani correvano sulla mia schiena, sul mio collo, nei miei capelli, e le mie la accarezzavano il fianchi ed il busto. 

Improvvisamente Clary si staccò da me e, singhiozzante si buttò sul letto, la raggiunsi e fissandola negli occhi, dissi “Clary! Come puoi pensare di perdermi?”  Fra un singhiozzo e l’altro, lei, risentita, mi rispose “L’ho detto perché ci tengo a te…non voglio che nulla ci separi!”  Poi successe un fatto straordinario, i vetri della finestra volarono in mille pezzi e nella stanza apparve un Angelo Oscuro che volevo portare via la mia Clary, scambiarono alcune brevi parole ed il demone si avventò su di lei.

 

Ma io ero pronto a difenderla, avevo chiuso la mia mente e la spada lanciava i suoi bagliori, il combattimento fu breve ma terribile, mi trovavo di fronte ad un avversario di tutto rispetto, e credo che se non fosse stato per la magia della spada, egli mi avrebbe soprafatto, perché la mia sola abilità di spadaccino non sarebbe bastata a tenerlo a bada.

 

Affondai la lama, quasi fino all’elsa, il mostro si fermò sorpreso, non se lo aspettava, si credeva al riparo dei miei colpi, urlò di dolore, ma con un ultimo sussulto di rabbia, mentre estraevo la spada dal suo corpo, i suoi artigli mi squarciarono il fianco sinistro…lasciai cadere la spada…poi vidi Clary 

raccoglierla ed accanirsi come una furia su quel diavolo…questo non reagiva più…avevo smesso di lamentarsi…giaceva inerte…come morto…Clary lo prese per le ascelle e lo trascinò alla porta per buttarlo nell’oscurità della notte. 

Di corsa Clary era tornata da me per medicarmi, fortunatamente, il colpo era stato portato senza grande forza e la ferita era superficiale, le dissi “Clary, tesoro! Con te non ci si può annoiare, è impossibile!”  Lei mi lanciò uno sguardo preoccupato, poi rispose “Dai! Helk! Non dirmi che sono io a portare sfortuna!”  Le feci un sorriso e le accarezzai lievemente la guancia, di nuovo Clary riprese a parlare “Sei sicuro di voler sposarmi? Pensaci bene, il matrimonio è una cosa importante!”  Mi venne da ridere, l’abbracciai forte e ci baciammo fino a rimanere senza fiato. 

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Stringevo Clary a me, poi tra un bacio e l’altro, le dissi “Clary, amore mio, ti voglio dire una cosa…non te l’ho mai detto…mi sembrava superfluo ed inutile…tanto lo sapevi già…”  Lei mi fissò, seria, poi domandò “Che cosa?”  Chinai la bocca al suo orecchio e dissi piano “Clary, ti amo…”  Lei mi strinse ancora più forte, appoggiò la testa al mio petto, poi sospirò lievemente e bisbigliò “Helk…era tanto che aspettavo queste parole…ti prego, dimmelo ancora…”  Ed io tornai a ripetere, due…tre…quattro…cinque volte queste parole, finché lei mi chiuse la bocca con un bacio lungo, profondo, sensuale, tanto da lasciarmi spossato. 

La notte fu troppo breve per placare la nostra passione.

 

Alla mattina accompagnai Clary a casa sua a prendere tutte le sue cosa, per trasferirle nella mia dimora, poi andammo al Tempio dei Sogni per incontrare la Somma Sacerdotessa Rakel; la quale si dichiarò immediatamente ben felice di celebrare la cerimonia del matrimonio.

 

 

 

 

 

Capitolo 17

 

CLARY

 

Cos’è l’amore??? 

L’amore è una cosa indefinibile, che la Dea-Madre ha creato per permetterci di sopravvivere al dolore! 

Abbracciando Helk nella gelida notte capii queste cose perché in me provavo i due sentimenti che tengono su il mondo…avevo un amore bruciante, che mi squarciava come nessuna lama sarebbe capace di fare…ma dall’altra parte, il dolore di perdere tutto questo cresceva come un edera nei miei respiri. 

Non capivo bene dove mi trovavo…galoppavo in praterie infinite, poi mi trovavo tra le fiamme ardenti dell’inferno!! 

Nulla avrebbe mai contenuto la mia forza in quell’istante…ah, l’amore cosa può farti!!! Può distruggere una persona o crearne un’altra…plasma gli esseri come l’argilla e lascia che la passione sia il sole che asciuga tutto. 

Helk mi strinse più forte, poi disse ‘Devo dirti una cosa… che sembra superfluo dire.”  Volevo davvero sapere???

 

“Cosa vuoi dirmi?”  “Che ti amo…”  Queste parole riecheggiarono nelle mille stanze vuote del mio cuore…come l’acqua sospirata al deserto…avevo bisogno di altra acqua…  “Helk…dillo…dillo ancora…”  Le sue parole si persero in tutto il mio essere…  Presi il suo volto…lo baciai con più forza…volevo fondermi a lui…ad essere un corpo solo…ed essere uno spirito soltanto…infinito. 

Quante volte pensai di morire quella notte…fra le sue braccia!! Quella dolce morte che placa la passione degli amanti!! Ma non avevo paura di niente, neppure della fine, ero troppo forte con lui. 

Il sole re del giorno apparve ed un altro giorno nacque, ritrovandomi alla finestra della stanza del mio dolce tesoro.

 

Andammo a casa mia e presi tutto quello che dovevo portare con me…le poche cose. 

Poi c’avviammo da Rakel. Mi sembrava di volare nel sole, ma potevo essere un Icaro, le mie ali potevano sciogliersi al sole bruciante…tornai al suolo appena in tempo per vedere Rakel, sulla porta del Tempio. 

Salutai con gioia “Salve, Rakel, Somma Sacerdotessa.”  Rakel sorrise dolcemente “Perché siete venuti al Tempio dei Sogni guerrieri?”  Lo sapeva benissimo, tutti lo sapevano, ma le formalità andavano rispettate.

 

“Vorremmo sposarci.” Disse Helk, guardandola fissa e sorridendo dolcemente. 

“Bene, avrete da offrire qualcosa alle dee per consacrare la vostra unione! Pensateci bene..ognuno dovrà dare qualcosa di davvero importante per dimostrare il proprio amore e la fedeltà alle dee che ci proteggono!”  Annuimmo entrambi, mentre pensavo già a cosa offrire…ad un tratto però, sentii una voce in me. 

“Vieni! Vieni!”  Guardai Helk ed Rakel, ma non sentivo più le loto voci…dissi ad un tratto “Devo andare…”  Helk mi prese per una mano, ma la gettai via…non so cosa accadeva…la testa girava…corsi nella foresta più fitta…fino ad un precipizio e mi lasciai andare. 

Non so cos’era successo e perché feci quel folle gesto, ma prima di riuscire a pensare mi libravo in volo…ebbi una fitta al cuore…girai la testa e due ali nere s’ergevano sulla mia schiena…  Non avevo più la divisa, ma una veste di piume bianche…questa era CLARY l’Angelo Oscuro…ricordai allora la maledizione della Nera Signora…  “L’amore non è per gli angeli…né buoni né cattivi…non provano amore, ma compassione e pietà…ognuno ha la sua natura ma l’amore non è nella vostra.”  Ora capivo…ora sapevo…l’avevo perduto. Helk, lui m’aveva fatto tornare l’Angelo dannato di un tempo…ero morta?? 

Atterrai davanti ad un gruppetto di dannati, come lo ero io in quell’istante…  Deniv apparve malconcio e dolorante.

 

“Ahahahaha, ora sai che succede mia dolce sposa??”  Lo sapevo ma non volevo pensarlo…la mia mente rifiutava di…  “Il tuo amore diventerà uno di noi!!! La la la Clary eccola qua!!”  E si misero a cantare, finché non mi girai e, vidi Helk in mezzo alla prateria,mi guardava sorridendo, non doveva diventare come me, io potevo salvarlo!!! Presi la spada e m’avventai su di lui…ora non era un gioco! 

Dovevo ucciderlo!!! Non capiva che lo facevo per lui??? L’avrei portato nel paradiso della Grande Dea, con Kyra! 

Ma era troppo forte, la sua mente riusciva a legarmi con il solo pensiero… gettai gli artigli su di lui e lo ferii più volte, ma lui, se voleva, poteva trapassarmi con la spada in ogni istante…il suo amore lo tratteneva. 

Lottammo senza tregua e senza una parola o urlo…tutto era silenzio e pace…finché calò la notte…  Ma…No! non era possibile, la notte non scende a metà del giorno!!! 

Alzammo lo sguardo e Madre Luna fece capolino, poi guardò Helk e fisse “Uccidila! La tua spada può!”  “No!! e poi no!!”  “Devi farlo!! Ormai non è più quella che amavi, è morta! La nostra Clary è morta!”  “Menti!! Io non…”  Ad un tratto la Luna guardò quell’essere, quella fanciulla spaventata dentro un corpo che non le apparteneva ed urlò disperata…  Fu un urlo lacerante in cui ogni cosa si fermò ed il tempo scappò da Betunia, le stagioni si mescolarono e gli animali fuggirono impauriti, mi alzai in volo ma le ali non mi reggevano più… stavo morendo…  “Clary, amore mio!’  Io dissi, con un filo di voce “Madre mia, comandante grazie d’avermi liberata…io…Helk…ti devo dire una cosa…ti ho amato con tutta l’anima e…sarei stata la sposa più felice dell’universo intero.”  Ma la vita non scappò dal mio corpo…Helk continuava a baciarmi e Madre Luna soffiava il suo alito vitale su noi due…mi ridavano il mio corpo…la mia vita…il mio spirito…  La vita balzò inattesa dentro di me e di scatto m’alzai in piedi…  Mi gettai tra le braccia del mio tesoro e ringraziai con il cuore mia madre…  Non parlai in quell’istante…tutto era chiaro come il sole…Helk mi fece volare dalla gioia e poi tornammo verso casa, abbracciati e giurando nel cuore di non abbandonarci mai, come un promessa segreta che nessuno doveva scoprire, ma che si leggeva nei nostri occhi alla prima occhiata. 

 

 

 

 

 

Capitolo 18

 

HELK

 

Più andavamo avanti e più mi rendevo conto che la mia vita con Clary sarebbe stata una lotta continua, fatta di momenti di passione ed altri di scontri e disperazione, comunque una cosa era certa! Non avrei mai avuto il tempo di annoiarmi!

 

Ma l’amore, quello vero, non l’infatuazione o la semplice attrazione fisica, vince qualsiasi cosa, ed io amo Clary con tutto il mio cuore, con tutto il mio essere, con tutta la mia mente, e sarei pronto a sfidare una legione di Angeli dannati per la mia donna. 

La vita è strana, quando credevo che il mio cuore fosse inaridito, avevo incontrato quella ragazza e, già dopo il primo incontro, lei mi aveva stregato con i suoi occhi verdi ed il suo carattere combattivo.

 

Clary è una combattente nata, si potrebbe facilmente credere che sia nata con la spada in pugno, in tutto quello che fa mette il suo spirito guerriero.

 

Non voglio entrare nei dettagli, che tutto sommato, sono fatti nostri, ma posso dire che impegnarsi nell’amplesso con Clary è come affrontare un combattimento corpo a corpo, dove uno dei contendenti deve soccombere ed arrendersi totalmente all’altro. Non vorrei essere frainteso, dico queste cose, non per lamentarmi, anzi, non ho mai provato niente di più stimolante! E forse potrà sembrare una debolezza mia, ma non potrei più vivere senza di lei…ma neanche starle lontano per più di mezza giornata. 

Dunque quella mattina al Tempio dei Sogni , avevamo concordato tutto con la Somma Sacerdotessa Rakel e mentre discutevamo degli ultimi dettagli, all’improvviso Clary s’irrigidì, il suo viso sembrò trasformarsi, il suo sorriso così luminoso, si trasformo in uno ghigno crudele e diventò livida in volto…era diventata irriconoscibile. Con voce metallica, articolò, con fatica “ Devo andare…” e fece per allontanarsi.  

Le presi la mano, ma lei, con un gesto così brusco da lasciarmi sorpreso, si liberò e s’allontanò di corsa. 

Rakel ed io, ci guardavamo sconvolti, ma mi ripresi subito e rivolto alla Sacerdotessa, dissi “Vado a riprendere Clary, il demone l’ha catturata, prega le tue dee di aiutarmi, perché potrei morire nell’impresa.” E senza aspettare la risposta, mi misi sulle tracce del mio amore. 

Mentre correvo, ripassavo nella mente tutti gli incantesimi e gli scongiuri che il grande Abuknazir, mi aveva fatto imparare a memoria, raccomandandomi di non usarli a sproposito ed io non l’avevo mai fatto, neanche nei momenti più difficili, neanche nei pericoli più grandi, ero ricorso alla magia. 

Io sono un guerriero, non un mago, le mie contese vanno risolte con la punta della spada, ma ora avrai incontrato dei nemici tali che, non potevo sensatamente rifiutare di utilizzare tutte le mie conoscenze.

 

Non dovetti andare molto lontano, e vidi una moltitudine di quei esseri mostruosi che attorniavano Clary con grida di giubilo e, sotto i miei occhi attoniti, la vidi trasformarsi, assumendo l’aspetto di un Angelo dannato. 

Vidi con sgomento, che Clary aveva riacquistato il suo aspetto normale, era tornata ad essere quella bella e graziosa fanciulla che amavo, ma sfoggiavo un paio d’enormi ali nere. 

Mentalmente recitai le parole dello scongiuro più potente, quello che annienta i peggiori demoni, ed in effetti, ci fu un fuggi fuggi generale, tutte quelle anime dannate si dissolvevano come neve al sole primaverile.

 

Solo Clary mi fronteggiava, brandendo una spada mi si avventò contro, ma cosa poteva fare contro la mia spada forgiata nel fuoco magico di Om’Tzala? Qualche graffio! Niente di più! Mi limitavo a difendermi, avrei potuto affondare la spada nel suo corpo chissà quante volte, ma non potevo farlo, non potevo colpire il mio amore, ed a fatica, trattenevo la spada che puntava direttamente al cuore. 

Allora mi ricordai degli insegnamenti degli sciamani dei nomadi dalla pelle gialla, e tentai di penetrare nella sua mente, era come attraversare una pianura nella nebbia, tutto era scuro, ma io introdussi dei pensieri d’amore e la nebbia iniziò a diradarsi lentamente, poi sempre più velocemente e, a mano a mano che la luce tornava, i suoi colpi diventavano più deboli. 

Improvvisamente scese l’oscurità e la Signora della Notte si mostrò in tutto il suo splendore. 

Sentii la sua voce, che in modo perentorio, mi ordinava di uccidere il mio tesoro, al mio rifiuto la Madre Luna si arrabbiò ed urlò di disperazione, un urlo assordante, che scosse il mondo nei suoi fondamenti, come un tornado.

 

Clary, stordita, tentò di alzarsi in volo, ma le sue ali la stavano abbandonando, cadde al suolo esanime…mi precipitai, la presi fra le mie braccia, la strinsi al mio petto e le sussurrai “Clary, amore mio…ti amo.”  Lei mi guardò, uno sguardo impaurito, ma pieno d’amore…poi parlò…non mi ricordo cosa disse, so soltanto che mi ringraziò di averla salvata dalla dannazione eterna e che sarebbe stata la sposa più felice del mondo, se fosse vissuta abbastanza per sposarmi. 

Io la baciavo, la coccolavo, la stringevo, non riuscivo a staccarmi da lei…poi avvenne una cosa strana, per prima cosa perse le ali, poi il suo viso riacquistò un colorito sano…il mio amore e l’intervento della Madre Luna salvavano Clary definitivamente. 

Con un solo balzo fu in piedi, le sue braccia mi stringevano il collo e la sua bocca era incollata alla mia in un bacio da togliere il respiro.

 

Ormai era tardi per tornare al Tempio, decidemmo di rimandare tutto all’indomani, avevamo fretta di arrivare a casa e di perderci in tempeste di passione. 

 

 

 

 

Capitolo 19

 

CLARY

 

Appena la sera arrivò, quasi cadendo, quasi temuta, su noi…che non riuscivamo a dividersi…presi le sue mani. 

“Vado, tesoro, devo purificare il mio animo!”  Lo dissi quasi per scusarmi e cercando di decidermi a lasciarlo; Helk mi afferrò per la vita e mi attirò a sé.

 

“Domani sarai la mia sposa!”  Aveva voce calma e decisa…e quelle poche parole mi provocarono una felicità inaudita, che dovetti abbassare il capo per contenere lacrime di gioia. 

Lo bacai dolcemente, poi corsi fuori

 

Nella notte un guerriero m’attendeva…aveva biondi capelli ed occhi neri, completamente coperto da un mantello corvino come la notte, aveva un non so che di familiare ma non osai parlare. 

Fu lui infatti a rivolgere la sua calda ed armoniosa voce.

 

“Clary, sorella!! T’attendevo! Avanti, vieni con me, sai dove devo portarti, lo sai davvero!!”  Che voleva un essere così bello e nobile da me? io non lo conoscevo, ma sentii che dovevo seguirlo ed annuii con la testa.

 

Tese la mano per farmi salire sul suo destriero, ma io rifiutai.

 

“Grazie, ma preferisco andare a piedi.”  Non obbiettò e mi fece strada fino ad una radura.

 

Li incontrai altre figure incappucciate…cominciavo ad innervosirmi ed ad aver angoscia…sfoderai la spada…nessuno poteva rovinare i miei giorni d’ora innanzi…non l’avrei permesso a nessuno!!! 

Una donna dal mantello dorato si fece avanti.

 

“Non aver timore, giovane amazzone, siamo qui per te, siamo discesi solo per te!”  Fecero un semi cerchio attorno a me, ed ad uno ad uno si tolsero i cappucci…una donna incredibilmente bella, come una dea, reggeva una bilancia in mano. 

“Io sono la giustizia Clary, io sono colei che regola le leggi dell’universo con la Dea-Madre.”  Poi un uomo dagli occhi di ghiaccio.

 

“Io sono la spada Clary, colui che regola le morti e le vite…nonché protettore dei guerrieri.”  E così incontrai la Pazienza, il Coraggio, l’Umiltà e l’Amore…a mano a mano che si presentavano tornavano nella nebbia…alla fine rimase solo la donna dal mantello dorato. 

Io scoppiai dal ridere.

 

“Oh!! Madre Luna! Perché li hai disturbati dalle loro faccende per venire a visitarmi??”  Lei sorrise, sapeva che l’avevo riconosciuta alla prima occhiata…era come una vera madre per me e tutte le figlie riconoscono il volto materno! 

“Sono qui per purificarti e porti le domande di rito, figliola mia…dovevo presentarmi in maniera decente; vero??? Dopotutto, forse domani sarà un grande giorno anche per me!”  ‘Forse?? Cosa vuole dire forse?? Io sarò la sposa di Helk, nulla ci fermerà Madre, e saremo felici per sempre!”  Lei sospirò…si sedette su un trono di pietra. 

“Che cominci il rito!!.Clary, amazzone di Amaranti, perché vuoi unirti ad Helk?”  Non ci pensai neppure “Lo amo madre mia, lo amo come la terra in cui vivo, come le stelle che mi fissano, come la pace!”  “E cosa daresti per lui? Bada bene a rispondere il vero, piccola fanciulla!”  Su questo riflettei di più…cosa poteva valere il mio tesoro? 

“La mia vita non basterebbe, offrirei il mio coraggio…è la dote migliore che ho!’  Lei si dimostrò contenta ma sapevo che non poteva essere così semplice la cosa.

 

“Ora ti devo chiedere una cosa, piccola Clary, e bada bene a seguire le mie parole attentamente…io non posso lasciarti sposare senza un pegno alla Dea-Madre, poiché ti ho adottata quando eri piccina e sono responsabile di ciò che fai nel mondo! Ti chiedo d’abbandonare ora, ai miei piedi la tua spada e di promettermi di non usarla mai più, sul tuo onore!”  Caddi in ginocchio e strinsi i pugni al suolo. Cosa mi stava chiedendo!!! La cosa più umiliante e terribile!! Riflettei attentamente…la mia spada era tutto quello che avevo…l’unica che non m’abbandonava mai…Helk avrebbe potuto cadere in battaglia ed io sarei rimasta sola e senza difesa! E poi ero un amazzone! Non avrei più potuto combattere per Arthea! No! Non potevo farlo! 

Estrassi la spada dal fodero e la guardai…in quell’istante pareva ancora più bella…la lucidai e deposi un bacio sull’elsa…  Pensai allora, con le lacrime “Ti prego…perdonami se puoi!!”  Feci un passo e la posai al suolo, ai piedi di mia madre. Ero spossata, più che dopo una battaglia! Volevo correre da Helk, ma mia madre non era soddisfatta.

 

 

“Stupida fanciulla! Hai abbandonato la spada per amore! Ti sembra un comportamento da tenere questo? Allora ora dimmi…la Dea-Madre ti offre la tua vera madre, in cambio ti chiede di non sposare quel guerriero! Parla! Che rispondi? 

Mi sentivo la testa scoppiare! Mia madre era sempre stata in tutti i miei desideri…era l’unica cosa che contava per me!! ma…  “Non…non posso…perdonami Madre, il mio amore è troppo forte!’  Lei scoppiò in lacrime, ed io mi sentii morire. Helk non avrebbe mai dovuto sapere quanto il matrimonio mi era costato!! Mi avrebbe dato della sciocca ed avrebbe avuto ragione, ma il mio cuore non avrebbe accettato niente altro.

 

“Ti scongiuro Madre!! Lasciami preparare per il matrimonio! Questo dolore che mi hai recato è stato utile, ma ora non posso pensare più a nulla che ad Helk, io lo amo e sono pronta ad offrirmi! Non piangere Madre Luna!”  “Sciocca bambina! Io piango per la commozione…il tuo sentimento è talmente forte che hai fatto commuovere gli alberi ed i monti! Guarda tu stessa!”  E guardai! Grandi gocce scendevano dalla montagne e dalle fronde fitte, come pioggia…ma pioggia non era! 

“Riprendi la tua spada amazzone, e difendi con questa ciò in cui credi! Io ed i Potenti di Betunia che ti ho presentato benediciamo la tua unione con il comandante! Ed anche tua madre ne è felice! Sapeva, mi ha confessato, che non ti saresti arresa! Ora vai, che sta nascendo l’aurora!”  E davvero vidi il sole nascere! Asciugai le lacrime dai miei occhi e corsi a casa. Li trovai le Contesse Krisal ed Alyssia che mi salutarono con un bacio in fronte, c’era anche Isal che sorrideva! Loro assieme ad altre compagne mi portarono in casa per prepararmi al momento che avevo sognato…ma ero tranquilla…il pensiero del mio amore mi rendeva luminosa…e l’idea che per lui avrei dato tutto mi faceva mozzare il fiato nell’attesa di essere a lui legata per sempre. 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 20

 

HELK

 

Clary si liberò dal mio abbraccio, dopo aver sfogato tutta la nostra passione, eravamo esausti.

 

Scivolo fuori dal letto, nella luca incerta delle torce, mi beavo della visione della sua grazia e della sua bellezza…iniziò a rivestirsi e mi disse “Vado, tesoro, devo purificarmi l’anima.”  L’attirai a me un’ultima volta “Domani sarai la mia sposa!”  Mi baciò e corse fuori.

 

Rimasto solo, lasciai la mia mente vagare liberamente…ad un tratto percepii la presenza di Kyra, ed il suono della sua voce risuonò nella mia testa. 

“Allora caro! È giunto il momento! Sposerai la tua Clary! Vi auguro di essere felici a lungo e di aver una numerosa discendenza! Mi raccomando, caro, trattala bene, se lo merita, ti ama con un ardore ed una passione tale da farle dimenticare tutto il resto. Dovrai esserle fedele, non comportarti con lei come hai fatto con me. Io ho tollerato le tue infedeltà ed i tuoi capricci, perché ti amavo e sapevo che i tuoi tradimenti non coinvolgevano il tuo cuore, che mi apparteneva, ma Clary non è come me, non sopporterebbe niente del genere, sarebbe capace di uccidere la sua rivale, oppure di togliersi la vita dalla disperazione, potrebbe perfino ucciderti per vendicarsi, mi prometti che farai il bravo?”  “Te lo prometto!”  

“Sul serio! Ho la tua parola?”  

“Quando mai non ho mantenuto una promessa? Comunque hai la mia parola.”  

“Bene! Sono contenta, ora devo andare, ma non ti abbandonerò, veglierò su di voi due e, nei limiti delle mie possibilità, vi proteggerò e vi aiuterò in ogni circostanza…non cercarmi più, saprò io quando avrete bisogno di aiuto o di conforto.”  

E Kyra si allontanò per sempre. Mi era passato il sonno, non potevo più dormire, l’ansia di giungere a quel matrimonio, tanto desiderato, me serrava la gola.  

Presi a pulire ed a lucidare la mia divisa, volevo apparire al meglio. Ai primi raggi del sole, ero già vestito, pronto ad andare al Tempio, ma era troppo presto, così in Amarantii l’attesa camminando in lungo ed in largo per la stanza…  Finalmente era giunta l’ora, i miei guerrieri erano arrivati per scortarmi al Tempio e mi avviai verso la felicità. 

Giunto al Tempio, constatai che Clary, accompagnata dalle Contesse Alyssia e Krisal, e da un numero imprecisato di amazzoni, streghe, artiste ecc. era già arrivata.

 

Rimasi abbagliato dalla sua bellezza, indossava la veste di seta bianca che Manha le aveva consegnato la sera che avevamo passato la notte alla piccola fattoria, sul capo portava  un diadema

di fiori campestri ed il suo viso risplendeva da una luce di gioia e di felicità.

Mi avvicinai, le presi la mano e le baciai il palmo, come si usa fare fra la mia gente, entrammo nel Tempio.

 

La Somma Sacerdotessa ci accolse con un sorriso benevolo e disse alla folla degli Betunini che gremiva il Tempio “Questa donna ha scelto quest’uomo, ha deciso di unirsi a lui per la vita, gli Betunini sono d’accordo?”  Era ovviamente una domanda di rito e nessuno rispose.

 

La Sacerdotessa aspettò il tempo necessario per permettere ai presenti di esprimere un opinione contraria, poi chiese a Clary di avvicinarsi a lei.

 

Fu un lungo colloquio, del quale non sentii nulla, alla fine Rakel parve soddisfatta ed invitò Clary a riprendere il suo posto.

 

Poi chiamò me e chiese “Tu Helk! Cosa offri alle dee per propiziarti la loro benevolenza e la loro protezione su questo matrimonio?”  “Cosa potrei offrire? Non possiedo niente di tanto prezioso da meritare l’attenzione delle divinità.”  “Certo! Alle dee non interessa l’oro o l’argento, invece vogliono un dono, una rinuncia, qualche cosa che ti è o ti era prezioso e che hai sacrificato per questo matrimonio.’  Mi ricordai e dissi “Potevo fare una scelta, o richiamare in vita Kyra, che fu la mia sposa amata e che non ho dimenticato, oppure scegliere Clary, mi è costato molto, perché avrei voluto non dover sacrificare nessuna delle due, ma ho scelto Clary, anche se la rinuncia a Kyra mi lascerà sempre un vuoto nell’anima.”  “Bene! Credo che le dee siano soddisfatte da questa tua rinuncia, vai a prendere Clary e venite vicino all’altare.”  Sul grande altare di pietra, c’era appoggiato un coltello dalla lama di selce, un oggetto d’incredibile antichità, ed una ciotola di legno levigato, perfetta nella sua semplicità. 

“Allungate la mano destra sopra la ciotola!” ordinò la Sacerdotessa, afferrò il coltello ed incise una piccola croce al centro del palmo. 

Le gocce di sangue cadevano lentamente nella ciotola, quando Rakel giudicò che la quantità di sangue avesse raggiunto un livello sufficiente, ci disse “Appoggiate le vostre mani l’una all’altra, di modo che sangue delle vostre ferite si mescoli, ora tu Clary, prendi la ciotola e bevi il sangue di Helk, poi Helk berrà il tuo sangue.”  Quando tutto questo fu fatto, Rakel, con voce solenne, disse “Siete un solo sangue, una sola carne, ora e per sempre, oltre la vita, andate e siate felici!”  La cerimonia era terminata, si levò un boato di acclamazioni e di applausi, uscimmo dal tempio per dare inizio ai festeggiamenti.

 

Non starò lì ad annoiarvi con il racconto del banchetto e delle danze, so solo che Clary ed io, non vedevamo l’ora di arrivare a sera per poter eclissarci alla chetichella, e so anche che gli Betunini hanno vuotato la cantina della taverna e consumato le provviste che sarebbero bastate ad un intero esercito per un paio di settimane, ed infine so che rimasi con poche monete nella borsa. 

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L’Imperatrice Arthea ascoltava pazientemente le lamentele di Ambra “Maestà, cosi non si può continuare, fino a quando Clary ha incontrato il Comandante Helk, era una delle migliori amazzoni del mio reparto, tanto che pensavo di proporla per le Blu o le Rosse, invece ora è completamente cambiata…non che tralasci i suoi doveri, ma è sempre con la testa fra le nuvole…pensa soltanto a quell’uomo! L’altro giorno, in allenamento, ha rischiato d’essere ferita gravemente, non perché la stoccata fosse imparabile, ma perché era disattenta, sono intervenuta appena in tempo per evitare il peggio.”  Arthea guardò Alyssia con aria interrogativa “Tu Contessa Alyssia! Cosa pensi di questa situazione?”  “Non saprei, Maestà, ma se le cose stanno come dice la Comandante Ambra, dobbiamo intervenire in qualche modo, forse Clary dovrebbe lasciare il servizio e pensare soltanto al suo matrimonio.”  Arthea si volse verso Krisal “E tu, Contessa Krisal, cosa pensi? Sembra che tu conosca il Comandante Helk meglio di noi.”  “Maestà, è una situazione difficile, ricordiamoci che il Comandante Helk non è un Betunino per nascita, è giunto qui dopo lunghe peregrinazioni, di certo fra la sua gente era una persona molto importante, se osserviamo il suo portamento altero, il suo orgoglio e la sua attitudine al comando, si capisce subito che non è il solito viandante. Egli ha ricostituito il reparto dei guerrieri di Tahar in un tempo molto breve e li ha addestrati, ora sono pronti al combattimento in ogni momento, se dovesse lasciare Betunia, sarebbe una grave perdita per l’Impero. In quanto ad Clary, non posso dire di conoscerla bene, ma tutti dicono che è una brava guerriera, e con la guerra vicina, non possiamo privarci di una valida spada.”  “Tutto ciò che dici è vero, ma cosa possiamo fare? A sentirti, sembra una situazione senza uscita, rischiamo di perdere un buon comandante ed un ottima guerriera, è cosi?”  “Si, Maestà! È così, se il Comandante Helk decidesse di anteporre il suo matrimonio agli interessi di Betunia, e conoscendolo so già che così sarà, non potremmo impedire la sua partenza ed Clary di sicuro lo seguirà.”  Ci fu un lungo silenzio, rotto soltanto dal rumore del graffio della penna che scorreva sulla pergamena, poi Arthea alzò il viso, aveva preso la sua decisione.

 

Arthea si rivolse alla scriba che avevo preso nota di tutto ciò che era stato detto “Manda un invito al Comandante Helk ed all’amazzone Clary, che si presentino alla Città Imperiale, non più tardi di domani alla sesta ora! Distruggi questi verbali! Questa riunione non è mai avvenuta! Hai capito bene? Ora vai lasciaci sole!”  Arthea aspettò che la scriba uscisse poi parlò “Non perderemo né l’uno, né l’altra, cavalcheranno assieme, so che è una cosa mai vista dei tempi della notte dei veleni , le amazzoni non si uniscono ai guerrieri, ma in questo caso, non ci possiamo permettere di perdere, come ha detto la Contessa Krisal, così validi guerrieri.”  Il silenzio si fece pesante, la decisione era grave e rischiava di provocare delle ripercussioni inattese fra le amazzoni e di compromettere gli equilibri esistenti.

 

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L’amazzone Blu con l’invito a presentarsi alla Città Imperiale era giunta sul fare della notte, a dire il vero, più che un invito, sembrava un ordine. 

Eravamo di fronte al Maschio della Città Imperiale: Clary era nervosa non riusciva a capire il motivo di questa convocazione, veramente non lo capivo neanche io, cosa spingeva l’Imperatrice ad interessarsi di noi? Probabilmente, all’infuori del Custode, ero il primo uomo a mettere piedi in questo luogo, lo si capiva dagli sguardi curiosi e stupiti delle amazzoni di guardia. 

Il tempo passava lentamente, ed il nervosismo di Clary aumentava, avevamo assistito al cambio della guardia, quando le Rosse, agli ordini della comandante Smeralda, avevano ricevuto la consegne dalle Blu comandate da Moira.

 

Infine fummo fatti entrare, non avevo mai visto Arthea, e rimasi impressionato dal suo portamento regale, Clary piegò il ginocchio, io m’inchinai, un Re piega il ginocchio solo davanti alla Divinità, ed io, benché avessi lasciato la corona a mio figlio, ero pure sempre un Re. 

Arthea se n’accorse e sorrise. Rimase un attimo in silenzio poi parlò “Alzati Clary, in questi ultimi tempi, ho sentito parlare molto di te, ed il più delle volte in bene, ma non è per questo che vi ha fatti venire qui.”  Poi si rivolse a me “Comandante Helk, noi tutte sospettiamo che tu sia un fuggiasco od un esiliato, come ti devo chiamare? Principe, Altezza Reale oppure Maestà? Voglio saperlo!”  “Qui sono soltanto il Comandante Helk, altri titoli non mi si adiscono nella terra di Betunia.”  “Bene, Comandante! Sarà come tu vuoi! Ora dimmi, i tuoi uomini ti sono fedeli, al punto di tenere segreta qualsiasi cosa venissero a sapere di te?”  “Ci giurerei! Non parlerebbero mai se sapessero di danneggiarmi.”  “Molto bene! Allora prendi, questi sono i tuoi ordini, scritti di mio pugno, porterai i tuoi guerrieri nelle montagne ad ovest del fiume Ondagrigia, dovrai scovare e distruggere tutti gli insediamenti dei ribelli e dei predoni che infestano quelle montagne. Sarà una campagna molto lunga,forse anni, ma ti farò Signore di tutte le terre che riuscirai a conquistare.Per fare questo avrai bisogno di uno scudiero, un bravo guerriero di cui ti potrai fidare, cosi ho pensato che dovresti arruolare un altro guerriero, un giovane di nome Clary!”  Così, Arthea ci mandava in esilio, ma ci permetteva di cavalcare assieme felici alla luce del sole.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 21

 

CLARY

 

Il sentierino si perdeva nel folto del bosco, svoltando dietro un alto pino e dopo 35 passi c’era la fonte…da quel luogo arrivai nella città la prima volta, accompagnando la bambina che avevo salvato, all’età di 15 anni. 

Giunsi da lupa selvatica e mi fu dato un tetto, un pane, delle persone fedeli accanto?

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Ed ora stavo per compiere un altro passo…come quando avevo sulle spalle la fanciulletta mezza svenuta dalla fame…ma sta volta c’entravo solo io. 

Amamamamamamamamamamamamamamamamamamamam

 

Alyssia mi vide assorta nei miei pensueru e fece uscire tutte quante dalla stanza. La ringraziai con tutta l’anima. 

Non mi stava vedendo nessuno…presi la veste e l’annodai fin sulle ginocchia, scappando fuori dalla finestra. Mi specchiai nella botte d’acqua piovana nel cortile e vidi una giovane donna, con gli occhi brillanti, vestita come una sacerdotessa. 

La veste candida accarezzava la mia pelle ed i nastri scendevano dalla coroncina di fiori come piccole strisce di rugiada…ma il mio cuore di guerriera non accettava di vedermi così…presi il mio pugnale e lo legai con un laccio di cuoio ad una gamba, poi sciolsi la seta sopra, a nasconderlo completamente. 

Ad un tratto una mano mi prese la spalla e mi girò con dolcezza…era Rupert. 

Rupert era un guerriero al servizio di Helk, un amico ed un fratello per me.

 

“Sono qui per il tuo matrimonio, amica mia…e volevo salutarti da solo.”  Lo abbracciai con affetto, senza riuscire a pronunciare parola.

 

E le lacrime vennero da sole…abbondanti, calde e dolci le assaporavo sulla punta della lingua mentre Rupert mi stava accanto senza parlare…sapeva che era un pianto di gioia e di stanchezza forse…volevo solo farla finita, diventare al più presto la sposa dell’uomo che amavo e non aver più problemi, ma sapevo che ne avrei avuto di più, perché a Betunia non si era mai visto un vincolo che univa due guerrieri che ancora impugnavano le armi, perché a Betunia ero un amazzoe ligia al dovere ed alla guerra…forse l’amore doveva escludere questa fascia di esseri umani!! 

Alla fine vedemmo assieme il sole sorgere e Rupert mi abbraciò un ultima volta, poi ritornai in casa e mi presentai alla amiche che m’aspettavano fuori. 

Contavo i miei passi, come un tempo, quando per vivere ero costretta a camminare giorni e giorni, facendomi mappe basate solo sulla lunghezza dei miei passi…  Al centesimo passo mi fermai. Eravamo alla porta del Tempio. Attesi Helk pochi minuti e lo vidi arrivare, splendente nell’armatura e di un candore nel viso che non avevo mai visto in nessun altro. 

Prese la mia mano e la baciò leggero come una piume ed in me sentii una voce.

 

“Avanti Clary, avanti è lui che aspettavi da sempre…è lui venuto a salvarti!”  Ci guardammo negli occhi per un secondo solo, ma sentii il suo cuore battere con il mio…a ritmo con il mio. 

Entrai con lui nel Tempio con la stessa emozione in cui sarei entrata in paradiso…quello era il mio paradiso ed il comandante il mio Angelo. 

Rakel ci fece avvicinare, poi iniziò il rito ed io sentivo tutto il corpo fremere, come dal freddo; poi chiese che m’avvicinassi a lei, un po’ più in alto, dove tutti potevano vedere, ma nessuno sentire. 

“Allora, Clary, che pegno offri alle dee?”  Presi un sacchetto ed estrassi una piuma, piccina e bianca, che stava in un palmo di bambina.

 

Rakel mi guardò sorpresa, allora incominciai a spiegare.

 

“Tu Somma Sacerdotessa Rakel, non conosci il mio passato…ebbene ero un Angelo dannato, dal cuore oscuro e le ali dello stesso colore della pece…era destinata ad uccidere per il gusto di sentire torture e lamenti, ma qualcosa in me cambiò, ed allora da me nacque un segno che mi fece sperare un esistenza non di morte e disperazione…questa piuma bianca comparve sulle mie ali e sembrava spadroneggiare su tutte le altre…io dono questa, l’unica cosa che ho conservato del mio passato.”  Passai il batuffolo nella sua mano con un movimento rapido, in modo che nessuno potesse vedere, poi tornai al mio posto e lei chiamò Helk.

 

No so cosa disse, ma Rakel era soddisfatta e continuò.

 

Ci fece una piccola ferita sulle mani, poi mi porse la ciotola con il sangue di lui ed io lo bevvi tutto d’un fiato…fu come morire e rinascere mille e mille volte…tramutare tutto il mio essere in polvere di stelle per spargere nel cielo, ma non era quello il mio luogo…io ero nel Tempio con il mio amore…non volevo il cielo, né nessun tesoro…io volevo lui e niente altro. 

Poi Helk bevve il mio e sentii che dentro il mio corpo lui mi cercava… e ci trovammo, in un posto delle nostre menti e dei nostri cuori ci baciammo…mentre Rakel finì di dirci che nulla ci avrebbe diviso…ma noi lo sapevamo già! 

Dopo il banchetto, in cui mi sentivo come un pezzo di legno trasportato dalla marea, tornammo a casa. Passavo la mano su quei mobili che non erano i miei, sulle finestre che vedevano altri paesaggi poi lo guardai ridendo ed alzai la seta, presi il pugnale e lo piantai sul tavolo; poi mi gettai tra le sue braccia.

 

“Avevi paura di qualcosa, che sei venuta armata?”  Scossi la testa e, sempre ridendo per nulla, dissi “Ora non ho più paura di nulla!”  E le nostre bocche s’accarezzarono dolcemente. 

Era tarda sera quando giunse un’amazzone della Guardia Imperiale, a svegliarci dal sogno e riportarci alla realtà a cui dovevamo fare fronte. 

La seguimmo fino al Maschio della Città Imperiale; ci disse di aspettare e sparì nella nebbia.

 

E noi aspettavamo…tanto, per me troppo tempo. Ed io non amo vedere il tempo sfuggire tra le mie dita come corrente…per me aspettare voleva dire morire e per questo se devo fare una cosa non perdo mai tempo! 

Alla fine fummo presentati a Arthea.

 

Non conoscevo il motivo di tanto onore, ma doveva essere qualcosa di grave, che riguardava il nostro matrimonio, visto che era mai successo che un uomo fosse entrato nel Maschio Imperiale…m’inginocchiai alla mia Imperatrice, chiedendomi se avrei dovuto rinunciare a tutto pure di stare con Helk. 

Lei mi disse d’alzarmi, poi però si rivolse al mio sposo e gli chiese chi mai fosse. A dire la verità, sapevo pochissimo del suo passato, ma non m’importava nulla! A me interessava ciò che era ora, sapevo solo che aveva doti magiche molto potenti ed una spada incantata. 

Nella stessa stanza vidi la mia Comandante, Ambra, ed allora la mia testa si fece vuota e le mie mani presero a tremare.

 

I casi erano pochi, o volevano togliermi dalle Amaranti, in modo che fossi soltanto sposa…o volevano allontanarmi da Helk, in modo da indurci a servire anima e corpo con la spada. E mi resi presto conto che avevo ragione! 

Arthea, infatti disse “Comandante, porta i tuoi guerrieri a distruggere i villaggi dei ribelli in una missione che ti trascinerà via molte lune, forse anni interi!”  NON ERA GIUSTO!

 

“E per questo avrai bisogno di un guerriero di cui poterti fidare!”  NON POTETE ALLONTANARMI DA LUI!

 

O DEE DEL CIELO, O MADRE LUNA, ADDIO!

 

“Devi arruolare un altro guerriero in grado di aiutarti nell’impresa!”  Il piano era semplice e perfetto…stavo tirando fuori il coltello, avrei finto di colpire Arthea alla spalla destra, senza neppure toccarla ma gettandola sui cuscini del trono, poi nella confusione saremmo scappati dalla finestra! Non ebbi neppure tempo di pensare che se saremmo stati presi, sarei morta come traditrice! 

Addio Arthea, mia giusta Imperatrice, il mio amore per te è immenso, e sarà un onore morire sotto la tua spada! Ti servirò umilmente anche nell’altra vita, perché i tuoi ordini saranno il mio alimento…ma la voce del mio amore è l’aria che respiro!!! 

“E questo guerriero è un tale di nome…”  Grazie di tutto Imperatrice mia e lunga vita a te ed ad Betunia, addio!

 

“…di nome…Clary!”  Mi bloccai di scatto, troppa grazia per la mia vita da parte tua, madre di tutti gli Betunini…troppa dolcezza da parte tua, destino mio!!! Wnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnwnw

 

Fine

 

Helk dei Kanakis