Racconti Fantasy

La leggenda degli angeli Blu

 

Capitolo primo IL NAUFRAGIO

 

 

“Janine!”

“ Prendimi!”

Sonore risate risuonavano nell'aria. su di un prato pieno di fiori un ragazzo e una ragazza si rincorrevano allegramente.

L'inverno era ormai passato e le giornate cominciavano a scaldarsi. Una brezza frizzante spirava dall'oceano. le onde si infrangevano sugli scogli e i gabbiani volavano dietro ai pescherecci in cerca di pesce; non sembrava davvero che durante la notte appena trascorsa ci fosse stata una tempesta in mare.

“Corriamo fino al picco del Leone” gridò Janine “Aspettami, non ce la faccio a starti dietro!”

“Sbrigati, scansafatiche,io sono già arrivata!”

“Arrivo” con il cuore in gola, il ragazzo era finalmente arrivato, ma di Janine non c'era più traccia.

“Janine, dove sei?”

“Sono qui Paul, vieni!” Janine. arrivata sul picco era stata incuriosita da un gruppo di gabbiani che volavano in cerchio attorno agli scogli.

“Paul, vieni! C'e un ragazzo sugli scogli!”.

La scogliera era scivolosa e le onde rendevano ancora più difficile la discesa, ma Paul quegli scogli li conosceva bene. Con un'agilità inimmaginabile raggiunse il ragazzo.

“E’ vivo?” chiese Janine

Si! E’ una ragazza!Ora la porto su, tu vai a chiamare gli altri”.

Janine corse via a perdifiato per i prati, mentre Paul con cautela mise un braccio attorno alla vita della donna e iniziò la risalita. Tra scivoloni e ondate sulla schiena arrivò sulla riva.

Nessuno ce l1avrebbe fatta, quelle onde avrebbero fatto perdere l'equilibrio a chiunque, Paul era davvero in gamba!

Appena ebbe ripreso fiato il nostro eroe volse lo sguardo verso la donna; era molto giovane a giudicare dal volto, era completamente bagnata e anche lui del resto. Si avvicinò per sentire se respirava e si accorse che la maglietta, bagnata e aderente al corpo esile. Era rossa di sangue, era ferita!

“Paul, stiamo arrivando, stai bene?” Janine stava tornando assieme ad altri ragazzi che a occhio e croce dovevano essere dieci e tutti sembravano avere le ali ai piedi.

“Io sto bene” rispose ma lei non molto, deve aver bevuto molta acqua è ferita al torace ed é priva di sensi!”

Uno dei ragazzi si avvicinò alla donna e disse “Bisogna portarla a casa ha bisogno di cure e di vestiti asciutti o si prenderà una polmonite, e anche tu Paul” Luke studiava medicina e lavorava già come assistente del dottore, era molto intelligente e soprattutto gentile e disponibile. Presa la giovane tra le braccia e senza ulteriori parole si avviarono verso il centro abitato.

 

Il rassicurante rumore di un fuoco scoppiettante accolse la ragazza al risveglio. Era in una stanza buia, ma, a poco a poco i suoi occhi si abituarono a quella poca luce e vide che era in una casa povera ma accogliente, un camino in un angolo, una piccola stufa al fianco di esso, un tavolo al centro, un piccolo divano e dodici letti a castello, si erano proprio dodici.  Come facessero ad abitarvi dodici persone lì dentro proprio non lo sapeva, ma i letti erano dodici.

Toccandosi la ferita dolorante si accorse di essere stata medicata e aveva anche una camicia asciutta addosso.

Non avrebbe mai pensato di rivedere la terra ferma era felice ma confusa e non capiva perché.

“Benvenuta in Perù!” un ragazzo era entrato nella stanza e si avvicinò al letto.

“Ti abbiamo trovata sugli scogli, svenuta e ferita, circa una settimana fa e ti abbiamo portata qua per medicarti. Hai delirato per quasi tutto il tempo,oh che sbadato, non mi sono presentato, mi chiamo Luke e la stanza dove ti trovi è casa mia e dei miei amici. Siamo in dodici tra ragazzi e ragazze, lavoriamo studiamo e ci aiutiamo a non tornare sulla strada”.

“Io…” il turbamento di non cui non comprendeva la ragione ora le era chiaro fin troppo, non ricordava più chi era “... devo aver sbattuto la testa, non ricordo nulla, nemmeno il mio nome. Anzi, una cosa la ricordo ... ero su una nave ... c’era la tempesta   sono finita in acqua …”.

“ Non parlare, riposa, avremo tempo per parlare quando starai meglio”.

Una luce fioca entrava da una finestra, il sole stava tramontando e la stanza diventava sempre più buia. Luke accese una candela sul tavolo “Qui non abbiamo elettricità, ma padre John ci fornisce di candele. Avrai fame, tra poco torneranno tutti a casa e mangeremo”.

Luke aveva appena finito di parlare che si sentirono echeggiare delle voci dall'esterno e un gruppo di ragazze entrò nella stanza.

Non gridate, la nostra ospite si è appena ripresa! Janine, dammi una mano, per cortesia!”

“Scusaci ridevamo per una barzelletta che mi hanno raccontato oggi al lavoro: io mi chiamo Polin, lei e Patricia, lei Susi e lei Janine”.

“Molto piacere”

Le ragazze senza ulteriori ritardi si misero a preparare la tavola, era tutto molto povero ma c'era l'indispensabile: pane nero, acqua di fonte e una zuppa di fagioli e patate che riempiva la stanza del suo profumo.

“Non siamo ricchi, ma un piatto ca1do c'é sempre” Janine si era avvicinata al letto della ragazza “ Hai un po’ di febbre, Luke vieni a sentire tu. Sai Luke studia da medico, è lui che ti ha prestato le prime cure”

“Janine, parli sempre troppo”.

“E tu sei il solito modesto!”

“Non litigate davanti alla nostra ospite” la porta si era aperta e dei ragazzi erano entrati nella stanza con Paul davanti a tutti.

“Scusali,fanno sempre così,ma si vogliono un gran bene. Io sono Paul, fratello maggiore di Luke”.

Ora che tutti erano nella stanza la ragazza si rese conto che nonostante il poco spazio erano tutti felici, dovevano essere molto uniti, pensò, e quindi la mancanza di spazio non gli pesava. Nessuno era fermo, tutti avevano qualcosa da fare, Luke le bagnava la fronte febbricitante e lei ascoltava le voci allegre dei ragazzi.

“Non è niente di grave, un po’ di febbre e normale con una ferita come la tua- disse Luke “io ti ho medicato, ma non sono ancora un medico, sto ancora studiando. Oggi il dottore non c’era, era nel paese vicino per un parto.


Domani verrà ancora a visitarti, sai è venuto tutti i giorni da che ti abbiamo ti abbiamo trovata”.

“ Be anche se non sei ancora medico, sei già molto bravo, mi sento molto meglio, te lo assicuro” interruppe la ragazza e Luke arrossì, era molto timido, ma era in gamba, aveva solo ventitré anni, ma era già molto maturo per la sua giovane età.

“A tavola!” Tutti lasciarono quello che stavano facendo e corsero al tavolo.

“Luke, vai a mangiare, ci penso io alla nostra ospite” Janine con un piatto di zuppa si era avvicinata al letto. Era la più grande, dopo Paul, aveva ventiquattro anni e faceva da mamma un po' a tutti. Era molto altruista e gentile, a volte prendeva in giro Luke, ma lo faceva solo per far sì che diventasse meno timido.

“Luke mi ha detto che non ricordi, ne il tuo nome, ne da dove vieni, ma non ti allarmare, vedrai che é solo perché hai bevuto tanta acqua. Una volta è capitato anche a me dopo un’immersione, ero salita troppo tardi, non avevo più aria e bevvi un po’, ma dopo qualche ora mi passò tutto”.

Janine aveva detto una bugia, ma voleva solo risollevare il morale della ragazza che era davvero a terra.

Anche in questo  dimostrava  altruismo  e tutti  lo  apprezzavano, specialmente Paul che la amava e presto si sarebbero sposati.

Terminata la cena Janine batté due volte le mani e tutti si alzarono a sparecchiare, era sorprendente, ognuno sapeva cosa doveva fare e nessuno si urtava nel poco spazio che c'era.

“ Noi, di solito, dopo cena, ci raccontiamo quello che abbiamo fatto durante il giorno, ma non vorremmo stancarti o disturbarti, hai bisogno di riposo per riprenderti” disse Polin.

“Non preoccupatevi, mi sento molto meglio e poi mi piace sentire le vostre voci allegre”.

“Nella confusione non ci siamo presentati tutti” interruppe Paul “loro sono: Marty, Ruper, Andrew, Steve, Pablo e Loris, io sono Paul e le ragazze le conosci già se non sbaglio.

Io e Janine siamo i maggiori e quindi i "comandanti", ma non é più necessario sgridare o punire nessuno, ognuno ormai, sa quello che deve fare”.

“ Siete dei ragazzi in gamba e spero di potervi conoscere meglio e soprattutto di potermi sdebitare al più presto”.

“Ora devi solo pensare a riposarti, hai un, fisico, forte e non ti ci vorrà, ancora molto a rimetterti completamente”.

Mentre Paul parlava, Janine si era messa a preparare un letto di fortuna sul divanetto “Mi dispiace che uno di voi, in questi giorni abbia dormito scomodo a causa mia!”

“ Non ti preoccupare” disse Loris “Io sono il più piccolo, di età e di statura, ho quindici anni e sono alto poco più di un metro e cinquanta e quindi ci dormo benissimo”.

Si era offerto volontario. e non perché nessuno lo avrebbe fatto, lui semplicemente lo aveva fatto per primo. Erano tutti ragazzi di strada che grazie ai missionari ora avevano una casa e la maggior parte di loro anche un lavoro fisso. Paul lavorava in banca come impiegato, Janine e le altre ragazze lavoravano come cameriere o inservienti nel nuovo albergo della città; Marti e Ruper lavoravano saltuariamente come scaricatori di pesce al porto, Andrew e Lorìs studiavano nella scuola dei missionari e Stive e Pablo aiutavano in oratorio, Luke era l'unico che frequentava l'università, ma tutti lo aiutavano, compreso il dottore che lo aveva preso come assistente e lo pagava puntualmente. Paul ad un tratto divenne serio ed esclamò: ”Tutti a letto” poi tornò allegro e continuò “domani è festa e potremo parlare quanto vorremo!”­

Senza più dire una parola si diressero tutti verso i letti, erano stanchi, ma contenti, il giorno seguente era domenica, avrebbero potuto stare tutti insieme, giocare e parlare a più non posso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo secondo LIMA

 

Il sole non era ancora alto nel cielo, quando campane a festa echeggiarono nell'aria svegliando la ragazza.

Si guardo attorno, c'era solo un letto vuoto, quello di Paul, che poco dopo rientrò con un secchio d'acqua in mano. La ragazza non disse nulla, voleva osservare un po' quello che faceva e siccome lui, non se n’era accorto, non rischiava di metterlo in imbarazzo.

Paul sistemò un po' d’acqua sulla stufa a scaldare, poi prese un pezzo di sapone e si tolse la camicia per lavarsi.

Si alzava sempre prima di tutti, si lavava con l'acqua fredda e intanto ne scaldava un po' per gli altri.

La ragazza si mise ad ammirare Paul, aveva proprio un bel fisico, asciutto e muscoloso, certo, penso, doveva essere molto forte e doveva proprio essere bello essere abbracciati da lui, ad un tratto un rumore riportò la ragazza alla realtà, Janine era scesa dal letto e si avvicinava a Paul pensando di non aver fatto rumore. Ma Paul l'aveva sentita benissimo, la lasciò avvicinare un po', poi si girò di scatto e la prese tra le braccia stampandogli un bacio sulle sue labbra carnose.

La ragazza proruppe in una sonora risata e Paul si accorse finalmente di lei.

“Sei sveglia da molto?” chiese Paul ancora abbracciato a Janine

“ No! Scusa Janine, non ho potuto farne a meno!”

“Facevo così tanto rumore Paul?”­

“Direi di sì, devi allenarti ancora molto prima di riuscire a prendermi di sorpresa!”

Intanto allontanatosi da Janine si era rimesso la camicia e si era avvicinato ad una campana appesa vicino al camino. Prese la corda in mano, pronto a suonare e disse “non ti spaventare” detto questo si mise a suonarla gridando: “SVEGLIA!”

Tutti, tra gli sbadigli, si alzarono e si misero in fila per lavarsi. Paul intanto, si avvicinò al letto della ragazza che stava cercando di alzarsi “sei sicura di farcela?” disse preoccupato.

“Credo di si, e poi sono proprio stufa di starmene a letto” esclamò sollevandosi sui gomiti.

“Toglimi una curiosità, da quanto tempo mi stavi osservando?” chiese Paul con un pizzico di curiosità.

“Da quando sei entrato nella stanza col secchio dell'acqua in mano. Scusa, credo di non aver fatto una bella cosa”.

“No, figurati, non sono certo arrabbiato, solo un po' sorpreso, nessuno prima d'ora era mai riuscito a osservarmi senza che io me ne accorgessi, Janine dice che sento il, fiato sul collo anche a diversi metri di distanza”.

La ragazza sorretta da Paul arrivò fino al tavolo e si sedette su una sedia. Luke allora si avvicinò a lei “sono contento che tu stia meglio, così potrai venire con noi in chiesa e poi all'oratorio”.

“Ci verrei volentieri, ma vi sarei di peso. Non credo di riuscire a stare molto in piedi” rispose dolcemente.


“Non pensarlo nemmeno” interruppe Janine “tu non sei di peso a nessuno! Chiaro?” Il suo viso, da serio che era, mentre parlava si aprì ad un caldo e affettuoso sorriso che riempì di gioia la giovane naufraga.

In poco tempo tutti furono pronti, si misero i cappotti, ne diedero uno anche alla ragazza e uscirono. “Ora andremo a messa”spiegò Paul “poi all'oratorio i missionari ci aspettano per la colazione, devi sapere che noi facciamo colazione solo la domenica, e questo ce la fa amare di più, la domenica” disse ridendo Paul.

Era il più grande tra i ragazzi, aveva venticinque anni, aveva un torace largo e forte perché era nato e vissuto per molto tempo sulle montagne attorno a Cuzco e l'altitudine aveva temperato il suo fisico, dalla sua pelle color del bronzo, si intuiva che era di origini indiane, ma il suo carattere espansivo e focoso indicava che nelle sue vene scorreva sangue caldo, sangue spagnolo!

Per arrivare alla chiesa bisognava salire su per un mulattiera fino a Lima, il dislivello non era molto, ma la ragazza era convalescente e ogni passo era faticoso per lei.

I ragazzi vivevano a Callao, il porto di Lima e ogni giorno per andare a scuola o a lavorare si facevano tutta la mulattiera a piedi.

Dopo poco la giovane naufraga si fermò esausta “é un po' ripida questa strada, ma e l'unica che c'è per raggiungere il paese” Paul si era fermato ad aiutarla e presala sulle spalle esclamò: “Così  non rischiamo che ti si riapra la ferita!”

Finalmente arrivarono a Lima dopo un quarto d'ora di marcia.

“Siamo in anticipo” notò Polin felice “facciamo visitare un po' 1a città alla nostra amica”. L'idea fu accolta con entusiasmo, e tutti sì avviarono per le strade della città.

“Mettimi giù, ora ce la faccio a camminare” disse eccitata la ragazza che era ancora sulle spalle di Paul, il quale obbedì e la fece scendere.

Vi erano giocatori di dadi ovunque, ad un tratto voci squillanti e allegre inondarono le strade: c'era il mercato e lo spettacolo era stupendo.

Variopinte bancarelle piene di ogni genere di cose, la gente che si ammassava attorno ai giocolieri e ai mangia-fuoco di un piccolo gruppo dì saltimbanchi. La miriade di gente che affollava il mercato era un crogiuolo di razze: indiani delle colline, africani discendenti degli antichi schiavi, creoli orgogliosi della loro pelle bianca e delle loro tradizioni iberiche, cinesi coi loro ristoranti caratteristici, artigiani giapponesi, e italiani.

Vi erano poi zingari delle bidonvilles delle colline, tecnici americani ormai trapiantati o quasi e inglesi che, nonostante la loro permanenza per generazioni a Lima come commercianti, sì portavano ancora appresso le loro tradizioni di buoni inglesi, quali il gioco del tennis e la cerimonia del the.

Paul spiegava tutto questo alla giovane, che era affascinata da tutti e da tutto ciò che vedeva.

“Lima e un eccezionale esempio di città coloniale spagnola, ex capitale politica del Perù e sede del vice re”continuò Paul” nel 1532 un pugno di spagnoli, guidati da Fransisco Pizarro conquistò l'impero Inca, nel giro di poche settimane. A quel tempo l'impero Inca era nel periodo di massima espansione territoriale, ma testimonianze dicono che probabilmente non sarebbe andata oltre.


Gli spagnoli oltre alla civiltà portarono molte malattie infettive che decimarono la popolazione. Poi scoprirono le ricchezze di questi territori: argento, oro, rame, ferro e altro e per estrarle arruolarono con la forza gli indigeni e li sfruttarono a volte, fino alla morte. A questo punto presero dall'africa i neri e li ridussero in schiavitù, per poter estrarre più minerali.

Esportarono di tutto in Europa, spogliarono gran parte di questi territori e introdussero ben poco. Esportarono palate e pomodori, prima di allora sconosciuti agli europei, chinino, arachidi e cocaina. L’unica cosa utile che introdussero nelle terre conquistate fu il cavallo, fino ad allora animale sconosciuto qui. Sulle Ande, il lama era l'unica bestia da soma e benché possa sopportare poco peso, nessun alto animale l'ha mai superato alle grandi altezze. Quando non c'era il lama, la bestia da soma era l'uomo, quindi puoi ben immaginare l'importanza che ebbe il cavallo”.

Ad un tratto, campane a festa, come quelle che la giovane aveva sentito poche ore prima dalla casa dei suoi nuovi amici, richiamarono l'attenzione della gente che cominciò a dirigersi in un'unica direzione, verso la chiesa.

Anche Paul e gli altri ragazzi si avviarono verso la plaza major, dove la chiesa si affacciava. “Questa e la plaza major” spiegò Paul alla ragazza “tipico simbolo di una città coloniale spagnola. Attorno alla plaza, si trovano tutti gli edifici più importanti del governo e della chiesa, circondati a loro volta dalle abitazioni dei fondatori spagnoli”.

 

Un coro di voci bianche accompagnò l'ingresso del prete e la funzione ebbe iniziò.

La giovane straniera rimase quasi turbata dalla fede e dalla devozione di quel popolo, la loro vita era sempre dura e piena di difficoltà, ma ora che erano in chiesa sembravano tanti bambini che pendevano dalle labbra del loro papà, senza preoccupazioni e senza paure

Usciti di chiesa i ragazzi sì diressero verso un cancello, “questo è l'oratorio di cui ti abbiamo parlato” spiegò Luke “ora ti faremo conoscere padre John, ci ha chiesto spesso di te, una volta, é anche venuto a trovarti, quando ancora eri svenuta”.

Oltrepassato il cancello si trovarono in un cortile dove tanti bambini giocavano a rincorrere una palla; avevano una palla vecchia, spelata e anche un po’ sgonfia, ma per loro era la palla più bella del mondo, perché era loro.

Il missionario li accolse in una grande sala, i muri erano pieni di disegni infantili e l'arredamento era costituito da un lungo tavolone un legno sul quale erano stati posti biscotti, pane e latte.

“Servitevi pure ragazzi, io intanto vado a chiamare i bambini che giocano in cortile” detto questo si avviò di nuovo verso l'esterno. “Padre John” disse Paul fermandolo "vorrei presentarle la nostra ospite”, il missionario si fermò di scatto “ma che bella sorpresa!”Esclamò voltandosi verso la ragazza.

“non ti avevo vista, tanto piacere e benvenuta tra noi” con impeto le strinse la mano e lei rimase turbata da tanta gentilezza, era una perfetta estranea per quella gente eppure tutti la trattavano come un'amica di vecchia data “grazie dell'accoglienza”rispose confusa “e scusatemi Se non mi presento, ma a causa del naufragio non ricordo nulla del mio passato, nemmeno il mio nome!”


“Ti passerà vedrai, per intanto sceglieremo un bel nome, fino a quando non ricorderai il tuo, ora mangiate, io torno subito e poi sceglieremo il nome”.

Appena il padre si fu allontanato dalla ragazza, Luke le si avvicinò, con in mano una tazza di latte e dei biscotti “tieni” le disse porgendole la tazza “avrai fame dopo la camminata per il mercato”.

“Grazie Luke, posso farti una domanda?”

“Ma certo! Quante ne vuoi” rispose Luke con un grande sorriso sulle labbra.

“Tutti sono gentili con me e non sapete nemmeno chi sono, ne da dove vengo, per voi sono una perfetta estranea! Perché fate tutto questo per me? Perché non siete nemmeno un po' diffidenti?” Un caldo sorriso illuminò il suo viso, la prese per mano e disse rivolto agli altri ragazzi: “facciamo sentire alla nostra ospite il canto dell'accoglienza! ­Padre John entrò proprio in quel momento e, sentite le parole di Luke, intonò il canto, seguito subito dagli altri ragazzi e bambini.

 Il canto era stupendo, e le voci dei bambini sembravano quelle dì mille angeli discesi dal cielo a dare il benvenuto alla straniera. Narrava la storia di un gruppo di angeli, angeli blu, che tanti anni fa, scesero dal cielo per insegnare ai bambini a volersi bene, ad amare la pace e l'amore. Ogni colore e ogni razza era ben accetta, nel grande girotondo dei bambini che con il loro esempio di amore e fratellanza avrebbero insegnato anche agli adulti questi valori così importanti.

Nessuno poteva fargli del male, perché avevano fiducia in Dio che li proteggeva, pace e serenità sempre con loro, finché tenevano per mano il fratello di un'altro colore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo terzo LILY

 

Un mese era trascorso dalla notte del naufragio, la ragazza non ricordava ancora nulla del suo passato e nessuno era venuta a cercarla.

Avevano deciso di chiamarla Lily, finché non si fosse ricordata il suo vero nome, era stato Luke a sceglierlo, all'oratorio aveva detto senza esitazioni, tra lo stupore di tutti: “Ha gli occhi colore dei lillà, chiamiamola Lily!”

 ­A volte, nonostante lamicizia e l'affetto che le dimostravano tutti, si sentiva triste, cercava di ricordare qualcosa, ma l'unica cosa che le riusciva era quello di farsi venire un gran mal di testa e ciò la rendeva ancora più depressa e sconsolata. Aveva trovato lavoro come commessa in un piccolo negozio di Lima che vendeva un po' di tutto, quei tipici empori stile west.

Vi erano giorni in cui non le importava di non ricordare nulla, ma altri...

Fu proprio in uno di quei giorni no che fece una scoperta che l'avrebbe aiutata in seguito. Finito di lavorare, come al solito aspettò Janine e le altre ragazze per tornare a casa. Durante l'attesa cercò di ricordare qualcosa e si fece vanire un gran mal di testa, come al solito.

Era primavera e le giornate si allungavano sempre più, il sole non era ancora tramontato, ma era comunque pericoloso camminare soli per la mulattiera che conduceva al porto, si potevano fare brutti incontri.

Erano ormai a metà strada e già si vedeva il porto, con le barche che uscivano per la pesca notturna che lasciavano dietro di loro una scia che il sole, basso sull'orizzonte, trasformava in mille stelline luccicanti.

Ad un tratto, da dietro i cespugli sbucarono i briganti. Le ragazze fecero tutte un passo indietro spaventate, ma era troppo tardi per fuggire, erano circondate. Il terrore passò sui loro volti e i briganti lo intuirono.

“Dateci tutto quello che avete!”Esclamò uno di loro in tono imperioso, avvicinandosi con un coltello in mano a Susi “e se non avete niente, andrete bene anche voi stesse” aggiunse un altro con un ghigno disgustoso sul volto tumefatto.

Si sentiva spesso in paese di ragazze violentate e poi uccise da bande di briganti, ma proprio lì, così vicino al centro abitato e per di più alla luce del giorno. Lily aveva un gran mal di testa, era terrorizzata, ma ad un tratto vide qualcosa e disse a bassa voce “mettiamoci in cerchio, schiena contro schiena!”

Le ragazze obbedirono senza fiatare, ora agganciatevi all'altezza del gomito una con l'altra e state pronte, quando ve lo dirò sorreggetemi!”

I briganti ridevano e stringevano sempre più l'accerchiamento, quando furono a tiro Lily fece il segnale, alzò le gambe al cielo e sferrò un tremendo calcio sullo sterno ad uno dei briganti che cadde a terra rovinosamente. Tutti i suoi compagni si fermarono impietriti, Lily aveva colpito e atterrato il loro capo e ciò non era mai successo.Il brigante si rialzò da terra imprecando in una lingua incomprensibile, poi guardando Lily negli occhi le disse “Sei la prima donna, anzi la prima persona che sia riuscita a scaraventarmi a terra! Il tuo coraggio questa volta ti ha salvata, ma non finisce qui e la prossima volta me la pagherai!” Poi fece un cenno con la mano ai suoi uomini e tutti si dileguarono con la velocità di un lampo.

Le ragazze ora gioivano, una vittoria davvero insperata, ma mentre tornavano finalmente a casa Lily si accorse che le era passato il mal di testa lasciando il posto a un ricordo del suo passato: era cintura nera di karatè.


A casa, i ragazzi erano preoccupati, nel non vederle rientrare e quando finalmente le videro sbucare da dietro l'ultima curva della mulattiera furono pieni di gioia e corsero loro incontro.

“Come mai siete così in ritardo?” domandò Paul andando ad abbracciare Janine.

“Siamo state attaccate dai briganti” rispose Janine “siamo salve per merito di Lily, ha atterrato i1loro capo con un calcio e così se la sono data a gambe levate”.

Mentre raccontava era tutta eccitata e anche le altre, erano tanto euforiche che sembravano ubriache. Lily fu sommersa di complimenti e tutti felici entrarono in casa per cenare.

Quando ebbero finito di rassettare, Lily prese in disparte Paul “sono preoccupata” disse “quei briganti ci riproveranno, magari proprio domani e io domani non sarò con loro, per il negozio é giorno di chiusura e comunque non sono sicura di riuscire a rifare quella mossa. Questa sera li ho presi di sorpresa, ma ora sanno e staranno in guardia”.

  Le si leggeva la preoccupazione sul volto e del resto anche il viso di Paul era serio e teso “ci ho pensato a lungo anch'io, ma non trovo una soluzione. Domani finisco tardi di lavorare e non posso chiedere di uscire prima, aspettano solo un passo falso per licenziarmi!”.

“Cosa confabulate voi due?” interruppe Ruper.

“Stiamo cercando una soluzione per domani, i briganti ci riproveranno e io non posso sperare di ripetere il miracolo, oggi ho avuto la sorpresa dalla mia, ma domani...”

Le parole di Lily gelarono il sangue nelle vene ai ragazzi, nella stanza si fece silenzio e tutti si misero a pensare ad una soluzione possibile, ma non riuscivano a trovarne neppure una. Avrebbero potuto dirlo ai gendarmi e chiedere di essere scortati, ma i briganti in questo modo non si sarebbero fatti vivi e il giorno dopo sarebbe stato lo stesso.

“Andiamo tutti a letto” disse ad un tratto Paul.

“La notte porta consiglio, dicono. Ora siamo troppo stanchi per pensare, domani mattina troveremo una soluzione”. La proposta fu accolta senza discutere, ma quando tutti furono a letto addormentati, Paul si alzò senza fare il minimo rumore, si mise le scarpe e usci.

Lily però non dormiva e lo vide, lo lasciò uscire poi piano piano uscì anche lei.

Paul a torso nudo stava tirando pugni e calci ad un albero, la sua figura si stagliava nera contro il cielo illuminato da una stupenda luna piena. I suoi muscoli contratti nello sforzo lo facevano sembrare uno di quegli antichi guerrieri greci, Lily si accorse di osservarlo come aveva fatto quella prima mattina al suo risveglio, e come allora Paul non si era accorto di lei, troppo preso nei suoi pensieri. Aveva deciso che il giorno seguente avrebbe lasciato il lavoro anche a costo di farsi licenziare, la vita di Janine era più importante di un lavoro.

“Devi mirare più in alto” Lily, dopo essersi scossa dallo stato di adorazione si era avvicinata per aiutare Paul. Il ragazzo trasalì e giratosi di scatto esclamò “mi hai spaventato a morte!”

“Perdono! Non hai una brutta tecnica, ma se miri più in alto avrai risultati migliori” detto ciò gli si avvicinò ulteriormente e posandogli una mano al centro del torace, sullo sterno continuò “se colpisci qui, atterri chiunque al primo colpo, perché qui c’è il baricentro di equilibrio di una persona” Paul non credeva a ciò che aveva sentito, come poteva sapere certe cose se non ricordava il suo passato. Un lampo di gioia attraversò i suoi grandi occhi verdi

“Ma tu... hai recuperato la memoria!” esclamò dimenticando completamente l'imbarazzo provato quando lei le aveva posato la mano sul torace “No, purtroppo! O meglio, solo in parte. Oggi, quando i briganti ci hanno assalite, mi sotto ricordata di essere cintura nera di karatè, ma niente di più!”

“Be, e già un inizio, sono proprio contento per te!”

“Ora pensiamo a domani” interruppe secca Lily “bisogna migliorare la tua tecnica”, senza chiedere nulla la ragazza aveva capito le intenzioni di Paul, c’era unintesa magica tra di loro.

 

Albeggiava, le prime luci annunciavano il nuovo giorno, un giorno che sarebbe rimasto nella memoria per sempre, come il giorno più lungo della loro vita. Dopo l'allenamento della notte Paul si sentiva meglio, sapendo di poter contare sul valido aiuto di Lily. Ella aveva intuito che tutte le volte che aiutava qualcuno, un frammento del suo passato riaffiorava, quindi era pronta a qualunque cosa pur di ricordare chi era e poi cominciava ad affezionarsi seriamente a Paul.


Capitolo quarto JANINE

 

Spirava un vento gelido da sud e la giornata si preannunciava fredda. Tutti si alzarono di buon ora e uscirono per andare al lavoro o a scuola, solo Lily rimase a casa, assicurando però a Paul che al momento opportuno sarebbe stata al suo fianco.

Venne la sera, Lily si incamminò per la incontro alle ragazze.

La sera precedente non erano riusciti a trovare una soluzione, ma quel mattino le cose era sembrate diverse era loro compito aiutarsi, così tutti si erano dati appuntamento sul sentiero. Tutto era calmo, troppo calmo. La tipica calma che precede la tempesta.

Senza dire una parola si avviarono in formazione compatta verso casa, avevano appena voltato l'angolo della prima curva, quando ecco comparire i briganti.

“Fermi!” gridò il loro capo “vedo che oggi avete le guardie del corpo, ma non passerete!”

I briganti ad un cenno del loro capo si gettarono sui ragazzi che sì difendevano come potevano, ma le cose si mettevano male per loro, così Paul esclamò “facciamo un duello ad armi pari io contro uno di voi, i miei compagni sono deboli, non é leale!”

Il loro capo si fermò e con un cenno fece fermare anche i suoi uomini, scese un silenzio di tomba, rotto solo dalle raffiche del vento che sferzava sul viso dei ragazzi e tra gli arbusti.

“D’accordo! Io e te soli! A mani nude! E che nessuno si intrometta!” Disse il capo “Se vinci vi lascerò in pace…, ma se perdi ... vi ucciderò tutti dopo aver violentato le vostre donne!”

Lily corse da Paul “Non puoi farcela! Lascialo a me!” c'era il terrore nei suoi occhi “No!” rispose Paul “se io muoio, tu dovrai essere pronta a fare scappare tutti” aggiunse con un filo di voce “promettimi che non farai sciocchezze, e che scapperete tutti” nei suoi occhi si leggeva lo stesso terrore e Lily promise con le lacrime agli occhi.

I ragazzi e i briganti si disposero a cerchio attorno a Paul e al capo dei briganti e il duello cominciò. Paul se la cavava bene, avevano circa la stessa forza, nessuno riusciva a prevalere sull'altro e il combattimento si preannunciava lungo.

Janine trepidava, aveva paura come non l'aveva mai avuta, osservava alternativamente i briganti attorno a loro e Paul, temendo scorrettezze. Ad un tratto vide un brigante estrarre un pugnale e puntarlo conto il suo amato Paul, non ci pensò due volte e si lanciò tra il brigante e Paul. Il pugnale la trafisse in pieno petto e con un gemito cadde a terra.

Tutti rimasero come pietrificati, Paul si voltò di scatto e vedendola in un lago di sangue corse verso di lei col terrore sul volto, la prese tra le braccia e con le lacrime che gli rigavano il volto pieno di lividi e ferite le estrasse il pugnale.

“Non morire, ti prego!” il sangue usciva copioso. Janine sentiva la vita scorrerie via “muoio contenta, tu sei salvo, sii felice ...anche senza …di me, ma ... non dimenticarmi”.

Il capo dei banditi intanto spaventatosi per quel gesto del quale non capiva il senso, si diede alla fuga seguito dai suoi uomini.


Tutti i ragazzi si avvicinarono con le lacrime agli occhi. Janine moriva e loro non potevano fare nulla. “Non piangete” disse con un filo di voce “fatemi vedere ..., per l'ultima volta ..., il vostro sorriso... Luke sii forte... ora sarai tu... il secondo di Paul... fatti onore” ansimava vistosamente e il sangue ormai era un lago “non parlare Janine, risparmia le forze” disse Paul con le lacrime agli occhi “sorridete” insisté Janine “vi prego... fatemi questo ultimo favore”. Tutti strinsero i denti e sorrisero per farle piacere.

“Grazie! Paul.. ti amo... e ti amerò sempre... baciami ancora una volta” ­Paul avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza e la baciò con tutto il suo amore poi staccatosi da lei la guardò, lei sorrise e spirò reclinando la testa sulla spalla di Paul.

“NO!” gridò Paul tra le lacrime stringendola a se. Non si dava pace, era morta al suo posto, quel pugnale era diretto a lui, ma lei si era frapposta tra lui e il pugnale.

La stingeva forte tra le braccia e piangeva, tutti piangevano.

Ad un tratto Lily disse tra i singhiozzi “portiamola a casa”.

Paul la prese tra le braccia e si diresse verso casa seguito dagli altri in un silenzio muto. La distesero sul letto e la guardavano senza dir nulla, un nodo alla gola bloccava ogni parola, poi Lily ruppe il silenzio “lasciamolo un po' solo con lei” tutti uscirono, lasciando Paul con il suo dolore.

Appena fuori Luke scoppiò a piangere e singhiozzare poi gridò esasperato: “perché non l'ho visto io quel brigante che tirava il pugnale, Janine e Paul dovevano sposarsi tra qualche mese!” Lily allora si avvicinò a lui.

“Sfogati pure, urla, grida, ma sappi che se fossi morto tu sarebbe stata la stessa cosa e Janine avrebbe pianto per te e per la tua carriera di medico spezzata, tutti noi abbiamo un destino a cui non possiamo opporci, bisogna accettarlo senza paura e avere fiducia nel Signore. Lui non vuole la nostra infelicità, ma a volte ci prova col fuoco, perché noi così, affidandoci a lui nella prova, possiamo capire il grande amore e la grande fiducia che ha in noi. So che adesso le mie parole sembrano vuuote per te, ma col tempo tutto sarà più chiaro, il tempo lenisce il dolore, anche i più atroci!”

Mentre parlava teneva Luke abbracciato a lei che singhiozzava sempre più forte, come del resto anche gli altri, dopo una breve pausa in cui le mancarono le parole sentendo i singhiozzi strazianti dei ragazzi continuò: “ora dobbiamo smetterla di piangere, Janine ce lo ha detto prima di morire. Dobbiamo trovare la forza di continuare a vivere, anche per lei”. In quel momento usci Paul dalla casa, aveva gli occhi vistosamente rossi, ma ora sul suo viso si leggeva la serenità e la pace di chi ha deciso di continuare a vivere.

“Lily ha ragione” disse “Janine era sempre allegra, l'unica cosa che possiamo fare ora é trovare il suo assassino e consegnarlo ai gendarmi”.

Ruper asciugandosi le lacrime che gli rigavano il volto dichiarò: “Sono d’accordo! Quell’assassino avrà ciò che merita!”

“Ora dobbiamo avvisare padre John e la polizia” aggiunse Lily “e dobbiamo vestire Janine per il suo ultimo viaggio”. Tutti si fecero forza e rientrarono in casa, dove la sfortunata Janine era stesa esanime sul letto.

“Se aspettate due minuti” disse Polin tra i singhiozzi “finisco il suo vestito da sposa, mi mancano solo i bottoni”. I ragazzi annuirono col capo e Polin si mise al lavoro.


Paul e Stive intanto si diressero verso Lima, ormai era buio e faceva freddo, le ultime barche lasciavano il porto per la pesca notturna, i gabbiani stridevano volando sopra le loro teste e loro avanzavano nell'oscurità in un muto silenzio.

Padre John era sul sagrato intento a chiudere la chiesa e appena li vide corse loro incontro dicendo preoccupato: “cosa ci fate in giro a quest'ora, è forse successo qualcosa? e detto questo alzò la lampada che teneva in mano vedendo cosi la faccia di Paul piena di lividi e ferite e quella di Stive rigata dalle lacrime.

“Santo cielo cosa vi é successo?” Paul trattenendo i singhiozzi rispose “Janine è morta... uccisa dai briganti... si è frapposta tra me… e un pugnale...” le parole gli morirono in gola e le lacrime gli annebbiarono la vista, il padre li fece entrare in chiesa sussurrandogli “pregate un po', io vado a prendere il necessario per benedire Janine”.

I  due ragazzi stettero in ginocchio senza dire una parola e solo i loro singhiozzi ruppero il silenzio.

Il giorno dopo la portarono in chiesa per il funerale, c'era tutto il paese.

Finita la funzione in chiesa il corteo funebre si avvio verso il cimitero. Paul, Luke, Ruper, Marty, Andrew. Stive, Pablo e Loris portavano il feretro a spalla, mentre Polin, Patricia, Susi e Lily lo seguivano in silenzio. Ad un tratto Lily intonò il canto dell'accoglienza e tutti si unirono a lei.

Con quel gesto volevano unirsi agli angeli che ora certo, stavano dando il benvenuto a Janine in cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo quinto PAUL

 

Quanto è brutto morire in primavera, sbocciano le rose la natura si veste a festa, gli alberi mettono le foglie e tutto emana amore.

Mentre tu, giovane creatura, sei morta.

Sei morta quando tutto rinasceva.

Quanto è brutto morire in primavera.

La vita continua e i vivi si devono fare coraggio e vivere anche per chi non vive più, perché cosi possa continuare a vivere nei loro cuori e nei loro sorrisi, ma un conto è dire carichi di rabbia che giustizia sarà fatta e un conto è trovarne la forza quando le mansioni di ogni giorno ti occupano tutto il tempo e a casa, stanchi, non si ha voglia neppure di mangiare.

Paul non sorrideva più e gli altri ragazzi a volte piangevano, senza Janine nessuno riusciva più a divertirsi, Luke aveva lasciato l'università, per poter lavorare di più. Paul aveva perso il posto in banca e ora lavorava come scaricatore di porto. La loro vita era cosi cambiata che loro erano irriconoscibili.

La loro forza di volontà, il loro desiderio di giustizia e la loro allegria, erano discesi con Janine in quella buia tomba.

Era passato un mese da quel tragico giorno. Lily recuperava giorno dopo giorno un tassello del suo passato, da quel giorno, in cui dando un calcio al brigante aveva ricordato d’essere cintura nera di karatè, aveva capito che tutte le volte che aiutava qualcuno recuperava qualcosa. Quello che ricordava non era molto, ma il tutto era incoraggiante, era cintura nera di karatè, figlia di mercanti e studente d’università, anche se non ricordava la facoltà.

Un giorno, finito di lavorare decise di andare al porto ad aspettare Paul, arrivata a casa assieme alle altre ragazze disse: “vado al porlo da Paul!” Nessuno obbiettò e Lily si incamminò verso il molo, dal giorno dell'incidente Paul tornava sempre a casa da solo, sperava di rincontrare i briganti e di poter vendicare Janine, non voleva far rischiare la vita a nessun'altro, ma i briganti non sembravano intenzionati a dargli una mano.

Erano le 18.00, il sole dell'estate, appena iniziata era calda e Lily non resistette alla tentazione di sdraiarsi su uno dei sacchi per gustarsi gli ultimi raggi.

All'improvviso dei marinai le si avvicinarono, aveva gli occhi chiusi, ma si accorse ugualmente dal loro incedere, che non avevano buone intenzioni.

Appena furono un po’ più vicini a lei, si alzò di scatto e cominciò a difendersi con grande coraggio, quando in lontananza vide Paul, subito gli balenò un'idea in testa: smettere di combattere, fare finta di soccombere, per chiedere l'aiuto di Paul. Questo perché da quel giorno fatale, Paul non aveva più voluto alzare un dito contro nessuno, nemmeno per difendersi e spesso, tornava a casa sanguinante e pieno di ferite che i marinai del porto si divertivano a procurargli.

“Paul” sbraitò Lily “aiutami, non ce la faccio, sono in troppi anche per me, aiutami!”

Paul era pietrificato, si vedeva sul suo volto la lotta che stava conducendo con se stesso, voleva aiutala, ma le gambe non si muovevano.

“Corri Paul! Aiutami, ritorna a vivere! Fallo per Janine, avevi promesso di catturare gli assassini” gridava Lily “lei ti vuole felice, vivi anche per lei!”

Lily si stava lasciando malmenare per aiutarlo, ma lui non riusciva a muoversi, quando ad un tratto un marinaio estrasse un pugnale dallo stivale. Fu la molla che fece scattare Paul. Di colpo gli passarono davanti quei tragici momenti e il pugnale nel petto di Janine. Fu come un fulmine a cel sereno e con la velocità del fulmine fu sopra al marinaio, la lotta fu aspra, ma alla fine Paul riuscì a disarmare il suo avversario che fuggì spaventato per il repentino cambiamento di Paul, che tutti credevano un vigliacco.

Tutti rimasero ammutoliti e fuggirono, lasciando cadere a terra Lily.

“Tutto bene?” Chiese col fiato grosso Paul, aiutandola a rialzarsi. Ma Lily invece di rispondere si mise a ridere di gusto, e tra le risate esclamò: “Li hai messi in fuga, avevi due occhi da spiritato, che per me ti hanno preso per un killer, o per un matto!” Lily era proprio felice, finalmente aveva reagito, Paul la guardò in volto e scoppiò anch'egli a ridere senza rendersene conto.

“Paul, tu stai ridendo, é fantastico!”

“Si, rido! Sono felice, tu mi hai ridato 1a  vita” e detto questo la sollevò per la vita e cominciò a girare su se stesso continuando a ridere e ad assaporare la sua felicità.

Come era bello vederlo sorridere, pensò Lily, era da oltre un mese che non lo faceva più.

“Mettimi giù Paul, siamo in ritardo e se non torniamo subito a casa ci verranno a cercare preoccupati!” Lily aveva ragione, cosi il ragazzo la adagiò a terra e aggiunse: “Domai é domenica e dopo la messa voglio andare con tutti al Picco del Leone, abbiamo tutti bisogno di divertirci e rilassarci un po'”.

L'idea era davvero allettante e Lily accolse la proposta con gioia.

Sulla via del ritorno i due ragazzi si tenevano per mano e quando si guardavano in faccia, scoppiavano a ridere.

Intanto a casa come previsto erano tutti in ansia e si stavano preparando ad andare alla ricerca dei loro amici, quando le loro risate echeggiarono nell'aria. Luke apri la porta di scatto. “Sono Lily e Paul!” disse con gli occhi sbarrati dalla sorpresa “Paul sta ridendo e tiene per mano Lily”.

Era pietrificato dalla sorpresa e con lui anche gli altri.

“Be che avete da guardare in quel modo! Non mi avete mai visto ridere prima, basta piangere, la vita continua, dobbiamo vivere ed essere felici come voleva Janine!”

Che bella sorpresa, certo c'era lo zampino di Lily pensò Luke. Da quando era arrivata, ne erano successe di cose, e ogni volta che c'era un problema Lily lo sapeva risolvere.

Quella sera dopo tanto tempo tutti sorridevano e mentre Lily raccontava l'accaduto e la faccia di quei marinai, Luke pensava tra se: “forse Lily é un Angelo Blu”. Questo pensiero gli riempiva la testa, non poteva provarlo, ma in cuor suo sperava che fosse cosi.

La serenità era tornata in quella casa, tutti ridevano, si divertivano, come se ciò che era successo solo un mese prima, fosse stato solo un brutto sogno.

Finito di mangiare Paul si fece serio “ora, prima di andare a letto diciamo una preghiera per Janine perché ci protegga e ci guidi da lassù!”

Nella stanza si fece silenzio, tutti si raccolsero in preghiera, poi dopo poco Paul interruppe di nuovo “domani è domenica, cosa ne dite se dopo messa, prima di andare a fare un pic-nic al Picco del Leone, andiamo a trovare Janine?”

Tutti rimasero per un attimo ammutoliti, infatti dal giorno del funerale, Paul non era più tornato alla tomba della sua amata.


“Si” rispose Lily “ci andremo e le porteremo un bel mazzo di fiori!

­Patricia si guardava attorno, era felice lei aveva solo diciassette anni, le piaceva rider e ora, dopo tanto tempo aveva un motivo per farlo.

Susi piangeva dalla felicità, le lacrime che qualche giorno prima erano state amare, ora erano dolci.

Polin guardava Paul e Lily e in cuor suo sperava di non doverli più vedere tristi e sconsolati, ma felici come in quel momento.

Marty rideva di gioia, in fondo al suo cuore aveva ritrovato la serenità, per lui Janine era come una mamma, aveva sedici anni lui e tanta voglia di vivere e finalmente riusciva a pensare a lei senza piangere.

Ruper aveva vent'anni, non era ancora adulto, anche se faceva di tutto per sembrarlo, ma di fatto era ancora un ragazzo, pieno di paure e incertezze, ma ora era felice, finalmente non doveva più nascondere la sua voglia di vivere per timore di ferire Paul.

Andrew e Stive si guardarono negli occhi, poi guardarono Pablo che ricambiò lo sguardo d’intesa. Un’idea era balenata nei loro occhi felici e tutti e tre si misero a cantare una canzone che faceva cosi:

 

Figli del domani, figli di nessuno,

Figli dell'eternità.

Quaggiù non avete un padre,

Ma

Lassù ce né uno che.

Vi ama!

Ridi, ridi, ridi.

Canta, canta, canta

Lascia che la Felicità

Entri nel tuo cuore

E,

Porti la serenità.

 

Figli del domani, figli di nessuno,

Figli dell'eternità.

Oggi è un nuovo giorno

E,

Regna la serenità,

Regna la se-re-ni-tà!


 

Capitolo sesto L’AMORE



Le prime luci del giorno inondavano di riflessi le acque calme del porto, nuvole rosa correvano per il cielo e stormi di gabbiani volteggiavano dietro ai pescherecci che rientravano in porto dalla pesca notturna.

Era domenica e, alla tanto attesa gita dei ragazzi al Picco del Leone non mancavano che poche ore. Lily si alzò prima di tutti, andò a prendere l'acqua al pozzo, preparò i panini per il pic-nic, poi si avvicino al letto di Paul per svegliarlo, credendolo ancora addormentato. Ma Paul non stava dormendo e appena Lily gli fu abbastanza vicina aprì gli occhi e con una mossa felina afferrò Lily per la vita facendola cadere addosso a lui.

Entrambi scoppiarono in una sonora risata che fece svegliare tutti.

“Scusateci!” disse Paul continuando a ridere.

Sembrava un altro, solo la mattina prima nessuno avrebbe nemmeno lontanamente sperato di rivederlo ridere. Un miracolo!

A messa il padre rimase turbato al vedere Paul, infatti dopo il funerale dì Janine non ci aveva più messo piede e per di più cantava col sorriso sulle labbra.

Finita la funzione, tutti i ragazzi si diressero verso l'oratorio, dove li attendeva la colazione. Padre John li stava aspettando, ansioso di sapere il motivo di tanta gioia negli occhi di Paul. Lily camminava mano nella mano a Paul e gli altri li seguivano felici.

“Che piacere rivederti Paul, finalmente!”

“Padre John, oggi sono rinato, ho scoperto che accanto a me c'è tanta gente che ha bisogno di me!­”

“Ora Janine sarà felice” aggiunse il padre battendo una mano sulla spalla di Paul.

Dopo aver fatto colazione, si diressero verso il piccolo cimitero vicino alla chiesa, la tomba di Janine era inondata dal sole, sembrava che lei volesse dire "grazie per essere tornato a sorridere Paul", il quale, come proseguendo un discorso tra se esclamò a voce alta: “Te lo prometto! Sì lo prenderò quell'assassino, dovessi cercarlo in capo al mondo o inseguirlo fino all'inferno, lo prenderò!”

 

Erano quasi le 11.00 quando, dopo una camminata tra i prati verdi che ondeggiavano al vento caldo d'estate, i ragazzi arrivarono al Picco del Leone.

Faceva caldo, per la stanchezza si sdraiarono sul prato verde e rimasero cosi per alcuni minuti in silenzio, a contemplare il cielo terso di blu e a riprendere fiato.

“Perché si chiama Picco del Leone?” chiese ad un tratto Lily, rompendo il silenzio e sollevandosi sui gomiti.

Le parole di Lily riportarono alla realtà Paul, che stava pensando a quel giorno in cui rincorrendo Janine avevano trovato Lily sugli scogli e appoggiatosi anch'egli sui gomiti rispose: Una leggenda narra che, quando gli spagnoli deportarono prigionieri africani per farli lavorare nelle miniere, portarono dall’Africa anche un cucciolo di leone. Questo leone venne addestrato a rincorrere e uccidere tutti gli schiavi che tentavano la fuga. Questi correvano su questo picco per tuffarsi in acqua e ritornare cosi nel loro paese, ma il leone li riprendeva tutti e li sbranava proprio qui sul picco, ad un passo da ciò che credevano essere la libertà. Di fatto, non sarebbero certo riusciti a tornare a nuoto in Africa, ma loro questo non lo sapevano, credo non sapessero nemmeno dove si trovassero.

Nessuno riuscì mai a fuggire, ma e 'è chi dice, che invece uno vi riuscì, corse fino all'orlo del dirupo e si tuffò, portando con sé anche il leone che gli era saltato sulle spalle, liberando così la zona dal feroce guardiano”.

“che storia affascinante, ma non è toppo alto il dirupo per tuffarsi e sopravvivere all’impatto?”

“In effetti è molto alto, ma” Interruppe Luke impedendo a suo fratello di rispondere “quando c’è di mezzo la libertà e la disperazione, ogni ostacolo diventa superabile” Luke a volte sembrava più maturo di quanto non fosse.

“Bel discorso Luke, ma non montarti la testa, non puoi ancora capire certe cose, sei troppo piccolo, sei ancora un bambino” Paul prendeva in giro suo fratello, ma gli voleva bene, ora ingaggiavano battaglia per gioco, si rotolavano per terra, ma nessuno voleva ferire l'altro e tutto finì in una chiassosa risata.

“Voi due, smettetela di rotolarvi in terra e venite a mangiare!” Polin così dicendo accese il loro appetito e tutti corsero continuando a giocare, sulla coperta, dove le ragazze mentre loro giocavano a fare la lotta, avevano preparato il pic-nic.

Erano le 14.00, il sole era caldo e a Luke venne un'idea: “facciamo il bagno nell'oceano per rinfrescarci!” Esordì togliendosi la camicia. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e imitando Luke si tolsero la camicia e le scarpe, ma le ragazze erano un po' in imbarazzo, per il gran caldo non avevano che la camicia addosso.

“Hei! Cosa ci importa se non abbiamo il costume, faremo il bagno senza, siamo tutti amici e non credo che nessuno ci farà caso” Lily era davvero sorprendente, le sue parole erano capaci di smuovere le montagne, così tutti andarono sulla spiaggetta e si tuffarono in acqua, si schizzarono, si ricorsero a nuoto, insomma, si divertirono un mondo, senza pensare a niente, come se tutti i loro problemi non esistevano più.

Usciti dall'acqua si sdraiarono ad asciugare sul picco, erano le 16.00 e il sole scottava ancora, Lily sdraiata accanto a Paul appoggiava la testa sul petto dell'amico che le accarezzava dolcemente i capelli bagnati. Era felice e sperava che quella felicità non si sciogliesse come neve al sole o si asciugasse così rapidamente come i suoi capelli,voleva bene a Paul e ora aveva capito cosa era quella sensazione di adorazione che provava quando lo guardava: ne era innamorata.

“Se anche lui mi amasse?” Pensava tra se, ma non si faceva illusioni, Paul amava troppo Janine per innamorarsi di lei, assolta nei suoi pensieri si alzò e andò sul ciglio del dirupo a contemplare l'orizzonte. Paul alzatosi sui gomiti la seguì con lo sguardo, poi un rumore lo fece distrarre, voltatosi nella direzione del rumore vide un grosso condor che, ferito ad un'ala precipitava in picchiata verso Lily.

Il condor sorvolò i ragazzi che, essendo sdraiati non vennero colpiti, quando Paul sentì il rumore era già praticamente sopra dì lui e puntava verso Lily, “spostati Lily, buttati a terra!” ma l'animale le era già sopra. Senza capire cosa le stesse succedendo un'ala la colpì mentre si girava, facendole perdere l'equilibrio e facendola cadere a testa in giù dal dirupo assieme al condor.


Tutti si alzarono di soprassalto e Paul, senza la minima esitazione, si tuffò dal picco.

Pieni di spavento corsero tutti sull’orlo del dirupo dove Lily e Paul erano scomparsi alla loro vista. L’acqua era diventata rossa a causa del sangue sparso dal condor ferito, lo spettacolo era raccapricciante e Paul e Lily non si vedevano da nessuna parte.

“Mi tuffo anch'io” disse Luke.

“No, fermati, eccoli! gridò Susi tra la gioia di tutti.

“Sono salvi  tutte e due!” aggiunse Andrew.

“Siete feriti?”­

“No, Luke, solo spaventati e sporchi!”

“E il condor?

“E’ morto nell’impatto!”.

“Che dici, sarà buono da mangiare?” disse ridendo Luke e tutti scoppiarono a ridere, più per il sollievo che per la battuta dell'amico.

Erano sani e salvi, Lily ancora nell'acqua, si strinse a Paul, che la sorreggeva e disse: “Grazie”

I due giovani si diressero in silenzio a nuoto verso la riva. Paul, uscito dall'acqua allungò il braccio per aiutare Lily a salire sugli scogli, e afferratole la mano la attirò a se, baciandola con ardore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo settimo DIEGO EL MATADOR

 

Erano passati diversi giorni da quella domenica passata al picco, tutti avevano ripreso a lavorare e studiare con entusiasmo, specialmente Paul.

Nessuno dei ragazzi sapeva del bacio tra Paul e Lily che per ora non volevano farlo sapere.

“E’ meglio se prima ci conosciamo meglio” aveva detto Lily e Paul non aveva obbiettato, troppo contento per preoccuparsi. Lily pero aveva detto quelle parole per paura, infatti temeva, tornatale la memoria, di scoprire cose che avrebbero potuto far soffrire Paul. Avrebbe potuto essere già sposata o magari fidanzata e innamorata di un altro, anche se ora non ricordava nulla del genere.

Una sera, come tutte le sere, Lily s’incamminava verso casa assieme a Paul, era assorta nei suoi pensieri, silenziosa, i dubbi sul suo passato le impedivano di assaporare l’amore che provava per Paul, a volte persino di ascoltarlo. Infatti Paul stava parlando, ma lei non lo sentiva neppure, troppo persa nei suoi pensieri, la mano di Paul ad un tratto le sfiorò la spalla riportandola al presente, “cosa ne dici se domenica andiamo a "edere la corrida?” Paul aveva gli occhi che scintillavano, gli occhi di chi è innamorato e Lily guardandolo si dimenticò dei suoi pensieri “sai é divertente” continuò Paul “farà piacere a tutti!”

Perché no! L’idea era allettante, per la verità tutto quello che proponeva Paul era allettante ai suoi occhi e quindi non esitò neppure un istante a dare la sua risposta affermativa con gli occhi raggianti di felicità.

“Non penso di esserci mai stata ad una corrida” disse Lily quella sera mentre erano a tavola “potreste spiegarmi qualcosa in proposito?” ­Luke pulitosi la bocca col tovagliolo rispose “C'e poco da spiegare, si tratta di un combattimento tra un toro e un matadores, quando vince il matadores, egli chiede al pubblico se vogliono la vita o la morte dell’animale, se vince invece il toro, il matadores viene portato fuori in barella!”

“Luke, che esagerato, ormai non muore più un matadores da oltre un mese” interruppe Paul con il viso serio, “smettetela di spaventare Lily, altrimenti domenica non verrà con noi!” interruppe Polin, tutti scoppiarono a ridere e Lily capi che la stavano prendendo in giro.

 

I primi raggi del sole facevano capolino dietro ai monti, era un’alba stupenda, il cielo era attraversato da nuvole che correvano e che il sole tingeva di un colore tra il rosa, il viola e il blu.

Paul si era svegliato prima del solito e senza fare rumore era uscito ad ammirare il sole nascente,le nuvole nel cielo, dal mare si dirigevano verso terra, prima di sera certo avrebbe piovuto. Il vento, oltre alle nuvole portava a riva un buon profumo di iodio che Paul aspirava a pieni polmoni contemplando l'orizzonte. Era seduto su uno scoglio del molo, quando l'ombra di Lily lo coprì.

“Buon giorno Lily hai visto che magnifica alba?”

“Buon giorno a te” disse sedendosi al suo fianco “oggi finalmente è domenica, sono proprio eccitata”

“Peccato che forse pioverà!” disse Paul voltandosi ad ammirare il volto delle ragazza, “speriamo che non rovini la corrida”.

Come ogni domenica, in paese c’era il mercato, passando per le variopinte bancarelle se ne sentivano di tutti i colori e di tutte le lingue.

Lily, pur avendo assistito a tale spettacolo diverse volte, restava ogni volta affascinata come fosse ancora la prima.

La corrida era alle 16.00. quindi avrebbero avuto tutto il tempo per girare per il mercato e ciò riempiva di gioia Lily.

Terminata la finzione domenicale si sedettero sul prato dell'oratorio a mangiare la colazione al sacco che si erano portati, conversando allegramente.

“Dividiamoci a piccoli gruppi per visitare il mercato, poi ci ritroveremo alle 15.30 davanti all’ entrata dell’arena” propose Ruper.

L'idea fu accolta da tutti con entusiasmo e il giro turistico cominciò. Paul e Lily si diressero alle bancarelle a nord, Luke, Polin, Susi e Ruper a quelle di sud e gli altri si sparpagliarono a est e ovest a due a due.

Mentre passavano vicino ad una bancarella a Paul non sfuggì lo sguardo di Lily su un anello, e subito pensò di regalarglielo, ma non aveva abbastanza soldi, cosi senza farsi vedere da Lily disse al venditore se poteva tenerglielo da parte, glielo avrebbe pagato poco per volta. Se tutto andava bene glielo avrebbe dato fra pochi mesi, magari per Natale e cosi le avrebbe chiesto di diventare la sua fidanzata.

 

Lily indossava un bellissimo abito bianco e azzurro che faceva risaltare la sua pelle dorata e i suoi capelli scuri. Erano arrivati presto all'arena ed erano riusciti a mettersi in prima fila. Lily era emozionata, continuava a fare domande su tutto ciò che vedeva e Paul era ben felice di risponderle, perché finalmente la rivedeva sorridente e felice come non era mai stata in quei giorni.

Ad un tratto un suono di tromba al centro dell'arena attirò l'attenzione del pubblico: “Signori e signore, la corrida è aperta, buon divertimento!”

­Finalmente ecco entrare i matadores con i loro mantelli rossi e le loro divise variopinte, dagli spalti il pubblico gettava fiori ai coraggiosi guerrieri che sfilavano in circolo a prender gli applausi. Poi si diressero nuovamente verso le uscite e solo uno rimase nell'arena.

“Come si chiama?” Chiese Lily emozionata.

“Diego! E’ il migliore, ha solo venticinque anni, ma non ha rivali, in giro ci sono voci che dicono sia figlio di un nobile spagnolo, che lo avrebbe confinato qui a causa della sua pessima condotta, ma non ci sono notizie sicure”.

“IL TORO!” Gridò la folla. Il duello cominciò tra gli “OLE’!” del pubblico, ma finì presto, e Diego si voltò verso gli spalti centrali per chiedere la vita del toro. Tutti gridavano “UCCIDI!” Ma lui, azzittendo la gente disse: “ Non posso ucciderlo, se uccidessi tutti i tori che catturo con i lacci fra qualche mese non ce ne sarebbero più! Abbiate pazienza, mi va di restare disoccupato!”­

“È simpatico!” esclamò Lily lanciandogli un fiore.

Diego lo vide, lo raccolse e, avvicinatosi a lei le disse: “ questo fiore al confronto dei vostri occhi è brutto segnorita, ma lo accetto, perché mi ricorderà comunque i vostri luminosi occhi viola, viola come i lillà” e chinatosi su di lei le prese la mano e la baciò con estrema disinvoltura. La folla ammutolì, non era mai successo che accettasse fiori da una ragazza.

Lily era talmente imbarazzata che non riuscì neppure a dire una parola, era tutta rossa in viso e ringraziò il suo incarnato scuro che mascherava il rossore.

 

 

Capitolo ottavo IL MOSAICO DEL PASSATO

 

Che giornata memorabile.

Si erano proprio divertiti e ora tornavano tutti, mano nella mano a casa. ma la loro felicità fu interrotta bruscamente dal temporale che scoppiò proprio quando erano sulla mulattiera. Si misero a correre giù per la mulattiera, circondati dai lampi, quando, ad un tratto il vento sospinse alle loro orecchie delle voci e tra queste una che chiedeva aiuto.

“Ascoltate, qualcuno ha bisogno di aiuto!” esclamò Luke fermandosi sotto la pioggia incessante per capire da dove provenisse la richiesta di aiuto.

“Di qua!” Urlò Lily dirigendosi fuori dal sentiero a nord.

Erano i briganti e avevano assalito un ragazzo. I ragazzi riconobbero immediatamente i briganti e senza dire una parola si scagliarono sui malviventi, volevano catturarli, per far giustizia a Janine, ce l'avevano quasi fatta, i briganti presi alla sprovvista indietreggiavano, ma uno di loro riuscì a ferire Lily con un coltello ad una spalla, fuggendo poi approfittando del momentaneo smarrimento della ragazza. Paul al sentire il gemito di Lily si voltò e anche gli altri briganti fuggirono urlando: “Non finisce qui, ci rivedremo” ma Paul non li senti neppure, in due balzi fu da Lily “Come stai?­”

“E’ solo un graffio, ma per colpa mia sono scappati” rispose mortificata Lily.

“Non temere, li riprenderemo!”esclamò Paul con le lacrime agli occhi.

“Grazie di tutto, come posso... ma tu sei ferita!” Il giovane non si era accorto del ferimento di Lily e arrivatole vicino si rese conto che sanguinava vistosamente “abito qui vicino, venite, potrete togliervi questi vestiti fradici e medicare la ferita a Lily”.

“Chi sei, come sai il mio nome?”

“Ma come, non ti ricordi già più di me? Ci siamo conosciuti oggi alla corrida, io sono Diego e tu quella dolce segnorita che mi ha regalato il fiore­” rispose sconsolato.

“Continuo a non capire come tu sappia i1 mio nome, nessuno ci ha presentati”.

“Hai ragione” disse sorridendo e aiutando Paul a rialzarla da terra “ma ti ho visto spesso in paese e tutti sanno che sei Lily, la naufraga”.

Il viso di Lily si corrugò per un attimo, quel appellativo: -la naufraga-, le stava stretto, ma il suo turbamento svanì subito,non era il momento per farsi prendere dalla nostalgia, pioveva e la ferita che le pulsava la riportò dolorosamente alla realtà.

In breve furono a casa di Diego, che più che una casa, era una reggia. Lily sorretta da Paul varcò la porta del palazzo rosa e un brivido le corse per la schiena. Tutto ciò che vedeva le sembrava di averlo già visto, ogni cosa le era familiare, ma non capiva perché, sapeva di essere figlia di mercanti e non poteva certo avere una casa cosi signorile.

Diego li fece accomodare in un salottino, “vado a prendere del disinfettante, delle bende e faccio portare dei vestiti asciutti, torno subito, fate come se foste a casa vostra!”

Lily intanto continuava a guardarsi attorno e Paul accortosi chiese: “C'è qualcosa che non va?”

“No! Ma è come se ci fossi già stata in questa casa, ha qualcosa di familiare, ma è impossibile!”.

“Spiegati meglio, perché è impossibile, forse davvero ci sei già stata, quando eri piccola” interruppe Luke.

“Tutto ciò che vedo mi sembra di conoscerlo, ma i miei genitori non sono ricchi, non possono essere amici di gente tanto altolocata!”

“Forse sei spagnola, e questi mobili in stile ti ricordano la tua casa” disse Diego rientrando nella stanza con la cassetta del pronto soccorso in mano. Lily era confusa, si lasciò medicare restando immobile e pensierosa, dopo di ché assieme alle altre ragazze andò nella stanza attigua a mettersi un vestito asciutto. Quando rientrarono trovarono i ragazzi, anch'essi con vestiti asciutti, attorno al tavolo che discutevano un piano per catturare quei briganti. Avevano fatto già abbastanza danni!”

Diego sentita la porta aprirsi si voltò, seguito dagli altri e appena vide Lily restò a bocca aperta aveva indossato un vestito che era stato di sua zia e, cosi vestita era la sua copia esatta. Ora capiva perché Lily nell'arena lo aveva attratto, era la copia esatta della sua amata zia.

“Vi dispiace seguirmi un attimo?” Disse il ragazzovorrei mostrarvi una cosa”.

 Tutti annuirono e seguirono Diego senza fare domande, attraversarono diverse stanze e arrivati in fondo a un corridoio il ragazzo aprì la porta sulla sinistra, una porta tutta bianca con stucchi dorati. Sulla parete della stanza troneggiava un enorme quadro raffigurante una nobildonna spagnola.

“Questa è mia zia Lucy, la sorella di mio padre e come vedi Lily, quando posò per il ritratto indossava il vestito che ora indossi tu!”

“Ti assomiglia, anzi siete due gocce d'acqua!” esclamò meravigliato Stive.

“Si! Oggi all’arena i tuoi occhi mi avevano colpito, mi sembrava di averli già visti, ma non ricordavo dove! Ecco dove, nel quadro di Lucy. Devi sapere che quando erano piccoli mio padre e mia zia vivevano qui”.

“Sarà solo una coincidenza” disse contusa Lily. Era vero, la somiglianza era evidente, ma Lily non riusciva a spiegarsi come una nobile spagnola potesse avere legami con lei “è impossibile che io possa avere legami con questa donna, l’unica cosa che ricordo della mia famiglia è che mio padre e mia madre sono dei mercanti e quindi ... “

“Aspetta” la interruppe Diego “Lucy venne ripudiata da mio nonno perché sposò un poveraccio greco e fuggì con lui. Noi da allora non ne abbiamo più saputo nulla. Io ero piccolo e lei aveva circa la tua età quando fuggi, tutto ciò che ricordo di lei è che era bella, dolce e gentile!”

“Forse è tua madre!” Esclamò eccitata Patricia.

“Andiamo a mangiare qualcosa” troncò Diego “possiamo stare qui per giorni a fare supposizioni, ma senza prove non sapremo mai la verità, domani scriverò a mio padre e gli chiederò di, fare indagini a riguardo”.

“Fosse tutto vero" pensò Lily, avrebbe finalmente scoperto chi era, cosa faceva nella vita e mille altre domande avrebbero trovato una risposta.

La cena fu la migliore che i ragazzi avessero mai mangiato, non sapevano come ringraziare Diego, “non serve che voi mi ringraziate, vi devo la vita e questo è il minimo che potessi fare per ora, fuori ormai è buio, accettate la mia ospitalità per questa notte!”

I ragazzi accettarono volentieri e Lily quando tu nel buio della sua stanza, cominciò a ripensare a tutto ciò che le era successo da che era giunta in Perù.

Giorno dopo giorno aveva ritrovato varie parti della sua vita, come i tasselli di un grande mosaico. Ora doveva collegarli, ma come? Si chiedeva se ci sarebbe mai riuscita; gli avvenimenti di quel giorno la facevano ben sperare, ma qualcosa le impediva di esserne felice. Ritrovando il suo passato sentiva che sarebbe stata costretta a dimenticare qualcosa ma cosa, questo non lo sapeva!

 

 

Capitolo nono SUGLI ALTIPIANI

 

L’estate volgeva al termine le giornate si accorciavano sempre più e i primi venti del sud rinfrescavano l'aria. Diego aveva spedito numerose lettere a suo padre e a sua madre, ma fino ad ora non erano arrivate risposte. Lily ormai non ci sperava più, probabilmente il nonno di Diego, che lo aveva mandato in esilio, aveva bloccato le lettere, probabilmente perché non voleva che il ragazzo avesse contatti con i genitori a causa della punizione infertagli.

Paul intanto, la sera, tornato dal lavoro si allenava nelle arti marziali per migliorare la sua tecnica con l'aiuto di Lily, tutti si impegnavano per imparare, volevano prendere quei malviventi e rendere giustizia.

Diego che era a capo di un'azienda del padre che esportava patate e mais in America del nord aveva proposto a Lily di lavorare per lui come segretaria, lei aveva accettato ben volentieri, la paga era buona e in più così poteva parlare con Diego e magari scoprire qualche ulteriore particolare del suo passato.

Diego le parlava della Spagna. Lily ascoltava e a volte scopriva di sapere già cose che lui le diceva. Forse era davvero una spagnola e cugina di Diego.

“Perché non scriviamo una lettera a tuo nonno, e non gli spieghiamo tutta la situazione?” disse un giorno Lily durante una conversazione fuori dall’ufficio.

“Non vedo a cosa possa servire! Nelle lettere che ho spedito era specificato ogni particolare della questione, dovrebbe già sapere tutto!”

“Ma le lettere non erano indirizzate a lui, forse le ha intercettate e bruciate, pensando tu volessi chiedere aiuto, per tornare a casa, ai tuoi genitori!”

“Forse hai ragione! Tentiamo per l'ultima volta e a scriverla sarai tu, così non avrà la tentazione di bruciarla ancor prima di averla letta”.

Il giorno seguente si sarebbero trovati tutti insieme per definire gli ultimi particolari del piano per la cattura dei briganti e avrebbero scritto la lettera tutti assieme.

Il sole stava scomparendo nelle acque gelide dell'oceano Pacifico, le ombre lunghe del porto creavano un'atmosfera sinistra. Lily e Paul si avviavano verso casa, “che bel tramonto” disse rompendo il silenzio Paul “già, peccato che l'aria sia fredda” rispose Lily prendendo sotto braccio Paul. Il suo calore le dava sicurezza e le faceva dimenticare tutti i suoi guai, riusciva a non pensare a niente quando era così vicina a Paul e a lui certo non dispiaceva. Il giorno seguente sarebbe stato un giorno importante, forse ben presto ci sarebbe stata una svolta nella sua vita, ma ora non voleva pensarci, ora aveva voglia di starsene lì, accoccolata tra le braccia forti del suo amato e sentire il suo dolce profumo mascolino.

“Paul, Lily!” Gridò Luke, correndo incontro ai due ragazzi “é arrivato l'invito!”

“Che invito?”Proruppe Paul. Luke col fiato grosso aveva raggiunto il fratello “l’invito dagli altopiani per il raccolto del mais! Leggi!”

Tutti gli anni, nel periodo del raccolto i ragazzi, originari degli altipiani, scesi in città in cerca di lavoro, tornavano, su invito degli anziani, al loro paese per il raccolto e la relativa festa.

Paul, Luke e tutti i ragazzi erano nati sugli altipiani e tutti gli anni aspettavano con ansia l'invito, che finalmente era arrivato.

“L’invito è per fine settimana, dovremo spostare la data del1’operazione contro i briganti!” Esclamò Paul raggiante di gioia.

“Ma come, abbiamo preparato il piano da tanto tempo e ora una semplice festa vi fa spostare la data con tanta leggerezza? Proprio non vi capisco!”

“Lily non era degli altipiani, non era una peruviana ed era normale che non comprendesse. Paul allora le spiegò quanto per loro fosse importante tale avvenimento. Per loro, tornare sugli altipiani in occasione della festa del raccolto significava tornare a casa, quando un bambino peruviano quecha compie quindici anni diventa a tutti gli effetti adulto e può vivere solo, ma la famiglia resta un valore importante e sentito. Luke, Paul e gli altri se ne erano andati dagli altipiani in cerca di lavoro, erano finiti sulla strada, poi grazie a padre John si erano ritrovati e riuniti, non erano tornati lassù nel momento di massimo smarrimento per orgoglio, ora avevano una casa, un lavoro e potevano tornare lassù a testa alta, perché nonostante tutto, lassù sugli altipiani avevano lasciato il cuore.

Il  giorno seguente comunicarono la notizia a Diego che non sembrò tanto sorpreso e per niente contrariato.

“Non sei arrabbiato?”Chiese incredulo Marty.

“Perché, dovrei esserlo forse? Non sarà certo un rinvio di data a farci    perdere la battaglia, penso anzi, che una pausa ci farà bene, posso venire con voi?”

“Perché no!” Rispose Paul col sorriso sulle labbra.

Cosi dopo aver scritto con cura la lettera da inviare al nonno di Diego, tornarono tutti a casa per i preparativi dell'imminente partenza. Sarebbe stato il più bel fine settimana da quando era morta Janine.

Era la prima volta che tornavano sulle montagne senza di lei, se fosse successo anche solo un mese prima ci avrebbero sofferto molto, ma ora il piano per vendicare la sua morte era pronto e anche se ciò non le avrebbe ridato la vita, erano più sereni e lei era sempre nei loro cuori, la sentivano sempre presente e felice accanto a loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo decimo L'ISOLA BELLA

 

Il vento frizzante d'autunno fischiava tra gli alberi, il sole, non ancora alto, riscaldava appena l'aria, l'inverno sarebbe arrivato presto.

In Perù l'inverno e lungo e rigido, mentre l’estate é torrida e corta.

I ragazzi si erano alzati di buon mattino, per arrivare presto sugli altipiani.

“Ancora dieci minuti e ci siamo!” esclamò Luke per incoraggiare Diego e Lily che, non essendo abituati all'altitudine, arrancavano con il fiato grosso e dopo alcuni minuti che sembrarono un'eternità per i due ragazzi finalmente giunsero a destinazione.

Davanti a loro si stendeva un pittoresco paesino di montagna, vi era gran movimento, tutto era pronto per andare ai campi. E nonostante tutti fossero indaffarati si accorsero dell'arrivo dei ragazzi, un anziano si avvicinò a Paul e Luke abbracciandoli “ben arrivati” dall'aspetto sembrava il capo villaggio.

“Siamo felici che anche quest’anno abbiate risposto al nostro invito”.

L'accoglienza fu davvero calorosa e Lily e Diego rimasero estasiati da tanta ospitalità.

“Abbiamo portato anche due nostri amici: Lily, che dalla primavera scorsa abita con noi e Diego, il matadores più in gamba della città di Lima!”Paul mentre li presentava, aveva il viso raggiante, era molto felice. Poi preso il capo tribù in disparte gli raccontò di Janine, chiedendo di non parlarne a nessuno fino a che loro non fossero partiti nuovamente. Avevano sofferto troppo e solo il sentire il suo nome li faceva star male, dopo di che tutti in compagnia si diressero cantando ai campi di mais.

Nonostante il vento, l'aria si andava riscaldando e la giornata si preannunciava più calda del previsto. Dopo cinque minuti di cammino, superata una collina, ecco apparire i campi.

Un'immensa distesa dorata che ondeggiava al vento, che lasciò senza fiato Lily e Diego.

“Che meraviglia!” esclamò Lily

“Ti piace?”chiese Paul avvicinandosi a lei.

“Non ho mai visto niente di simile, è davvero uno spettacolo stupendo, toglie il fiato!”

“Veramente... a me di fiato ne è rimasto poco” interruppe Diego sbuffando dietro di loro, “comunque sono d’accordo con te, che è un magnifico spettacolo!”.Il raccolto era abbondante e tutti ne erano felici, infatti da questo raccolto dipendeva la sopravvivenza del villaggio durante il lungo inverno.

Verso mezzo giorno si sentì tintinnare una campanella e tutti, posando gli attrezzi a terra si diressero verso il tavolo che era stato preparato per il pranzo, dalla donne anziane che ormai, non potendo più lavorare tanto, seguivano comunque gli uomini per preparare loro da mangiare.

Terminato il pranzo, tutti si alzarono e tornarono nuovamente a lavorare, volevano finire prima del tramonto.

Lily si fermò a dare una mano a sparecchiare, non era abituata a quell'altitudine ed era un po’ stanca. Ad un tratto i ragazzi si misero ad intonare una canzone in lingua Quecha. Lily non capiva le parole, ma le sembrava un dolce canto d'amore che le riempì il cuore di gioia.

Venne la sera, il freddo cominciava a farsi sentire, fu acceso un grande falò con gli arbusti secchi e gli scarti del mais e tutti si sedettero attorno in cerchio.

“E’ tradizione, che dopo aver raccolto il mais, tutti si riuniscano attorno al falò, a raccontarsi storie, a cantare e a ballare”. Spiegò Paul a Lily e Diego “i bambini giocano o ascoltano i racconti degli anziani e poi si addormentano sopra i sacchi di mais”.

“Cosa stanno facendo ora?” interruppe Lily che non stava ascoltando Paul, troppo intenta a guardarsi attorno.

“Stanno chiedendo all’anziano di raccontargli una favola”, per niente irritato dalla domanda, Paul si era avvicinato a lei rispondendole con estrema dolcezza.

“Andiamo anche noi a sentire, mi piacciono le vostre favole” Lily era eccitata, sembrava una bambina, innocente e spontanea come una bambina. Si alzò tirando Paul per un braccio per farlo alzare, il quale non oppose resistenza.

Il vecchierello aveva circa novant'anni, nessuno sapeva esattamente la sua età, era cieco, ma le gambe e soprattutto la mente, erano buone. Conosceva tante storie, alcune, diceva erano vere, gliele aveva raccontate suo nonno e lui ora le raccontava ai bambini del villaggio, i quali lo adoravano.

I bambini gli chiesero di raccontare una bella storia e lui non si fece pregare.

“Vi racconterò una storia vera, questa non ve l'ho mai raccontata” disse tra gli applausi e le grida festanti dei bambini e di Lily e di Paul.

“Oh, abbiamo anche due  bambini cresciuti questa sera!” esclamò sentendo le voci di Lily e Paul.

“Possiamo ascoltare nonno, ci piacciono le favole!”

“Siete i benvenuti, chiunque abbia un cuore di bambino, anche se è cresciuto è sempre il benvenuto!” Detto questo cominciò il racconto.

“Questa storia comincia in un tempo lontano lontano, quando sulla terra vi erano pochi uomini.

Le belve feroci seminavano il terrore tra gli uomini che un giorno decisero di partire alla ricerca di un luogo migliore. Camminarono per molti giorni, finché giunsero ad un’immensa distesa d'acqua che bloccò loro il cammino.

Chiamarono quell’immensa distesa Oceano e si accamparono sulle sue rive per trascorrervi la notte. Nel bel mezzo di essa, furono svegliati da voci che il vento, che spirava dall’Oceano portava fino a loro. Scrutando nell’oscurità della notte videro una luce sull'acqua che si avvicinava a loro a gran velocità.

Pieni di sgomento cercarono di nascondersi, ma ascoltando il canto di quegli esseri, la loro paura svanì e, usciti allo scoperto, attesero l'arrivo di quei misteriosi esseri.

L'attesa fu breve, sopra ad una barca che levitava sopra la superficie dell’acqua, senza mai toccarla, approdarono a riva cinque persone. A prima vista sembravano normali, in realtà si trattava d’angeli, con tanto d'ali candide. Erano tutti vestiti di blu e un alone di luce li circondava!”

“Erano angeli blu? Interruppe un bambino.

“Pablo, non m’interrompere, un po' di calma e lo saprai” era incredibile, era cieco ma riconosceva le voci dei bambini e ricordava tutti i loro nomi a memoria. “Dicevo, che una luce li circondava, quella che gli uomini avevano visto sul mare dalIa riva. Uno di loro, sceso dalla barca esclamò: "Pace a voi", "chi siete?" chiese uno degli uomini "siamo angeli guardiani".

“Uffa, non sono angeli blu!”

“Zitto Marty non mi interrompere, o perderò il filo del discorso!”

-Angeli guardiani? E di cosa?- Chiesero.

-Siamo i guardiani del Regno, della porta di accesso al regno- risposero.

Quegli uomini scomparvero nella notte, assieme agli angeli e nessuno li vide più, ma la storia non è finita qui!

Passarono molti secoli e uno di quegli uomini tornò dall'oceano e raccontò che nel mezzo delle acque, c’era un’isola senza tempo, dove regnava la giustizia, 1'amore e la pace.

Quell'uomo era molto vecchio, e morì pochi giorni dopo. Credendolo pazzo nessuno gli credé, Tranne un giovane ragazzo di nome Rurù. Armò una nave, arruolò un equipaggio coraggioso e salpò alla ricerca dell'isola Bella. Così, infatti, l’aveva chiamata quel vecchio.

Passarono diversi mesi e di Rurù non si avevano notizie, un giorno tra gli scogli trovarono un ragazzo, Rurù! Ferito al petto, giaceva sugli scogli, ai piedi del Picco del Leone. Non ricordava più niente, nemmeno il suo nome e della nave e dell'equipaggio nessuna traccia.

Dopo Rurù, molti altri salparono alla ricerca dell'Isola Bella, ma, certi non tornarono più e quelli che tornavano, non ricordavano nulla del proprio passato.

Piano piano recuperavano la memoria, ma della rotta verso l'isola Bella, non recuperavano il ricordo e ricordavano solo di esserci stati, ma non ricordavano niente di ciò che avevano visto o sentito.

Si dice che l'isola Bella sia 1’ingresso al Paradiso, ma nessuno sa dov'è e nelle notti di luna piena, come questa, c'è chi dice di aver sentito cantare quegli angeli guardiani e altri di aver1i visti ballare sopra l'oceano in un grande girotondo!”

Lily con gli occhi sbarrati ascoltò fino alla fine, quando il nonno raccontò di Rurù, trovato sugli scogli del Picco del Leone, con una ferita al petto e privo di passato, rivide quel giorno, la notte della tempesta, la nave che affondava e lei sbalzata in acqua, accecata da una luce e poi, il mattino seguente Paul la salvò proprio sul Picco del Leone con una ferita al petto.

Si alzò di scatto “che succede” chiese Paul. Lily non rispose, era in piedi con gli occhi fissi nel vuoto e sembrava non sentisse nulla. Ad un tratto Paul capi “é solo una coincidenza, è solo una favola!” Lily lo zitti gridando “No! Ora so perché non voglio, perché ho paura di recuperare la memoria. Io ho visto l'isola Bella, devono averci salvati loro dal naufragio, ne sono più che certa!”

Sentite quelle parole il nonno si era alzato e avvicinatosi a Lily le mise una mano su una spalla, intanto i bambini si erano alzati ed erano corsi a giocare.

“Anche se l’hai vista non potrai ricordare nulla, probabilmente l'equipaggio della nave è rimasto sull'isola, mentre tu hai preferito tornare, per insegnare le leggi dell'isola, ma quel vecchio fu chiaro: Se non sei puro di cuore, senza peccato, non puoi andare sull’isola e tornare. Chi 1a cerca la trova ma poi non può tornare, senza perdere tutto!”

“Ma nonno, è solo una favola, o no?” chiese Paul perplesso.

“No! E’ una storia vera, quegli uomini primitivi erano puri di cuore, per questo gli angeli li portarono con loro e permisero ad uno di loro di tornare.

Il loro intento era quello di insegnare le leggi dell'isola Bella all’umanità, ma forse non calcolarono che quell’uomo era vecchio di secoli e tornando sarebbe morto!”

“Io quindi recupererò la memoria, ma non ricorderò nulla del viaggio, della rotta e dell’equipaggio!”

“E’ assurdo!”Interruppe Paul “sono storie raccontate dai nonni dei nonni, non c'è lo stralcio di una prova!”

“Ti sbagli” rispose il vecchio, “io tentai quel viaggio quando avevo vent’anni e l'unica cosa che ricordo è una grande luce bianca che mi accecò e una voce che mi diceva di non tornare, che non mi era permesso e da allora sono cieco!”

Che atroce scoperta. Lily corse via piangendo, pensando e ripensando, e correva, correva senza sapere dove andava.

“Lily!” urlò Paul, ma lei non lo sentì.

“Lasciala sola, ne ha bisogno” disse il nonno afferrando il ragazzo per un braccio.

Non le sembrava possibile, perché non poteva ricordare, perché quelle leggi che gli angeli volevano far conoscere a tutto il mondo non le poteva insegnare lei? Solo ora riusciva a capire la ragione dei suoi presentimenti di qualche mese prima, quando, nel buio della stanza nella casa di Diego era felice perché forse aveva ritrovato la sua famiglia, ma aveva paura di recuperare il suo passato, aveva paura di doverne sacrificare un pezzo e ora sapeva perché.

Corse a perdifiato fino ad un dirupo, li si fermò e appoggiatasi al tronco di un albero le cui fronde ondeggiavano al vento rimirò l'oceano e la luna.

Piangeva, dentro di sé sapeva che ciò che aveva visto quella notte di tempesta era l'isola Bella.

D'improvviso capì e un'immensa pace le rischiarò il volto: il mondo non era ancora pronto per quell'isola, per capire quelle leggi serviva un cuore puro e servizievole verso i propri fratelli e questo gli uomini non lo possedevano ancora.

Paul l'aveva seguita senza però fermarla, giunto anch'egli al dirupo la osservò a lungo senza farsi notare, era così bella anche quando piangeva, i suoi capelli mossi dal vento erano un tutt'uno con le fronde degli alberi, ad un tratto si sentì invadere da un senso di pace, nello stesso istante in cui lei capì e spinto dal desiderio di abbracciarla si avvicinò. Lei lo sentì, ma non si spaventò, come se sapesse benissimo che lui era dietro di lei e voltatasi si gettò tra le sue forti braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo undicesimo GIUSTIZIA E' FATTA

 

Erano passate due settimane da quel fine settimana in montagna, i ragazzi erano tornati a casa e avevano ripreso le loro occupazioni.

Lily era più serena, non aveva più paura di recuperare la memoria, era infatti convinta che un giorno qualcuno sarebbe tornato dall'isola Bella e avrebbe insegnato le sue leggi e forse quel giorno anche lei avrebbe ricordato e tutto il mondo avrebbe conosciuto la pace e la giustizia.

Non tutti però erano tornati in città, Polin, infatti, era rimasta in montagna, aveva preso quella decisione, non per fuggire alla realtà, solo per ritrovare se stessa. Dopo la morte di Janine non era più stata la stessa, aveva perso il suo proverbiale sorriso e la sua spontaneità, lì sulle montagne, ne era certa, avrebbe ritrovato la serenità.

 

Per il sabato seguente era stata fissata la data per l'imboscata ai briganti e il piano era chiaro, le ragazze sarebbero andate nel bosco, dove avevano scoperto il nascondiglio dei briganti, attirandoli fuori, dove i ragazzi li attendevano. Diego intanto sarebbe corso dalla polizia e avrebbe condotto i gendarmi sul luogo dell'imboscata.

I ragazzi erano muniti di un'arma particolare, molto diffusa in Perù, una corda robusta con dei piombi colorati appesi alle estremità, simili a bolas.

Lanciandoli in direzione delle gambe e del torace in un certo modo, la corda si arrotola attorno al corpo, immobilizzando e facendo cadere il malcapitato.

Questa arma 'primitiva' viene usata per catturare i vitelli da marchiare o per andare a caccia, un po' come il lazzo per i cow-boys.

Tutto era pronto e il giorno tanto atteso stava arrivando, finalmente avrebbero potuto fare giustizia a Janine e a tutte le ragazze, vittime innocenti, che quegli assassini avevano violentato, derubate e uccise.

Gli ultimi pallidi raggi di sole allungavano le ombre, il giorno seguente era sabato. I ragazzi raccolti in preghiera attorno al tavolo pregavano per la buona riuscita del piano e Lily pregò Janine di essere vicino a loro, per proteggerli e per assaporare il dolce profumo della giustizia.

 

Era ormai passato mezzo giorno quando Diego, correndo a perdifiato per la mulattiera che porta al porto di Callao, arrivò alla casa dei ragazzi e bussando con forza alla porta Gridò “La lettera, la lettera! Mio nonno ha risposto!”

Raggiante di gioia porse la lettera a Lily che la lesse avidamente:

‘Cara Lily,

 ho letto coli molta attenzione la tua lettera e ho guardato con ancor maggior interesse la tua foto. La somiglianza con mia figlia è sorprendente, ma nonostante questo, voglio essere cauto.

Ho mandato a cercare mia figlia, che dovrebbe essere ad Atene, secondo le ultime informazioni pervenutami. Infatti, pur avendola diseredata l'ho sempre seguita nei suoi movimenti, forse sperando che tornasse da me in lacrime.

So che ha una figlia e un figlio, 1a figlia dovrebbe avere la tua età e il figlio circa 25 anni. Se tu fossi sua figlia sarei lieto di vederti, anche perchè alla mia età mi piacerebbe abbracciare i miei nipoti prima di morire e anche mia figlia. Nonostante la sua fuga, non ho mai smesso di amarla e ora credo che potrei anche accettare suo marito come genero.

Conto di venire in Perù per conoscerti al più presto e spero con buone notizie.

Un saluto anche a mio nipote Diego che mi auguro abbia messo la testa a posto.

A presto

Aleandro Diaz

 

 

Che stupende notizie, forse presto avrebbe potuto riabbracciare sua madre, suo padre e suo fratello.

“Ah! Fosse tutto vero!” Pensò tra se Lily.

Bene! La Giornata cominciava bene e se fossero riusciti a catturare anche i briganti, sarebbe finita in bellezza.

Dopo essersi raccolti un attimo in preghiera si diressero verso il bosco, ognuno al proprio posto.

Le ragazze, tenendosi per mano si addentrarono nel bosco, spirava il vento gelido del sud che fischiava tra i rami, rendendo l'atmosfera tesa e inquietante.

Dopo circa cinque minuti che passeggiavano, ecco arrivare i briganti, un lampo attraversò gli occhi delle ragazze che voltatesi si misero a correre, rincorse da questi “fermatevi! Non avete scampo!” Gridava il loro capo ma, in breve furono al limitare del boschetto e appena fuori si gettarono a terra sui lati del sentiero. L'azione tu rapidissima, mentre le ragazze si buttavano a terra, liberando la visuale, i ragazzi lanciarono le corde piombate contro ai briganti che senza rendersene conto si trovarono a terra con le gambe e le braccia immobilizzate.

In quel mentre, provvidenzialmente arrivò Diego con i gendarmi che misero le manette ai malfattori e li portarono in prigione.

“Grazie ragazzi, era da mesi che cercavamo di prenderli” disse il capo della polizia prima di andarsene “so che mesi fa questi briganti uccisero una vostra amica. Bravi, non siete caduti nel1a tentazione di uccidere per vendetta”.

“Se lo avessimo fatto, saremmo passati dalla parte del torto, volevamo giustizia, non vendetta, ora Janine può riposare in pace. Spero che questi uomini un giorno capiscano e si pentano di tutto il male che hanno fatto. E comunque spero che Dio li perdoni, come li ho perdonati io” Paul aveva le lacrime agli occhi, ma era sereno, finalmente l'incubo era finito e ora poteva tornare a vivere e ad essere felice come voleva Janine.

Lily si avvicinò a lui e gli sussurrò mentre portavano via i briganti “torniamo a casa”.

Tutti si strinsero attorno a Paul e Lily e cosi abbracciati tornarono a casa cantando e piangendo dalla gioia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo dodicesimo NATALE

 

L'inverno era arrivato la prima neve aveva imbiancato i monti e presto avrebbe ricoperto anche la valle e il porto. Il sole era pallido e non scaldava quasi più i ragazzi infreddoliti e non adeguatamente vestiti, tutte le mattine andavano in città chi a lavorare, chi a studiare e la sera dopo aver mangiato andavano a letto per sentire meno freddo.

“Un inverno così rigido” diceva la gente, “Non si vedeva da decenni!”

Diego più volte aveva proposto a Lily di portare tutti i ragazzi a casa sua “la casa è grande e ci staremmo tutti, e poi fa meno freddo”, ma i ragazzi erano troppo orgogliosi della loro indipendenza per accettare.

Una mattina però Susi si sentì male, aveva la febbre alta e il medico disse che era polmonite, se fosse rimasta ancora al freddo, sarebbe morta.

“Non abbiamo scelta” disse risoluta Lily “dovrete mettere da parte il vostro orgoglio e accettare l’invito di Diego. Se non volete farlo per voi, fatelo almeno per Susi!” i ragazzi chinarono la testa, avvolsero l'amica febbricitante in una coperta e presala in braccio la portarono fino al palazzo di Diego.

L'amico, sperando in un loro ripensamento, aveva preparato già da tempo le stanze per loro, venne acceso il camino e prestate le dovute cure a Susi che si sarebbe rimessa presto.

Ora le giornate trascorrevano più serene, il freddo non occupava più i pensieri dei ragazzi, Susi migliorava ogni giorno che passava e tutti ne erano felici. Lily aspettava con ansia notizie dalla Spagna, che non arrivavano, tutti i giorni passava alla posta, ma ogni giorno ormai riceveva la stessa risposta: “ Mi dispiace, ancora niente, prova domani”.

 

Presto sarebbe arrivato Natale, per Lily era il primo che festeggiava lì in Perù.

Quando ero con i miei genitori” esclamò un giorno “andavamo alla messa di mezzanotte e poi tornavamo a casa per scaldarci e la mamma faceva il punch mentre aprivamo i regali”.

La memoria le stava ritornando poco a poco e questo rendeva felice lei, ma soprattutto Paul che, l'estate scorsa aveva deciso che, quando a Lily fosse tornata la memoria, si sarebbe dichiarato ufficialmente, chiedendole di sposarlo.

Due giorni prima di Natale finalmente arrivò la lettera tanto attesa, che annunciava l'imminente arrivo del nonno in Perù, nello scritto assicurava che a Natale o al più tardi nei primi giorni del nuovo anno sarebbe arrivato assieme a sua figlia, la madre di Lily. Era talmente contenta che non riusciva a trattenere le lacrime che le incorniciavano il viso raggiante di gioia.

Quella sera andarono a letto felici come non lo erano mai stati, Susi era ormai guarita e forse per Natale Lily avrebbe potuto riabbracciare i suoi genitori e riacquistare finalmente la memoria.

 

Un pallido sole che filtrava dalle persiane svegliò i ragazzi, era la vigilia di Natale.

Oggi non si andava a lavorare e fatta colazione, tutti insieme si misero ad addobbare la casa a festa.

Ghirlande di carta alle finestre, una corona di agrifoglio con fiocchi rossi sulla porta e campanellini rossi trovati in soffitta, un po' ovunque.

Finito di pranzare Diego, Paul e Luke uscirono di casa con fare sospetto “Dove andate?”Chiese Pablo “a prendere una cosa in città” risposero loro evasivi.

Qualche ora più tardi, li videro tornare con in spalla un piccolo abete che avevano tagliato nel bosco.

“Un abete per fare l'albero di Natale!” esclamò Lily saltando e battendo le mani, erano tutti infreddoliti, ma fieri di aver trovato quell'abete da addobbare.

Nel frattempo Ruper e Stive avevano trovato delle vecchie statuine impolverate e tutti insieme avevano allestito un piccolo presepe su di un mobile in salotto.

“Come vedete, anche noi non siamo stati con le mani in mano e abbiamo anche preparato una torta!” Disse raggiante Patricia.

Erano circa le 18.00 quando finirono di addobbare l'albero di mille fiocchi rossi, ghirlande colorate e candeline bianche che avrebbero acceso al ritorno dalla funzione in chiesa. Di regali non ve n’erano molti, ma erano fatti col cuore.

 

Erano le 23.30 e i ragazzi si avviarono verso la chiesa, le ragazze erano un incanto. Diego aveva dato loro dei vestiti appartenuti alla zia Lucy e Lily, sotto braccio a Paul, era felice e si sentiva una regina al fianco del suo re.

La messa tu particolarmente sentita e al termine padre John, prima di dare la benedizione finale disse: “La notte è molto fredda, cercate col calore dei vostri cuori di farla sembrare un giorno d'estate e Buon Natale a tutti!”Tutti uscirono dalla chiesa scambiandosi gli auguri, ridendo e scherzando, quando tra la folla si sentì echeggiare una voce: “Cristin!” Lily si voltò di scatto come fulminata “mamma!” Esclamò mettendosi a correre tra la gente che affollava il sagrato.

In breve si trovò tra le braccia di sua madre e calde lacrime di gioia le imperlarono il viso “mamma, papà, fratellone... Come sono contenta di rivedervi!”

Paul intanto si era avvicinato assieme agli altri “Cristin! Davvero un bel nome!”Esclamò Paul.

“Mamma, papà, Dimitri lui è Paul, mi ha salvata dal naufragio”.

Dopo le presentazioni di rito si diressero allegri e festanti verso casa. Lily o meglio Cristin, era raggiante, continuava a parlare, a raccontare del naufragio, del tuffo in acqua col condor, del mais sulle montagne e di mille altre cose.

“Avrete tutto il tempo per raccontarvi quello che avete fatto in questo lungo anno” interruppe ad un tratto il nonno Aleandro “adesso andiamo tutti a letto, casco dal sonno!”

“Hai ragione nonno, buona notte a tutti e Buon Natale!”Cristin nel buio della sua stanza non riusciva a prendere sonno, era felice, ripensava a tutto ciò che le era successo in quei mesi dopo il naufragio. Ora ricordava ogni cosa del suo passato, come aveva previsto, la vista della mamma e del papà le avevano fatto tornare la memoria.

Era partita da Atene con una nave, chiamata Rimbaut, diretta a S. Francisco per un viaggio di studio, la nave aveva attraversato il canale di Panama, poi la tempesta, quella luce bianca che la accecò poi più nulla, fino al momento in cui si era risvegliata nella casa di Paul e dei suoi amici.

Ora che tutto era chiaro nella sua mente era felice, ma un pensiero le avvelenava la felicità, il non sapere che sorte era toccata alla nave, all'equipaggio e a tutti i passeggeri. Un pensiero che forse l'avrebbe accompagnata per tutta la vita.

Ma Cristin non era l'unica a non riuscire a prendere sonno, Paul nella sua stanza ascoltava suo fratello nella camera accanto che russava, gli occhi persi nel vuoto pensava a Cristin.

La sua Lily, i suoi occhi raggianti mentre raccontava le sue avventure alla madre erano due stelle che brillavano di luce propria, tanto belli come non ne aveva mai visti.

Era geloso, aveva paura che gliela portassero via e lui non l'avrebbe più rivista, non l'aveva mai vista cosi felice, ma la stanchezza finalmente prese il sopravvento e un sonno ristoratore lo avvolse nel suo dolce abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo tredicesimo LA TERRA DEGLI ANGELI

 

Natale! Per molti il giorno più bello dell’anno, certo il più bel Natale per Cristin.

Il sole era appena sorto quando la ragazza si svegliò sentendo dei rumori al piano terra “a quanto pare non sono l’unica già sveglia”, si infilo la vestaglia e scese piano piano le scale. Paul e Dimitry armeggiavano in cucina, volevano preparare la colazione per tutti.

Cristin si avvicinò in punta di piedi senza ciabatte e arrivata alle loro spalle gridò: “Buon Natale!”

I due ragazzi si voltarono di soprassalto “sorellina che spavento, vuoi farci venire un colpo?”

“Non ti avevamo sentita” aggiunse Paul stampandole un bacio sulla bocca.

“Posso aiutarvi a preparare?”

“Accomodati, la cucina è tutta tua!” esclamò ridendo Dimitry.

In breve prepararono la tavola e vi misero la colazione sopra, poi si divisero e suonando campanellini e gridando “Buon Natale!” svegliarono tutti.

Fu una mattina di Natale memorabile, si scambiarono rega1i, giocarono parlarono e risero tanto, poi subito dopo pranzo Cristin propose di andare a trovare Janine, spiegò ai suoi genitori chi era e loro commossi chiesero di poter anche loro andare a rendere omaggio ad una ragazza tanto coraggiosa.

 

Natale passò, Cristin e Paul si erano fidanzati ufficialmente e sulla mano di lei ora spiccava un piccolo anello d’oro. Quell'anello che Paul aveva comprato a rate su di una bancarella del mercato il giorno della corrida e che aveva nascosto gelosamente fino ad allora.

Presto sarebbe finito l'anno e il nuovo annunciava grandi cambiamenti.

Per godere meglio di quei momenti felici, decisero di comune accordo di rimandare ogni decisione a dopo le feste.

“Cristin, vorrei mostrarti un luogo, che so ti piacerà molto”disse una mattina Paul.

“E’ lontano?” chiese curiosa Cristin.

“No, solo cinque minuti di cammino nel boschetto”.

Così s’incamminarono soli, tenendosi per mano verso il bosco. Restarono per un po' senza parlare, ascoltando gli uccelli cantare e il vento tra i rami spogli fischiare,poi Paul come continuando un discorso mai interrotto disse “il posto si chiama bosco degli angeli. Qui hai sentito spesso parlare d’angeli, d'evi sapere che queste leggende sono nate tanti secoli fa quando gli uomini pensavano che tra queste montagne, a queste altitudini ci potessero essere solo creature celesti, forse, anche perché qui siamo più vicini al cielo”.

Il sentiero cominciò a salire sempre più ripido e ad un tratto Cristin fu distratta da un rumore d'acqua.

“Cos’è, un fiume di montagna?” chiese interrompendo Paul.

“No, é una cascata, che si tuffa in un lago, un bellissimo lago blu!”

Il sentiero faceva una curva attorno ad un promontorio e dietro ad esso la cascata e il lago.

Che visione stupenda, la cascata si tuffava nel lago spruzzando acqua ovunque e i raggi del sole filtrando tra i rami degli abeti formavano un bellissimo arcobaleno attraversando le goccioline sospese nell'aria.

“Perché lo chiamate il bosco degli angeli?”

“Perché la sua bellezza non sembra normale e alcune persone affermano di aver visto creature con le ali volteggiare sulle acque al chiaro di luna!”

“Qua non fa freddo come a valle, eppure siamo più in alto, perché?”

“non ti spaventare, è una cosa normalissima, é un fenomeno chiamato inversione termica, non ne avevi mai sentito parlare? L’aria calda è portata per natura a salire, perché più leggera, mentre quella fredda è più pesante e scende a valle”.

I due ragazzi rimasero lì a lungo, seduti ai piedi di un grosso abete, a fissare quel luogo magico, senza dire una parola, per paura di rompere l'incantesimo che sembrava avvolgere quel luogo. Cristin poi d'improvviso si alzò in piedi “mi ero completamente dimenticata!”

“Di cosa?” Chiese Paul alzandosi a sua volta.

“Dovevo andare con Dimitri a Lima, per comprare un regalo per il compleanno della mamma! Sono in ritardo!”

“Al1ora sbrighiamoci, torneremo quassù con gli altri!”

Si avviarono verso casa, arrivati al promontorio Cristin si voltò per dare un ultimo sguardo alla cascata e tra le acque vide qualcosa guizzare, ma non ci diede gran peso, solo dopo ripensandoci pensò ridendo tra sé -forse era un angioletto che faceva il bagnetto-.

 

I giorni passavano inesorabili, presto sarebbe arrivata l'Epifania e con essa, sarebbero finite le feste.

Cristin aveva chiesto ai suoi genitori del tempo per decidere cosa fare della sua vita. Avrebbe voluto sposare Paul, ma voleva anche finire gli studi, aveva 23 anni e le mancavano solo sei esami per laurearsi. Ci teneva tanto, diventare un medico era sempre stata la sua aspirazione fin da piccola, quando giocando con Dimitry diceva “da grande sarò un medico grande e famoso!”

Questi pensieri la rendevano spesso pensierosa e silenziosa e Paul se ne accorgeva. Si vedeva dai suoi occhi che era smarrita e non sapeva cosa fare.

Un giorno nebbioso Luke la trovò che piangeva vicino alla loro vecchia casa. Senza dire una parola si avvicinò e lei, appena lo vide gli si gettò tra le braccia singhiozzando.

“Non voglio lasciare Paul!” disse tra i singhiozzi “ma voglio diventare un medico” Luke capiva bene i suoi sentimenti, anche lui era innamorato di lei e avrebbe voluto dirglielo e non lasciarla andare via, ma voleva troppo bene a suo fratello per fargli una cosa simile “Paul ti ama e ti amerà anche tra due anni, so quanto atroce sia pensare di doversi separare, ma non puoi mollare proprio ora, il traguardo è vicino. Diventa un medico, poi torna, Paul sarà qui a braccia aperte”.

“Questo me lo ha detto anche lui... ma non è questo i1 problema, non riuscirei a studiare, penserei sempre a lui e non combinerei nulla” Cristin piangeva sempre più forte e si era staccata da Luke che senza dire una parola la ritirò a sé per un braccio tirandole un sonoro schiaffone. Cristin portandosi una mano sulla guancia colpita esclamò “perché lo hai fatto?”

­Luke, timido com’era, aveva dovuto tirare fuori tutto il suo coraggio per schiaffeggiarla e rispose tutto d’un fiato “ti stai comportando come una ragazzina viziata” due grosse lacrime ora rigavano il volto “ti ho sempre ammirata, quando c'erano dei problemi eri sempre la prima a incoraggiarci, risolvevi sempre tutto con tanta facilità e... e adesso non hai il coraggio di seguire i tuoi ideali fino in fondo? Mi piacevi di più prima, forse era meglio se non recuperavi la memoria!” Detto questo fuggì piangendo senza aspettare una risposta da Cristin.

Lei lo guardò correre finché non scomparve nella nebbia poi rimase li assorta, ripensando alle parole dell'amico e al suo gesto.

Solo dopo circa due ore, quando il sole cominciava a tramontare si diresse verso casa. Sul volto le lacrime e la tristezza avevano lasciato il posto ad una pacata serenità.

Rientrata in casa s’imbatté in Andrew e gli disse “bella serata non trovi?” Andrew rimase muto, seguendo con lo sguardo l'amica che si allontanava per il corridoio, non capendo il motivo di tale affermazione. Quella sera non disse nulla, andò a letto presto riservando le buon notizie al giorno seguente.

Albeggiava appena quando Cristin si svegliò, senza fare rumore si diresse verso la camera di Luke, apri piano la porta ed entrò, l'amico dormiva rannicchiato su un fianco, era così bello e Cristin rimase un po’ in piedi a contemplarlo mentre dormiva. assomigliava molto a Paul. le stesse spalle larghe, gli stessi capelli neri che lanciavano bagliori blu,come le ali di un corvo, solo la forma del suo viso differiva un po' da quello del fratello, era più spigoloso, gli zigomi più pronunciati e il mento aguzzo e il suo carattere così chiuso e riservato che lo rendeva misterioso. Finalmente, dopo essere rimasta per circa cinque minuti in contemplazione dell'amico si decise ad avvicinarsi al letto sussurrando all’orecchio dell'amico  “Grazie”

Luke si svegliò di soprassalto “Cristin, che ci fai qua?”­

“Volevo ringraziarti”.

“Per cosa?” Chiese meravigliato l'amico.

“Per lo schiaffone di ieri, avevi ragione e volevo fossi il primo a conoscere la mia decisione. Partirò, diventerò un medico, poi tornerò. Pero anche tu devi promettermi che nel frattempo diventerai un medico, cosi quando tornerò lavoreremo insieme!”

Luke la abbracciò e per un attimo, un lungo, ma fuggevole attimo si dimenticò che non avrebbe mai potuto avere il suo amore e la abbracciò forte dimentico di tutto e di tutti.

Arrivò il giorno della partenza. Cristin abbracciò Paul e Luke, Pablo, Andrew, Susi, Stive, Marty, Patricia, Loris e Ruper, poi con le lacrime agli occhi sali sull'aereo, promettendo di scrivere spesso.

Paul piangeva e le ultime parole di Cristin gli rimbombavano nelle orecchie “Il tempo passerà in fretta e presto saremo nuovamente insieme, e potremo ancora restare abbracciati a guardare il tramonto. Così belli non n’avevo mai visti nella mia Grecia”.

Tra due anni sarebbe tornata e avrebbero celebrato il loro matrimonio, in quella città, Lima dove era nato il loro amore e dove avrebbero vissuto per il resto dei loro giorni.

 

 

EPILOGO

 

Cristin era partita, aveva perso un anno di scuola, ma aveva imparato cose che l'avrebbero accompagnata per tutta la vita.

Prima il viaggio per andare a S. Francisco, finito col naufragio, le amicizie, i dolori e le gioie, l'aver scoperto l'isola Bella e l'aver dimenticato tutto.

Tutti gli avvenimenti di quell'anno le avevano insegnato una cosa importante: se cerchi qualcosa lontano, quello é vicino, la legge, la giustizia e la pace, devi cercarli vicino a te, nell'amore per gli altri.

Le leggi dell'Isola Bella non le devi cercare lontano, nell'oceano.

C'é un’isola Bella nel cuore di ogni innamorato e tu puoi essere, se lo voi, un messaggero di pace, amore e giustizia.

Un Angelo Blu!

 

 

Lady Blu