DELL’ ERRANZA

E

DI ALTRE IMPRESE

Di
Palank Von Panzi
 

Dedicato a Blue Dragon
Grazie Fara
ò!

 

Sebastian lo aveva desiderato per tutta la vita. Lo aveva sempre immaginato come un momento, una parentesi di frenesia, di eccitazione e di vittoria. Ora, però, schierato in ranghi serrati con i suoi compagni cavalieri, aveva paura.

Sentiva le braccia e le gambe tremare, in vista dell’imminente battaglia. I tamburi di guerra scandivano il battito del suo cuore che sentiva infrangersi contro il petto, mentre i corni gli rimbombavano nella testa.

In questo momento la sua mente era pervasa da un turbine di cose: pensava ai suoi compagni, ai suoi nemici, al suo villaggio, ai suoi vecchi amici d’infanzia, ai consigli che aveva ricevuto dal suo maestro Holgar, uno dei più conosciuti cavalieri di tutta Bretonnia, ed infine a Mamia, la fanciulla che aveva scombussolato il suo cuore, la quale era ,a ben vedere, il motivo per cui era finito nel mezzo di quella battaglia.

In tali situazioni è bene che la mente sia sgombra da ogni pensiero, Sebastian, invece, rivide in una manciata di minuti tutta la sua vita.

Era nato in un villaggio nella regione di Gisoreaux, vicino alla fortezza del Duca Fenis, sulle sponde del fiume Ois. Fra tutti i Ducati di Bretonnia, Gisoreaux è quello con la più antica tradizione militare in quanto è una regione di confine che nei secoli ha dovuto più volte respingere attacchi da parte di orde di Orchetti, degli eserciti del Caos e dei pestilenziali Skaven. Vi sono ancora numerose fortezze che portano i segni di memorabili battaglie e stremanti assedi.

Fin da piccolo Sebastian dimostrò eccezionali doti nell’uso della spada, grazie anche ai suoi allenamenti quasi ossessivi e alla sua corporatura robusta. Ancora ricorda le forti emozioni e la grande ammirazione che provava alla vista dei nobili cavalieri di Bretonnia, con le loro lunghissime lance e le loro possenti armature, sui migliori destrieri di tutto il Regno.

Il destino di Sebastian però sembrava già scritto: era figlio unico e la sua famiglia portava avanti da generazioni una piccola fonderia, in più suo padre era considerato una dei migliori fabbri di tutta Gisoreaux e avrebbe quindi voluto vedere suo figlio un giorno al suo posto a rifornire i cavalieri di Bretonnia di armature, scudi, elmi e spade; non desiderava certo vederlo nel bel mezzo di un campo di battaglia a sacrificare la sua vita contro chissà quali malvagi e disumani esseri!

Ed infatti Sebastian si era accontentato di sognare la sua vita da cavaliere, in fin dei conti non si può imprigionare la fantasia!

Nonostante il duro lavoro davanti ai forni, però, continuava ad allenarsi a tal punto di diventare già a diciotto anni il più forte guerriero novizio del villaggio. Il lavoro nella fonderia aveva rinforzato le sue braccia e la sua presa, le lunghe corse lungo il fiume e gli allenamenti con il suo amico Sarre avevano migliorato la sua resistenza e la sua agilità, per ultimo, ma non per importanza, gli allenamenti di scherma con il suo Maestro Holgar avevano perfezionato la sua tecnica.

Sarre D’Aymavilles era un coetaneo di Sebastian e bastava uno sguardo per capire che i due ragazzi erano fatti della stessa pasta; stessi desideri, stesse ambizioni, avevano lo stesso sguardo fiero e combattivo, anche le loro capacità si eguagliavano, non a caso facevano parte entrambi del gruppo di giovani che si allenavano con il Maestro Holgar , anche se li superavano tutti di gran lunga.

C’era però una fondamentale differenza: Sarre era figlio di un contadino ed era molto povero.

I due ragazzi avevano sognato fin da piccoli di elevarsi insieme al rango di Cavalieri Erranti e vagabondare fianco a fianco attraverso i territori di Bretonnia e dell’Impero, cercando di portare a compimento la loro Erranza che, a differenza di come le regole imponevano, doveva essere unica per entrambi.

L’Erranza è una prassi che si è andata consolidando nei secoli nei territori di Bretonnia e consiste nell’affidare una missione ad un giovane Cavaliere Errante (i cavalieri più bassi di rango) che se veniva portata a termine dava diritto al candidato di elevarsi al rango di Cavaliere del Reame e di acquisire un suo dominio da proteggere, oppure dava diritto alla mano di una nobildonna.

Le missioni affidate comunque dovevano essere onorevoli e adeguate ad un Cavaliere degno di tale nome; se la missione assegnata risultava troppo facile, oppure non onorevole, chiunque poteva denunciare il fatto e riporre la missione al giudizio del Re o del Tribunale Cavalleresco.

Le cose però, si sa, non sempre vanno per il verso giusto e il destino si intromette nella vita di tutti, nel bene e nel male.

Sebastian infatti ricordava bene il giorno in cui il suo amico Sarre gli annunciò, non nascondendo alcuna emozione, la sua imminente partenza.

Un famoso generale mercenario stava rastrellando per tutta Bretonnia buoni guerrieri da portare con se in una spedizione a Nord, probabilmente a Norsca, dove un Conte Elettore aveva chiesto aiuto a tutte le Nazioni del Vecchio Mondo per reggere l’impatto di una immensa orda di Guerrieri del Caos, i nemici che nessuno avrebbe mai voluto trovarsi di fronte, uomini che avevano venduto la loro anima agli Dei del Caos in cambio di un potenziamento fisico e mentale che li avrebbe resi superiori al resto degli uomini.

La paga era ottima e Sarre non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione simile, anche perché le condizioni della sua famiglia andavano volgendo al peggio e il più grande disonore per un Bretoniano era quello di abbandonare a se stessa la propria famiglia o i propri amici.

Sebastian fu preso come da un senso di sconforto, in quanto tutto il sogno di una vita stava perdendo una componente fondamentale, ma possedeva comunque uno spirito ottimista e comprensivo, capì quindi le ragioni dell’amico e la sola cosa a cui pensò in quel momento fu di non lasciarlo andare via a mani vuote. Sarre sarebbe dovuto partire di li a un mese e Sebastian impegnò quest’arco di tempo per forgiare, sotto l’attenzione e i consigli del padre, una spada di straordinarie fattezze ed incredibilmente robusta per l’amico.

Unì i migliori minerali di ferro e, mentre lavorava quello che inizialmente era soltanto un ammasso informe di metallo, pensava al suo futuro, a quello che avrebbe dovuto fare e quale altra sorpresa si sarebbe dovuto aspettare da quello strano Dio chiamato Destino.

Lavorò giorno e notte su quell’arma che comunque non aveva un aspetto già determinato nella sua mente, ma si andava formando man mano, era il cuore, più che la testa, a guidare i suoi movimenti.

Si impegnò al massimo per creare quell’oggetto di morte e più di 1 volta dovette ricominciare da capo.

Alla fine la spada fu pronta. Era la più bella che avesse mai visto! Sulla lama ci si poteva specchiare ed era  inscalfibile, l’impugnatura era del miglior cuoio per assicurare una presa sicura; bilanciata perfettamente, poteva saettare sul nemico a velocità incredibile con il minimo sforzo.

Per quanto fosse bella Sebastian sospettò che il padre, di nascosto, l’avesse potuta portare dal suo amico mago per infonderle qualche piccola magia. Il tocco finale fu la benedizione in chiesa da parte del chierico del villaggio e l’applicazione del sigillo del Giglio, simbolo sacro bretoniano, con il quale si invoca la protezione della Signora del Lago.

Sebastian era sicuro che un’arma del genere in mano al suo amico Sarre avrebbe portato morte tra le file del Caos.

Sebastian, inoltre, forgiò anche un medaglione con inciso sopra in rilievo un Ippogrifo, animale del bestiario prediletto da Sarre. Avrebbe dovuto donargli la forza e il coraggio del temuto mostro, oltre che a ricordargli che il suo amico Sebastian era sempre con lui.

Il giorno della partenza si incontrarono come stabilito in riva al loro amato fiume, in quella radura in fondo al sentiero dove avevano passato molte ore felici nella loro infanzia, e dove si ritrovavano per allenarsi nella scherma e nelle tecniche di combattimento. Quella radura era come se fosse la loro seconda casa, era impregnata di un’infinità di ricordi.

“Allora hai deciso.” Iniziò Sebastian

“Si, è così. Ancora pochi minuti e lascerò questo posto.” Replicò Sarre guardandosi intorno per memorizzare il più possibile il posto a lui tanto caro.

Poi tentò di sorridere: “Non cacciarti ancora nei guai con i fratelli Vards! (loro storici rivali), ora che non ci sarò più io chi ti controllerà? “

Sebastian provò una forte emozione ricordando le titaniche sfide con gli altri ragazzi, sempre insieme, fianco a fianco, l’uno che proteggeva le spalle dell’altro.

La sua risposta fu piena di apprensione: “E tu tieni cara la pelle, ti voglio rivedere sano e salvo per darti una bella lezione sull’uso della spada”

Poi aggiunse: “ A proposito, questi sono per te, ci ho lavorato su molto, e ti proteggeranno in battaglia”. Così gli porse la spada e il medaglione.

Sarre rimase più che sorpreso e si colse la sua chiara espressione di ringraziamento.

“Grazie, grazie di cuore. Li porterò sempre con me. Questa è la spada più bella che abbia mai visto, e sul medaglione….. c’è l’Ippogrifo! …Anch’io avevo pensato di farti un regalo” così dicendo si tolse il bracciale di bronzo, l’unica cosa di valore che avesse, e la donò a Sebastian che rimase per un attimo sorpreso in quanto non si aspettava un simile regalo, poiché sapeva quanto l’amico ci tenesse. Lo prese, lo legò con i lacci di cuoio al polso e giurò che non l’avrebbe mai tolto.

Con una poderosa stretta di mano ed un sincero abbraccio i due si salutarono e mentre Sarre attraversava il ponte in pietra e si avviava verso l’accampamento mercenario, Sebastian lo seguì con lo sguardo, fin dove l’occhio potesse arrivare.

Rimase li fino a sera, immergendosi nei ricordi.

Passò le settimane seguenti lavorando come al solito con il padre, ma il suo animo era turbato da una domanda: “Sarei dovuto partire anch’io con lui? Avrei dovuto lasciare tutto ed avventurarmi anch’io in quell’impresa? In fin dei conti non era quello che aveva sempre desiderato?”

Il suo stato d’animo agitato venne colto dal padre che lo conosceva quasi come l’amico Sarre, ed era fin troppo evidente che Sebastian non sarebbe stato felice se avesse continuato a lavorare in quel villaggio davanti ai forni della fonderia del padre, che al momento opportuno sarebbe passata a lui.

Una cosa però teneva ancora legato Sebastian a quei luoghi: Mamia.

Era la figlia del capo Mastro e di gran lunga la più bella tra le ragazze del villaggio. 

Aveva tutte le qualità che si cercano in una donna, capelli marroni leggermente ramati, occhi verdi ed un sorriso che avrebbe intenerito il più duro degli uomini. Era lei la più corteggiata.

Sebastian era un suo buon amico e fin dall’infanzia avevano passato dei bei momenti insieme, parlavano tra loro senza problemi, ma Sebastian era da sempre segretamente innamorato di Mamia e da un po’ iniziava a pensare se fosse meglio esserle soltanto amico, oppure provare a dichiararsi e rischiare d’essere un innamorato respinto….. era per lui una scelta ardua da fare.

Sebastian passava spesso dopo cena a casa di lei per parlare, per scambiarsi  opinioni e per raccontarsi  esperienze e sogni. Puntualmente Sebastian veniva travolto poi dai discorsi del padre di Mamia, sui problemi di confine, sull’organizzazione di un buon esercito e sulle dispute politiche dei vari Duchi. Il padre di Mamia si chiamava Lore ed era un gigante, più che un uomo. Era alto più di 2 metri, aveva un braccio grande come un tronco, in più una capigliatura bionda molto folta e grandi baffi che lo facevano somigliare ad un leone. Sarebbe potuto diventare uno dei più grandi cavalieri di tutta Bretonnia, ma aveva scelto una vita pacifica e tranquilla, si era dato alla lettura di molti libri, quasi tutti però su argomenti politici e gestionali. Si era appassionato a tal punto però da diventare lui stesso scrittore e teorico di politica, ed aveva raggiunto anche un discreto livello di importanza nell’ambito culturale del Paese. Il Duca Fenis, per esempio, molto spesso veniva a chiedere consiglio a Lore, ed era molto buffo vedere il Duca intimorito ed in soggezione di fronte a Lore, che da parte sua, invece, non aveva nessun problema a scaldarsi e ad alzare la voce per far valere le sue idee politiche. Nonostante ciò i due avevano un buon rapporto di amicizia.

Una sera però, Sebastian e Mamia si ritrovarono soli in casa, Lore aveva una riunione massonica (una scusa per stare con gli amici ad ubriacarsi per bene) e la madre era a celebrare una festività religiosa, che prevedeva un cammino intorno al piccolo laghetto poco fuori il villaggio per tutta la notte, con fiaccole e fuochi tutt’intorno.

Non era comunque la prima volta che rimanevano soli, ma Sebastian quella sera aveva la seria intenzione di dichiararsi … si sentiva come un cavaliere pronto nella lizza, in attesa del segnale che lo avrebbe lanciato in un duro scontro con la speranza di vincere e la paura di perdere.

Voleva chiarire una volta per tutte il loro rapporto, che finora era stato di splendida e casta amicizia.

Con lo sguardo distolto e con un profondo sospiro per decelerare il battito del suo cuore iniziò il discorso(conosco fin troppo bene questo momenti! NdPalank):

“Mamia, prestami attenzione, devo dirti una cosa molto importante”…

la ragazza subito lo bloccò con un cenno della mano,

“Ti prego, non lo fare” ammonì.

“Cosa…” fece sorpreso Sebastian.

“Stai per dichiararti, vero? Non lo fare, lasciamo le cose così come stanno. Per ora non sei ancora pronto a affrontare la prova che le tradizioni impongono. Io non vorrei mai vederti morto per causa mia”

In Bretonnia era tradizione che per prendere la mano della figlia del capo vilaggio, o di una nobile, il pretendente dovesse affrontare l’Erranza e portare a termine la missione che gli sarebbe stata assegnata.

“E invece io ti amo, Mamia” Sebastian ebbe una scarica elettrica per tutto il corpo “Sono anni che mi alleno con Sir Holgar, ho una presa d’acciaio, delle braccia robuste e sono fortemente motivato. Ho deciso, chiederò la tua mano a tuo padre… quando si sarà ripreso dalla sua riunione massonica!”

I due scoppiarono in una risata rilassante.

“Io pregherò ogni giorno la Signora del Lago affinché ti protegga e aspetterò ansiosamente il tuo ritorno, Cavaliere!”.

Cavaliere… era la prima volta che qualcuno lo chiamava così! Però, che bella sensazione! Poi detto da Mamia aumentava l’effetto cento volte.

Qualche giorno dopo Sebastian come promesso si recò dal capo Mastro e in modo rispettoso gli spiego la situazione. Lore sembrava più che contento che proprio Sebastian era andato a chiedere la mano di sua figlia, se nel villaggio c’era un ragazzo che stimava era lui.

“Bene Sebastian” disse in tono solenne Lore “sono felice che tu abbia chiesto la mano di mia figlia, ma lo sai cosa comporta questo tuo gesto?”

“Certo, dovrò sottopormi all’Erranza.” Rispose Sebastian in tono altrettanto solenne.

“E sia. Io ti conosco fin da quando eri piccolo, ho visto i tuoi progressi con la spada, e mi sembri anche molto robusto” disse questo mentre dava a Sebastian delle pacche sulla spalla con la sua enorme e pesante mano. “Organizzerò al più presto la cerimonia, anche perché ho già in mente lo scopo che dovrai raggiungere con la tua Erranza….. sono sicuro che ce la farai e tornerai qui per sposare la tua amata Mamia. Questa notte dovrai andare a pregare la Signora del Lago nella sua chiesetta e poi tra due giorni ci vedremo in piazza per la cerimonia.” Detto questo Lore scoppiò in una risata da far intimorire un orso!

I due si salutarono più che come genero e suocero, come due vecchi amici.

Due giorni dopo, come deciso, risuonarono le campane della chiesa del villaggio per raccogliere la popolazione e ufficializzare il rito.

Sebastian, di fronte a tutto il Paese doveva chiedere la mano di Mamia e Lore doveva assegnare al promesso la missione dell’Erranza, la cui riuscita avrebbe assicurato l’unione tra i due.

Sebastian si fece avanti: “Chiedo, di fronte alla Signora del Lago, al Re e a voi, la mano di Mamia D’Andechs e giuro sul mio onore di non tornare in paese prima di aver portato a termine la sacra missione che mi verrà assegnata.”

Ora era la volta del capo Mastro:

“Solo un’azione di gran coraggio che provi il tuo valore potrà donarti per sempre l’amore di mia figlia e, se il Re vorrà, anche un tuo dominio sulla terra di Bretonnia. Si sente parlare ormai da alcune settimane di una terribile orda di Guerrieri del Caos che sta scendendo da Nord, e che sta seriamente preoccupando i Conti Elettori delle terre di confine dell’Impero. Gli eserciti imperiali, nonostante i loro sforzi ed il loro coraggio stanno per essere schiacciati e le loro fortezze razziate.

L’Impero ha chiesto quindi aiuto alla Nazione di Tilea, al Regno dei Nani, agli elfi di Ulthuan ed alla nostra Bretonnia. Il nostro valoroso Re non ha certamente rifiutato la richiesta d’aiuto, rendendosi conto che una sconfitta dell’Impero metterebbe in serio pericolo le nostre terre e quindi ha deciso di difendere i loro territori come fossero i nostri.

E’ ormai certo che preparerà un folto esercito da mandare a Nord e ci sono voci che dicono che lui stesso si unirà alla spedizione. Io chiedo quindi a Sebastian di mettere la sua spada al servizio del Re.”

Questo fu seguito da un generale vociare nella piazza, in quanto tutti erano a conoscenza dei grandi poteri degli eserciti del Caos. Anche Mamia era visibilmente preoccupata e con le mani stringeva forte la morbida stoffa della sua gonna.

“Così sia!” scandì Sebastian fortemente eccitato sia dal desiderio di ricacciare nelle loro lande desolate quegli uomini rinnegati, corrotti e votati al male chiamati Guerrieri del Caos, sia perché stava per essere nominato Cavaliere da Sir Holgar:

“In nome del Re, di Gilles le Breton e di fronte alla Signora del Lago io ,Sir Holgar Cavaliere del Graal ti nomino Cavaliere Errante di Bretonnia”

Così dicendo gli porse la spada e il chierico della chiesa invocò la benedizione su di lui.

“Giuro di rispettare il Codice Cavalleresco e le Regole d’Onore, e che la Signora del Lago ne sia testimone.”

Sebastian prese la spada che gli porgeva Holgar e si avviò verso la chiesetta del Graal dove, secondo la tradizione, sarebbe rimasto a pregare per un’altra notte.

La cerimonia era finita, ma il banchetto organizzato da Lore e dal padre di Sebastian stava per cominciare… le botti di vino e birra stavano per essere stappate e le cibarie erano quasi pronte.

Il capo Mastro e Holgar,  prima di avviarsi ai festeggiamenti rimasero a parlare:

“Non hai forse assegnato al nostro giovane cavaliere un compito troppo arduo?

 E’ vero che è molto forte e che gli ho insegnato quasi tutto quello che sapevo, ma non ha alcuna esperienza per quanto riguarda la vera lotta sul campo e quei demoni del Caos sono eccezionalmente forti in combattimento e ben organizzati. Hanno un’abilità con le armi superiore alla mia e una resistenza fisica che gli permette di non accusare minimamente un colpo che invece potrebbe stendere qualsiasi dei nostri cavalieri.

Per non parlare dei Troll e degli Orchi che portano con se in battaglia! Oltre  alle strane creature mutate dai venti del Caos. Ho avuto modo di scontrarmi con quegl’esseri in più di un’occasione, e posso assicurarti che hanno una furia e una sete di sangue inumana. Neanche la più feroce delle tigri combatte con la stessa voglia di uccidere e spargere sangue. E hanno anche dimensioni considerevoli, il che rende la battaglia molto più ardua.”

Ora si riusciva a notare una certa preoccupazione nello sguardo di ghiaccio di Holgar… “Come se non bastasse quei disgustosi Troll sono capaci di sputare un acido che riesce a trapassare qualsiasi armatura e se non vengono uccisi con il fuoco il loro corpo non subisce danni considerevoli.

Anche le tribù dei barbari del Nord si uniscono a loro, considerandoli una specie di esseri superiori. Non sono abili come i Guerrieri del Caos, ma arrivano in battaglia in una specie di trance che li porta ad attaccare con furia cieca, noncuranti dei possibili pericoli.

Avere di fronte avversari che non temono la morte e i pericoli rende lo scontro molto più difficile del dovuto.”

“Lo so com’è fatto un esercito del Caos!” disse infastidito Lore, “anch’io ho dovuto combattere contro quelle belve inferocite e ne porto ancora i segni” mostrando una cicatrice sul braccio sinistro.

“Ma allora, perché lo hai fatto? Perché una prova così difficile?” chiese Holgar

“Sai bene anche tu che Sebastian non è di nobili origini. Il padre è un ottimo artigiano, ma questo certamente non basta. Darò la mia unica figlia in sposa soltanto ad un nobile…” ,

“Ma allora Seabastian come farà a…” lo interrompette Holgar con gran foga; “Posso finire di parlare oppure mi vuoi aggredire?” riprese scocciato Lore

“… dicevo, la darò in sposa ad un nobile, oppure a chi, come Sebastian, saprà guadagnarsi un’araldica, un dominio e rispetto, con un gesto d’arme di grande merito… e questa lotta contro il Caos mi sembrava più che appropriata. Mi rendo ben conto che la missione è ardua, ma è l’unica veramente degna di merito. Potevo anche mandarlo a cogliere le violette nel prato o ad uccidere un bel coniglietto per farmelo arrosto, ma che Cavaliere Errante degno di tale nome sarebbe stato?”

Holgar intanto seguiva attentamente il discorso di Lore…

“Voglio un gran bene a quel ragazzo, so che ce la farà e che riuscirà a guadagnarsi tanto onore da divenire uno dei prediletti del Re… Sebastian merita molto di più che un piccolo dominio di confine da difendere da qualche goblin o da qualche skaven. Pregherò ogni giorno la Signora del Lago per la sua riuscita, e penso che Mamia farà lo stesso”.

“Ma non temi per la sua vita? Non ti peserà la sua morte sulla coscienza? L’hai  visto crescere!” ribattè Holgar

Il capo Mastro accennò un sorriso:”Holgar, per favore, calmati! Vieni, andiamo a bere. Ho della birra venuta dritta dritta da Nuln, la migliore! Non ti preoccupare, le stelle mi hanno parlato: Sebastian ce la farà, e diventerà un grande Cavaliere del Reame, anzi no, un grande Cavaliere del Graal, anche migliore di te!”

Così dicendo il Capo Mastro accennò una risata e si avviò verso la taverna, dove avevano iniziato a stappare le botti di birra e questo fece iniziare le infinite discussioni tra Lore e Grant, il taverniere, comunque discussioni sempre tenute su un tono amichevole e scherzoso, vista anche la vecchia amicizia tra i due.

Holgar, però,  non riusciva a capire da dove venisse fuori tutta quella sicurezza di Lore sulla buona riuscita della missione da parte di Sebastian, però aveva notato che il sorriso e l’atteggiamento come al solito giocoso erano forzati, e che dietro il suo sorriso c’era una grande apprensione.

Mamia venne accerchiata dalle altre fanciulle del villaggio, che si congratulavano con lei, e ben presto la trascinarono con loro per riuscire a strapparle qualcosa, qualche frase che le aveva detto Sebastian o qualche indiscrezione… tutte loro erano invidiose, un giovane e forte cavaliere stava per rischiare la sua vita per lei, la sua donna, per veder realizzato il suo sogno.

Mamia però non si sentiva tanto fortunata e tanto invidiata, ma piuttosto era molto preoccupata e non riusciva a gioire. Temeva che non avrebbe mai più rivisto Sebastian. Questa paura quasi le faceva venire il voltastomaco. Non era forse meglio vivere come contadini in santa pace? Fuori dalla mondanità, dalle formalità e dalle tradizioni?

Ora Mamia era molto confusa, aveva sempre creduto che le tradizioni fossero giuste e che andassero rispettate, ma ora che si trovava lei in persona coinvolta stava iniziando a diventare scettica.

Ora più che mai capiva che anche lei lo amava e che era il suo uomo ideale… bello, prestante fisicamente, intelligente , sensibile, coraggioso… più ci pensava, più il cuore le batteva forte e l’emozione saliva.

Era molto confusa… non sapeva bene come comportarsi. Pensò di tornare a casa sua e meditare sulle cose che stavano accadendo, forse anche pregare per il suo Sebastian.

Intanto il novello cavaliere era intento a pregare nella chiesetta, cercava di trovare coraggio in quel luogo sacro e di invocare la protezione e la benedizione della Signora del Lago.

Trascorse un paio di ore sentì dei passi avvicinarsi, si voltò e riconobbe la corporatura massiccia di suo padre, la sua imponente presenza.

“Come va figliolo?” disse sommessamente.

“Tutto bene, padre. Questo luogo ora mi sembra più bello di come lo conoscevo. Pregando ho anche meditato su tutto quello che c’è in questo piccolo tempio, sulle sue immagini sacre, sembra come se stessero sorreggendo e rinforzando il mio spirito.” Rispose Sebastian, molto sicuro di quello che stava dicendo.

“Lo sai che cosa avrei voluto vero?” ribattè il padre “Che tu portassi avanti la nostra fonderia e diventassi un bravo artigiano, non certo un cavaliere che rischia la sua vita per una donna!”

“Lo so padre, ma il mio spirito mi porta a fare tutto ciò che sto facendo, in qualche modo ribellarmi al destino che sembrava mi fosse stato assegnato. Questo è un mio sogno che cercherò in ogni modo di portare avanti e forse riuscirò nelle mie imprese se La Signora del Lago lo vorrà.” Disse Sebastian, con la determinazione di chi sa ciò che vuole.

“Sebastian, io non posso certo decidere sul tuo destino, posso solo darti dei consigli. Conosci bene il mio passato e quindi sai anche che non potrei agire diversamente. Se tu però hai fatto questa scelta confido nei tuoi buoni motivi e quindi ti auguro di riuscire… anche dove tuo padre ha fallito. Il mio spirito ti accompagnerà ovunque andrai. Pregherò La Signora del Lago di proteggerti dal male, e da tutte le difficoltà che incontrerai.”

“Grazie papà, non avresti potuto parlare meglio. Io cercherò sempre di onorare e di portare lustro al nome della nostra famiglia, combattendo con coraggio e comportandomi lealmente”.

Così detto i due si misero a pregare e rimasero insieme tutta la notte nella chiesetta, una notte che portava buoni presagi.

Il grande giorno era arrivato. Sebastian era pronto fisicamente e spiritualmente. Il capo mastro gli aveva donato uno degli stalloni più belli della sua mandria, mentre il padre aveva forgiato per lui un’armatura, uno scudo e una spada di incredibile fattezza, degni di un duca. Sebastian rimase molto sorpreso, ma felice di fronte al regalo del padre, perché questo significava che aveva riposto fiducia nel figlio anche prima del loro discorso nella chiesetta.

Venne benedetto in sella al suo destriero ed in completa armatura, come voleva la tradizione e non appena fini il cerimoniale, partì.

Gran parte del villaggio corse a salutarlo, ma il suo sguardo era rivolto solo a tre persone: suo padre, sua madre e Mamia. Cercò di memorizzare i loro volti per portarli con se in battaglia e trovare coraggio nelle situazioni più difficili.

Cavalcò per circa 40 Km prima di arrivare alla fortezza del Duca di Fenis, dove si sarebbe riunito tutto l’esercito di Bretonnia prima della partenza.

La Fortezza era immensa, impressionante: mura alte 15 metri e larghe 3, torri di guardia con molte feritoie per permettere il tiro degli arcieri, un fossato tanto grande da contenere un Drago che isolava la Fortezza dai terreni circostanti e che veniva collegata da un ponte levatoio e una guarnigione fissa di 1000 uomini tra Cavalieri, uomini d’arme, scudieri e arcieri. In passato aveva retto assedi pesantissimi ed estenuanti, anche per diversi mesi, e solo una volta era caduto, in seguito ad un attacco di impressionanti proporzioni di una Whaag di orchetti (una specie di Crociata dei pelleverde) che riuscirono, soprattutto grazie al loro spiegamento di macchine da guerra che percuotevano le grandi, ma non indistruttibili mura, e Viverne che non avevano tanto il compito di attaccare, ma più che altro trasportare all’interno della Fortezza quanto più gobelin potessero; la Fortezza venne presa, i 1000 che erano all’interno furono massacrati tutti, compreso il Duca, ma i danni subiti dagli orchetti furono tali da costringerli alla ritirata pochissimo tempo dopo.

Entrato nella Fortezza e lasciato il cavallo nelle stalle, Sebastian si diresse verso il Maschio per incontrare il Duca. Il movimento e l’agitazione che c’erano intorno a lui erano stupefacenti. Vedeva molti cavalieri nella Piazza centrale, tra cui anche un gruppo dei famigerati Cavalieri del Graal che si dirigevano verso la Chiesa della Signora del Lago, uomini d’arme che si allenavano con le loro alabarde, scudieri intenti a preparare tutto il necessario per i loro Signori e dei fabbri intenti a preparare le ultime armi.

Ma la cosa che attirò di più la sua attenzione fu l’Ippogrifo del Re, tenuto bene a bada. Il Re di Bretonnia Louen Leoncoeur era qui in persona! Era certamente un’emozione avere la possibilità di incontrare il Re, ma era abbastanza preoccupante il fatto che fosse intervenuto lui in persona, la questione doveva essere di estrema importanza.

Senza troppe formalità potè essere ricevuto dal Duca di Fenis, che aveva un occhio di riguardo per i Cavalieri Erranti, perché sarebbero stati i futuri Cavalieri del Reame, della Ricerca e del Graal.

Sebastian appena entrato nella stanza del Duca notò degli splendidi affreschi sulle pareti, raffiguranti scene di battaglia fra cui ce ne era una raffigurante Gilles le Breton, il padre di Bretonnia, che sconfiggeva un Drago, scene Sacre della Signora del Lago e  un piccolo bestiario, con i mostri che più popolavano il Reame di Bretonnia. C’era anche un’immensa bandiera raffigurante il Giglio, uno dei simboli più sacri per i Bretoniani, e una cartina geografica, che segnava tutti i territori conosciuti del Vecchio Mondo, Ulthuan, Lustria e Naggaroth, ma quest’ultime due erano bianche all’interno, visto che ancora nessuno era riuscito a visitarle in maniera tale da poterne fare una cartina.

Un’altra cartina era sul tavolo al centro della stanza, sulla quale c’erano delle miniature, che forse stavano ad indicare la grandezza e l’origine dei vari eserciti presenti; si notava come gli eserciti Bretoniani, Imperiali, Nanici ed Elfici si stessero dirigendo verso Nord, per contenere l’invasione degli Eserciti del Caos.

Sebastian si inchinò al Duca di Fenis che subito però lo invitò ad alzarsi e disse “Bene, un altro Cavaliere errante! Sei venuto per unirti al nostro esercito in partenza per il Nord?”

“Si signore” disse un po’ intimorito dalla figura del Duca “E’ l’obiettivo della mia erranza, chiedo umilmente di prendere parte alla guerra contro il Caos”.

“Ottimo! C’è sempre bisogno di nuovi guerrieri! Visto che ti trovi qui ti illustrerò subito a quale distaccamento sei stato assegnato. Abbiamo diviso il nostro esercito in tre parti, visto che il Caos ha fatto lo stesso con le sue truppe e ha aperto più fronti e visto anche che i nostri Cavalieri sono richiesti in tutti i fronti dagli altri eserciti… un chiaro segno di riconoscimento alla nostra Cavalleria quale la più forte di tutti i Reami del Vecchio Mondo…” in questa sue parole c’era un pizzico di vanto “Tu sei assegnato alle truppe di Sir Gatred, dirigiti subito verso la terza caserma, dove si stanno riunendo tutti gli uomini sotto il suo comando, li ti daranno altre informazioni su cosa dovrai fare. Tutto quello che mi rimane da dirti è di fare molta attenzione durante la battaglia e, visto che è la tua prima volta, di non cercare di fare l’eroe, ne ho visti troppi di giovani Cavalieri finiti molto male per aver sopravvalutato le loro possibilità; per quanto forte tu possa essere le tue possibilità di sopravvivenza saranno ridotte al minimo se ti staccherai dagli altri, e non credere che gli avversari ti risparmino o ti facciano prigioniero, ti massacreranno senza la minima pietà… io li ho visti e li ho incontrati in molte battaglie, posso assicurarti che quei demoni sono più forti dei nostri Cavalieri del Graal, alcune volte mi è sembrato vedere anche i nostri comandanti in difficoltà contro di loro, questo dovrebbe dirti tanto. TUTTO CHIARO?”

“Sissignore!” ribattè Sebastian ponendosi sull’attenti.

“Ora vai, e che La Signora del Lago ti protegga… sempre”

Detto questo Sebastian salutò con rispetto e si allontanò, ripensando alle parole del Duca e chiedendosi se non avesse esagerato nella descrizione dei nemici solo per intimorirlo un po’ , oppure se fosse tutto vero… più forti dei nostri Cavalieri del Graal… una frase che lo aveva colpito profondamente.

Sebastian si diresse dunque verso la terza caserma. Dove fu accolto da uno dei luogotenenti di Sir Gatred, che gli indicò i suoi compagni, il suo comandante di unità al quale doveva la massima obbedienza, gli spiegò delle regole e per finire gli spiegò la formazione delle truppe, c’erano: 9 Cavalieri del Graal, 9 Cavalieri della Ricerca, 22 Cavalieri del Reame, 50 uomini d’arme a piedi con archi, alabarde e lance, Sir Gatred, Sir Dabisse, il mago Dankan, Sir Weiss e… Sir Holgar!!! Il suo Maestro!

Appena letto questo si guardò intorno e vide che Holgar lo stava già guardando. I due si abbracciarono calorosamente: “Si Holgar, che ci fa lei qui?”

“Che credi che ti avrei lasciato solo? Il tuo allenamento non è ancora finito, e poi chi se lo sarebbe sentito tuo padre per tutto il tempo? Preferisco affrontare un esercito del Caos da solo…. AHAHAH!!!” Che carattere stupefacente!

Era incredibile! Sir Holgar sarebbe stato in battaglia al suo fianco, questo diede una grande sicurezza all’animo di Sebastian.

 

 

TO BE CONTINUED...

 

Palank