Claudius
Paladino d'Onore

 

Nacqui in una fredda località collinare. Galfor!
Questa, fino ad alcuni decenni prima della mia nascita, non era che un piccolo borgo atto alla coltivazione dei campi. Ultimamente, però, quando ancora i miei occhi non conoscevano il Mondo, Galfor cominciava a cambiare. Alcuni nobili si trasferirono al paese, notando la florida crescita economica che il paese stava avendo. Il mondo sembrava girare attorno alle fragili mura di quella fredda località.
I miei futuri compaesani non erano abituati alla vita nobile e non sapevano come comportarsi. Divertimento e Profitti era il principale motto che girava nelle menti di molti dei porci nobili che si appropriarono del controllo di Galfor. La mia gente, come detto, non era molto dotata di trattative o altri affari esterni alla coltivazione. Alcuni nobili, in accordo, pensavano già a schiavizzare molte persone e di crearsi in questo modo le loro accoglienti dimore, sulle dure e massicce spalle dei miei compaesani.
La vita fu dura e molto difficile negli anni seguenti. Mia madre aveva ancora cinque anni quando i nobili cominciarono ad insediarsi e a cambiare completamente Galfor. Ne aveva sedici quando un nobile la prese per servitrice, durante un freddo inverno. Mi ricorderò sempre di come soffriva quando raccontava a me ed ai miei fratelli cosa succedeva nella dimora di quel nobile. La vita, come dicevo, proseguiva. I nobili erano cattivi con la mia gente ma alcuni pensavano al bene di questa. Vennero istituite delle scuole, per i figli delle nostre famiglie che non potevano permettersele. Le locande, le taverne e tutti gli altri edifici adibiti a svolgere una mansione d'ospitalità, vennero ingrandite e finanziate, in maniera che divenissero grandi centri di commercio. Nei dintorni delle locande vi erano spesso dei piccoli mercatini, dove si vendevano ogni genere di vettovaglia e di materiale.
Mio padre, a quel tempo, era un giovanotto molto prestante e lavorava nei campi per lo stesso nobile di mia madre. Si conobbero perché lei, per un anno circa, era stata assegnata al ristoro dei contadini. Si erano subito attratti ma il loro amore non sarebbe mai stato accettato dal diabolico padrone. Così decisero di amarsi a distanza, ed in segreto, fino a quando non sarebbero stati in migliori condizioni.
Ma la passione non può essere assopita da alcun essere mortale. Così fu che alcuni mesi dopo, quando ancora mia madre aveva solo diciassette anni e mio padre ventuno, consumarono assieme in un lato del maniero dove non sarebbero stati visti. Fu la più bella notte della loro vita. Finalmente erano assieme e potevano amarsi completamente.
Ma non era così semplice, purtroppo.
Mia madre rimase subito in cinta e dopo alcuni mesi era evidente che, così giovane, sarebbe stato difficile per lei portare avanti quella gravidanza. Al nobile non piaceva quella storia tra lei ed il suo contadino ed allora allontanò mio padre dal maniero, esiliandolo addirittura dalla cittadina di Galfor. Mia madre fu straziata da quell'evento ed il nobile non se ne preoccupava; anzi, ne approfittò per avvicinare quella bella ragazza alla sua vita intima. Mia madre dovette, anche dopo il difficile parto, lavorare come concubina distaccata delle camere del nobile. Non doveva giacere con esso ma ci viveva come se fossero amanti. Lei soffriva.
Il bambino cresceva velocemente e divenne ben presto un bel ragazzino biondo, con dei riccioli d'oro. Era questo mio fratello, una persona di grande valore per me e mio fratello minore.
Il nobile cacciò di casa mio fratello appena compì dieci anni, dimostrando una maturità superiore ai coetanei. Non so cosa fece in seguito.
Così mia madre era libera dall'accudire suo figlio. E così potrà accudire i miei! Pensava soddisfatto il suo padrone. Non era facile per lei, affatto.
Così accadde!
Venne, in una serata piovosa, chiamata alla stanza del nobile. Giunta nella camera lo trovò completamente nudo, in preda ad una erezione e impazzito. Ebbe paura ma fu ghiacciata dalla vista di una giovane ragazza, molto bella, che giaceva sgozzata sotto il bordo del letto del nobile. Pianse e pianse mentre il padrone approfittava del suo corpo appropriandosene, senza però intaccare l'anima pulita di quella giovane donna di ventisette anni.
Sfortunatamente, poi, mia madre dovette convivere con la tortura di un figlio altrui, che difficilmente accettò alla nascita. Non lo riconosceva a pieno ma ammetteva che era anche una sua creatura. Lo chiamò Claudius ed aveva i capelli corvini del nobile. Possedeva, però, gli stessi occhi smeraldini della madre, con la stessa vitalità che lei aveva sempre avuto da bambina. Furono quindi i miei occhi a consentire a mia madre di proseguire. Ma non era abbastanza, purtroppo.
Il nobile, non mi riconobbe come figlio ma accettò che rimanessi con mia madre. In cambio di questo lei fu costretta a passare un'interminabile notte con il bastardo, nel suo letto, preda di malvagità irripetibili.
Ma mio padre, nel frattempo, preparava la sua vendetta per la separazione dell'amata e cresceva, diventando un audace cavaliere di un ordine antico, dai quali membri fu ospitato quando non sapeva dove andare, durante il suo esilio. Studiò il codice d'onore dei paladini ma non fu mai un vero appartenente all'ordine, fomentando in segreto la sua dura vendetta.
Così fu un abile spadaccino, protetto da una fulgida armatura e con un pesante mantello blu notte, con il simbolo dell'ordine dei paladini, a presentarsi, quella fredda mattina, alla porta della sua vecchia prigione.
Portava un pesante spadone e lo sfoggiava altezzoso agli sguardi dei servitori, che non lo riconoscevano, pulito dalla terra e con quei bei boccoli biondi. Il nobile lo accolse con fredda riverenza, anche se non riconosceva il simbolo del suo ordine d'appartenenza. Mio padre attese in silenzio di restare il più solo possibile con il bastardo, ma alcune guardie lo sorvegliavano. Non aveva paura, era lucido. Da tempo aveva calcolato ogni istante di quel momento ed era felice del fatto che nemmeno il nobile lo riconosceva. Allora fu in quel momento che mia madre entrò, apparentemente in attesa di un altro figlio, nella camera del nobile, per portargli la solita colazione. Mio padre rimase di sasso nel vederla in quelle terribili condizioni, ma affogò i sentimenti cominciando a presentarsi. Mentre parlava si toglieva lentamente l'armatura, esternandosi per quell'azione, dall'ordine. L'amata era già uscita ma attendeva qualche notizia dell'amato fuori dalla porta. Lo sentiva parlare.
Mio padre rimase solo, dopo essersi spogliato dell'armatura, e parlava pacatamente del suo ordine e di quello che sarebbe accaduto ai suoi appartenenti che avessero compiuto un'azione disumana mentre riconoscevano la loro appartenenza a questo. Fu così che giurò, di fronte alle guardie ed al nobile, di non riconoscere più l'ordine e di uscirne per sempre. Il nobile rideva mentre la sua ora bussava alle porte. Mio padre, quindi, si levò, e con tutta la rabbia che aveva nell'animo, consumò la sua vendetta, urlando indemoniato alla morte del suo nemico e dei suoi sventurati servitori. Piangeva quando, portando la sua armatura e l'arma nel mantello, uscì ad abbracciare l'amata.
Non poteva credere di averlo fatto, piangeva anche mia madre.
Mi vennero a prendere negli alloggi della servitù ed insieme andammo a vivere nelle sicure sale dell'ordine dei paladini della Luna Argentea. lì si svolge il resto della mia storia...
...la racconterò un'altra volta.

...assieme ai miei genitori, allora, viaggiai in direzione di un edificio che si stagliava su di un lato roccioso di una bassa montagna. Mio padre fremeva, trasportando sulle spalle il fagotto dell'armatura e della sua spada, appartenenti entrambe all'ordine a cui lui non faceva più riferimento. Mia madre era felicissima ma, nella situazione in cui si trovava, non dava l'aria di essere contenta, soffrendo per la gravidanza indesiderata che il nobile le aveva provocato. L'altro mio fratello, quello più grande, non ebbi più modo di rivederlo, dopo che era stato cacciato dal maniero.
La neve rendeva difficile la strada ma la furia che gli animi dei miei genitori possedevano era irrefrenabile, consentendo loro di continuare anche se stremati. Ero strano in quei giorni; fissavo il fagotto di mio padre e sognavo di diventare come lui, un grande paladino.
Così arrivammo all'edificio che potrei chiamare Monastero militare, dove venivano addestrati dei servitori di Dio. Non solo guerrieri si trovavano all'interno dell'edificio, potendo osservare delle sale di magia e d'arte, con il canto, la poesia e la pittura. Mi avevano sempre attirato quelle sale, forse più di quelle dove poi mi sarei addestrato al combattimento.
Anni e anni passai nel monastero, crescendo in cultura e forza, istruito da ruvidi templari e da semplici monaci insegnanti. La cultura era molta dentro le fredde sale del palazzo e molte altre persone si addestravano nella guerra, nella poesia, nella pittura, nella scultura e nella religione. Questi sarebbero divenuti, in seguito, degli affermati guerrieri, bardi, pittori, scultori e monaci. Molti amici avevo dentro quella costruzione e io tenevo molto in considerazione ognuno di loro. Mi facevo rispettare perché rispettavo. I miei insegnanti erano fieri di me, forse più del mio stesso padre.
Ma un giorno dovette accadere una bruttissima cosa.
I miei genitori, assieme a molta gente che lavorava all'interno del monastero, stavano giungendo da un trasporto di frutta che erano andati assieme a ritirare. La strada era tranquilla, ma, come ogni occasione in cui tutto è tranquillo, sembrava troppo strano. Io ero ad addestrarmi nel combattimento mentre la spedizione di frutta veniva assalita da numerosi briganti. Poche persone si salvarono, a stento, scappando dalla distruzione dei loro compagni. I briganti li seguirono ma furono uccisi dalla scorta di guardia del monastero. I miei morirono in quella brutta occasione.
Da allora rimasi segnato, lasciando la carriera di paladino e intraprendendo il mio studio privato nel campo artistico. Passai diversi anni nelle sale dell'arte e imparai molto bene la pittura ed il disegno, tralasciando un po' la poesia e la scultura, di cui comunque me ne intendo. All'età di ventitre anni, il mio monastero venne attaccato da un esercito di centinaia di uomini. Questi si muovevano verso Galfor ma approfittarono della nostra presenza per impadronirsi di una discreta fortezza. Il mio maestro mi costrinse ad indossare l'armatura da paladino, con la falce di luna incisa su entrambi gli spallacci ed il mantello blu. Così, impugnando la mia spada, mi venne concesso il diritto di appartenere all'ordine dei guerrieri della Luna Argentea. Così divenni un artista-paladino e mi venne assegnato il primo vero incarico. Importantissimo! Mi era stato detto.
Il mio maestro mi ordinò di fuggire dalla fortezza e cercare rifugio all'interno di Blue Dragon. In cambio della mia vita per quel regno, avrei dovuto chiedere l'aiuto di questo per la decadente cittadina di Galfor...

1,74 m, con dei lunghi capelli mossi e neri. Tratto caratteristico della linea materna sono gli occhi smeraldo, molto brillanti e vivi. Di corporatura robusta e agile. Cresciuto come combattente d'onore e servitore del suo Dio, sia tramite la Spada che attraverso l'Arte.
Indossa spesso (SEMPRE quando in servizio) la sua armatura da campo, fulgida nella sua lega d'acciaio. Questa ha, sugli spallacci, incise delle falci di Luna, presenti in tessuto argenteo sullo sfondo blu del suo mantello.
Questi sono i simboli d'identificazione di un antico, e oramai scomparso, ordine di paladini. La sua spada bastarda possiede anch'essa, al termine del manico, una falce di luna argentea.
Ha l'alloggio privato sopra le sale dell'arte. Possiede però anche una stanza privata nell'edificio della milizia, istituzione di cui fa sempre parte.

Claudius di Galfor, figlio di Krogghard il cavaliere.

 

L'ORDINE IMMORTALE DEI SERVITORI DELLA LUNA
I CAVALIERI D'ONORE


Come si potrà capire nelle mie storie che vi ho narrato, io appartengo ad un antico ordine di paladini dell'onore chiamato Ordine della Luna. Il simbolo dell'Ordine lo porto tessuto in filigrana argentata sul mio mantello; questo è di un colore blu molto profondo, a simulare il manto stellato della notte. Il simbolo è costituito da quattro falci lunari che s'intersecano, come potete osservare sopra. Quella che indosso è l'ultima divisa posseduta da un paladino ancora vivente, me stesso, membro dell'Ordine da molto tempo e ultimo rappresentante di questo.
No, il male nel mio cuore non trova giacigli, non potrò essere attratto dalle forze maligne e questo mi porta a servire un ideale di giustizia e benevolenza. Per molto, dopo la scomparsa del mio ordine ho cercato un luogo dove questi ideali venivano espresse e seguiti al meglio ma ben presto finii con lo scoraggiarmi, sentendo la mia fede vacillare nella paura di morire in un mondo dove non vi era la vera giustizia. 
Con i miei pellegrinaggi ho varcato territori lontani, combattuto esseri terrificanti e affrontato numerose insidie. Con il passare del tempo ve le racconterò, se il Sommo me ne darà l'autorità ed il permesso. Il mio equipaggiamento ha una lunga storia e, di alcuni dei miei oggetti non ne so molto nemmeno io.
Cercherò di descrivere i miei oggetti ed il mio abbigliamento alle persone che non possono vedermi ma cercano d'immaginarmi:

ARMATURA: O, la storia della mia armatura ha dell'incredibile. Quando ancora le mie forze giovanili vorticavano nel mio sangue, all'età di ventiquattro anni, il mio viaggiare per luoghi introvabili mi portò a conoscere delle persone. Non narrerò dei loro nomi o delle loro gesta per rispetto ai caduti e alla privacy. Comunque sia la loro conoscenza mi ha portato ad intraprendere numerose avventure, svolte (So anche io che ha dell'incredibile ma è accaduto veramente!) persino in altri piani. Già, alla giovane età di un ventiquattrenne mi ritrovai a viaggiare, con un mercenario orientale, alla scoperta di altre dimensioni. Fu li che incontrai la mia compagnia. Era un po' sgangherata ma in complesso si stava bene. Con tutti i rischi che abbiamo passato assieme sento che, quelli che ancora respirano con le loro forze, sono i miei unici amici. Comunque l'armatura l'ho trovata in uno dei miei ultimi viaggi, nella tomba di un re decaduto, un tempo servitore della giustizia. Non fu semplice trovarla dato che, nel salone d'entrata fui costretto ad affrontare dei Guerrieri Decaduti; guardiani demoniaci che non guardano in faccia a nessuno e che ho dovuto abbattere, anche se con molte difficoltà. In quella occasione me la vidi veramente brutta.

In seguito, dopo aver sconfitto il capitano dei Guardiani, scesi nelle cripte del palazzo, non sapendo nemmeno io cosa cercare. Ero in crisi dato che la mia armatura era rovinata e la mia spada infranta. Senza nemmeno aspettarmelo giunsi in una saletta illuminata da alcune torce inestinguibili e, giacente su di un altare al centro della stanza, vi era un set completo dell'equipaggiamen-to di un antico sire, servitore degli Dei della Luce.
Così, ferito e senza protezioni fui costretto a rubare dalla tomba di un antico reggente di cui non avevo mai nemmeno sentito parlare. La sua armatura d'orata mi calzava alla perfezione e la sentivo leggera e mobile, anche se copriva completamente il mio corpo.
Armatura: io la chiamo "La portatrice di Fede" anche se non so di un nome reale che gli era stato assegnato. È un'armatura completa e mi conferisce un'altissima protezione, anche dai colpi inferti con tremenda precisione. Solo poche persone, con una forza incredibile o con strani poteri sovrannaturali riescono a varcare la sua protezione.

ARMI: le armi che possiedo hanno una lunga storia, di loro vi basta sapere che infliggono ferite tremende. Queste armi sono una spada, appartenuta a mio padre, che possiede i segni del mio Ordine; una mazza, in grado di far scaturire dei fulmini che danneggiano direttamente il corpo fisico del bersaglio; ed un'altra spada, appartenuta al Sire Caduto che infligge il massimo dei danni ad ogni colpo inferto con successo.
Spada della Luna: questa lama è intarsiata, possiede delle rune antiche che illustrano il codice del mio Ordine. La sua elsa è scolpita a forma del simbolo delle quattro Lune ed è la mia arma base e da parata.
Spada del Sole: questa lama, appartenuta al Re Decaduto possiede al suo interno parte della stessa essenza del Dio della Luce in cui il Re stesso credeva. In fin dei conti è una spada perfetta +5 che mi conferisce il potere di uccidere una creatura malvagia solo graffiandola, con un test sulla forza volontà della lama (+14) confrontato con il bersaglio.
Mazza del Tuono: quest'arma è stata costruita da un essere elementare della roccia, con le sue stesse mani in pochi istanti. L'arma è in grado di infliggere danni tremendi da fulmine che arrivano direttamente al corpo del bersaglio, ignorando le armature metalliche.

 

Grazie alla sua tenacia ed alla sua devozione, Blue Dragon ha conferito a Claudius i seguenti meriti:

- Riconoscimento per meriti artistici

- Premio al valore dimostrato in una specifica occasione

E' con immenso piacere che Blue Dragon presenta le opere d'arte del Maestro del Regno! Visitate il salone a lui dedicato, constaterete anche voi la sua abilità!

Galleria del Maestro d'Arte