L'Arte nel Medioevo
L'Architettura Romanica

 

Il Secondo Periodo

 

 

Secondo Periodo Romanico è individuato tra gli anni che vanno dal 1070 D.C. al 1150 D.C. e sicuramente di questo secolo una delle più belle costruzioni è:

 

Il Duomo di Bitonto

La Puglia è da considerare terra romanica per eccellenza. L'età romanica abbraccia nella regione un lungo arco di tempo che va dagli inizi dell' Xl sec. a tutto il sec. XIII.

La caratteristica unificante delle basiliche pugliesi è lo stile adottato dalle maestranze locali, che raccoglie elementi sia della tradizione bizantina e musulmana che di quella longobardo carolingia. Diffuso è inoltre l'uso di conci di pietra calcarea che il suolo e il sottosuolo pugliese fornisce tanto generosamente.

L'epoca della fondazione della Basilica è incerta anche se è comunque ascrivibile al sec. XII. Per quanto concerne la dedicazione, la più probabile è quella all'Assunta, ricorrente per la maggior parte delle cattedrali pugliesi. Sullo sfondo di un cielo, quasi sempre di un azzurro intenso, si stagliano i contorni in bianca pietra calcarea, spesso elegantemente ornati dall’opera pregevole degli scalpellini dell’XI-XII secolo, della Cattedrale, che si presenta come un gioiello del romanico pugliese. La costruzione ha narrato nel corso dei secoli con un linguaggio misterioso, fatto di ricchi dettagli e di un insieme accattivante, il profondo senso religioso e la volontà di lodare il Signore Dio degli abitanti del luogo che sono stati  provati nei secoli da invasioni, scorribande e conquiste di Barbari, Saraceni, Bizantini, Normanni e Svevi.

L'aspetto che rende la cattedrale bitontina così preziosa è la sua grande unità e coerenza stilistica, l'equilibrio delle forme e dei volumi, la ricchezza dell'apparato decorativo. Il recente restauro l'ha riportata all'antico splendore e ciò che colpisce chi abbia conosciuto la basilica di San Nicola di Bari, è la notevole affinità con quest'ultima. Le dimensioni sono ridotte rispetto al modello ma il fascino è il medesimo.

Ritroviamo la facciata tripartita da lisce lesene; i profondi arconi sulle fiancate laterali; l'esaforato superiore; il transetto chiuso nel rettangolo di piante e le absidi invisibili all'esterno; il finestrone absidale e le torri che fiancheggiano il transetto. Le ragioni di questa somiglianza risiedono nella vicinanza geografica tra le due città e nella coincidenza delle date di costruzione con alcuni eventi drammatici della storia. La cattedrale di Bitonto sarebbe stata fondata e progettata in queste forme a partire dagli anni '50 del 1100, quando Bari era stata rasa al suolo dal re normanno Guglielmo il Malo, che risparmiò la Basilica barese e la fedele Bitonto. Il modello, quindi, non poteva che essere quello barese. In realtà, tuttavia, le vicende costruttive dell'edificio sono alquanto incerte. Sappiamo che nel 1229 lo scultore Nicolaus firma l'ambone scolpito, e alla metà del '200 risale l'archivolto del portale maggiore e il finestrone absidale. La cattedrale, quindi, alle soglie del '200 doveva essere ormai completata nelle sue parti principali e si poté così provvedere ad arricchire il suo apparato decorativo. Ed è proprio la ricchezza dell'apparato scultoreo ad essere uno dei caratteri distintivi dell'edificio. Parliamo di una infinita schiera di motivi, elaborata dalla fiorente scuola romanica della zona. Le somiglianze e i rimandi alle sculture degli altri edifici sacri pugliesi dello stesso periodo sono infiniti.

Qui gli artisti pugliesi mostrano una abilità, una maturità artistica, una cultura di altissimo livello: sul mortale, nel finestrone

absidale e nelle parti decorate dell'esaforato si dispiega un repertorio di forme che con assoluta naturalezza trae ispirazione da soggetti arcaici, dal mondo vegetale, animale, fantastico ed umano.

Il portale centrale è caratterizzato da una lunetta scolpita che rappresenta la discesa di Gesù al Limbo, mentre l'architrave rappresenta in successione l'Annunciazione, la Visitazione, l'Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio.

Ma è all'interno che probabilmente la Cattedrale mostra il meglio di sé.

Vicinissima al modello barese è la divisione interna degli spazi ma la non presenza degli arconi trasversali, che a Bari rompono l'unità d'insieme, rende l'interno più slanciato e leggero. Identica la funzione e la fruibilità del matroneo, che in altri edifici diverrà un elemento pressoché esclusivamente decorativo.

Di notevolissimo pregio sono i capitelli della navata centrale che ospitano innumerevoli animali fantastici e dove si narra la vicenda di Alessandro il Grande in cielo dai grifi ed anche il pulpito marmoreo, portato a termine da Gualtiero da Foggia nel 1240.

Di forma quadrata, fu assemblato nel XVII secolo con frammenti scultorei di qualità nettamente superiore alle lastre dell'ambone, decorato con motivi ornamentali in nero su fondo dorato raffiguranti un'aquila che si alterna ad un rosone, esso si presenta come un'opera ricca e fitta di sculture e marmi incrostati da vetri e smalti policromie sembra un prezioso pezzo di alta "oreficeria", visto il suo splendore e la preziosità delle sue decorazioni.

Gran parte della sua celebrità risale, però, alla lastra triangolare che chiude la scala; in essa sono rappresentati tre personaggi di alto rango sociale e politico e un sovrano, secondo alcuni, lo stesso Imperatore Federico II.

La cripta è coperta da volte a crociera poggianti su trentasei colonne decorate da ricchi capitelli. Sulle pareti si possono ammirare stupendi affreschi del XIV secolo.

In definitiva la Cattedrale di Bitonto rappresenta uno dei maggiori monumenti pugliesi in assoluto, non solo nell'ambito del romanico.

 

La Cattedrale di Modena

Da nove secoli il cuore di Modena pulsa della sorprendente bellezza del Duomo, capolavoro d’arte romanica la cui ardita architettura si deve a Lanfranco.

Egli creò una grandiosa struttura rivestita di candido marmo e percorsa da un’elegante loggia che, come un ritmico contrappunto, la vivifica di luce e di ombre.

La fondazione è stata datata nel maggio del 1099 e la prima consacrazione nell' ottobre del 1106, mentre si data nel luglio 1184 la traslazione delle reliquie del Santo ed il termine dei lavori ed nuova consacrazione.

Sull’architettura di Lanfranco si innestò, in un dialettico rapporto di armonia, la scultura di Wiligelmo. A lui e alla sua scuola si deve la splendida decorazione che popola di raffigurazioni sacre e profane, celestiali e mostruose l’intera cattedrale: dagli aerei capitelli della loggia alle pregnanti cornici dei portali, animate dalla freschezza narrativa e insieme dalla densità drammatica dei rilievi.

È qui riassunto tutto il mondo spirituale dell’uomo del medioevo, la sua fede, le sue speranze, i suoi timori, le sue certezze.

La Relatio translationis corporis Sancti Geminiani conservata nell'archivio capitolare è un prezioso documento che, caso veramente raro, raccoglie quattro miniature dove è raffigurato l'architetto Lanfrancus mentre dirige i lavori per la costruzione della cattedrale modenese. Contemporaneamente a Lanfranco lavorò anche Wiligelmo, architetto e scultore di grande talento; a lui si devono le quattro lastre della Genesi poste in facciata, le sculture dei profeti del portale centrale detto Porta Papale e la formella dei profeti Enoc ed Elia sempre in facciata. I portali meridionale (porta dei Principi) e settentrionale (porta della Pescheria) della prima cattedrale romanica, sono rispettivamente opera del maestro di San Geminiano (sculture degli Apostoli e formelle dell'architrave con scene della vita del Santo) e del maestro della Pescheria (scene tratte dal ciclo bretone, il calendario dei mesi-mestieri). La lunga durata dei lavori, che durarono ben 85 anni, portò ad alterare il primo impianto progettato da Lanfranco, adattando la cattedrale al gusto artistico che si era nel frattempo evoluto.

Ai maestri campionesi, che portarono a termine i lavori di costruzione della cattedrale, si devono il rosone della facciata e soprattutto il completamento della torre campanaria detta Ghirlandina, divenuta presto l'emblema della città.

Le absidi, iniziate contemporaneamente alla facciata, appartengono alla prima fase dei lavori e sono pertanto di stile romanico; la linearità di ogni abside è interrotta da imponenti semicolonne che salgono a formare tre archi, negli stessi sono inscritte altrettante trifore che formano la galleria esterna.

Il transetto non sporgente è visibile per la testata posata sulla prosecuzione della galleria laterale.

L'interno è sobrio ed imponente, amalgama le tonde forme romaniche alle slanciate altezze gotiche. Il presbiterio notevolmente sopraelevato, sovrasta la cripta sorretta da una selva di colonne su capitello.

Spicca per ricchezza cromativa il capolavoro scultoreo dei maestri campionesi, il pontile composto da 5 lastre con le scene della vita di Cristo (la Lavanda dei piedi, l'Ultima Cena, il Tradimento di Giuda, l'arresto e la flagellazione ed infine il Calvario di Cristo). A sinistra sporge l'ambone composto da 6 lastre con gli Evangelisti e il Cristo Pantocratore.

 

Sant’Abbondio (Como)

La basilica di S. Abbondio in Como, in via Regina, fu riedificata sul luogo della precedente, altomedioevale,  dedicata a Santi Apostoli Pietro e Paolo, cominciando dal principio del XI secolo; venne consacrata dal papa Urbano II il 3 giugno 1095.

Restaurata a più riprese a partire dalla fine del secolo scorso, a causa dei rimaneggiamenti subiti nel XVI secolo la basilica si presenta come un edificio a cinque navate, di cui le quattro minori laterali terminanti in piccole absidiole; la centrale si allunga in un coro absidato di lunghezza pronunciata.

Alla facciata sono addossate semicolonne, testimonianza dell’originario esonartece (edicola sacra con statue di santi).  Al termine di ciascuna delle doppie navate minori si impostano due campanili, fortemente restaurati.

La zona absidale è vivacemente arricchita da una decorazione che orna splendidamente le monofore del coro.

L’interno è suddiviso da quattro file di alte colonne a conci con capitelli cubici scantonati; alcune colonne minori sono monolitiche; il soffitto è ligneo.

Sul pavimento è segnata l’antica planimetria della precedente costruzione.

Notevole testimonianza artistica è il grandioso ciclo d’affreschi trecenteschi che orna il coro e la tribuna dell’organo.

 

 Il coro

 

 Il monumento rappresenta una delle massime affermazioni dei Maestri Comacini, non insensibili ad influenze transalpine di marca normanna e borgognona, tuttavia solo parzialmente assimilate dal punto di vista architettonico.

Di particolare compiuta efficacia, risulta la veste decorativa che orna l’esterno della chiesa.

 

Sir Madhead.