Medioevo Storico


Il Re Santo: Luigi IX Re di Francia


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Luigi IX re di Francia, il Re Santo, una figura straordinaria dalla storia incredibile, ma ancor più incredibile è il fatto che di tale storia non se ne parli e che non abbia la fama che merita, fama che invece aveva fino a pochi secoli fa. Pare proprio che questo sovrano leggendario, negli ultimi due secoli sia passato da "il Re Santo" ad essere il "Re Dimenticato". La sua storia inizia quando viene incoronato a soli 12 anni. Sotto il suo regno, Luigi IX incoraggia la fondazione di Ordini religiosi e la costruzione di monasteri. A poche miglia da Parigi, si dà il via alla costruzione dell'abbazia cistercense di Royaumont. Il re stesso prende parte ai lavori, trasportando le pietre che serviranno alla costruzione. Durante la costruzione il re si unisce quotidianamente alle preghiere dei monaci. Nel refettorio consuma i suoi pasti assieme all'abbate e spesso non esita a servire i monaci a tavola, ando prova di umiltà ogni qual volta se ne presenti l'occasione. Diviene noto per le cure che dispensa personalmente ai bisognosi e gli vengono addirittura attribuiti alcuni miracoli mentre era ancora in vita.

Luigi IX è un personaggio straordinario che incarna in pieno l'ideale della crociat, in un momento storico in cui c'è già qualcuno che comincia a non crederci più tanto. Non è un personaggio di quelli che non ha nulla da perdere perciò parte a capofitto per la Terra Santa, no, è invece un personaggio che ha un intero regno da perdere, e decide di metterlo in gioco, per andare a Gerusalemme. E' il protagonista di molti racconti, narrazioni storiche, è un personaggio che ha lasciato un grande impatto su chi l'ha conosciuto, si sapeva benissimo che era un Santo, a volte faceva perdere la pazienza proprio per questo, era uno diverso dagli altri, chi lo ha conosciuto si è messo subito a scrivere e testimoniare di averlo conosciuto, di aver visto questo e quest'altro, di averlo visto seduto per terra che rendeva giustizia, di avergli parlato, di avergli raccontato quella tal cosa e che lui si è messo a ridere. Abbiamo molti scritti di questo tipo su Luigi il Santo, che ci permetono di ricostruire l'immagine di quello che è stato considerato, da tutti i suoi contemporanei, l'esempio massimo di eroe della crociata. Chi era Luigi IX? Era uno che viveva la crociata, molto chiaramente, nel senso di un pellegrinaggio armato penitenziale: bisogna andare a conquistare Gerusalemme, è un obbligo, bisogna farlo, e più soffriamo, più rischiamo la vita nel farlo, anche se non vorremmo, perchè non era un matto disposto a farsi ammazzare o cercare il martirio, tutt'altro, infatti in un situazione pericolosa, in Tera Santa, uno va a dirgli che è meglio mettersi al sicuro, che non sono mica nadati là per farsi ammazzare tutti, e lui, Luigi, lo guarda e gli risponde: "guarda che non c'è nessuno che ama la via più di me, però per un re cristiano è un dovere". Questo è il pathos con cui loro vivevano queste cose, noi moderni possiamo dire sono atteggiamenti molto lontani dai nostri, di cui però dobbiamo condividere coi nostri antenati il senso che si trattava di cose grosse, importanti per loro. Luigi è dunque uno che vive la crociata come un momento di sofferenza, di umiliazione, di penitenza. E' uno che quando decide di andare a liberare la Terra Santa, da un lato deve mettere in piedi un grande meccanismo militare, finanziario, trobare risorse, tanto che svuota e prosciuga il tesoro dello stato, recluta Cavalieri, trova le navi, costruisce un porto apposta (Aigues Mortes in Camargues, sulla costa della Francia Meridionale). Però al tempo stesso, va ad imbarcarsi attraversando il suo regno di Francia a piedi, spesso facendo scalzo il tratto da una chiesa a un santuario, vestito da pellegrino, col bastone, la bisaccia, niente abiti sontuosi. La gente è lì che lo guarda stupefatta perchè come dicevamo, oramai c'è già qualcuno che non ci crede più così tanto, e vedere un Re che invece ci crede fino a questo punto, ecco convince tutti che è un Santo, è lì che cominciano tutti a dire che non è una persona normale. C'è un racconto di un frate italiano, Salimbene da Parma, cronista di quel tempo, francescano, che era in Francia, in un convento dove si stava tenendo il Capitolo Generale dell'Ordine francescano, e il Re passa di lì, durante il suo viaggio per andare ad imbarcarsi per la crociata. Salimbene racconta che si sapeva che sarebbe arrivato di mattino e che voleva parlare ai frati, quindi tutti gli sono andati incontro, vedendolo dunque arrivare, a piedi, col bastone da pellegrino. Il Re dunque disse che voleva parlare loro, nella chesa, che ha un pavimento in terra battuta ancora, gli vogliono portare delle panche, ma lui dice: "ma no, ci sediamo per terra". Si siedono a terra, parla ai frati, e dice che ha bisogno del loro aiuto. Lì i più smaliziati cominciano a preoccuparsi, perchè spesso bisogna mettere mano al tesoro, e invece il re dice subito: "no, no, io vado solo a mie spese, sto spendendo soltanto del mio, l'aiuto che mi serve sono le vostre preghiere". Al che dice Salimbene (che era presente): "i frati francesi piangevano tuti".

Re Luigi il Santo è uno che ha fatto voto di andare in crociata, andandoci due volte, la prima volta ha rischiato di lasciarci la pelle, e ci è morta un'infinità di gente; la seconda volta ci ha lasciato la pelle sul serio. La prima volta era ancora giovane, ha fatto voto di andare in crociata perchè era stato molto malato, e durante la malattia aveva avuto delle visioni. Quando si riprende dalla malattia dice che lui ha fatto voto di partire, di prendere la croce e di andare a liberare il Santo Sepolcro. Pensando alle visioni che ha avuto, durante il delirio della malattia, essendo stato in punto di morte, dice: "il mio spirito è stato a lungo al di là del mare, e ora questo mio corpo se ne andrà laggiù". Dopodichè sua madre e il Vescovo di Parigi cercano di convincerlo, che siccome l'ha fatto nel delirio, il suo voto non è valido e che non c'è bisogno che vada. Lui, che si è già fatto cucire sull'abito la croce, che è il simbolo dei crociati, si chiamano così perchè si fanno cucire sull'abito la croce, lui si strappa dal vestito la croce, la dà al Vescovo e gli dice: "adesso ridammela, che voglio che tutti vedano che sono sano di mente nel momento in cui la prendo". Così parte, non va in Terra Santa, ma in Egitto, poichè hanno fatto il calcolo strategico per cui conquistando l'Egitto si interrompono le linee di rifornimenti dei saraceni e dopo Gerusalemme cadrà da sola. In realtà in Egitto sbarcano, hanno però delle grandissime difficoltà e alla fine vengono sbaragliati, molti morti, il re viene catturato, deve pagare un grosso riscatto, dopo che i musulmani incassano il riscatto e liberano i prigionieri, bisogna tornare indietro, è complicatissimo, ci vogliono anni. E' un'esperienza tragica, tra malattie, epidemie, il re la vive in pieno, con tutto il suo corpo, c'è la dissenteria nell'accampamento, il re ne soffre come tutti gli altri, sviene spesso, ha una dissenteria tale che, dice il cronista, a un certo punto hanno dovuto tagliargli il fondo delle braghe, per facilitargli le cose. Gli dicono di andare sulle galere, sulle navi, dove almeno è al sicuro, lui dice di no, perchè il suo popolo è lì, sta soffrendo e morendo lì, resta lì anche lui. Da dichiarazioni come queste possiamo immaginare la levatura straordinaria del Santo. Un'altra cronaca ci tramanda che c'erano molti cadaveri insepolti di cristiani uccisi in combattimento e nessuno li aveva seppelliti, a causa delle malattie, del caldo torrido, della fame e della sete. Il re va e dice: "li seppellisco io". Chiama i suoi amici e dice: "andiamo a seppellire quei martiri, loro hanno sofferto la morte, noi possiamo anche sopportare il fastidio di seppellire i loro corpi, e non abbiate ripugnanza per questi corpi, perchè sono martiri in paradiso".

Come abbiamo visto è un uomo straordinario, tutti sono sbalorditi dai suoi comportamenti, è un vero Santo, ma è un uomo complesso e dalle molte sfumature. Passano nell'accampamento dei pellegrini armeni, cristiani d'oriente, che stanno andando a Gerusalemme, dato che, dopo molte crociate, il sultano in questo momento concedeva, seppur solo con dei lasciapassare, l'ingresso di pochi cristiani disarmati a Gerusalemme. Anche a Luigi IX il sultano aveva offerto, dopo aver riscosso il riscatto e liberato, un salvacondotto per un pellegrinaggio a Gerusalemme. Luigi IX ci terrebbe davvero tanto, ci riflette, si tormenta e poi alla fine decide di non andare, perchè dice: "se io che sono il re di Francia, accetto un salvacondotto per andare a Gerusalemme, e non la conquisto, vado solo a vedere e poi torno, chi altri andrà mai a cercare di liberarla? Tutti penseranno che se basta quello che ho fatto io, lo faranno anche loro". E non ci va, perchè lui la vuole conquistare, perchè questo re frate, sotto un certo punto di vista ricorda San Francesco d'Assisi, penitenza, stare in mezzo alla gente che soffre, a noi può sembrare una contraddizione, ma non lo è, perchè è un crociato, i biografi lo descrivono anche nel momento dello sbarco, quando finalmente sono arrivati davanti alle spiagge, i battelli da sbarco si sono aperti, i Cavalieri hanno cominciato a scendere, ad occupare la spiaggia e Luigi era in mezzo a loro, a cavallo, in armatura, con un elmo d'oro, "il più bel Cavaliere che io abbia mai visto" dice uno dei cronisti, e siccome ci sono alcuni arabi che controllano la scena da lontano, Luigi non resiste, scende giù a cavallo e da solo sprona con la lancia in resta contro questi, lo trattengono a fatica, perchè lui è il Re.

Quindi come possiamo vedere, un crociato è sempre due cose insieme, uno che sta comportandosi con un atteggiamento quasi da frate francescano, da un certo punto di vista, e dall'altro un guerriero che è andato lì per menar le mani. Ma ci sono aspetti che ci lasciano ancor più stupiti, l'auto-ironia, sua e di quelli intorno a lui, uno dei suoi biografi è un grande nobile molto conosciuto, francese, che ha avuto incarichi ai suoi ordini, ha scritto un grosso libro con tutti gli aneddoti che ha potuto ricordarsi della vita di San Luigi IX, si chiamava Jean de Joinville, e scrive: "durante la crociata, a un certo punto nell'accampamento son passati dei pellegrini armeni, e questi cristiani d'oriente sapevano che il capo dei crociati europei era un grande Santo, un Re Santo, lo sapevano e si son fatti indicare la tenda e si sono presentati tutti lì". Davanti alla tenda c'è Joinville, e loro gli chiedono di vedere il Re Santo, e Joinville, che il re lo vede tutti i giorni, lo conosce benissimo, conosce tutti i suoi difetti, le sue debolezze, sa che è un Santo, lo ammira enormemente, però ci discute anche, ci litiga anche, più di una volta, ecco, Joinville entra e fa al re: "Sire, qui fuori c'è una folla di gente e dicono di voler vedere il Re Santo, ma io non ho mica ancora voglia di baciare le vostre ossa". Cosa vuol dire "baciare le vostre ossa"? Immaginiamo la loro logica, il culto delle reliquie, che per loro è una cosa ovvia, in che forma uno incontra i Santi? Nelle chiese dove ci sono le reliquie, le ossa appunto dei Santi, e ci si inginocchia e si baciano i reliquiari. Questa frase che a noi non dice quasi niente "non ho ancora voglia di baciare le vostre ossa", per loro dice tutto, sarai anche un Santo, magari sì, però intanto sei vivo, speriamo che quel giorno sia il più lontano possibile, e poi c'è anche comunque quella misura di dubbio, cioè i Santi vivi? Ma i Santi sono quelli morti (da parecchio tempo di solito), e il re, dice Joinville, si mette a ridere fragorosamente. Era il primo che non aveva voglia di andare in giro dicendo: "io sono il Santo" e farsi venerare come tale. Dopodichè, quando muore, durante la sua seconda e ultima crociata, dove molti non hanno più voluto accompagnarlo, perchè intanto son passati ancora più anni, siamo nel 1270, l'ideale crociato davvero ormai non attira più molta gente, molti che son andati con lui la prima volta e hanno visto com'è finita, non hanno più voglia di accompagnarlo, anzi quando fa sapere che vuole partire, nel regno di Francia si diffonde una certa costernazione all'idea. Lui parte ugualmente, lo stesso Joinville non ci va, lo scrive nel libro: "sì, sarei dovuto andare, sono un po' pentito, ma come si fa insomma, quello era un Santo, lui c'è andato". Ci va, si ammala, delirio, mrte.

Prima di morire nel delirio dice: "dobbiamo mandare dei predicatori per convertirli, conosco dei predicatori così bravi, dobbiamo mandare quelli per convertirli". E non si sa se stesse soltanto delirando, oppure se l'esempio di San Francesco, nonostante fosse passato molto tempo. Ecco qui siamo alla fine dell'ideale crociato nel senso che è stato quello vero, un ideale che riusciva ad unire questo enorme spirito di sacrificio, il fascino enorme che loro provavano per chi andava, insieme, con nostro sconcerto, con l'idea ben ferma che si va armati, a conquistare. Ecco, Luigi IX che nel letto di morte dice di inviare predicatori, è veramente in qualche modo l'icona dell'ideale crociato che sta davvero finendo.

Il 25 agosto del 1270 durante l'assedio di Tunisi, la dissenteria lo uccide all'età di 56 anni. Verrà sepolto nella basilica di Saint-Denis, il luogo più sacro di Francia, dove riposava lo stesso San Dionigi, patrono della Cavalleria medievale. Questo incredibile luogo santo verrà poi dissacrato, razziato e distrutto dopo la rivoluzione francese, dagli illuministi, nel loro impeto di odio anticristiano e anticlericale. I corpi dei Santi verranno distrutti e vilipesi in ogni modo blasfemo.

L'audio è tratto da una lezione pubblica del Prof. Alessandro Barbero, tutti i diritti sul materiale in questa pagina sono dei legittimi proprietari.









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