La Tavola Rotonda

Cellule staminali e cenni sugli embrioni
(Appunti di un incontro con il Prof. Angelo Vescovi)

 

Cellule Staminali

Le Cellule Staminali sono cellule immature trovate sia nell’individuo adulto sia nell’embrione (di qui la distinzione tra cosiddette “adulte” ed “embrionali”). Queste cellule hanno lo scopo di riprodursi dando origine alle cellule mature che permettono il ricambio dei tessuti dell’organismo.

La loro attività è determinata dai segnali chimici provenienti dai tessuti, che ne accelerano o rallentano la riproduzione e, di conseguenza, l’attività di riparazione.

Dallo studio del comportamento delle cellule staminali adulte si può capire come riparare i tessuti per mantenerli attivi e vitali (funzionanti). Nell’embrione tutto ciò non si può studiare, in quanto le staminali embrionali hanno un altro scopo rispetto a quelle adulte: esse devono “costruire” un nuovo essere vivente, non “ripararlo”.

Le cellule staminali adulte sono altamente specializzate:ogni tessuto ha il proprio particolare tipo di staminale, già programmata per riparare il tessuto in cui risiede.

Le cellule staminali sono presenti nell’organismo dalla nascita sino alla morte. Dato che durano tutta la vita, la loro capacità di “riparazione” dei danni esterni è soggetta a diminuzione. Il tessuto riparato dopo una lesione non è più identico all’originale, è come se ci fosse una “toppa”. Questa incapacità di rigenerare appieno i tessuti è una delle cause dell’invecchiamento e della morte.

 

Applicazioni delle Cellule Staminali

La terapia con le cellule staminali non sempre può essere quella di ricreare un tessuto da impiantare su di una lesione: non sempre bisogna mettere una grossolana pezza per poter dire di aver riparato il danno. Il sistema di produrre tessuti in laboratorio per poi impiantarli è molto condizionato dal caso.

Si sta sperimentando invece un utilizzo delle staminali adulte introdotte nell’organismo per via endovenosa (iniezione), lasciando che esse cerchino e riparino da sole il danno (sono stati compiuti esperimenti con risultati positivi su cavie): è quello per cui sono “programmate”, per cui si evita anche il problema del dover fornir loro adeguate istruzioni.

L’utilizzo delle cellule staminali adulte presenta un inconveniente: queste cellule hanno la tendenza a non moltiplicarsi molto, mentre quelle embrionali (“difficili” da reperire perché disponibili in un periodo limitato di tempo della vita dell’embrione) sono molto più portate a dividersi spontaneamente (il loro compito originario è infatti quello di creare un essere umano). Questa grande tendenza a riprodursi però porta un nuovo problema: le staminali embrionali sono potenzialmente molto più cancerogene delle staminali adulte. Si potrebbe cercare di ricreare un tessuto in vitro con le staminali embrionali, però è quasi impossibile (nella situazione odierna) riprogrammarle affinché creino ciò che serve. Per raggiungere una terapia efficace utilizzando le cellule staminali embrionali la strada è ancora lunga (e ci saranno nuovi sviluppi con le staminali adulte, nel frattempo).

Riassumendo: ai fini della terapia la cellula staminale adulta è già programmata per riparare i tessuti ma tende a non farlo, mentre quella embrionale ha un alto potenziale di riparazione ma è difficilmente utilizzabile perché è fondamentalmente incontrollabile (sia nel senso che non si riesce a programmarla per farle compiere il lavoro desiderato sia nel senso che tende a riprodursi oltre il dovuto, diventando così cancerogena).

 

Problemi Etici – Dove Entra In Gioco l’Embrione

Da una cellula staminale embrionale non si può creare una vita, quindi non è il problema se utilizzarla o meno, il problema è nella reperibilità di questo tipo di cellula: si trova solo nella blastocisti, che a tutti gli effetti è un essere umano (da un punto di vista meramente biologico).

Non esistono infatti giustificazioni biologiche nella divisione non-vita/vita dell’embrione.

(L’etica, mi pare, talvolta preferisce prescinde da basi scientifiche per fondare le proprie affermazioni… il che non sempre è un bene. NdRaileen)

 

Si potrebbero dunque utilizzare le cellule staminali dei feti degli aborti spontanei, anche se queste cellule non sarebbero più assimilabili alle staminali embrionali: hanno invece già iniziato a differenziarsi per i tessuti che devono andare a costruire. Il prelievo di queste cellule dai feti abortiti spontaneamente è assimilabile ad una donazione di organo. Queste cellule sono decisamente più versatili rispetto sia alle staminali embrionali sia rispetto alle staminali adulte: si riproducono in grande quantità e non necessitano di riprogrammazione, in quanto hanno già l’impulso a cercare da sole il danno ed a ripararlo. Questa soluzione sarebbe da tenere in considerazione, anche alla luce delle statistiche degli aborti spontanei nella provincia di Milano: 44 alla settimana, più che sufficienti per curare migliaia di pazienti.

Con l’utilizzo di una sola staminale embrionale, alcuni laboratori sono riusciti a creare staminali adulte con elevata tendenza a riprodursi senza passare per stadi neppure vagamente simili alla vita, anche se tuttora questo procedimento è da perfezionare.

Ci sono anche delle alternative all’utilizzo delle cellule staminali embrionali: alcune cellule staminali adulte si comportano in modo simile a quelle embrionali (le staminali adulte reperibili nel cervello, ad esempio).

È in fase di studio una terapia per stimolare le cellule staminali adulte situate “in loco”, per aumentarne l’attività e la capacità di “riparazione”.

 

Una Nota sulla Clonazione

La clonazione di esseri umani per recuperarne cellule staminali attualmente presenta più problemi che vantaggi: in media il rapporto embrioni clonati\embrioni vivi è di circa uno a duecento, ed il clone risulterebbe di difficile utilizzo (dato il suo corredo genetico, derivante da una sola persona – come se si parlasse di matrimonio tra consanguinei).

Appunti riorganizzati e presentati da Raileen Whisperwind (eventuali imprecisioni o inesattezze a suo carico)

   

 

Raileen Whisperwind