Racconti Fantasy

L’aspirante avventuriero

 

 

Era l’anno del Signore 494, o almeno così diceva frate Michail, il missionario che era venuto a cristianizzare la zona.

Ma Kevin, non se ne faceva un gran peso, dopo dieci anni che viveva praticamente da solo, qualcuno era venuto a parlargli del Padre di tutti.

Gli piacevano quelle idee di pace, di fraternità… ma lui era un avventuriero (o almeno sperava di esserlo) e non poteva stare troppo tempo a pensare ed a pregare, doveva agire diceva a frate Michail, e il buon frate rispondeva:

-Ma le avventure immaginarie, seduto a fantasticare di draghi sconfitti e nobili fanciulle cadute ai tuoi piedi, non ti stancano?

E il buon ragazzo invece di avvilirsi come avrebbero fatto tutti cercava una vera avventura.

 

Era giusto seduto nella taverna a sorseggiare una birra scura scervellandosi a trovare un’impresa da compiere (qualcosa di facile, per iniziare) quando ascoltò dei discorsi fatti da mastro Loef (il taglialegna) ad uno straniero che lo chiamava “fratello”:

 

-Ti dico che non lo seguirà nessuno, quello è suonato, è matto, che Toutatis lo fulmini.

(Kevin sorrise, mastro Loef restava incorreggibilmente legato all’antica religione celtica e nominava quegli dei spesso).

-No fratellone, ti dico che ci aiuterà tutti.

-Tu dici, William?

Sarà, ma qui non ci ha mai aiutato nessuno:prima sono arrivati i Romani con il loro maledetto impero o come diavolo lo chiamavano loro e grazie agli dei ora sono spariti. Pensa, mi ricordo che quando ero giovane  venivano con le loro maledette lezioni…legioni o come diavolo si chiamavano!

Fatto sta, che il nostro villaggio di Macha, ai margini orientali di quella che i maledetti latini chiamavano Gallia era come se non esistesse.

Poi sono arrivati tutti quei cavalieri Goti, Germani, Unni (che Epona li schiacci con i suoi zoccoli), e ci hanno detto ribellatevi!Liberatevi!

Avrete gloria nella storia!

Ma nessuno di quegli stupidissimi riottosi ci ha aiutato ne abbiamo avuto bottini e tesori a quel tempo non c’era nemmeno il pane per sfamare i bambini.

Il nostro villaggio è sempre stato un posto isolato e dimenticato da tutti: abbiamo sempre tirato avanti da soli con quel poco che producevamo.

Ora figurati se un vecchio spilungone che dice di essere un mago può risolvere il mistero che circonda la foresta, una delle tante cause di guai di questo posto!

 

Kevin era rapito da quei discorsi, la parola mistero lo entusiasmava.

All’improvviso Loef lo chiamò:

-Ragazzo!Hey Kevin figliolo!

Kevin si avvicinò al tavolo.

-Hey, Kevin, ti ricorderai mio fratello William no?

-No Mastro Loef.

Quell’uomo con la barba lunga e i capelli corti brizzolati gli era ignoto.

-Ma si, quello che se ne è andato in Grecia…. e si, è invecchiato, non ha più quella chioma fluente…. Ma è possibile che non  ricordi il padre di Alixa!

Alixa?

 

Alixa,quel nome gli rimbombava in testa, gli faceva palpitare il cuore, il solo ricordo di Alixa lo scioglieva come neve al sole.

Alixa, il suo grande amore, una stupenda ragazza due anni più grande di lui, bellissima, con gli occhi azzurri e i capelli corvini.

Erano stati compagni di giochi fino a che lei non aveva dodici anni e lui dieci, poi si era trasferita con la famiglia.

Ah!Si sentiva veramente liquefatto, quell’animo rude era diventato dolce, le gambe salde e muscolose gli tremavano!Ah! Era proprio innamorato, a distanza di dieci anni! Sperava che fosse venuta con il padre ma aveva paura: quando lei se ne era andata lui era poco più di un bambino mentre lei era quasi una donna.

 

William lesse negli occhi di Kevin lo sguardo sognante e gli disse:

-Vai ragazzo mio, Alixa è alla nostra vecchia casa con sua madre.

Kevin corse, dimenticò i draghi, le avventure e persino Artiglio di Drago, la sua spada, lasciatagli da suo padre.

 

Kevin aveva avuto una vita difficile: a cinque anni sua madre era morta, mentre suo padre, guerriero di fama leggendaria era partito e non aveva fatto più ritorno.

Era cresciuto praticamente da solo: ogni tanto si prendeva cura di lui Mastro Loef, poi il prete Michail, insomma tutto il villaggio lo aveva adottato; Brian l’irlandese, un amico di suo padre lo aveva istruito nelle arti della guerra e della poesia, gli aveva insegnato le leggende irlandesi e il codice d’onore dei guerrieri del Fiann, di cui diceva di essere membro, assieme a suo padre, e lo aveva allenato secondo l’addestramento duro di quei guerrieri irlandesi.

 

Kevin era giunto alla porta della casa di William, bussò e si mise ad urlare:

-Alixaaaaa!

La ragazza aprì la porta: era più bella di prima, vestita come le donne greche e con un magnifico diadema d’oro tra i capelli.

Ad Alixa bastò guardare  quegli occhi verdi per riconoscere il ragazzo:

-Kevin!!!

Si abbracciarono e piansero dalla felicità, mentre tutto il villaggio restò a guardarli.

 

Kevin quella sera dichiarò davanti a tutto il villaggio (riunito per festeggiare il ritorno di William) l’amore per Alixa:

-Popolo di Macha ti chiamo testimone: io Kevin, figlio di Fergus e di Talia, annuncio a William che presto chiederò la mano di Alixa; e faccio una promessa: sono povero, ma entro l’anno tornerò da un’impresa e porterò ricchezze e gloria, quel giorno, chiederò la mano di Alixa!

 

Il discorso solenne si era concluso e dopo il banchetto, la gente sbalordita restò silenziosa.

 

Un uomo però, rimasto in disparte tutto il tempo, non sembrava stupito.

Era uno straniero, giunto all’ultimo minuto, era alto quasi due metri e portava un mantello verde che lo copriva tutto.

Si alzò baldanzoso:

-Scommetto che non ne sei capace!Hai capito, bambino bugiardo? Sto parlando con te.

Era rivolto a Kevin.

Tra gli abitanti del villaggio c’era un mormorio “è lui, è quello” dicevano tutti.

Lo spilungone parlò di nuovo:

-Come tutti voi, purtroppo, sapete meglio di me il vostro villaggio è perseguitato da qualche ventina di anni da qualcosa di ignoto, che rapisce gente e bestiame.

Una leggenda racconta che la creatura ignota custodisce la chiave per arrivare ad un mirabolante tesoro.

Ora io cerco giovani che mi accompagnino in questa avventura, tu che dici di volerti sposare da guerriero glorioso, unisciti a me!

-Vecchio chi mi dimostra che non è il vino a parlare?Che tu non sia ubriaco? Ma per l’amore che nutro per questa donna, accetto lo stesso, per quanto tu folle, bugiardo e sventurato possa essere, parola di Kevin.

Il vecchio rise e sparì in una nuvola di fumo dicendo: “preparati per domani all’alba”.

Kevin dette un bacio ad Alixa che piangeva:

-Kevin tu sei un  folle, ma ti amo anche per questo. Torna presto,  non potrò sopportare di stare ancora senza te, ci eravamo appena ritrovati….

Kevin la interruppe stringendola in un  forte abbraccio, poi si voltò e silenzioso si allontanò.

 

L’indomani mattina, al canto del gallo lo straniero era gia venuto a prenderlo con un carro trainato da due cavalli.

Kevin si strinse la cintura dalla quale pendeva Artiglio di Drago, si mise il magnifico mantello a quadri rossi e verdi che gli aveva regalato Alixa e montò sul carro.Era pronto, almeno credeva, ma non immaginava i programmi che aveva in mente il vecchio.

-Dove vai bimbo? Io mi riposerò nel carro mentre tu lo condurrai dove ti dirò.

Kevin ringhiò, quell’uomo era odioso.

Schioccò le briglie e i cavalli partirono sul sentiero polveroso.

-Ad Ovest, ragazzo!

-Cosa?Tu sarai rimbambito, non dovevo fidarmi di te: la foresta è ad Est.

-Fa quello che ti dico altrimenti proseguo da solo.

Kevin si voltò in un espressione di disappunto e mentre conduceva il carro l’uomo si era addormentato.

 

Viaggiarono per un’ora, fino a trovarsi su una strada lastricata, il presunto mago si era svegliato.

-Vedi ragazzo questa strada l’avevano costruita i Romani, ora prosegui sempre dritto fino ad un bivio.

Il giovane proseguì, e in pochi minuti erano arrivati:

a “guardia” del bivio stava un albero morto sul quale c’era appollaiato un falco.

L’uomo fischiò ed il falco come ad un segnale si librò in volo.

Kevin era disorientato, non sapeva cosa fare:

-Ora mi spieghi, cosa ci facciamo qui?

-Sei un giovane sprovveduto e devi sapere molte cose ancora, questo è il tuo periodo di apprendistato, prima di essere un avventuriero sarai mio scudiero, nonché allievo.Che c’è, perché mi guardi con quella faccia, non sei mai stato apprendista di qualcuno?

-Per tua informazione vecchio spilungone borioso ero allievo di un uomo del Fiann, i guerrieri irlandesi più forti, audaci e coraggiosi mai esistiti, eroi tra gli eroi.

Poi per campare ho dovuto imparare il mestiere di taglialegna.

-Bene, non credo però che il tuo vecchio maestro ti abbia insegnato tutto, comunque da questo preciso istante comincia il tuo addestramento, per prima cosa conduci il carro al lato della strada, poi, spingi quel macigno fino a qui.

A pochi metri da loro stava un masso di almeno un quintale, per Kevin non era un problema, si allenava ogni giorno con pesi simili e portava tronchi più grossi e pesanti di quella pietra.

Sollevò il macigno in pochi secondi fin sopra la sua testa ma fu sorpreso quando un groviglio di vipere, attorcigliate al masso gli cadde sul capo.

All’improvviso scagliò il masso a terra e con estrema rapidità sguainò la sua spada e senza sfiorare nemmeno uno dei suoi lunghi capelli tagliò la testa a tutte le vipere.

Il vecchio fu sbalordito, ma non lo dimostrò e disse:

-Il tuo vecchio maestro ha fatto un buon lavoro, dimostri di conoscere a fondo le tecniche degli eroici guerrieri del Fiann, ma ti dico, ciò non basta, se le unissi ad altre tecniche diventeresti imbattibile.

Ora ti insegno…

Kevin stava per dire quali fossero queste tecniche migliori di quelle che gli aveva insegnato Brian, ma l’uomo lo anticipò:

-Distruggi il macigno a mani nude!

-Forse sei pazzo!Vuoi mettermi alla prova? Ebbene! Non mi tirerò indietro, a costo di rompermi le ossa.

Iniziò a colpire brutalmente e con grande forza il masso che ogni tanto veniva percorso da qualche piccola crepa, ma che non cedeva.

Un quarto d’ora dopo le mani di Kevin erano sanguinanti e il vecchio invece di curarlo lo rimproverò:

-Cosa fai stupido?

Per oggi l’allenamento è finito, per punizione monterai le tende, farai la legna per il fuoco, cucinerai e pulirai carro e cavalli.

Kevin ne ebbe fino a dopo pranzo, era atterrito, non dalla fatica, ma dal fallimento, le mani gli dolevano e per fare tutto quel lavoro doveva fermarsi continuamente per il dolore e pulirsi le ferite, ci mise il doppio del tempo.

All’improvviso un uomo giunse tra le loro tende mentre lui riposava: aveva appollaiato sulle spalle il falco di prima ed era un giovane come lui.

-Ragazzo, puoi riportare il carro a quell’uomo al tuo villaggio.

Poi ritornerai qui e continuerai l’allenamento, la nostra banda si sta formando a poco a poco.

-Si maestro!

 

Quando il giovane se ne fu andato Kevin uscì dalla tenda e si rivolse al vecchio con tono irato:

-Brutto farabutto, ho sentito cosa dicevi, stai creando una banda di fuorilegge, ma io non ti seguirò, anzi farò di tutto per fermarti.

-Cosa hai capito stupido!Quello che ho in mente è qualcosa di grosso, senza un gruppo di avventurieri completo, non troveremo un bel nulla!E poi con un fallito come te…..

Kevin era più abbattuto che mai, l’uomo aveva ragione.

Non aveva superato una prova importante, ed ora era veramente un fallito: aveva disonorato il suo nome e sentiva la promessa fatta ad Alixa sempre più lontana.

 

Mentre i pensieri lo tormentavano si fece sera.

Kevin sedette davanti al fuoco e mangiò con il mago.

Finita la cena gli chiese:

-Tu dici di essere un mago, ma sai predire il futuro?

-Veramente  non potrei, posso farlo una volta sola, ma oggi sento che ne vale la pena….

Per alcuni interminabili secondi stette zitto: sembrava contare le stelle, poi contando i suoi passi e usando come punto di riferimento il cielo piantò un sasso nelle terra, riempì una ciotola di acqua ed aspettò.

-Vieni ragazzo.

Kevin si avvicinò all’uomo ed al piccolo tempio che sembrava aver allestito.

-Hai paura di non portare a termine il viaggio, di non farcela mantenere la promessa, di non poter andare fino in fondo.

Ora guarda il cielo e poi quest’acqua, guarda, la costellazione del dragone e riflessa qui.

 

Kevin guardò il cielo e guardò le stelle, i piccoli puntini luminosi sulla sua testa formavano la figura di un drago, lo stesso riflesso nell’acqua.

-Vedi Kevin, - continuò l’uomo-Tu hai paura di non farcela ma ti dirò una cosa, vedo che in un tempo molto lontano da noi, nel futuro, un re che porterà il nome di quella costellazione dirà a degli aspiranti avventurieri come te, questa frase, quando essi saranno avviliti e avranno bisogno di rinfrancare l’animo: IL TRAGUARDO NON STA ALLA FINE DEL VIAGGIO, MA E’ NEL VIAGGIO STESSO.-

 

Le parole di quell’uomo burbero che all’improvviso aveva assunto modi paterni lo avevano aiutato, ora quella frase gli batteva in testa come un secondo cuore, palpitante d’orgoglio e di  commozione. Chissà, nel futuro, se quel re avrebbe mai conosciuto il suo nome, se la sua fama fosse giunta ai posteri.

“Il traguardo non sta alla fine del viaggio, ma nel viaggio stesso”, ripeté dieci volte quella frase nella sua mente, e ogni volta si sentiva più incoraggiato.

Disse grazie a quel re che ancora doveva venire.

 

Quella sera si addormentò all’aria aperta, sotto le stelle del dragone, felice e pronto a superare tutte le prove che il maestro gli avrebbe imposto.

 

L’indomani il maestro fu più clemente e lo svegliò due ore dopo il sorgere del sole.

Ripresero l’addestramento.

-Senti Kevin – era la prima volta che lo chiamava per nome-

ho viaggiato molto, ed ho appreso cose che tu nemmeno immagini, è inutile tutta quella forza che opponi al masso, osserva.

Alzò dolcemente la mano e con un colpo secco spacco in due la grossa pietra, ostacolo insormontabile  per Kevin.

-Ancora non capisci?Seguimi!

 

Camminarono per quasi un’ora fino ad arrivare ad un ruscello, scorreva in mezzo ad un boschetto e scrosciava passando sotto una grossa pietra.

-Guarda il fiume, e guarda la roccia.La roccia è dura, immobile, oppone resistenza;  il ruscello lieve, non oppone resistenza, ma si muove continuamente, lentamente ed incessantemente è riuscito a bucare la roccia.

Anche le piante lo hanno imparato, guarda quei cespugli: il seme è entrato lentamente nelle crepe della roccia e lentamente ha messo piccole radici.

Ora acqua e piante senza opporsi alla roccia la hanno indebolita: distruggila!

 

Kevin dette un calcio alla roccia, poi con un pugno ben mirato e secco la distrusse.

Il vecchio riprese a parlare.

-Hai distrutto la roccia, vedi, grazie al fiume e alle piante. Ora prova a sradicare le piante dalla roccia, prova a togliere il ruscello dal suo letto, è impossibile, poiché essi non oppongono resistenza, ma usano la tua forza come se fosse la tua debolezza.

Le piante le sradicherai frantumando la roccia in piccola sabbia, il fiume lo devierai sbarrandogli la strada, potrai vincerli tramite altri mezzi, ma non potrai mai agire direttamente su di loro.

 

Kevin aveva imparato, quella lezione gli sarebbe stata utile per tutto il resto della sua vita.

Il maestro gli raccontò che aveva appreso quelle tecniche in Oriente, da guerrieri formidabili, veramente imbattibili.

Gli disse anche che lui oggi non ne aveva imparato che i rudimenti, ma che doveva esercitarsi a lungo e continuamente in alcune tecniche che gli avrebbe insegnato.

Doveva fare come il ruscello, lieve, senza fretta e continuo.

 

Il ragazzo di ieri intanto era giunto all’accampamento, e, quando loro tornarono era li ad aspettarli.

Si chiamava Simon, era esperto nella caccia con il falco aveva un mira ed una vista acutissima.Era alto con le braccia molto lunghe aveva i capelli completamente rasati, fuorché una ciocca che dal centro del capo scendeva fino al collo. Portava un arco molto grande, una faretra bellissima con frecce dalla punta terribilmente affilata, due leggeri giavellotti ed un pugnale ricurvo; non aveva spade e ciò dimostrava che se la cavava male nel corpo a corpo, preferiva tenere la lotta a distanza da se stesso.

 

Il mago li chiamò e dopo averli presentati gli ordine di scavare due fosse profonde quasi due metri e larghe quanto un uomo robusto.

I giovani così dovettero scavare, con le mani (ordine del loro maestro) per tre ore.

Appena finito il lavoro, il vecchio li fece riposare pochi minuti, poi gli ordinò di spingersi a vicenda fino a far cadere l’avversario in una buca, usando solo spinte.

I giovani protestarono ma come al solito obbedirono, dopo un’ora di estenuante combattimento il vecchio divertiti gli ordino di riposarsi: in quanto a forza nelle braccia si equivalevano.

Appena i giovani si sedettero, li spinse nelle buche e, con l’aiuto di un altro uomo sconosciuto, giunto all’improvviso, li seppellì in piedi fino al collo e gli disse:

-Se vi liberate potremo partire!Ah!Ah!

Smontò le tende e insieme allo sconosciuto e si incamminarono sulla strada lasciando li i due ragazzi ed il falco, che zampettava qua e la tra gli avanzi del cibo.

 

I giovani erano bloccati, più si muovevano più la sabbia li copriva.

Così si addormentarono in quella posizione scomoda, certi che l’indomani, recuperate le energie sarebbero stati capaci di liberarsi.

 

Il sole li sorprese ancora addormentati, ma colpiti in viso dai raggi si dovettero svegliare.

Lo sforzo per liberarsi era immane, il peso della sabbia era insopportabile, Kevin scavando con le dita e muovendo lentamente il braccio come un serpente riuscì a tirarlo fuori, Simon fece lo stesso e liberate le braccia gli fu facile uscire da quella prigione.

Ora non restava che ritrovare i due, ma Simon era un cacciatore e con l’aiuto del suo falco ritrovarono prima le tracce poi i due uomini, decisero di seguirli furtivamente per sorprenderli e vendicarsi del tiro mancino.

Purtroppo lo sconosciuto all’improvviso sembrò accorgersene poiché disse al mago:

-Hey!Li hai scelti bene!Pensa, si sono già liberati e ci stanno seguendo, salve ragazzi come va? Io sono Furtivus e vengo da Roma…non è il mio vero nome ma voi mi chiamerete così!

 

I due giovani rimasero stupiti, Simon era un cacciatore, nemmeno le prede con i sensi più acuti si accorgevano di lui, ma evidentemente quell’uomo che li aveva salutati così cordialmente era potente e misterioso quanto il loro maestro.

 

Il mago li chiamò:

-Venite, ora possiamo partire (e non fate domande, o questa è la volta buona che me ne vado): il gruppo è al completo, abbiamo un Cacciatore, un Guerriero, un Ladro e un Mago….

 

Percorsero a ritroso il sentiero che Kevin aveva percorso con il carro tre giorni prima.

 

 

Appena intravidero il villaggio di Macha, il mago (che sembrava aver letto nel pensiero al giovane) gli proibì di andare a salutare Alixa, dicendogli che dovevano fare in fretta e in gran segreto.

 

Era mezzogiorno quando entrarono nella foresta, e Kevin che ne conosceva una buona parte sembrava stupito dalla maestria con cui il mago camminava nel luogo, quasi lo conoscesse.

Per un buon lasso di tempo camminarono per il bosco, fino a giungere in un punto che nemmeno Kevin conosceva: un monolite si stagliava solitario in una radura.

-Un menhir…- osservò il mago.

-Scommetto che l’hanno messo qui i druidi, i preti dei Galli.

 

Il ladro rispose con un’aria un po’ seccata che dette fastidio a Kevin ed a Simon: i druidi erano i sacerdoti del popolo celtico a cui loro appartenevano.

Mentre esaminavano la pietra una creatura peggiore di quelle viste neri loro incubi li assalì: un enorme e disgustosa biscia, un serpente gigantesco che, attorcigliatosi attorno al menhir, sputava veleno.

Simon che era un cacciatore si nascose nella boscaglia e si preparò a scoccare le sue frecce, Kevin si preparò ad affrontarlo faccia a faccia mentre i due anziani del gruppo si limitavano a stuzzicare la bestia con dei tronchi infuocati.

Le gigantesche mascelle della bestia si chiudevano di scatto tentando di afferrare nella morsa mortale qualcuno dei coraggiosi avventurieri.

Mentre Kevin  cercava di infilare la sua spada nelle impenetrabili scaglie del mostro, sentì un sibilo nell’aria e poi un altro e un altro ancora: una tempesta di frecce che provenivano dall’albero dove era nascosto Simon, una delle frecce si conficcò nell’occhi della bestia che era ancora più infuriata.

Si diresse verso il ladro che colto di sorpresa fu ferito da una goccia del liquido acido che scolava dalla bocca della vipera.

Kevin approfittò della situazione e conficcò la spada nella coda del mostro e, una pioggia di giavellotti lanciati dal cacciatore la accecarono del tutto.

Il vecchio che fino ad ora era stato in disparte si alzò da un masso su cui era seduto e impugnando un’enorme scure, che sembrava spuntare dal nulla, la fece volteggiare due volte in aria come fosse di paglia, si avvicinò al mostro e gli mozzò parte della coda. Poi con l’ausilio di una strana polvere che aveva nella bisaccia dette fuoco alla bestia. Ormai era finita: si contorceva in preda agli spasmi attendendo la morte, fu Kevin che pose fine alle sue pene con un affondo di spada nel ventre.

 

Tutti erano stupefatti, Kevin domandò all’uomo:

-Dove hai preso quell’ascia?

-L’ho trovata qui vicino, seguitemi.

Li portò dinanzi ad una caverna dove erano ammucchiate armi enormi.

-Dovete sapere che prima quella bestia era buona: i druidi l’avevano lasciata a guardia del tesoro.Poi con la scomparsa di essi la bestia si è ritrovata senza controllo ed assaliva chiunque avvistasse nei suoi vagabondaggi che la portavano fino al villaggio.

Dopo questa spiegazione il vecchio sembrava soddisfatto ed aggiunse:

-Entriamo, l’avventura volge al termine.

La caverna era illuminata da torce appese alle pareti e ovunque erano ammucchiati armi,gioielli ed oggetti strani.

Una voce femminile impose loro di fermarsi: una giovane fanciulla in candide vesti era davanti a loro:

-Io sono una fata, imprigionata dalla bestia molti anni or sono.

Voi mi avete liberato ed ora potrete prendere ciò che volete.

 

Il vecchio le disse:

-Tu sei una di quelle sagge creature che popolano il mondo e che erano custodi di conoscenze arcane?

Conosci i segreti dell’antica Sapienza?

-Uomo che finge, il mio popolo conosceva molte domande ma ora ne ho dimenticato le risposte.

Disse questo e scomparve, le sue parole enigmatiche avevano sollevato molti dubbi negli animi di quei guerrieri.

Kevin pensava al significato di “uomo che finge” e gli venne in mente che nessuno di loro sapeva il nome del vecchio, non ci aveva mai pensato e così distrattamente ruppe il silenzio con una domanda:

-Quale è il tuo nome vecchio?

All’improvviso gli occhi dell’uomo si fecero umidi e la voce tremante.

-Mi hanno chiamato Eroe, pellegrino, mi hanno chiamato Straniero, un tempo mi chiamavano….Fergus!…..  ma tu, puoi chiamarmi… papà!

 

Gettò per terra il mantello e al posto del vecchio spilungone comparve un uomo vigoroso, sulla cinquantina.

Kevin era sul punto di piangere, (anzi pianse come un bambino) quello era suo padre Fergus!

 

Corse ad abbracciare il padre e questi con la voce ancora rotta dalla commozione disse:

-Vedi Kevin nei miei viaggi per il mondo ho abbandonato le armi per seguire la ricerca dell’equilibrio e della conoscenza, un mago malvagio che ho sconfitto mi ha condannato a girovagare nelle sembianze di un vecchi finché mio figlio non mi avesse domandato il nome nella grotta di una fata.Per questo vagabondavo nei villaggi della zona per reclutare avventurieri: cercavo te, poi, la sera al banchetto hai detto di essere mio figlio, ma non potevo rivelarti nulla perché l’incantesimo me lo impediva.

Hai sciolto l’incantesimo, bravo!Ora spero di poter trascorrere il tempo che mi resta con te (e ti assicuro che è molto!) e ti auguro felici nozze!

 

Tornarono al villaggio, e Kevin poté sposare Alixa: in quell’impresa ci aveva guadagnato il doppio di quanto sperasse.

oltre a fama, ricchezza e la possibilità di poter sposare Alixa aveva imparato molte cose, aveva trovato due nuovi amici e soprattutto…SUO PADRE!

FINE

 

Sir Attila