Racconti Fantasy

La Terra dei Draghi

 



Salve! Mi chiamo Gredy, Duchessa d'Agarvain, moglie del signore delle terre del Nord Sedrik.
Sedrik, per chi non lo sapesse, è un gran condottiero, un eroe e ora vi racconterò la storia del nostro incontro e di come mi sia innamorata di lui e lui di me.
Era una limpida giornata di primavera, il sole già alto filtrava tra i rami della foresta e io ammiravo un uccello dalla lunga coda rossa che faceva la danza dell'amore per una piccola femmina. Ad un tratto il mio comandante mi manda a chiamare, dicendomi di presentarmi dinanzi al nostro signore e capo il principe degli elfi Mariarde. Io a quel tempo facevo parte della guardia della foresta degli elfi.
Andai dunque dal principe, entrai nella sala delle udienze e appena ebbi varcato la porta, questa si richiuse alle mie spalle magicamente. Sussultai, non mi sarei mai abituata a quella porta magica, essa m'incuteva sempre un senso d'oppressione.
Il principe mi affidò una missione: dovevo andare a Glantri, una città dei maghi e consegnare un messaggio contenuto in un medaglione al capo dei maghi.
Io, però non ero mai uscita dalla foresta, quindi chiesi una mappa e il principe mi mandò dal mio comandante, assicurandomi che lui avrebbe avuto ciò che chiedevo.

Dopo circa un'ora mi trovai a camminare su di un sentiero polveroso in direzione nord. Verso sera raggiunsi un villaggio e trovata la locanda entrai per pernottare.
Appena entrata, un energumeno alto almeno due metri mi si avvicinò con intenzioni ostili, ma io fui svelta ed estrassi il pugnale ammutolendolo. La sorpresa mi salvò! Mi avvicinai all'oste e chiesi se per caso non avesse un cavallo da vendermi, un buon pasto e una stanza per la notte.
L'oste m'indicò due tavoli, potevo scegliere se sedermi tra due nani che mangiavano e bevevano in allegria oppure in un tavolo appartato vicino ad un uomo incappucciato alquanto enigmatico, che aveva tutta l'aria di essere un mago.
Decisi per il tavolo dei nani, ma ahimè uno dei due era un principe e per non offenderlo fui costretta a bere birra con loro.
Finito di cenare chiesi all'oste del cavallo, lui me ne mostrò uno che non era niente male, ma decisi di concludere l'affare l'indomani. Alla luce del giorno si vede meglio se tentano di imbrogliarti!
Mentre rientravo nella locanda, discorrendo del prezzo del cavallo con l'oste, mi sentii raggelare, il fantomatico mago mi passò alle spalle sfiorandomi con il mantello. Rimasi immobile, temendo un incantesimo, ma non successe nulla.
Passato il pericolo, la stanchezza mi avvolse, ma l'unico posto libero per dormire era un dormitorio pubblico.
Speravo che con il mantello e il cappuccio calato sugli occhi, non notassero che ero una donna, ma mi sbagliavo.
Appena entrata, un omone grande come un armadio, con due pezzi di granito al posto delle braccia, mi sbarrò la strada con i pantaloni abbassati.
Mi afferrò per le spalle e cominciò a pronunciare frasi oscene, irripetibili. Cercava di slacciarmi il corpetto di cuoio a morsi, non riuscivo a muovermi ne tantomeno a raggiungere il mio pugnale. Allora feci l'unica mossa possibile, sperando di andare a segno: gli sferrai una ginocchiata tra le gambe con tutta la forza della disperazione che in quel momento era tanta.
Il gigante rimase per un momento senza fiato, allentò la presa alle mie spalle e io potei fuggire, richiudendo la porta dietro di me.
Appena fui sicura di essere in salvo mi fermai per controllare se non mi mancasse nulla, il ciondolo! Non c'era più!
Subito pensai al mago, sicuramente solo lui aveva potuto rubarmelo. Decisi di penetrare nella locanda da una finestra che trovai aperta, dovevo trovare il mago e recuperare il ciondolo!
Lo avevo visto salire le scale, quindi appena dentro mi avvicinai ad esse e salii fino in cima.
C'erano tre stanze, una centrale, una a destra vicina alle scale e una a sinistra, ma in fondo al corridoio, distaccata dalle altre. Decisi di avvicinarmi a quella, sbirciai dal buco della serratura e vidi il mago, seduto ad una scrivania intento a scrivere su di una pergamena.
Mi feci coraggio e bussai, il mago m'invitò ad entrare.
Appena dentro inscenai una commedia strappa lacrime dissi: "Mi hanno rubato un medaglione, non ha valore alcuno, ma è molto importante per la mia missione, lei che è un mago, per favore, mi potrebbe aiutare a ritrovarlo con la magia?"
Senza nemmeno guardarmi mi chiese se potevo pagare, io gli risposi che avevo poco denaro, ma che avrei potuto fargli da scorta lungo il viaggio (sapevo che i maghi non sono grandi guerrieri).
Egli affermò che stava andando a Glantri! Che fortuna, gli dissi, era proprio dove dovevo andare io. Tra me pensai, lungo il viaggio avrei tentato di recuperare il ciondolo.
Accettò la mia protezione e m'invitò ad entrare in una scatoletta adorna di strane iscrizioni, affermandomi che era una stanza in mignatura piena di confort.
Declinai l'invito, alquanto spaventata, temendo m'imprigionasse e andai a dormire fuori della porta, appoggiandomi ad essa.
L'indomani mattina mi svegliò uscendo dalla porta e facendomi cadere, data che ero appoggiata.
Facemmo provviste, io comprai il cavallo e partimmo.
Cavalcammo tutto il giorno in direzione di Glantri, verso sera giungemmo in una cittadina e Sedrik, così aveva detto di chiamarsi, mi ordinò di andare alla locanda, ordinare la cena e trovare due stanze per la notte, lui aveva degli affari da sbrigare e mi avrebbe raggiunto più tardi.
Raggiunsi la locanda, un'insegna campeggiava sulla porta, un gallo d'oro!
Entrai, ordinai la cena per due e presi una camera doppia, in previsione di un possibile furto da parte mia per recuperare il medaglione.
Sedrik non fu molto contento della sistemazione per la notte, ma dopo che l'ebbi rassicurato sul fatto che la stanza era divisa da una porta come se fossero due, si tranquillizzò.
Finito di cenare salimmo in camera e lui mi annunciò che avrebbe deviato dal percorso, gli avevano offerto un buon lavoro, che aveva prontamente accettato. Mi chiese cosa volevo fare io, non ero obbligata a seguirlo, ma se volevo il suo aiuto per il medaglione…
Mi riservai di rispondergli la mattina seguente, sperando di riuscire a recuperare il medaglione. 
Lui allora si sedette alla scrivania e cominciò a scrivere su una pergamena.
Io mi tolsi la corazza di cuoio e mi coricai, mettendo il pugnale sotto il cuscino. Sedrik apparentemente sembrava disinteressato nei miei confronti. Senza voltarsi ad un tratto mi disse: " Temi forse che ti assalga nella notte, ti taglierai la faccia se lasci lì quel pugnale!"
Senza dire nulla lo posi a terra e m'infilai sotto le coperte.
Attesi due ore dopo che il mago si fu sdraiato quindi mi alzai, mi avvicinai al letto e con estrema cautela scostai un lembo del mantello e con immensa sorpresa scoprii che sotto ad esso non c'era niente. Lanciai un urlo prima di riuscire a controllarmi, un fumo azzurro uscì dalla scatoletta posta sul comodino e Sedrik si materializzò per magia.
Spaventatissima indietreggiai contro il muro, non sapevo cosa dire, ero pietrificata. Era la fine, pensai. Sedrik mi chiese in tono di comando, cosa cercassi tra i suoi vestiti.
Messa alle strette dalla situazione, decisi di dire la verità e gli raccontai dei miei sospetti su di lui circa il medaglione.
Sedrik non si scompose, ammise di avermelo sottratto e mi propose un patto, se lo avessi aiutato a portare a termine il lavoro affidatogli, me lo avrebbe restituito.
Non avendo altra scelta, accettai, senza il medaglione non potevo andare a Glantri!
La mattina acquistammo due muli e partimmo.
A metà mattina mi arrischiai a chiedergli in cosa consistesse il lavoro e lui mi rispose: "Catturare un piccolo drago bianco o un uovo dello stesso".
La cosa mi spaventò un po', ma non lo diedi a vedere. Verso mezzogiorno arrivammo nella zona di caccia del drago. Sedrik mi ordinò di aspettarlo, mentre andava in perlustrazione. Passarono due ore e lui non tornava, aspettai ancora un'ora, poi decisi di andare a cercarlo. Se mi aveva ingannata ed era fuggito, lo avrei cercato per tutte le terre conosciute e lo avrei ritrovato.
Mi arrampicai su per un sentiero e arrivata in cima vidi una radura, dove c'erano dei carri messi in cerchio, un accampamento!
Mi avvicinai, lasciando i muli e il cavallo legati ad un albero.
Era un campo d'orchi, erano in cinque; uno era enorme, gli altri invece erano piuttosto piccoli.
Legato alla ruota di un carro c'era un prigioniero, un uomo sulla trentina, alto, con lunghi capelli scuri, la testa reclinata su una spalla indicava che era svenuto. Era vestito con abiti da nobile, bei tessuti e ottime rifiniture.
Decisi che dovevo liberarlo!
Mi avvicinai ulteriormente e lanciai un incantesimo del sonno contro l'orco più grande. Gli altri quattro si guardarono attorno, uno si alzò, andando verso il prigioniero e arrivato davanti, gli sferrò un tremendo calcio all'inguine, facendolo gemere. Io nel frattempo mi ero avvicinata e gli scagliai un dardo incantato, bruciacchiandolo. Purtroppo gli altri tre, attirati dalle urla si avvicinarono correndo, allora uscii allo scoperto e brandendo il pugnale infilzai il primo. Gli altri tre si erano divisi e non riuscii ad evitare una martellata in testa, da quello che avevo bruciacchiato e che girando attorno al carro mi aveva preso alle spalle.
Fu una lotta dura, ma alla fine la spuntai, anche se un po' ammaccata.
Quindi mi avvicinai al prigioniero e gli tolsi il bavaglio, lui mi guardò, e due occhi magnifici colore dell'ambra, profondi come il cielo mi abbagliarono.
Mi ringraziò profondamente, poi mi chiese come poteva sdebitarsi con me.
Io gli mostrai il mio pugnale, durante la battaglia si era rotto e lui mi regalò un magnifico pugnale con delle pietre preziose sull'essa.
Poi raccolse il suo mantello e appena lo ebbe indossato capii che era il mago. Lui, intuì la mia sorpresa, e decise di rivelarmi la sua vera identità, era il signore e duca delle terre del nord. Con un sorriso alquanto divertito ammise poi di non essere un mago e mostrandomi la scatola magica m'invitò ad entrare e a riprendere il medaglione. Mi disse che bastava pensare di voler entrare e poi di voler uscire.
Gli avevo salvato la vita, non avevo nulla di cui temere, quindi entrai!
Quello che vidi fu una vera sorpresa: una stanza in mignatura, perfettamente arredata, con tanto di letto, scrivania, un baule, un attaccapanni a muro e un piccolo porta gioielli sulla scrivania.
Lo aprii e trovai, oltre al mio medaglione, pietre preziose e gemme di varie forme e colori.

Ora avevamo fiducia l'uno nell'altra e il viaggio sarebbe stato più piacevole.
Andai a prendere i muli e il mio cavallo, mentre lui prese un carro, e uccise l'orco grosso di cui io mi ero dimenticata.
Attaccammo il suo cavallo al carro, i muli dietro e mentre lui sedette a cassetta io cavalcai al fianco.
Verso sera arrivammo vicino ad una montagna, la tana del drago.
Sedrik mi disse di restare ferma e nascosta, mentre lui si sarebbe avvicinato un po' di più.
Io protestai, temevo di dover nuovamente correre in suo soccorso, ma lui, pieno d'orgoglio maschile, promise di stare molto attento e affermò che non si sarebbe lasciato sorprendere una seconda volta, come con quegli orchi. 
Lo lasciai andare, intanto preparai la cena.
Dopo meno di un'ora Sedrik tornò, tutto trafelato: aveva trovato il drago!
Mentre cenavamo organizzammo un piano: avremmo legato un mulo, come esca, sulla strada, legati le cime di due pini fino a terra con delle funi, che avremmo poi tagliato al momento opportuno, stordendo il drago. Io nel frattempo avrei dovuto lanciare due ragnatele incantate sulle sue ali mentre erano chiuse, imprigionandogliele.
Il piano sembrava buono, quindi decidemmo di andare a riposare, domani avremmo avuto bisogno di tutte le nostre forze.
Sedrik m'invitò nuovamente nella sua scatola e io questa volta accettai.
Quando fummo dentro, lui si spogliò restando in mutande, io alquanto imbarazzata e vistosamente rossa in viso, mi voltai, distogliendo lo sguardo da quel corpo statuario.
Sedrik sembrava divertito, ma non fece commenti. Io mi tolsi la corazza e mi coricai nell'unico letto che c'era, stando sul bordo per evitare contatti fisici con lui.
La mattina arrivò presto, facemmo una colazione veloce poi cominciammo a preparare le trappole per il drago. Quindi ci appostammo dietro ad una roccia e aspettammo.
Era quasi sera, quando un'ombra gigantesca passò sopra le nostre teste. Il drago, si era deciso ad uscire per mangiare!
Appena vide il mulo scese in picchiata, come era bello, bello quanto terribile, con quelle immense ali bianche, le zampe possenti protese e sulla pancia pezzi di gemme incastrate tra le scaglie che mandavano meravigliosi bagliori colorati.
Il suo profondo e tonante urlo mi strappò dal mio stato di ammirazione, dovevo entrare in azione!
Quando avrebbe posato le sue zampe e richiuso le ali, io avrei dovuto lanciare le ragnatele magiche.
L'operazione riuscì, con le ali imprigionate non si accorse dei pini che lo colpirono così sulla testa stordendolo.
Io mi lanciai dall'alto di una roccia sulla sua schiena e lo colpii con violenza col pugnale regalatomi da Sedrik. Con mia gran sorpresa la ferita s'ingrandì appena estrassi il pugnale, era un pugnale magico!
Lo pugnalai nuovamente, per cinque volte, Sedrik intanto era stato colpito dalla coda del drago e non lo vedevo più.
Le ragnatele purtroppo si ruppero e il drago si alzò in volo. Mi aggrappai, piantandogli il pugnale alla base del collo, ma lui si voltò in volo rovesciato e per poco non caddi.
Resistetti aggrappata, sapevo che non poteva volare in quella posizione per molto, infatti, dopo poco si girò e puntò verso l'ingresso della sua tana. Dovevo impedirgli di entrare, non sapevo cosa avrei trovato all'interno, magari un altro drago!
Raccolsi le mie energie e scagliai un dardo incantato in un occhio, accecandolo e per completare l'opera gli diedi anche una scossa elettrica magica.
Il drago, come avevo previsto perse il controllo del volo, precipitando scompostamente verso la tana, ma con un solo occhio sbagliò traiettoria e andò ad urtare la roccia a destra della caverna, scaraventandomi a terra.
Rimasi un po' stordita e non sarei stata in grado di difendermi contro il prossimo attacco del drago, ma per mia fortuna, Sedrik spuntò dalla cima della caverna e avventandosi sul drago gli diede il colpo di grazia.
Poi corse da me per accertarsi che fossi tutta intera e io lo rimproverai di avermi lasciata sola a combattere. Non avevo ferite gravi: qualche botta e tanto sangue, ma di drago!
Entrammo nella tana, tutto era avvolto da uno strato di ghiaccio e dietro ad esso: pietre preziose, oro gioielli e scheletri! Un tesoro immenso!
Su un mucchio d'oro e pietre preziose, che fungevano da nido, un uovo!
Sedrik lo prese, lo ripose nella scatola magica, poi prese un po' di oro e pietre preziose dal nido, io intanto andai a togliere delle scaglie al drago morto, ne avrei fatto un'armatura stupenda e indistruttibile! Riempii due sacche di mulo, quindi ci avviammo verso la strada del ritorno.
Arrivati in paese, Sedrik consegnò l'uovo, prese il compenso pattuito e dato che lo avevo aiutato mi diede, in pagamento, una collana di smeraldi degna di una regina.
Qui le nostre strade si divisero, Sedrik si diresse verso casa, non prima di avermi formalmente invitata ad andarlo a trovare quando ne avessi avuto l'opportunità, io invece mi diressi verso Glantri, per concludere la mia missione.
Il viaggio fino a Glantri fu tranquillo e arrivata dal mago, consegnai il medaglione.
Avevo concluso la mia missione, ora potevo tornare a casa, ma la cosa non mi attirava!
La vita nella foresta era noiosa e senza emozioni, così decisi di andare a trovare Sedrik.
Il mago amico del mio signore si offrì di teletrasportarmi dove avessi voluto.
Gli chiesi di mandarmi nelle terre del Signore del Nord Sedrik!
Sfortunatamente il mago non lo conosceva e mi trasportò in una città del nord, dove, mi disse, qualcuno certo mi avrebbe indicato la via.
Arrivata in città andai alla locanda, mangiai e chiesi informazioni, ma nessuno sapeva con esattezza dove fosse il palazzo di Sedrik. Sicuramente, dissero, era più a nord, nei fiordi.
Mi imbarcai su un mercantile e navigai per una settimana, patendo il mal di mare per l'intero tragitto. Finalmente giunta in un porto chiamato Mirtil trovai qualcuno che mi indicò l'esatta posizione del palazzo. Proseguii a piedi e, dopo diversi giorni di cammino giunsi nella città di Sedrik.
Il palazzo dominava il fiordo dall'alto di una rupe e una strada serpeggiava sul fianco. Mi incamminai con i miei due muli e giunsi ad un posto di guardia dove due sentinelle armate e corazzate, mi sbarrarono la strada, intimandomi l'alt.
Mi presentai come amica di Sedrik, affermando di aver ricevuto un invito personale dal loro signore e di aver cacciato un drago bianco assieme a lui.
Vidi aprirsi una porta e una delle due guardie sparì dietro di essa. Dopo pochi minuti la porta si riaprì e un uomo mi invitò a seguirlo.
Fui condotta in una grande sala, con quattro colonne sui lati e un trono al centro.
Su quel trono c'era Sedrik, appena mi vide, si alzò e mi venne incontro abbracciandomi calorosamente.
Mi invitò a restare sua ospite e mi sistemò in una torre, tutta mia. 
Fra una settimana ci sarebbe stato un grande torneo, io, mi disse sarei stata la reginetta del torneo.
Sedrik probabilmente era già innamorato di me, ma io ero così inesperta nelle tecniche amorose, che non me ne resi conto, forse anche per il fatto che le tecniche elfiche sono differenti da quelle umane.
Scesi per la cena vestita con la mia tunica bianca, la cintura stretta in vita e gli stivaletti di pelle appena lucidati. Non ero molto elegante, ma non avevo altro con me.
Arrivata nella sala da pranzo mi resi conto di quanto inadeguati fossero i miei vestiti, infatti, attorno ad un lungo tavolo imbandito, sedevano almeno venti persone, riccamente agghindate. Sedrik appena mi vide mi fece cenno di raggiungerlo e tutti i commensali si voltarono a vedere chi fosse arrivato.
In quel momento, un pomodoro, al confronto del mio viso sarebbe risultato pallido!
Dopo cena una piccola orchestra si mise a suonare. Tutti ballavano allegramente, solo io non avevo un cavaliere, uno per la verità c'era: Sedrik!
Lui si era seduto sul suo trono e guardava con aria distratta gli altri che ballavano.
Mi alzai e con disinvoltura mi avvicinai al trono. Sedrik mi guardò e io lo invitai spudoratamente a ballare. Tentò di rifiutare, ma io lo guardai con risolutezza e lui cedette.
Ballare con lui fu un'emozione indescrivibile, con le sue forti braccia mi stringeva a se e io potevo assaporare il suo inebriante profumo.
In quel momento ero così appagata da non desiderare altro, tutti ci guardavano, leggevo l'invidia negli occhi delle dame, poi un mercante si avvicinò a noi, toccò Sedrik su una spalla e ruppe l'incantesimo. Voleva ballare con me, ma io declinai gentilmente l'invito, asserendo di essere molto stanca per il viaggio.
Salutai Sedrik con un sorriso ammaliante e uscii dalla sala.
Feci fatica a prendere sonno, nonostante la stanchezza, ma alla fine quest'ultima prevalse e io piombai in un sonno profondo.
Mi svegliò una cameriera che bussò alla mia porta. Aveva in mano un abito per me, un dono di Sedrik, mi disse.
Mi vestii e scesi. Trovai Sedrik nelle scuderie, lo ringraziai per l'abito, poi gli chiesi se da queste parti ci fossero dei Pegaso, infatti, per fare l'armatura con le scaglie del drago bianco mi servivano dei crini di Pegaso per cucirle insieme.
Sedrik si offrì di accompagnarmi ad una tana di Pegasi, che aveva scoperto poco tempo prima. Ci equipaggiammo e partimmo. 
Arrivati ai piedi di un ripido pendio, Sedrik prese una fune e dei chiodi e cominciò la salita, dicendomi di aspettare che fosse salito fino in cima, poi mi avrebbe gettato la fune e così avrei potuto salire anch'io.
Arrivato in cima sparì dalla mia vista, lanciò un urlo straziante e la fune cadde ai miei piedi.
Lassù c'era una lotta in corso, dovevo intervanire, presi coraggio e mi arrampicai su per il dirupo attaccandomi ai chiodi, come avevo visto fare poco prima a Sedrik.
Non senza difficoltà, arrivai in cima e vidi una belva semi umana addosso a Sedrik. Lui si divincolava con tutte le sue forze, ma senza successo, allora estrassi il mio pugnale magico e lo colpii con violenza alla schiena. Un'amara sorpresa mi tolse il fiato: dalla ferita aperta uscì un'altra testa e due braccia.
La belva con sorprendente velocità afferrò anche me, non riuscivo più a muovermi, ma dopo un primo momento di smarrimento mi ripresi e gli diedi una scarica elettrica, costringendolo ad allentare la presa. Potei cosi lanciargli un incantesimo del sonno.
Cadde a terra, lasciando libero anche Sedrik che si teneva il collo.
Corsi da lui e lo aiutai a rialzarsi, mi rassicurò sulle sue condizioni e proseguimmo verso la tana.
Non trovammo Pegasi, ma trovai abbastanza crini da cucire l'armatura.
Tornati a palazzo mi misi subito all'opera, per due giorni non uscii dalla mia stanza, al terzo sentii bussare alla porta: era Sedrik.
Era ansioso di vedere la mia opera, io gli mostrai orgogliosa l'armatura ed ebbi i suoi complimenti, che mi riempirono di felicità.
Nel pomeriggio poi andammo a tirare con l'arco, Sedrik faceva il modesto, ma, a mio giudizio, è il miglior arciere del regno.
Io, invece, pur essendo un'Elfa silvana, sono un disastro con l'arco e, quel pomeriggio, per la prima volta in vita mia me ne vergognai.
Il giorno seguente cominciava il torneo, io non vi avrei preso parte, Sedrik sì.
Quella sera fu organizzata una festa e io colsi l'occasione per indossare il vestito nuovo. Sedetti a fianco di Sedrik, tra l'invidia generale, primo fra tutti del mago elfo nero, che mi squadrò da capo a piedi e non mi tolse gli occhi di dosso per tutta la serata. 
Questo elfo era molto misterioso e ombroso, ma doveva la vita a Sedrik e quindi non avrebbe mai creato problemi. Un elfo, infatti, se deve la vita a qualcuno, si lega ad esso per la vita.
Dopo cena, Sedrik mi invitò a ballare, era davvero affascinante, nel suo abito di gala: un paio di pantaloni beige, una camicia blu e una giacca dello stesso colore dei pantaloni, lunga a doppio petto. Portava la camicia parzialmente aperta e ciò faceva intravedere il petto forte e possente.
Fu una serata incantevole e quando Sedrik mi accompagnò alla mia stanza, mi strinse tra le sue braccia e mi diede un bacio.
Fui colta totalmente di sorpresa e per risposta gli assestai un ceffone, che gli lasciò il segno sulla guancia, quindi fuggii per le scale della torre.
Non volevo schiaffeggiarlo, non so cosa mi successe, arrivata in cima mi richiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai ansimante. Il mio cuore batteva all'impazzata, non riuscivo a capire come un uomo come lui, potesse essersi innamorato di me, un'elfa!
Gli Elfi sono immortali, gli uomini, invece, vivono al massimo cento anni. Non aveva senso, ma il mio cuore non era d'accordo, sembrava non importargli delle congetture.
Nonostante il turbamento, dormii profondamente, l'indomani mi sarei scusata.
Bussarono alla porta, era la cameriera con in mano un mazzo di fiori e un biglietto di Sedrik.
Mi chiedeva umilmente perdono per il gesto della sera precedente e mi chiedeva se, nonostante l'incidente, avrei tifato per lui al torneo!
Ebbi dunque la conferma che era un vero signore, mi preparai velocemente e corsi al loggione che Sedrik mi aveva fatto riservare.
Il torneo cominciò tra lo squillo di trombe e le acclamazioni del pubblico numeroso!
I cavalieri si affrontarono con le lance in resta, Sedrik disarcionava un avversario dopo l'altro, finché giunse in finale.
Il suo avversario era un energumeno, che indossava un'armatura nera e montava in sella ad un cavallo enorme, anch'esso nero, come la notte!
Lo scontro fu terribile, Sedrik ebbe la peggio, e cadde rovinosamente sul terreno; la lancia del cavaliere nero si era spezzata e conficcata nel fianco destro di Sedrik che, cadendo, aveva perso l'elmo, picchiato la testa ed era svenuto!
Il suo avversario, pur avendo già vinto non accennava a fermarsi, anzi sembrava deciso a finire Sedrik con la spada.
La folla capì e cominciò ad urlare, il cavaliere nero si tolse l'elmo e con l'odio negli occhi continuò la carica con la spada sguainata in pugno.
Tutti erano rimasti come pietrificati, dovevo agire in fretta o per Sedrik non ci sarebbero state speranze!
Mi concentrai e scagliai un dardo incantato contro le gambe del cavallo arrestando così la sua corsa e disarcionando il cavaliere.
Corsi quindi verso Sedrik, ma l'elfo nero mi precedette, prese tra le braccia l'amico e scomparve magicamente.
Piena di sgomento chiesi spiegazioni, tutti , infatti, sembravano tranquilli. Mi rassicurarono, dicendomi che l'elfo era un medico e che aveva sicuramente portato Sedrik alla sua torre per curargli la ferita.
Mi feci dunque indicare la torre, presi in prestito un Pegaso che trovai, con mia grande sorpresa, nelle scuderie e volai verso la torre. Sedrik, scoprii che aveva ben due pegaso, quindi quel mattino che mi portò alla tana di pegasi, lo fece solo per stare un po' solo con me!
Arrivata alla torre vidi un portone sul davanti e una finestra in alto.
Bussai, ma non ricevetti risposta, allora feci arrivare il pegaso fino alla finestra ed entrai cautamente.
Sedrik era steso su un letto, semi nudo e l'elfo stava armeggiando con unguenti e pozioni.
Mi avvicinai e l'elfo, senza degnarmi di uno sguardo, mi chiese cos volessi.
Gli chiesi se era grave e per tutta risposta mi indicò una sedia, mi ordinò di sedermi e di stare zitta.
Quando ebbe finito di medicare e fasciare la ferita, uscì dalla stanza e mi lasciò sola con Sedrik senza la darmi la minima spiegazione.
Rimasi per un'ora a vegliare Sedrik, ma ancora non dava segni di svegliarsi, allora andai a cercare l'elfo.
Lo trovai intento a leggere dei manoscritti e gli chiesi delucidazioni sulle condizioni di Sedrik.
Mi disse che aveva estratto la lancia e se non fosse sopraggiunta la febbre durante la notte, sarebbe stato salvo. Mi feci dare dell'acqua e un panno per rinfrescare un po' Sedrik e mentre me ne stavo andando mi fermò e mi chiese come mai mi ero innamorata di un uomo, lui non lo comprendeva!
Gli risposi semplicemente che ci eravamo affezionati a vicenda durante il viaggio.
Tornai a vegliare Sedrik, la febbre non venne e il mattino seguente si svegliò. Io ero crollata e dormivo con la testa sul suo petto tenendogli la mano.
Mi svegliò dolcemente accarezzandomi i capelli e io vedendolo ristabilito, gli misi le braccia al collo e lo baciai appassionatamente.
Restammo tutta la mattina sdraiati a parlare, poi lui mi fece la proposta più bella che nessuno mi aveva mai fatto: mi chiese di sposarlo!
Avrebbe vinto il torneo di tiro con l'arco, che si teneva nel pomeriggio e poi avrebbe annunciato a tutti il loro matrimonio.
Tornammo quindi la palazzo tra l'euforia generale.
Con l'arco Sedrik non aveva rivali e vinse senza appello, spezzando nel mezzo la freccia del suo ultimo avversario.
Il matrimonio fu annunciato poco dopo e i preparativi cominciarono l'indomani.
Ma questa è un'altra storia! Del nostro movimentato matrimonio, vi racconterò un'altra volta!


 

 

Lady Blu